Cuba

Una identità in movimento


Altre emigrazioni

Carlo Nobili


Andandosi ad aggiungere alla già nutrita comunità china, tra il 1860 e il 1875 si stabilirono a Cuba circa 5.000 emigranti cinesi provenienti dagli Stati Uniti, i cosiddetti "Californiani", che, dopo il 1902 (alla proclamazione della Repubblica), potendo fare affidamento su una situazione economica decisamente buona, si trasformarono in piccoli proprietari e gestori di botteghe di varia natura.

Tra il 1902 e il 1909, periodo che venne chiamato "danza de millones", la necessità di manodopera portò poi i proprietari zuccherieri ad importare ancora oltre 1.300 Cinesi.

In questo stesso periodo arrivarono a Cuba anche 50.368 lavoratori dalla Giamaica, 39.606 da Haiti, 24.976 da alcune isole delle Antille britanniche (soprattutto le Leeward Islands), 13.000 da Puerto Rico, 8.000 da Panama e dal Centroamerica e ben 436.005 dalla Spagna.

Tra il 1913 e il 1925 Cuba importò ancora 145.000 Haitiani e 107.000 Giamaicani.

Negli ultimi 5 anni di questo periodo (1921-1925) gli Haitiani sono 63.973 (altri 80.000 ne arriveranno nel 1941) e 31.212 i Giamaicani.

Questi ultimi formano oggi, insieme a coloro che vennero da Barbados, da Saint Lucia, da Grenada, dalle Isole Vergini Britanniche, da Saint Kitts e Nevis, da Antigua e Barbuda, da Saint Thomas, dall’arcipelago Turks e Caicos e da Trinidad e Tobago, la comunità di lingua inglese di Cuba, nell’Isla de la Juventud, ma soprattutto nella città di Baraguá, nella provincia di Ciego de Ávila.

Questi immigranti, che portarono sull’isola cubana la cultura dei colonizzatori inglesi, seppero ben mescolarsi con il resto della popolazione, così che a Baraguá oggi tutte le radici, si dice, si uniscono in un solo tronco comune.

Caratteristiche di questa comunità sono i cognomi inglesi e la danza chiamata Maypole.

A Guantánamo da oltre cinquanta anni (1945) è operativo il British West Indian Welfare Center, una ONG che ha lo scopo di promuovere e sostenere la cultura inglese dell’isola.

Su questa comunità va inoltre segnalato il film di Gloria Rolando Los Hijos de Baraguá/My Footsteps in Baraguá, 53 mm, VHS, Imagines del Caribe, La Habana, Cuba, 1998.

Oltre alla piccola comunità costituita dai Musulmani di Cuba, che non poco hanno influenzato l’architettura cubana con lo stile mudejar (molte sono le opere che artisti musulmani, al servizio degli Spagnoli, hanno eretto a La Habana; inoltre proprio nella capitale, nel cuore del centro storico della città, esiste il Museo de los Arabes), non bisogna dimenticare quella degli Ebrei.

Perseguitati dal Nazismo, migliaia di ebrei giunsero infatti a Cuba dalla Turchia, dalla Polonia, dalla Russia, dalla Lettonia ed da altri paesi dell’Europa con la speranza di passare negli Stati Uniti.

La comunità ebraica cubana è oggi alquanto consistente: secondo una stima del 1989, essa, che venne a formarsi già all’indomani della guerra Ispano-Americana (quando alcuni dei 3.500 soldati americano-ebrei decisero di rimanere a Cuba, dove crearono il loro primo cimitero e il loro primo tempio), era composta da 892 persone (ossia 305 famiglie), di cui 635 nate da madre ebrea (70%) o da padre ebreo (30%).

Ha scritto Olavo Alen Rodríguez (De lo Afrocubano a la Salsa, San Juan, Editorial Cubanacán, 1992):


La fusión de las diferentes culturas africanas con los elementos de las culturas hispánicas dio inicio a un complejo proceso de transculturación al cual, con el tiempo, se le añadieron elementos de otras culturas de posteriores migraciones. Este fue el caso de aporte de los franceses, chinos, haitianos, jamaiquinos y mexicanos. No debemos olvidar que otras culturas ejercieron por vía indirecta una fuerte influencia sobre la cultura cubana. Estos fueron los casos en el siglo XIX de la cultura italiana y en el siglo XX de la norteamericana.


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