Cuba

Una identità in movimento


Discorso pronunciato da Fidel Castro Ruz, Presidente della Repubblica di Cuba, all'Aula Magna dell'Università dell'Avana il 17 novembre 2005 in occasione del 60º anniversario della sua entrata all'università (II Parte)

Fidel Castro Ruz


    Alcuni si domandano se Cuba è intervenuta o meno, se Cuba se ha fiancheggiato una posizione o meno. Lo dico perché ci sono alcuni che stanno intrigando ridicolamente a riguardo. Cuba interviene quando deve farlo, e Cuba ha molte cose da dire, ma non ha fretta né impazienza. Sa benissimo quando, dove e come colpire l'impero, il suo sistema e i suoi lacchè.

    Sembra che alcuni credono o fanno finta di credere che non c'era nessun cubano a Mar del Plata, che non c'era una forza rivoluzionaria cubana di prima classe in quella marcia gloriosa di decine di migliaia di cittadini del mondo, soprattutto argentini, ai quali l'imperatore offese collocando i portaerei, inviando un esercito, prenotando tutti gli alberghi e servendosi di migliaia di agenti di polizia. Nessuno se la prenderebbe fisicamente con lui, forse voleva che gli lanciassero un uovo fradicio ma lui non merita assolutamente un così alto onore (Risate).

    E gli indubbiamente civili cittadini argentini e i sempre più consapevoli ed esperti cittadini del nostro emisfero, dove l'ordine instaurato è ormai insostenibile e insalvabile, sanno cosa fare. Hanno detto che nella manifestazione pacifica neanche una buccia verrebbe lanciata, e con la mobilitazione di tanta gente, per marciare verso lo stadio sotto quella fine pioggia e costituire lì un'enorme massa di persone, hanno dato una lezione indimenticabile all'impero, perché gli hanno dimostrato che sono persone, popoli consapevoli e colui che sa cosa deve fare, marcia verso la vittoria, ciò è assolutamente certo. Coloro che non sanno ciò che fanno sono schiacciati dai popoli.

    Non vogliamo dare pretesti all'impero affinché organizzino un piccolo show. In questa partita a scacchi di 50 pezzi vedremo chi darà scacco matto alla fine.

    Sia ben chiaro che quando dico impero non mi riferisco al popolo statunitense. Se questo mondo può salvarsi, e questo mondo deve salvarsi, il popolo nordamericano salverà molti dei valori etici, molti principi che sono stati dimenticati, si adatterà al mondo in cui viviamo. Tutti noi insieme e in prima fila dobbiamo lottare affinché questo mondo possa salvarsi, e le nostre migliori e invincibili armi sono le idee.

    Qualcuno ha parlato della battaglia di idee che abbiamo combattuto per anni, che sta diventando una battaglia di idee mondiale: trionferanno le idee, devono trionfare. Trasmettiamo questo messaggio, apriamo gli occhi dell'umanità condannata all'estinzione. Non sarà eterna, è molto probabile che un giorno perfino la luce del Sole si spegnerà; è quasi sicuro che non ci sarà il modo di trasportare la materia viva e solida alla distanza di anni luce da questo pianeta, e le leggi fisiche sono molto più rigorose, molto più esatte delle leggi storiche, o sociali, o d'altro tipo. Le scienze esatte non sono uguali alle scienze sociali. Comunque, penso che quest'umanità e le grandi cose che è capace di creare, debbono preservarsi finché sarà possibile. Un'umanità che non si preoccupa della preservazione della specie è come il giovane studente o il dirigente che pur sapendo che la sua vita é limitata a un numero ridotto di anni, si preoccupa soltanto per la sua vita.

    Ho menzionato alcuni nomi di compagni riuniti in questa sede, ad alcuni rimangono ancora più anni di vita che ad altri, nessuno sa quanti, non penso mai che qualcuno di loro pensi a preservarsi senza badare al destino di questo ammirabile e meraviglioso popolo, ieri seme e oggi albero grande e con radici profonde; ieri pieno di nobiltà in potenza e oggi pieno di nobiltà reale; ieri pieno di conoscenze nei suoi sogni e oggi pieno di conoscenze reali, quando appena s'inizia in questa gigantesca università che è oggi Cuba.

    E guardate come nascono nuovi dirigenti e dirigenti giovani. Ecco Enrique, che conduce l'esercito dei 28 000 lavoratori sociali e degli altri 7 000 che studiano per diventarlo.

    Come sapete, siamo coinvolti in una battaglia contro i vizi, contro le appropriazioni indebite di risorse, contro i furti, ed ecco questa forza, sulla quale non contavamo prima della battaglia di idee, preparata per portare avanti la suddetta battaglia.

    Vi dirò qualcosa: vediamo un po' se i lavoratori edili si riempiono d'amor proprio…infatti, quando vogliono essere eroici lo sono. Ma non pensate che il furto di materiali e di risorse è un fatto odierno, o nato durante il periodo speciale; il periodo speciale lo ha aggravato perché il periodo speciale ha creato molte ineguaglianze e ha reso possibile che determinate persone avessero molto denaro.

    Mi ricordo che si costruiva a Bejucal un centro di biotecnologia molto importante. Nei dintorni c'era un piccolo cimitero. Visitavo il posto e un giorno mi sono recato al cimitero e ho trovato lì un colossale mercato dove quella forza edile, i suoi capi, e con la partecipazione di un grosso numero di lavoratori edili vendevano prodotti destinati al progetto costruttivo: cemento, tondini, legname, vernice, tutto quanto necessario alla costruzione.

    Sapete che da sempre, e ancora oggi, il problema della costruzione è molto serio. Abbiamo risorse, a volte mancano i materiali, altre li abbiamo e c'è anche la possibilità di averne di più; ma è tremendo il problema con i lavoratori edili, quanta debolezza tra i capi di brigata, tra i dirigenti.

