Cuba

Una identità in movimento


Intervista di Stefania Russo a Yanara Guayasamín / Entrevista de Stefania Russo a Yanara Guayasamín

Stefania Russo


Italiano

Prima di cominciare questa intervista voglio ringraziare l'Associazione Culturale "Nuovi Orizzonti Latini" organizzatrice del VI Incontro con il Cinema Latinoamericano, iniziato sabato 26 settembre e terminato mercoledì 30 settembre 2009, per averci offerto la possibilità di incontrare Yanara Guayasamín, regista cinematografica ecuadoregna, figlia di Oswaldo Guayasamín, grande pittore e scultore scomparso nel 1999, caro amico del Comandante Fidel Castro e di Cuba.

In occasione del festival, abbiamo potuto vedere il bellissimo film di Yanara che si chiama "Cuba el valor de una utopía".

  • Vorrei subito chiedere a Yanara di parlarci del suo film e del perché di questo titolo.

    Questo film è un viaggio in quella che è stata la fase embrionale della Rivoluzione, attraverso testimonianze della generazione che l'ha creata. Questi personaggi, di diversa provenienza, professione ed estrazione sociale, mi hanno dato la possibilità di parlare della prima generazione rivoluzionaria. Credo sia questo il tema centrale del film, la sua filosofia. Riguardo al titolo, la parola "valor" in spagnolo ha due significati essenziali; uno inteso come costo, ed essere coerenti comporta un costo ed io credo che i personaggi del mio film siano persone coerenti. L'altro inteso come coraggio, interezza, forza. Per mantenere la coerenza nel tempo occorre appunto "valor", malgrado le difficoltà, le carenze, malgrado tutto.

  • Prima della proiezione del film, nel tuo intervento di presentazione, hai detto che "Cuba el valor de una utopía" farà parte di una trilogia. Vuoi parlarci di questo progetto?

    Credo di avere già un 30% del materiale relativo alla seconda parte della trilogia, che in realtà potrei usare anche per la terza ed ultima parte. Ho moltissime ore di ripresa, davvero tante ancora inedite e tutte molto interessanti sia dal punto di vista temporale che della qualità. Ho molto materiale che racconta il passato, ma anche il presente. Così potrò lavorare in modo da creare una stretta connessione, appunto tra passato e presente. Ho anche le riprese del ritratto che mio padre fece a Fidel.

  • Dal punto di vista cronologico, come pensi di impostare la seconda e poi anche la terza parte di questa trilogia?

    Diciamo che già il film "Cuba, el valor de una utopia", è composto da due parti; la prima su come nasce la Rivoluzione fino al suo trionfo, praticamente un filo conduttore che io definisco storico, perché segue una cronologia lineare che ci racconta la storia di Cuba. Poi, passando per alcuni momenti fondamentali della Rivoluzione, vi è un salto fino al presente. Ma questo salto, questa seconda parte, è stato solo funzionale alla conclusione del film, perché non è possibile parlare di un'epoca così remota senza sapere cosa poi accade nel presente. Ho dovuto quindi dare una continuità fino ai giorni nostri. Ma in realtà quando uscirà la trilogia, la suddivisione delle tappe della Rivoluzione sarà diversa.

  • Vorrei sapere, ora che dovrai lavorare sulla seconda e terza parte della trilogia, qual è la tua posizione sia sentimentale, sia razionale nei confronti della Rivoluzione. Come vedi la Rivoluzione oggi, nel presente?

    Ti dirò che a questo punto della mia vita, quello che prediligo è il paesaggio umano. Quello che m'interessa davvero e che mi piace sono le persone, e le persone, come credo anche la Rivoluzione, sono perfettibili, sono buone, cattive, contraddittorie, c'è un po' di tutto.

  • In tutti questi anni durante i quali hai avuto la possibilità di conoscere l'Isola, c'è stato anche un percorso tuo interiore, un modo forse diverso, man mano che passava il tempo, di percepire, sentire e di intendere il processo rivoluzionario?

