Cuba

Una identità in movimento

Camilo: un rivoluzionario

Marco Quagliaroli



Camilo Cienfuegos, umile figlio del popolo cubano, rimane un eroe straordinario della lotta rivoluzionaria. Lasciò un segno indelebile nella storia di Cuba. Questi anni trascorsi dalla sua tragica e dolorosa scomparsa anziché offuscare la sua immagine di combattente per la libertà l'hanno rafforzata e la sua presenza è ancora viva nella coscienza della sua gente. L'intensa vita del "liberatore" Camilo lo rese presto avanguardia organica per un mondo nuovo. Il suo processo di maturità politica ed ideologica fu rapido quanto concreto.

Lui: contadino autodidatta che rivolgendosi a Fidel e Raúl Castro, a Guevara li chiamava "i miei professori". La sua vita fu stroncata a soli 27 anni proprio quando la rivoluzione doveva misurarsi con la pesante eredità di fame e miseria lasciata in eredità da un capitalismo feroce e mentre controrivoluzionari e mercenari (ieri come oggi) al soldo di vili profittatori cercavano di ostacolarla. La semplicità, lo spirito fraterno, la dedizione totale alla "causa comune", il coraggio spinto fino alla temerarietà, il profondo senso dell'amicizia, le eccezionali capacità militari, furono le doti di questo partigiano nato dalle viscere della terra cubana. Egli fu un tipico esempio di "uomo nuovo".

Cienfuegos nacque il 7 febbraio 1932 da Ramón e da Emilia Gorriaran, terzo di tre fratelli (Humberto e Osmani anch'essi eroici protagonisti sulla Sierra Maestra). Costretto ad abbandonare gli studi per contribuire al sostentamento della famiglia, Camilo praticò molti mestieri prima di emigrare negli Stati Uniti un lontano 1953. Negli USA fu commesso in varie botteghe, fu barista, cameriere. Nell'aprile del 1955 venne arrestato per immigrazione clandestina e il 5 giugno successivo rimpatriato.

La miseria, l'analfabetismo, la disoccupazione dilagante, la ricchezza sfrontata di pochi (e per loro case da gioco, locali notturni, alberghi di lusso e il riciclaggio di denaro sporco proveniente dalla mafia statunitense e non solo), il carattere sanguinario della dittatura di Fulgencio Batista indussero il giovane Cienfuegos a scegliere l'impegno politico e il 7 dicembre 1955 durante una manifestazione contro il regime, foraggiato dai potenti dell'impero, e in omaggio a Maceo egli fu ferito e segnalato all'Ufficio per la Repressione delle Attività Comuniste.

Cienfuegos maturò dentro di sé un grande rispetto per tutti i martiri che lo avevano preceduto e in particolare per Josè Martí. Il 19 settembre del 1956 raggiunse in Messico Fidel e si unì alla storica spedizione del Granma. Sopravvissuto al disastroso sbarco, Cianfuegos fu comandante della avanguardia (uno tra i compiti più difficili perché in caso di contatto con il nemico è proprio questo settore il primo ad affrontare il pericolo con il compito di garantire la sicurezza o l'avanzare dell'esercito popolare) e le sua impresa principale fu la conquista di Las Villas. Dieci mesi dopo la vittoria, avvenuta il 1 gennaio del 1959, esattamente il 28 ottobre, Camilo scomparve in mare in un incidente aereo verosimilmente causato da un atto di sabotaggio dei controrivoluzionari. Egli raggiunse così i martiri della rivoluzione cubana: Abel Santamaria, Frank País, José Antonio Echevarria, Ciro Ridondo per poi essere raggiunto da altri liberatori indomiti che scelsero la lotta per la libertà ad ogni altra possibilità: Ernesto Che Guevara, Vilo Acuna, Tamara Bunks, l'eroica comandante Tania.

Ancora oggi, ogni anno, il 28 ottobre, migliaia di cubani gettano un fiore nell'oceano: "una flor para Camilo": un fiore per un simbolo di Cuba in lotta contro arroganza e sopraffazione, per la libertà e la dignità, per liberare un paese da un dittatore, dall'analfabetismo, dalle malattie, dalla schiavitù e dall'odio.

Questo i nordamericani non potranno mai capirlo perché il loro amore di patria è basato sull'ipocrisia e la menzogna e la sopraffazione di altre nazioni che chiedono semplicemente di essere sovrane ed indipendenti per costruire un nuovo internazionalismo e la pace.


Tratto da: La Comune. L'informazione di Democrazia Popolare, anno 3, numero 1, gennaio-febbraio 2004, p. 22


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