    Ma questo non è nuovo. Nel momento di cui parlo, per produrre una tonnellata di calcestruzzo si usavano 800 kg di cemento, e vi parlo di una tonnellata di buon calcestruzzo, di quello con cui si fondono il pavimento o le colonne, duraturi quanto le fortezze del Morro e della Cabaña, che durano più di tante altre cose costruite oggi nel mondo moderno, mentre sarebbero bastati 200 chilogrammi circa. Guardate come si sprecava, come si deviavano le risorse, come si rubava.

    In questa battaglia contro i vizi non ci sarà tregua con nessuno e ogni cosa sarà chiamata con il suo vero nome, e noi faremo appello all'onore di ogni settore. Di una cosa siamo certi: che in ogni essere umano c'è un'alta dose di vergogna. Quando rimane solo, non è un giudice severo nei propri confronti, anche se, a mio avviso, il primo dovere di un rivoluzionario è quello di essere estremamente rigoroso con sé stesso.

    Si parla di critica e di autocritica, ma le nostre critiche di solito sono fatte in un ambito ridotto, tra un piccolo gruppo, non facciamo mai ricorso alla critica più ampia, non facciamo mai ricorso alla critica in un teatro.

    Se un funzionario della Sanità, ad esempio, ha falsificato un dato sull'esistenza della zanzara Aedes Aegypti, lo chiamano, lo criticano. Conosco alcuni che dicono:" Sì, mi autocritico", e rimangono tranquilli, sbellicati dalle risa! Sono felici. Bravo! Ti fai l'autocritica, e allora? E tutto il danno cagionato, tutti i milioni persi come risultato di questa negligenza o di questo modo di agire?

    Critica e autocritica, è molto giusto, ciò non esisteva prima; ma se siamo disposti a combattere contro i malfatti bisogna usare proiettili di calibro più grosso, bisogna fare la critica e l'autocritica in aula, nel partito, e dopo fuori dall'ambito partitario, poi nel comune e nel Paese.

    Serviamoci di questa vergogna che, senza dubbio, hanno gli uomini. Conosco molti uomini definiti svergognati che, quando sul giornale locale appare la notizia di ciò che hanno commesso, si vergognano da morire.

    Il ladro inganna, così come la persona che merita una critica per il suo errore e non lo dice è anche bugiardo.

    La Rivoluzione deve servirsi di tali armi, e lo farà se sarà necessario!. La Rivoluzione stabilirà tutti i controlli che saranno necessari.

    C'erano molti che si arricchivano ai danni degli altri, come i benzinai che vendevano sotto il tavolo la benzina statale ai nuovi ricchi e ai tassisti privati, che non volevano neanche pagare al prezzo stabilito la benzina che consumavano.

    Ciò dimostra che quanto ho detto risponde al vero, c'era un vero e proprio disordine generale, e non soltanto nel suddetto settore ma anche in altri, con la conseguente perdita di milioni di dollari, forse 80 milioni, o 160, anche 200 milioni. E voi sapete che 200 milioni sono tanti! Voi avete studiato matematiche. A proposito di calcoli, voi conoscete le università del paese, vero? Voi siete dirigenti delle università e sapete che tutti gli studenti hanno i propri diritti, ogni categoria di studente ha i relativi diritti: gli studenti regolari diurni, gli studenti notturni, tra gli altri. Voi sapete quanti sono oggi gli studenti universitari? Se nessuno me la sa dire posiamo anche indagare. Anch'io sono arrivato oggi chiedendo dati. Ditemi il numero esatto, 360 000? Sì, potrebbe essere questo il numero come conseguenza dell'universalizzazione dell'istruzione superiore.

    Sicuramente Vecino (Ministro dell'Istruzione superiore; N.d.T.), lo sa. Non credo si arrabbi se gli domando questi dati. Ad ogni modo, Vecino, non ti preoccupare se non li conosci.

    Quanti studenti ci sono nel corso regolare diurno in tutti i centri d'istruzione superiore del Paese, compresi quelli militari?

    Se lui non lo sa qualcuno dovrebbe saperlo. (Gli rispondono: 230 000)

    Enrique, questa cifra coincide con i tuoi dati? (Enrique spiega la composizione della cifra di studenti)

    Sì, 500 000, ma bisogna sommare ancora.

    La suddetta cifra comprende sia gli studenti delle università comunali sia quelli dei corsi regolari diurni, è proprio ciò che vi dicevo, sono 500 000. Ma ci sono anche altre categorie, ho i relativi dati.

    (Enrique chiarisce che ci sono anche i 75 000 professori aggiunti che sommati ai 25 000 professori universitari di ruolo fanno 100 000 professori).

    Secondo il rapporto in mio possesso sono 141 000 gli studenti nel corso regolare diurno.

    Siamo d'accordo?

    E 141 000 che studiano ai corsi per lavoratori.

    Sono gli stessi o no? Sono compresi nei 360 000? Sono compresi tra i 360 000 del programma di universalizzazione (Università Comunali; N.d.T.). Dico bene? È giusto?

    (Enrique spiega che sono tre categorie diverse: il corso regolare diurno, il corso per lavoratori e l'universalizzazione (Università Comunali).

    Regolare diurno, dici? (Gli viene precisata la cifra corrispondente).

    Ci sono corsi per lavoratori all'università. Una volta iscritti all'università immagino che siano compresi nella categoria dei 360 000. Ci sono 32 000 che studiano a distanza, a quale categoria appartengono? A quella dei 360 000? Non sono al regolare diurno, non sono al corso per i lavoratori, e sono studenti. C'è anche questo tipo d'insegnamento a distanza.

    Allora prendiamo la cifra più conservatrice, sufficiente ai miei fini.

    Ci sono più di 500 000 studenti universitari.