    È difficile rispondere a questa domanda. Fino a due mesi fa ho lavorato intensamente sull'uscita del mio film, tutti i giorni, 12 ore al giorno. Mi sento come una madre che ha appena partorito. Mi sento assolutamente esaurita. Naturalmente questa è una condizione che non riguarda solo Cuba, mi succede tutte le volte che devo lavorare sull'uscita di un mio film. Comunque posso dirti che quello che sento è come se i cubani oggi volessero una direzione più chiara per il loro futuro. Naturalmente questa situazione dipende moltissimo dal blocco, tutti vorrebbero farla finita con questa storia, ma credo che dipenda anche da dinamiche interne al paese. Io non sono un'esperta in politica, ma credo che la Rivoluzione senta la necessità di rivedere tutte quelle strutture che ritiene siano obsolete, dunque inutili.

  • Altri progetti per il tuo futuro?

    Mi piacerebbe dare vita ad una scuola di cinema popolare in Ecuador. Una scuola di cinema che dia la possibilità di studiare ai giovani che si affacciano al mondo del cinema e che non hanno i mezzi per farlo, perché la carriera cinematografica è davvero molto cara. Io vorrei creare una scuola professionale per tutti gli addetti ai lavori, in cui per esempio un regista se vuole può anche diventare cameraman e viceversa. Una specie di "banca del baratto" in cui per esempio uno sceneggiatore che vuole imparare il mestiere del montaggio, a sua volta, invece di pagare in danaro la specializzazione, organizzerà un corso di sceneggiatura e così via. Diciamo un villaggio dove i suoi "abitanti" lavorino nel cinema e per il cinema. In questo senso mi piace molto l'idea di San Antonio de los Baños vicino all'Avana, dove sorge la Scuola Internazionale di Cinema e Televisione.

Mi sembra un progetto davvero fantastico e sicuramente non facile da realizzare, in linea con "el valor de una utopía". Grazie Yanara.


    Intervista a cura di Stefania Russo dell'Associazione Italia Cuba Circolo di Roma.

Castellano

Antes de comenzar esta entrevista quiero agradecer a la Asociación Culturale "Nuevos Orizontes Latinos" que ha organizado el VI Encuentro con el Cine Latinoanericano, que empezó el 26 de septiembre y que se acabò el 30 del mismo mes, por habernos brindado la oportunidad de entrevistarnos con Yanara Guayasamín, directora ecuadoriana de cine, hija de Oswaldo Guayasamín, destacado pintor y escultor, que falleció en 1999, amigo del Comandante Fidel Castro y de Cuba.

En el marco del festival, vimos la película muy linda de Yanara, que titula "Cuba el valor de una utopía".

  • Quisiera que Yanara nos hablara de ese film y nos explicara por qué escogiste este título.

    La película pretende ser un viaje en lo que fue el germen de la Revolución Cubana, a través de esa generación que la creó. Estos personajes, que tienen profesión y extracción social diferentes, me dieron la posibilidad de hablar de la primera generación revolucionaria. Este es el tema central de la película, su filosofía, de como surge la utopía. El título creo que tiene que ver más bien con el significado de la palabra utopía, pues en español tiene dos significados esenciales. El uno es el valor en términos de costo. Creo que esta gente que está retratada en la película son personas consecuentes, y el serlo ha tenido un costo, en este sentido, valor. Pero también por valor se entiende coraje, pues para tener valor hace falta mucho coraje, mucha entereza, fuerza para mantenerse para sostenerse a pesar de lo que se derrumba alrededor de esos, a pesar de todo.

  • Antes de que se proyectara "Cuba el valor de una utopía", durante tu presentación de la película, dijiste que esa será parte de una trilogía. ¿Puedes hablarnos de este proyecto?

    Ya creo tener como un 30% del material relativo a la segunda parte de la trilogía, y seguramente habrá material también para la tercera. Hay un montón de material que no ha sido usado, son muchísimas horas de material, lo hay también memorable. Por ejemplo del tiempo pasado con Fidel, tengo el retrato que mi padre le hizo. Es todo material que no pierde vigencia porque tiene relación con el que pasó y el futuro y a medida que vaya desatando la segunda y la tercera parte, esas estarán todavía más entrelanzadas, me gusta mucho jugar con los tiempos, el presente y el pasado y futuro.

  • Desde el punto de vista cronológico, ¿cómo piensas plantear la segunda y luego también la tercera parte de esta trilogía?

