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Cuba |
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Una riforma costituzionale rende irrevocabile la scelta socialista
Nicola Vizioli
Nonostante la crisi economica che attanaglia lo Stato cubano, il 24 e 25 giugno 2002 sono stati dichiarati giorni festivi per permettere a tutti i cittadini di assistere alla diretta radio-televisiva della sessione straordinaria del Parlamento in cui è stata approvata, il 26 giugno, la riforma di alcuni articoli della Carta fondamentale che sanciscono l'irrevocabilità della scelta socialista.
L'iniziativa era nata, poco più di un mese prima, dalle organizzazioni di massa del partito comunista cubano che avevano raccolto, in calce a un progetto di legge, le firme di oltre otto degli undici milioni di elettori cubani.
Il progetto di riforma costituzionale è stato rapidamente posto all'ordine del giorno di una sessione straordinaria dell'Asamblea Nacional del Poder Popular (Parlamento) in cui ha ricevuto lo scontato consenso.
La riforma ha ulteriormente esasperato i toni della dissidenza interna anticastrista che ha accusato la leadership cubana di averne voluto l'approvazione con l'intento di vanificare il c.d. progetto Varela (dal nome dell'illustre intellettuale e religioso cubano del XIX secolo).
Tale progetto, elaborato da esponenti dell'area cattolica, è stato presentato all'Asamblea Nacional del Poder Popular in occasione della visita dell'ex Presidente statunitense Carter che in maggio si è recato nell'isola su invito del Governo cubano.
Il progetto Varela era costituito dalla richiesta al Parlamento di promuovere una consultazione popolare in cui i cittadini potessero pronunciarsi su vari argomenti:
A questi quattro punti da sottomettere a referendum si aggiungeva la richiesta di svolgere le elezioni entro un anno dalla consultazione popolare.
In realtà la riforma costituzionale, più che costituire una contromossa al progetto Varela, che comunque sarebbe stato destinato all'insuccesso, sembra essere una prova di forza nei confronti dell'amministrazione statunitense.
Il Presidente Bush infatti — nonostante le richieste di interruzione del blocco commerciale che, sempre più pressanti, vengono sia da esponenti politici (democratici e repubblicani) che dal mondo imprenditoriale nordamericano — ha optato per una politica nei confronti dell'isola che risulta essere in continuità con l'approccio reaganiano piuttosto che con la politica delle, sia pur limitate, concessioni al disgelo dell'era Clinton.
Emblematica della politica presidenziale statunitense è stata la decisione di festeggiare, con due discorsi (uno alla Casa Bianca e l'altro a Miami), il centenario della Costituzione cubana a cui gli Stati Uniti imposero l'aggiunta del c.d. emendamento Platt che dava ai nordamericani il diritto di intervenire nella politica interna cubana nei casi in cui lo ritenessero opportuno.
Il ricordare tale avvenimento come l'inizio di un cammino di democrazia per l'isola e le richieste a Cuba ad aprirsi al mercato, pena la prosecuzione e l'inasprimento del blocco, hanno segnato l'inizio di una mobilitazione nell'isola caraibica di cui la riforma costituzionale ha rappresentato solo l'apice istituzionale.
La lettura degli interventi parlamentari rende pienamente conto del clima in cui la riforma è nata ed è stata approvata.
Quasi tutti i numerosi oratori intervenuti hanno insistito sulle conquiste cubane nel campo della sanità, della cultura e dell'istruzione paragonandole alla situazione statunitense, a quella degli altri Stati latinoamericani e a quella della Cuba pre-rivoluzionaria.
Degno di nota è in particolare il discorso del Presidente dell'Asamblea Ricardo Alarcón de Quesada che, nell'aprire i lavori, ha svolto un'approfondita critica della democrazia "formale" vigente negli USA non tralasciando di ricordare le circostanze in cui è maturata l'elezione del Presidente Bush e l'influenza che i gruppi di pressione svolgono sugli eletti attraverso il finanziamento delle costosissime campagne elettorali.
La Ley de Reforma Constitucional, approvata all'unanimità dai 559 deputati presenti, interviene su distinte questioni.
Innanzitutto, aggiunge un terzo comma all'art. 3 in base al quale
"... el socialismo y el sistema político y social revolucionario establecido en esta Constitución… es irrevocable, y Cuba no volverá jamás al capitalismo".
Il termine "irrevocable" è stato sostituito al termine "intocable" — presente nel progetto popolare — per sottolineare che è possibile oggetto di revisione purché non ne sia alterata la sostanza.
Il secondo aspetto oggetto della riforma riguarda invece "las relaciones económicas, diplomáticas y políticas con cualquier otro Estrado" che, come recita il c. 3 aggiunto all'art. 11,
"... no podrán ser jamás negociadas bajo agresión, amenaza o coerción de una potencia extranjera".
La terza disposizione oggetto di revisione è l'art. 137 che fissa il procedimento stesso di revisione.
Qui, per un verso, viene eliminato il riferimento ad una possibile modifica dell'intera Costituzione e, per altro verso, viene esplicitata l'irreformabilità di "lo que se refiere al sistema político, económico y social, cuyo carácter irrevocable lo establece el Artículo 3 del Capítulo I, y la prohibición de negociar acuerdos bajo agresión, amenaza o coerción de una potencia extranjera"; irreformabilità che, a ben vedere, poteva anche essere ricavata in via di interpretazione dalle disposizioni aggiunte negli art. 3 e 11.
Completa la riforma, l'aggiunta alla Costituzione di una "disposizione speciale", priva di contenuto normativo, in cui si ribadiscono i motivi che hanno portato all'approvazione della legge.
Cuba. Una identità in movimento
a) libertà di pensiero e di associazione;
b) amnistia per i reati politici;
c) libertà di iniziativa economica privata;
d) nuova legge elettorale.
Webmaster: Carlo Nobili — Antropologo americanista, Roma, Italia
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