    Sapete inoltre che ci sono 958 sedi universitarie. Perciò la FEU (Federazione di Studenti Universitari; N.d.T.) è presente anche nei comuni, dove, nelle università comunali si studiano 45 lauree, e il numero cresce ogni anno. Ci sono 169 sedi universitarie comunali, del Ministero dell'Istruzione Superiore, 130 stabilimenti universitari per il programma "Alvaro Reinoso" (destinato ai lavoratori dell'industria zuccheriera; N.d.T.), di cui 84 in villaggi del settore dello zucchero, molti di loro sono compressi nella cifra precedente, ci sono 19 stabilimenti universitari nei carceri dove sono iscritti 579, ancora non sono tanti, di cui 200 hanno già finito il primo corso della laurea. Ecco qualcosa di nuovo: sedi universitarie nelle prigioni. Ci sono 240 stabilimenti universitari dell'Istituto Nazionale d'Educazione Fisica e Sport, 169 sedi comunali di studi relativi alla salute pubblica, 1 352 sedi universitarie presso i poliambulatorio, le unità di salute e banche del sangue, in tutti i suddetti stabilimenti si studiano le diverse lauree riferite alla sanità.

    Ci sono quasi 100 000 professori, tra quelli di ruolo e quelli aggiunti, nelle università Molti degli impiegati nell'apparato burocratico dei zuccherifici e in altre cariche adesso insegnano, sono professori aggiunti. Ha aumentato la massa di professori dell'istruzione superiore. Tra studenti e i professori sommano circa 600 000. Tra gli studenti più di 90 000 sono giovani che non studiavano né lavoravano, molti di loro di origine umile, che oggi hanno ottimi risultati negli studi universitari.

    Faccio domande o vi dico, grosso modo, i dati che ho?

    Fino all'ultimo minuto ho chiesto qual è la spesa, il budget dei centri d'istruzione superiore. Carlitos mi ha dato un dato, credo che abbia detto 830. Vecino deve saperlo, perché lui conosce questi dati. Ti ricordi questo dato Vecino? (Vecino dice che lo scorso anno erano 230 milioni di pesos)

    No, magari. C'è un dato che forse qualcuno conosce.

    Questo è stato fornito dal Ministero delle Finanze. L'informazione che mi ha fornito Vecino era del 2004, io vi chiedo quella relativa al 2005 perché c'è stato un incremento notevole. Quella dell'anno scorso non mi serve, Vecino.

    Ciò che capita a Vecino capita a noi tutti, ed è un tema di vita o morte. Alcuni giorni fa ero davanti a 200 professionisti, preparati per bene, e ho posto loro una domanda: "Chi di voi conosce quanto pagate a casa propria per l'elettricità?" Ascoltate bene, compagni e compagne. Quanti pensate che mi abbiano risposto? Fate un calcolo logico.

    Tu, che hai parlato qui, che ne pensi? Lo so che sei intelligente, tutti lo sono ma alcuni se la cavano meglio parlando. Quanti dei 200 professionisti pensi che abbiano risposto alla domanda che ho fatto? (Risponde: 100)

    E tu che ne pensi? Mi dici di avere un'idea. Dimmi qual è il consumo e il relativo prezzo (risate). Aspetta, te lo dico io, anche se mi dici quante lampadine incandescenti hai, il marchio del frigorifero, che TV, in bianco e nero o a colori, usi e di quale anno, che ventilatore hai, quan'acqua fai bollire al giorno, dove la fai bollire, se usi gas generale, kerosene o gas liquefatto. Non voglio porvi la suddetta domanda, per proteggervi, l'unica cosa che vi ho chiesto è quanti tra i 200 professionisti hanno risposto alla mia domanda sul consumo individuale d'elettricità e il relativo prezzo.

    Tu che stai ridendo, dimmi quanto, fammi uno stimato, 50, 70, 120 pesos (uno risponde: la terza parte) E tu? (dice che non meno di 100) A giudicare dalla tua faccia, stai ricordando quanta elettricità consumi perché hai paura che ti domandi, ma non lo farò (Risate).

    Sapete quanti dei 200 hanno risposto? Sapete quanti? Lo 0.000 fino all'infinito. Avete studiato un po' l'aritmetica, potete capirlo: nessuno, assolutamente nessuno.

    Penso che tutti i cittadini in questo Paese dovrebbero pensarci.

    Posso farvi una domanda? Perché è successo ciò? Bisogna meditare. Abbiamo detto che era necessario cambiare il mondo, che era necessario salvarlo, che abitiamo in un mondo che è arrivato all'ora critica ed è prossimo a una tragica fine, non esagero. Può darsi che abbiate meno anni di me, quando questo fenomeno avvenga. Parlo per voi, per i vostri figli e fratelli, minori e maggiori. Mai prima durante la breve storia dell'uomo si era potuto affermare ciò, e non parlo della storia selvaggia, quando era già nato l'uomo che aveva sviluppato la capacità mentale, anche se non viveva in società né aveva sviluppato la lingua scritta, neanche una tecnologia primitiva.

    Perché mai? Voi siete costretti a pensare. Che tipo di leader universitari siete? Carlitos, da dove è uscita questa truppa che non è in grado di dare un'idea dei motivi per i quali 200 professionisti non hanno risposto alla domanda sul consumo d'energia? Di quanto tempo avete bisogno per meditare? Vi basta un minuto? (un compagno spiega che la famiglia cubana può pagare facilmente il consumo d'elettricità e perciò non si preoccupa di queste cose, e un altro afferma che il motivo è che nessun studente universitario deve andare a lavorare per pagarsi la corrente elettrica)

    Tu cosa ne pensi? (Risponde che ciò avviene perché è insignificante quello che si paga)

    E tu cosa pensi? (Un altro ritiene che la Rivoluzione sovvenziona la maggior parte del consumo della nostra popolazione e risparmiare è una preoccupazione)

    Vi farò un'altra domanda. A mio avviso, vi avvicinate al motivo giusto, anche se ci sono alcune domande che possono rendere più difficile la risposta, ma bisogna fare pensare le persone e bisogna fare appello a tutti i nostri compatrioti onesti, e anche i disonesti, forse c'è qualche disonesto che dica la verità. Il motivo è che l'elettricità quasi si regala. Ve lo posso dimostrare.