    Digamos que ya en "Cuba, el valor de una utopia", tú le ves que hay como dos partes: la una es de cómo surge la Revolución, hasta su triunfo y allí hay un hilo conductor que yo le llamo histórico, o sea que nos conduce, de los sucesos que van ocurriendo dentro de una cronología lineal, de la historia de Cuba. Luego hay un salto, a través de ciertos momentos fundamentales de la Revolución, hasta el presente. Este salto al presente es solo un asunto de necesidad muy fuerte, pues no se puede hablar de sacar una película, hablar de una época tan remota y nunca venir a ver qué pasó en el presente, por eso tuve que llegar al hoy. Pero en realidad no debía estar, en realidad cuando esté la trilogía habrá una primera parte, una segunda parte y una tercera parte.

  • Ahora que tendrás que trabajar para la segunda y tercera parte de la película, ¿cuál es tu posición sentimental y racional ante la Revolución Cubana, o sea cómo tú ves la Revolución, hoy en día?

    Te diré que a este punto de mi vida, de mi carrera, tengo cierto estilo, y este estilo creo que está marcado por ciertos intereses y el interés que yo tengo es del paisaje humano. A mi lo que me gusta son la gente. La gente son, como creo que también la Revolución, son perfectibles, son buenas, son malas, allí hay de todo un poco. Y yo creo que es lo que va a estar en la segunda parte de la trilogía, o sea personajes, van a estar gente, la forma como van plasmando su Revolución.

  • ¿Durante todos estos años, a lo largo de los cuales tuviste la posibilidad de conocer la Isla, hubo también un camino tuyo interior, personal, digamos una manera tuya quizás diferente, a medida que pasaba el tiempo, de percibir y entender el proceso revolucionario cubano?

    Es difícil responderte. Hace dos meses trabajaba intensamente para el lanzamiento de la película, todos los días, 12 horas al día. Me siento como una madre que acaba de parir. Estoy absolutamente agotada. Entonces contarte como le veo como le siento te voy a dar una impresión que tiene que ver más con mi proceso interior, algo que tiene que ver con el proceso normal, natural que pasa con todas la películas que uno hace, pero que no tiene que ver necesariamente con Cuba. Aunque sí, te diré, no te voy a negar, que lo que siento es como si los cubanos quisieran una dirección más clara, más pisitiva para algunas cosas que están pagando ya hace rato. Claro que eso depende también del bloqueo, todo el mundo allí quiere que se salga de eso ya, pero también creo que tiene que ver con procesos internos. Yo no soy realmente una especialista política, pero creo que eso tiene que ver con ciertas estructuras que han pasado por obsoletas y que hay que renovarlas.

  • ¿Cuáles son tus proyectos para el futuro?

    Mi próximo objetivo será dirigirme mucho más en el campo de lo educativo. Todavía estoy en un proceso de concepción, estoy pensando en la posibilidad de hacer una escuela de cine popular en el Ecuador donde se mezcle dos opuestos, o sea jóvenes que comienzan, que no tengan necesariamente los recursos porque el cine es algo muy elitista, las escuelas de cine en el mundo son muy caras, y los profesionales. Lo que quiero es crear una escuela de cine para especializaciones profesionales, por ejemplo un director que de pronto siente la necesidad de comenzar a hacer su propia cámara, una especialización en cámara, o al revés, el guionista que quiere cursar para hacerse director. Me imagino esta escuela como una especie de "banco de tuerque", o sea que por ejemplo un profesional que viene a tomar un curso tiene como pago que dar un curso a los más jóvenes que están comenzando, y que la escuela esté en un pueblo. En este sentido me inspira San Antonio de los Baños (un pueblo cerca de La Habana, donde está la Escuela Internacional de Cine). Me parece interesante la idea de tener una escuela en un pueblo medio alejado y donde hay una cierta convivencia entre una Escuela Internacional y ese pueblo.

Me parece un proyecto muy grande y seguro no fácil a realizar, que tiene "el valor de una utopía". Muchas gracias Yanara.


    La entrevista está a cargo de Stefania Russo de la Asociación Italia Cuba, círculo de Roma.









Pagina inviata da Marco Papacci
(30 ottobre 2009)



Página enviada por Marco Papacci
(30 de octubre del 2009)



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