Cuba

Una identità in movimento


Provare a riabilitare un criminale è offendere la dignità umana

Lázaro David Najarro Pujol


Quando, grazie ad un colpo di stato, il Generale Fulgencio Batista andò al potere, io non ero ancora nato, ma a tre dei miei 8 fratelli veniva la pelle d'oca al solo sentire questo nome. Nessuno dei miei fratelli fu però protagonista nella lotta insurrezionalista a Cuba.

Mio padre era marinaio e dedicò gran parte della sua vita in giro per il mondo. Se fosse per il colore della pelle, la mia famiglia avrebbe dovuto tenere più per Batista che per Fidel Castro. Solo mia nonna paterna era realmente bianca o gallega.[1] A mia nonna materna nemmeno si poteva nominare Batista. La mia famiglia materna risiedeva a Trinidad e a Casilda e la paterna a Cienfuegos.

In un'altra mia casa, a Santa Cruz del Sur, Camagüey, — costruita con il legno di una vecchia imbarcazione affondata nel litorale santacruceño — tutte le notti si riunivano gli adulti per conversare sui temi più vari: la pesca, le aspirazioni, la rivoluzione e anche Batista.

Mi racconta mia sorella maggiore che i ragazzi non avevano il permesso di immischiarsi nelle conversazioni degli adulti e ancor meno se a trattarsi era il tema dei ribelli della Sierra Maestra. Mia madre diceva che i bambini potevano dire la loro soltanto quando alle galline sarebbe spuntato il pelo.[2]

Non potevamo dire la nostra però avevamo orecchie per sentire le tante storie della Cuba neocoloniale, dell'esistenza di un movimento chiamato "26 de Julio" e di altri temi a noi proibiti. E in nessuna delle conversazioni di quella gente si ascoltò mai una sola parola a favore di Batista.

Sia mio padre che mia madre ma anche molte persone del paese mi dicevano che Batista era un assassino, un dittatore che stava insanguinando l'Isola. Il vecchio, non appena trionfò la Rivoluzione, si arruolò nelle Milizie Nazionali Rivoluzionarie. Due suoi fratelli erano nella Marina di Guerra di Cienfuegos, quella stessa Marina che si sollevò il 5 settembre del 1957, in appoggio ai movimenti rivoluzionari, contro il Generale Fulgencio Batista.

Durante la dittatura del Generale vennero fuori i più sanguinari assassini, si organizzò un esercito paramilitare costituito da criminali e torturatori agli ordini del senatore Rolando Masferrer e si diede rifugio ai più famosi mafiosi americani e europei. Questi erano ospitati nei più lussuosi alberghi dell'Avana. Un impero di assassini e malfattori: il cosiddetto clan Habana-Las Vegas.

È risaputo che il Generale si incontrava con questi criminali e nel mondo del gioco si mormorava che Meyer Lansky "tenía metido en un bolsillo a Batista"[3] e si diceva che ogni tanto si riunivano.[4] È vero quello che dice il proverbio: "Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei".

La dittatura di Batista portò il lutto in migliaia di famiglie del Paese. La patria perse molti dei suoi figli. La lista sarebbe interminabile e a testimoniarlo vi sono i compagni di lotta, le madri, i padri, i fratelli e i figli dei tanti giovani assassinati o torturati. Durante il governo del Generale (1952-1958), vi fu il massacro degli 11 prigionieri della Caobita e il crimine della Curajaya,[5] soltanto per menzionare due fatti accaduti nel mio villaggio.

A me, e a tutti i ragazzi poveri del quartiere, la Rivoluzione ha aperto le porte e ci ha dato la possibilità di migliorarci. Sebbene fossi un bambino di soli 5 anni quando trionfò la Rivoluzione, il 1 gennaio del 1959, ho ben presente la mia infanzia. Vivevo in una zona fangosa nella cosiddetta Playa Bonita di Santa Cruz del Sur.

Ben poche volte ho calzato delle scarpe e come vestiti avevo degli stracci. Di giocattoli non ho nemmeno un patetico ricordo. Aspettavo il 6 gennaio nella speranza che i Re Magi depositassero ai piedi del letto il più piccolo dei giocatoli. Sembra che essi non abbiano mai trovato la strada di casa mia. Qualcuno mi disse, scherzando, che i Re Magi non avevano colpa, perché non avevamo nemmeno un numero civico di casa, se quella baracca di vecchie tavole di barca potevano chiamarsi casa.

Il trionfo della Rivoluzione fu possibile, soprattutto, grazie all'appoggio e alla partecipazione del popolo più umile: operai, contadini, intellettuali e studenti.

La Rivoluzione cubana cominciò subito a dare risposte ai suoi quesiti più importanti: il problema della terra, l'industrializzazione, l'abitazione, la disoccupazione, l'educazione e la salute del popolo, così come espose Fidel nel suo La storia mi assolverà.

L'85% dei piccoli agricoltori cubani stava pagando pegno e viveva sotto la perenne minaccia dello sfratto dai propri appezzamenti coltivati. Più della metà delle migliori terre agricole erano in mano a stranieri, circa duecentomila famiglie di contadini non avevano nemmeno un pezzetto di terra dove poter coltivare un po' di verdura per i propri affamati figli...

Al di fuori di alcune industrie alimentari, tessili e del legname, Cuba era una fattoria produttrice di materia: si esportava zucchero per importare caramello...

C'erano nell'Isola 200 mila bohíos[6] e baracche e 400 mila famiglie che vivevano nel campagna. In città si viveva in barracones,[7] appartamenti e solares,[8] in cui non vi era il minimo rispetto delle condizioni igieniche e di salute; più di 2 milioni e 800 mila persone pagavano affitti che incidevano per circa un quinto o un terzo delle loro entrate; e 2 milioni e 800 mila persone della popolazione rurale e suburbana non avevano luce elettrica... il 90 per cento dei bambini era divorato da parassiti... Questa fu l'eredità che ci lasciò Fulgencio Batista, il 1 gennaio 1959, quando scappò, come un topo, dal Paese.

Siccome io ero un bambino prima del 1959, non posso essere un testimone dei crimini di Batista, però conosco centinaia di persone che furono vittime dell'oppressione in questa triste tappa della storia di Cuba... La maggioranza dei 100 e più combattenti dell'Esercito Ribelle che ho intervistato,[9] si sollevò come conseguenza della dittatura che venne ad impiantarsi nel Paese a partire da quel 10 marzo del 1952.

Io ero un bambino di appena 5 anni quando trionfò la Rivoluzione, però sono stato testimone e protagonista delle trasformazioni del mio Paese durante più di 46 anni.

Provare a riabilitare un criminale, orribilmente assetato di sangue, tentare di riabilitare il Generale Fulgencio Batista, come importante attore storico nel contesto internazionale, è offendere la dignità umana, la giustizia e la verità.



Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo NobiliAntropologo americanista, Roma, Italia

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