    Poi ci saranno altre domande: Quanto guadagniamo? E se ci poniamo la domanda di quanto guadagniamo si comincerà a capire il sogno di far sì che ciascuno viva del proprio salario o della propria meritatissima pensione.

    Aggiungete un'altra cosa: prendiamo il caso di due sorelle, una era maestra, adesso sono insieme, hanno dei problemi, delle difficoltà, avevano una pensione di 80 pesos, perché prima i salari erano più bassi, e dopo ci sono stati periodi in cui si agiva così: "Ti pago per il lavoro extra, ti pago perché hai lavorato fino a tardi, ti pago di più perché hai lavorato di notte, ti pago di più perché sei dovuto venire una domenica alla settimana", niente di tutto ciò era compreso nel salario base, incideva sull'entrata individuale del maestro, ma non sul salario del maestro, e le pensioni erano regolate dalle leggi, molte di esse obsolete, ed era necessario cominciare a sostituirle e vi posso assicurare che ne abbiamo preso coscienza, perché sempre s'impara durante la vita, fino all'ultimo secondo, e molte cose le apprendi in un momento, e siccome hai un milione di temi in testa può darsi che non capisci un fenomeno, cioè, che quasi tutti gli incrementi delle entrate personali che ebbero luogo durante il periodo speciale si fecero sulla base di quelle norme e non a partire da un salario base. Questo è il motivo per cui non abbiamo esitato di recente ad aumentare a 150 pesos la pensione minima del lavoratore, e la signora che guadagnava 80 pesos, ha avuto un aumento minimo di 50 pesos in una categoria, 190 pesos in un'altra categoria e 230 pesos nell'altra. Immaginate adesso quel maestro, o quella maestra, che per 40 anni non ha guadagnato quanto meritava, ancora prima della nascita del mercato agricolo di libera offerta dove gli intermediari hanno presso per assalto la repubblica. Tutti sanno che non è il contadino a vendere il riso al mercato. Il contadino non è un commerciante; il contadino è un produttore. Ci sono altri che hanno un camioncino rubato o acquistato, oppure l'ha avuto con denaro rubato, ci sono tante cose…

    Non sto parlando male della Rivoluzione, sto parlando molto bene della Rivoluzione, perché stiamo parlando di una rivoluzione che può trattare qualsiasi tema e può tenere il toro dalle corna meglio di un torero a Madrid. Sapete come funziona, il torero gli mostra un mantello rosso, il toro viene, l'uomo chiude gli occhi, a volte l'animale dà una testata e il torero lo colpisce e lo fa arrabbiare; ma bisogna tenere il toro dalle corna per vincere il premio.

    Non sono mai stato un appassionato dei tori, ma ho letto Hemingway e, a volte, quando ero nel Messico, andavo a vedere una corrida di tori, non so come si chiama il posto. E poi, il premio: bravo torero, coda, orecchio. Il torero che lo faceva perfetto riceveva le due orecchie, la coda, un nome glorioso e una festa romana del toreo. Non mi piace tutto ciò.

    Mi ricordo che all'inizio della Rivoluzione qualcuno di noi gli è saltato in testa di parlare delle corrida. Eravamo tanto ignoranti che parlavamo bene delle corrida, perché l'avevamo vista nel Messico e perché poteva attirare il turismo. Guardate quanto erano limitate le nostre conoscenze ed eravamo, o almeno credevamo di essere, molto rivoluzionari.

    Voi ridete, sono contento, perché ciò m'incoraggia a raccontarvi alcune altre cose.

    Una conclusione che ho tratto dopo molti anni è che tra i numerosi errori commessi quello più grave era credere che qualcuno sapeva cos'era il socialismo, o che qualcuno sapeva come costruire il socialismo. Sembrava scienza saputa, tanto nota quanto il sistema elettrico concepito da alcuni che si ritenevano esperti in sistemi elettrici. Ogni tanto dicevano: "Ecco l'ultima formula è lui che la conosce bene". Come nel caso del dottore, nessuno discute con il medico il diagnostico, non si discute con il medico sull'anemia, sui problemi intestinali, su qualunque malattia, nessuno discute con il medico. Si può anche pensare che è bravo o meno, gli si fa caso o no; ma non si discute con lui. Chi di noi discuterebbe con un medico, o con un matematico, o con un esperto in storia, in letteratura o in qualunque materia? Tuttavia, saremmo sciocchi se credessimo, ad esempio, che l'economia — e mi scusino le decine di economisti che ci sono nel Paese — è una scienza esatta ed eterna, e che risale all'epoca di Adamo ed Eva.

    Si perde tutto il senso dialettico se si crede che l'economia odierna è la stessa di 50, 100, 150 anni fa, oppure che è la stessa dell'epoca di Lenin, o di Carlos Marx. Il revisionismo è lontanissimo dal mio pensiero. Venero Marx, Engels e Lenin.

    Un giorno dissi: "In questa università diventai rivoluzionario!"; ma fu perché entrai in contatto con quei libri, e prima di farlo, per conto proprio, contestavo l'economia politica capitalista, perché già a quell'epoca mi sembrava irrazionale, e studiavo economia politica al primo corso per il manuale di Portela, 900 pagine in mimeografo, una materia difficilissima, quasi tutti erano bocciati. Quel professore era il terrore.

