Cuba

Una identità in movimento


La morbosa ferocia di "Prisa" e di "El País" contro Cuba

Antonio Morales


Il gruppo editoriale "Prisa" ed il suo quotidiano bandiera "El País" hanno dimostrato nuovamente che la loro ferocia contro Cuba è morbosa e viscerale, guidando una nuova campagna mediatica contro l'Isola, sottolineata soprattutto in Spagna "casualmente", quando questa nazione ha la presidenza semestrale della Unione Europea.

Su questo tema hanno insistito in questi giorni divers e prestigiosi intellettuali europei e latinoamericani.

L'accademico argentino Atilio Borón ha scritto in "Rebelión" a proposito della "proverbiale mancanza di scrupoli" del giornale di Madrid, che alimenta i pregiudizi di gran parte dei lettori di questa pubblicazione che non hanno il tempo la possibilità o l'interesse di verificare la verità delle informazioni che vengono date dai grandi media della comunicazione.

Non ci sono dubbi che "El País" ha utilizzato un'altra volta i controrivoluzionari in Cuba, pagati dagli Stati Uniti e dai loro alleati per tentare di realizzare il loro obiettivo di screditare la Rivoluzione dell'Isola, ed in questa occasione evitare che la UE adotti una volta per tutte una posizione indipendente e ponga fine alla detta "Posizione Comune", approvata su istanza del signor Aznar, nel 1996, e che è una totale ingerenza.

La più recente campagna, sfrenata e senza scrupoli, del detto quotidiano si à scatenata con l'inizio, nel gennaio scorso, della presidenza spagnola della UE e dopo che le autorità di Madrid hanno insistito in varie occasioni che i 27 — il numero dei paesi che integrano detta Unione — dovrebbero analizzare la loro condotta verso Cuba o, che è lo stesso — rettificare la frustrata Posizione Comune verso la nazione latinoamericana.

Da allora le pagine di "El País" sono state piene di articoli indegni, infondati, alcuni elaborati dalla sede centrale ed altri dal corrispondente a L'Avana, Mauricio Vicent, che in varie occasioni ha falsato la realtà che Cuba vive e che, senza dubbi, ben conosce quello che ha fatto e fa il popolo di quest'Isola, in mezzo ad una crisi economica, commerciale e finaziaria che gli Stati Uniti impongono da mezzo secolo.

Il corrispondente di "El País" a L'Avana ed il suo giornale tacciono tutte le violazioni dei diritti umani che soffrono Adriana Pérez e Olga Salanueva, mogli di Gerardo Hernández e René González, due dei cinque cubani antiterroristi che sono ingiustamente reclusi da più di undici anni.

Il quotidiano spagnolo vergognosamente si autotitola "di sinistra", e non ha mai dedicato una sola linea a questo tema.

Mauricio Vicent, che vive a L'Avana da molti anni, sa molto bene quanti cubani sono stati vittime delle continue aggressioni terroriste contro l'Isola, finanziate e orchestrate da Washington e dai seguaci di Miami, ed anche da Madrid. Ugualmente sa chi sono i detti "dissidenti",che vivono e mangiano con i finanziamenti che ricevono dagli USA e da altri Stati europei che si prestano a fare il gioco di Washington.

Il suo corrispondente a L'Avana ed "El País" non hanno mai scritto una linea su tutto questo, perché il loro obiettivo è stato tradizionalmente attaccare Cuba e screditare la sua Rivoluzione, venendo meno ai più elementari principi del giornalismo d'essere obiettivi e sinceri.

Per questo coincido con Atilio Borón che segnala la bassezza morale dei media come "El País" ed altri simili, che pongono il loro immenso potere mediatico formatore e deformante delle coscienze al servizio delle cause più ignobili.








Pagina inviata da Gioia Minuti
(13 marzo 2010)


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