    Un'economia che spiegava le leggi del capitalismo, menzionava le diverse teorie sull'origine del valore, e menzionava anche i marxisti, gli utopisti, i comunisti e, infine, le più svariate teorie sull'economia. Tuttavia, studiando l'economia politica del capitalismo, cominciai ad avere grossi dubbi, a contestare tutto ciò, perché io, inoltre, ero vissuto in un latifondo e ricordavo cose, avevo idee spontanee sull'economia, come tanti utopisti che esistettero nel mondo.

    Dopo, quando conobbi il comunismo utopico, scoprii che ero un comunista utopico, perché tutte le mie idee partivano da: "Questo non è buono, questo è cattivo, questo è uno sproposito. Com'è possibile che ci sia fame e crisi di sovrapproduzione, e più freddo e disoccupati quando c'è più carbonio, proprio perché la capacità di creare ricchezze è maggiore? Non sarebbe più semplice produrle e distribuirle?"

    Allora sembrava, così come sembrava a Carlos Marx all'epoca del Programma di Gotha, che il limite all'abbondanza si trovava nel sistema sociale; sembrava che man mano che si sviluppavano le forze produttive si poteva produrre, quasi senza limiti, ciò di cui aveva bisogno l'essere umano per soddisfare i propri bisogni essenziali di tipo materiale, culturale, ecc.

    Tutti voi avete letto il Programma…, ed è, ovviamente, molto rispettabile. Stabiliva chiaramente, secondo il concetto di Marx, la differenza tra la distribuzione socialista e quella comunista, e a Marx non piaceva profetizzare o dipingere il futuro, era molto serio, non fece mai una cosa del genere.

    Scrisse libri politici come Il 18 Brumario, Le lotte civili in Francia, ed era un genio scrivendo, aveva un'interpretazione chiarissima della realtà. Il suo Manifesto Comunista è un'opera classica. Lei può analizzarla, può essere più o meno soddisfatto con alcune cose e non tanto con altre. Passai dal comunismo utopico ad un comunismo basato su teorie serie dello sviluppo sociale come il materialismo storico. Nell'aspetto filosofico, si basava sul materialismo dialettico. C'era molta filosofia, tanti scontri e dispute. Ovviamente, bisogna sempre prestare la debita attenzione alle diverse correnti filosofiche.

    In questo mondo reale, che deve essere cambiato, ogni stratega e tattico rivoluzionario ha il dovere di concepire una strategia e una tattica che porti all'obiettivo fondamentale di cambiare quel mondo reale. Nessuna tattica o strategia di disunione è utile.

    Ho avuto il privilegio di conoscere i rappresentanti della Teologia della Liberazione in Cile, in occasione di una mia visita ad Allende, nel 1973, e incontrai molti sacerdoti, o rappresentanti di diverse denominazioni religiose, che parlavano di unire le forze e di lottare, indipendentemente dai loro credi.

    Il mondo ha un disperato bisogno d'unità, e se non riusciamo a conciliare minimamente questa unità, non arriveremo da nessuna parte.

    Dicevo ieri in un incontro con il rappresentante della Santa Sede nel nostro Paese, per commemorare il 70º anniversario dei rapporti ininterrotti tra Cuba e il Vaticano, che una delle cose che ho apprezzato di più in Giovanni Paolo II è lo spirito ecumenico. Perché studiai nelle scuole religiose dalla prima classe fino all'ultima, nelle scuole dei Fratelli di La Salle e dei gesuiti, e dovevo andare a messa tutti i giorni. Non critico nessuno che ci voglia andare, ma non accetto l'obbligo di andarci tutti i giorni, che era proprio ciò che mi succedeva.

    Ieri ho parlato anche con i vescovi su molti di questi temi, con rispetto e buon spirito. Ricordavo quello che dicevo sull'ecumenismo, e ricordavo che alla mia epoca c'era una guerra a morte tra le diverse religioni: la cattolica contro l'ebraica, la protestante, la musulmana, e via dicendo; parlare a una sull'altra era come parlare del diavolo.

    Poi, vidi con sorpresa, mi pare dopo il Concilio Vaticano II celebrato a Roma, che lo stesso influì molto nella creazione di uno spirito ecumenico, di rispetto ai credi degli altri.

    Immaginate le numerose e potenti chiese: quella Cattolica, l'insieme delle altre chiese cristiane, la Chiesa Musulmana. Noi stessi osservavamo cose molto interessanti, che non conoscevamo, sulle fortissime culture, credenze e sui costumi religiosi dei musulmani, perché i nostri medici sono là, in un Paese musulmano, salvando vite. Non entrerò nei dettagli, ma sono cose di grosso impatto. Ci sono diverse religioni molto forti e alcune risalgono a migliaia di anni fa: 2 500, 3 000,altre a meno di 2 000, altre a centinaia di anni fa.

    È un buon esempio, perché se il sentimento religioso non è unito, qualunque siano le idee etiche, o i valori morali, o gli obiettivi della religione, non saranno mai raggiunte le mete tracciate, se si tratta della lotta di numerose chiese, sette, otto, dieci, o più — ci sono molte altre —, lottando e negandosi fra loro.

    Mi ha fatto pensare a questi temi l'idea, per me chiara, che i valori etici sono essenziali, senza valori etici non ci sono valori rivoluzionari.

    Non so perché i comunisti sono stati accusati di seguire la filosofia secondo cui il fine giustifica i mezzi, e a volte, ci chiediamo perché i comunisti non si sono difesi da questa accusa. Penso che per motivi storici, a causa dell'enorme influenza del primo Stato socialista e della prima vera rivoluzione socialista, la prima nella storia, che nacque in un Paese feudale, con abitudini e costumi feudali, dove la maggior parte della popolazione era analfabeta; ma era la prima rivoluzione proletaria a partire dalle idee di Marx e di Engels, sviluppata da un altro grande genio: Lenin.

    Lenin studiò, soprattutto, le questioni dello Stato; Marx non parlava dell'alleanza tra operai e contadini, viveva in un Paese con un grande sviluppo industriale; Lenin invece vide il mondo sottosviluppato, vide quel Paese dove l'80% o il 90% della popolazione era contadina, e anche se aveva una forza operaia potente nella ferrovia ed in alcune industrie, Lenin vide con assoluta chiarezza la necessità dell'alleanza operaia-contadina, di cui nessuno aveva parlato prima; tutti avevano filosofato, ma non avevano parlato su questo argomento. E in un enorme Paese semifeudale, sottosviluppato, ebbe luogo la prima rivoluzione socialista, il primo vero tentativo di una società egualitaria; nessuna delle precedenti, che erano state schiaviste, feudali, medievali o antifeudali, borghesi, capitaliste, pur parlando molto di libertà, uguaglianza e fratellanza, nessuna si era mai proposto una società giusta.

    Nell'arco della storia, il primo sforzo umano serio per creare la prima società giusta, cominciò meno di 200 anni fa, nel 1850, anno in cui mi sembra sia stato scritto il Manifesto Comunista, partendo dal quale si può apprezzare l'evoluzione del pensiero rivoluzionario.

    Con il dogmatismo non si sarebbe mai arrivato ad una strategia. Lenin ci insegnò molto e Marx ci insegnò a comprendere la società; Lenin ci insegnò a capire lo Stato ed il suo ruolo.

    Tutti i suddetti fattori storici influirono tremendamente sul pensiero rivoluzionario anche se ci furono pratiche abusive ed a volte ripugnanti. Ciò stimolò la calunniosa imputazione secondo cui per il comunista "il fine giustifica i mezzi".

    Ho pensato molto al ruolo dell'etica. Quale dev'essere l'etica di un rivoluzionario? Ogni pensiero rivoluzionario comincia da qualche etica, da alcuni valori inculcati dai genitori, inculcati dai maestri, la persona non nasce con queste idee; così come non nasce parlando, qualcuno l'insegna a parlare. Anche la famiglia ha una grande influenza.

    Quando abbiamo studiato i casi dei giovani di 20 e 30 anni che sono in carcere abbiamo analizzato la loro origine, il livello culturale dei genitori, e tali fattori hanno un'influenza decisiva. Per questo motivo durante la battaglia di idee noi, facendo ogni tipo di indagini sociali di questo genere, arrivammo alla conclusione che il delitto a Cuba era strettamente associato al livello culturale ed allo status sociale dei genitori; era incredibile la bassissima percentuale di figli di professionisti e intellettuali che commettono un delitto. Ugualmente incredibile era il numero di rei provenienti da famiglie umili dove non esisteva una base culturale. Altro problema di grande influenza: la disgregazione della famiglia umile di basso livello culturale. Alcuni figli non rimanevano né con il padre né con la madre, ma con la zia, la nonna con difficoltà di salute o con altri problemi, ciò esercitava una notevole influenza sul destino del bambino.

    Abbiamo imparato molto, quando cominciamo a inviare le brigate universitarie ai quartieri più poveri, o quando un giorno decidemmo di mobilitare 7 000 studenti ai quali consegnai successivamente un diploma che firmai sull'aereo, venivo dall'Africa, e durante il viaggio, non so per quante ore firmai migliaia di diplomi, per il valore che conferivo a quel lavoro. Bisognava sapere cosa succedeva nella società. Volevamo sapere molte cose che ignoravamo su come viveva la gente.

    Fu allora che scoprimmo che, ad esempio, una madre poteva lavorare, percepire un salario, avere un figlio con ritardo mentale rigoroso, a letto e richiedendo assistenza tutto il tempo, bisognava assisterlo in tutto. Qualche parente lo assisteva mentre la madre lavorava. Un giorno il parente parte, o muore, e quella donna deve scegliere tra il lavoro, che gli forniva il sostegno, o la cura del figlio.

    Dovete sapere che quella volta decidemmo che ogni donna in tali condizioni doveva scegliere, secondo il suo mestiere, secondo i bisogni e l'importanza del lavoro per la società, tra ricevere un salario per assistere il bambino o trovare un impiegato, pagato, sovvenzionato dallo Stato, che assistesse il bambino, mentre la madre lavorava. È solo un esempio tra tanti.

    Inoltre, le brigate di studenti hanno aiutato a salvare vite, ad esempio, la vita di persone che soffrivano malattia mentale, depressione od altro, e che volevano suicidarsi. Quante cose abbiamo scoperto! C'erano non so se 20 000 o 30 000 persone sessantenni che vivevano sole e molte di esse non avevano neanche un piccolo campanello per avvertire qualcuno qualora avessero un dolore al petto o qualunque altro problema simile. Era così la società.

    Abbiamo studiato l'ammontare delle pensioni e della previdenza sociale. Molti dati non erano raccolti nelle statistiche, né nei censimenti. Scoprivamo tante cose, e facevamo altre e forgiavamo idee. Siamo arrivati a organizzare oltre 100 programmi sociali, molti di essi in esecuzione da molto tempo. Non abbiamo diffuso quanto è stato fatto. Che giorni gloriosi quelli in cui, partendo fondamentalmente dai dirigenti della gioventù e con l'appoggio del Partito e di tutte le istituzioni, si portò avanti quella battaglia di idee per fare ritornare il bambino rapito negli Stati Uniti.

    Tutta la vita dovremo ringraziare le circostanze che accelerarono la nostra conoscenza della società e il nostro apprendistato. Penso che forse oggi non avremmo potuto fare ciò che stiamo facendo se non ci fosse stata quell'esperienza.

    Abbiamo creato il primo corso di lavoratori sociali. Abbiamo dovuto studiare i salari minimi. Voglio che sappiate che l'aumento dei salari e le pensioni si realizzò dopo avere visitato tutto il Paese, e la previdenza sociale era un terzo di quella che si è stabilita quest'anno, portandola a 129 pesos come media.

    Una misura più forte fu quella dell'aumento delle pensioni, quando la pensione minima aumentò a 150, a 190 nella categoria successiva e a 230 pesos l'altra categoria. Inoltre, il salario minimo ebbe un aumento notevole.

    Parlavamo dell'importanza del fattore etico. Bisognerebbe indagare sui motivi della confusione. Penso che ci sono stati eventi storici che influirono sull'idea che per un comunista il fine giustifica i mezzi, eventi internazionali difficili da capire — ne ho parlato spesso —: l'antecedente del tentativo franco-britannico, le due grosse potenze coloniali, le maggiori al mondo, di lanciare Hitler contro l'URSS. Penso che i piani imperialisti di lanciare Hitler contro l'URSS non avrebbero in nessun caso giustificato il patto tra Hitler e Stalin, fu molto duro per i comunisti. I partiti comunisti, caratterizzati dalla disciplina, furono costretti a difendere il Patto Molotov-Ribbentrop e a dissanguarsi politicamente.

    Prima del suddetto patto, la necessità di unirsi alla lotta antifascista portò, nel caso di Cuba, all'alleanza tra i comunisti cubani e Batista, già allora Batista aveva represso il noto sciopero di aprile 1934, avvenuto dopo il golpe di Batista contro il governo provvisorio del 1933, d'indiscutibile carattere rivoluzionario e frutto, in gran parte, dell'eroica lotta del movimento operaio e dei comunisti cubani. Prima di quella alleanza antifascista, Batista aveva assassinato non si sa quante persone, aveva rubato non si sa quanto denaro, era un peone dell'imperialismo yankee; ma l'ordine venne da Mosca: organizzare i fronti antifascisti. A pattuire con il demonio. Qui i comunisti pattuirono con l'ABC fascista e con Batista, un fascista d'altro tipo, un criminale ed un saccheggiatore del tesoro pubblico.

    Sono eventi molto difficili di capire, ma capitavano uno dietro l'altro, e i comunisti più disciplinati del mondo, lo dico con sincero rispetto, erano i partiti comunisti dell'America latina, tra cui quello di Cuba, dal quale ebbi e ho ancora un altissimo concetto.

    Oggi possiamo parlare del tema perché andiamo verso nuove tappe.

    I militanti dell'allora Partito Comunista di Cuba erano i cittadini più disciplinati, più onesti e più sacrificati di questo Paese, contribuivano al Partito; i rappresentanti alla Camera del Partito Comunista consegnavano una percentuale delle loro entrate allo stesso, erano le persone più oneste di questo Paese, fatto a parte della linea erronea imposta da Stalin sul movimento comunista internazionale. Come incolpare loro. Metteteli nel dilemma di accettare un principio, a mio avviso assolutamente corretto: l'unione di tutti i comunisti. "Proletari di tutti i Paesi, unitevi! o rompere apertamente, in quelle circostanze, la disciplina.

    Non sono uno di quelli che criticano i personaggi storici demonizzati dalla reazione mondiale per fare piacere ai borghesi e agli imperialisti; non commetterò neanche la sciocchezza di non dire qualcosa che mi sento doveroso di dire un giorno come oggi. Dobbiamo avere il coraggio di riconoscere i nostri errori proprio perché solo così si raggiunge l'obiettivo fissato. Si creò quindi il tremendo vizio dell'abuso di potere, di crudeltà, e soprattutto l'abitudine d'imporre l'autorità di un Paese, di un partito egemonico, sugli altri Paesi e partiti.

    Per più di 40 anni abbiamo mantenuto rapporti molto stretti con il movimento rivoluzionario in America latina. Non abbiamo mai pensato di dire loro cosa dovevano fare. Scoprivamo, inoltre, l'impegno con il quale ogni movimento rivoluzionario difendeva i propri diritti e prerogative.

    Ricordo momenti cruciali, lo dico qui e riferirò soltanto una piccola parte: quando l'URSS crollò e molti rimasero soli, tra cui noi, i rivoluzionari cubani. Tuttavia, noi sapevamo cosa fare, quali erano le nostre scelte. Molti altri movimenti rivoluzionari allora portavano avanti la loro lotta nei propri Paesi. Non dirò quali, non dirò chi, ma si trattava di movimenti rivoluzionari molto seri. Ci chiesero se dovevano negoziare o meno di fronte a quella situazione disperata, se dovevano continuare a lottare o negoziavano con le forze dell'opposizione, in cerca di pace, quando si sapeva a cosa portava quella pace.

    Dicevo loro: "Non ci potete chiedere un'opinione, siete voi che dovete andare a lottare, siete voi che dovete andare a morire, non siamo noi. Noi sappiamo cosa faremo e cosa stiamo disposti a fare, ma soltanto voi potete decidere il vostro destino". Questa era la maggiore manifestazione di rispetto nei confronti degli altri movimenti invece d'imporre i nostri punti di vista avvalendoci delle nostre conoscenze ed esperienze e dell'enorme rispetto che sentivano nei confronti della nostra Rivoluzione. In quel momento non potevamo pensare ai vantaggi o agli svantaggi che avrebbero rappresentato per Cuba le decisioni adottate: "Decidete voi", e così, ciascuno di loro, in quei momenti cruciali, ha deciso la propria linea politica. Siamo un piccolo Paese dei Caraibi, a 90 miglia dall'impero ed a qualche pollice dalla loro base illegale, siamo mille volte più debole dell'URSS al momento del suo patto con Hitler, o nell'epoca in cui dava ordini ai leader dei partiti comunisti stranieri. All'epoca della Repubblica di Weimar, nata in Germania dopo la Prima Guerra Mondiale, durante l'incredibile crisi economica scatenatasi a conseguenza del Patto di Versailles imposto da Inghilterra, Francia e gli Stati Uniti, da una parte, rafforzava il movimento rivoluzionario e, dall'altra, le forze nazionaliste più reazionarie.

    Hitler trionfava alle elezioni sui partiti borghesi neoliberali e sulle forze comuniste combattive e rivoluzionarie, ma in quella situazione fu più forte il terribile risentimento del popolo tedesco contro coloro che gli avevano imposto condizioni leonine. In questo modo Hitler sale al potere.

    Hitler, in un libro che scrisse, aveva dichiarato spudoratamente che il suo proposito era quello di cercare spazio vitale nel territorio dell'Urss per la razza germanica, ai danni dei russi che, a suo giudizio, erano una razza inferiore. Tutto ciò era scritto, e il movimento comunista era stato educato in idee e concetti molto chiari contro il nazifascismo.

    Nel nostro Paese, malgrado la morte di tanti rivoluzionari, pur essendo i comunisti i più coscienti, i migliori rivoluzionari, la gente più onesta, il partito marxista leninista fu condotto all'alleanza con Batista, che reprimeva gli studenti e il popolo in generale. I giovani erano molto restii al suo potere, gli operai che vedevano i loro interessi difesi continuamente dai dirigenti comunisti, erano fermi e leali al Partito, ma tra la gioventù ed gli ampi settori popolari c'era un notevole rifiuto, giustificato, nei confronti di Batista.

    Penso che l'esperienza del primo Stato socialista, Stato che avrebbero dovuto riorganizzare e non distruggere, è stata molto amara. Non crediate che non abbiamo pensato spesso a quel fenomeno incredibile mediante il quale una delle più grosse potenze del mondo, che era riuscita a bilanciare il rapporto di forze nei confronti dell'altra superpotenza, un Paese che pagò con la vita di oltre 20 milioni di cittadini la lotta contro il fascismo e schiacciò il fascismo, crollò in quel modo.

    Sono forse le rivoluzioni destinate a crollare o sono gli uomini a far crollare le rivoluzioni? Possono gli uomini, la società, impedire che le rivoluzioni crollino? Potrei aggiungere una domanda. Credete che questo processo rivoluzionario, socialista, potrebbe crollare? (Esclamazioni di: "No!") L'avete pensato qualche volta? L'avete pensato profondamente?

    Conoscevate tutte le disuguaglianze di cui parlo? Conoscevate certe abitudini generalizzate? Conoscevate che alcuni guadagnano al mese quaranta o cinquanta volte di più di quanto guadagna uno dei medici che sono adesso nelle montagne del Guatemala, come membro della Brigata "Henry Reeve"? Medici che possono essere nei posti più isolati dell'Africa, o a migliaia di metri d'altezza, nelle montagne dell'Himalaia, a salvare vite, guadagnano il 5%, il 10% di quanto guadagna uno di quei ladri che vende benzina ai nuovi ricchi al mercato nero, che devia risorse dai porti e le trasporta in camion e per tonnellate, che si appropria indebitamente di prodotti e soldi nei negozi in valuta, negli alberghi cinque stelle, forse sostituendo la bottiglia regolare di rhum con un'altra arrangiata da lui per incassare a suo profitto il prezzo della bottiglia di buon rhum.

    Quante forme di furto ci sono in questo Paese? Perché nelle inchieste leggo tutti i giorni che molti si chiedono quando saranno inviati i ragazzi (lavoratori sociali; N.d.T.) ai negozi in valuta, quando saranno inviati i ragazzi in farmacia, quando saranno inviati i ragazzi qua e là? Sono ammirevoli quei giovani, lavoratori sociali d'origine molto umile, e ben preparati.

    Guardate quei visi, come posso guardare questi, ed i visi dicono più di qualunque cronaca, dicono più di qualunque libro, dicono più di qualunque clichè. Conoscete molto bene che con questa civiltà, con la proprietà privata, nacque anche la differenza tra le classi e che il mondo ha conosciuto solo la società divisa in classi, il resto è preistoria.

    E come posso sapere che provenite da settori umili? Nessuno di voi arrivò all'università perché fosse figlio di un proprietario di vaste estensioni di terra.

    Sono qui, anzi, mi avete fatto l'onore di collocarmi qui e vi domando: chi di voi è figlio di un proprietario che abbia 1 000 ettari o 10 000 di terra? Non farò la stessa domanda a ciascuno di voi, basta vedervi, forse tra voi ci sarà qualche figlio di professionista, altri probabilmente provengano da ceti medi. Avete applaudito molto perché so da dove venite, e sapete che oggi non c'è nessuno che voglia tagliare la canna da zucchero. E prima, chi lo faceva?

    Si può anche spiegare perché oggi non tagliamo la canna da zucchero, non c'è nessuno che voglia farlo e le pesanti macchine distruggono le piantagioni. Gli abusi del mondo sviluppato e le sovvenzioni hanno fatto sì che i prezzi dello zucchero nel mercato mondiale siano infimi, mentre in Europa pagano due o tre volte in più lo zucchero dei propri agricoltori.

    Quando l'URSS ci pagava per il nostro zucchero 27 o 28 centesimi di dollaro e lo pagava con petrolio, gli costava meno lo zucchero pagato con petrolio di quello di barbabietola, prodotto quasi in modo artigianale nei campi dell'URSS, un Paese in cui l'economia cresceva estensivamente, non intensivamente e, quindi, non bastava la forza di lavoro, perché la barbabietola per la produzione dello zucchero occupava molte persone.




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Pagina inviada dalla: Ambasciata di Cuba in Italia
(9 dicembre 2005)


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