Cuba

Una identità in movimento

Tina Modotti e Julio A. Mella. Una bellissima storia d'amore

Francesco Vespoli



Nel registro della Parrocchia di Santa Maria delle Grazie di Udine è riportato l'atto di battesimo di Tina Modotti il 27 gennaio 1897:

"Assunta Adelaide Luigia, figlia legittima di Giuseppe Modotti di professione meccanico e di Assunta Mondini, incaricata dei lavori del focolare, entrambi residenti in Via Pracchiuso, 113, nacque il 16 Agosto 1896, oggi battezzata da Don Antonio Cecutti, sagrestano delegato dal parroco sottoscritto. Padrino del battesimo fu Antonio Bianchi, abitante in Via Grazzano, parrucchiere e gli assistenti furono Demetrio Canal, calzolaio, abitante in Via S. Lazzaro e Lucia Mondini, domiciliata in Via Pracchiuso 113, governante... "

Nel 1905 il padre emigrò con la figlia maggiore, Mercedes, in America. La madre e gli altri figli si fermarono ad Udine. Al principio avevano vissuto dei loro risparmi, del denaro che il padre aveva guadagnato in Austria, tra il 1898 e il 1905. Poi, le cose si fecero più difficili, il padre non aveva inviato ancora denaro dall'America e così la madre, come gli altri figli, iniziarono a lavorare a Udine. Tina in particolare, all'età di dodici anni, lavorava dodici ore al giorno in una fabbrica di tessuti, avendo cinque fratelli e sorelle di minore età da accudire. Aveva appena fatto in tempo a ultimare le elementari.

Tina Modotti. Hollywood, 1919Finalmente nel gennaio del 1920 la famiglia si potè riunire in America e stabilirsi in California, dopo 15 anni. Nonostante la famiglia subisse difficoltà economiche e vivesse nella povertà, Tina aveva una grande ricchezza culturale, per cui, mentre il padre suonava la chitarra e declamava versi, lei seguiva il teatro da loro creato per gli operai italiani.

Anche se con la sola frequenza delle elementari, Tina era una autodidatta eccezionale, affamata di arte, di cultura e di fotografia, quest'ultima appresa da uno zio che aveva lo studio fotografico ad Udine. Per la sua straordinaria bellezza, fu anche modella ed in seguito, imparando la tecnica fotografica, fu richiestissima ad Hollywood per immortalare gli artisti.

In seguito andò in Messico e con le sue foto ricostruì la storia del popolo messicano in rivolta, entrò nel Partito comunista messicano, fondò il comitato Sacco e Vanzetti, sostenne il Nicaragua di Sandino e agì a vari livelli nel Soccorso Rosso Internazionale. Mosca, Berlino, Madrid e altre città rappresentano un crescendo della sua attività come attivista politica e come fotografa.


Una bellissima storia d'amore

Nell'estate del 1927 fu necessario intensificare sia in Messico come nel resto del mondo la campagna per salvare Sacco e Vanzetti. Le attività febbrili dei suoi avvocati, le confessioni del portoghese Maderiras, il movimento mondiale di solidarietà, niente aveva impressionato il tribunale degli Stati Uniti. Tutto indicava che "un assassinio per la giustizia" era inevitabile. Tra quelli che in Messico si impegnavano in manifestazioni contro l'imminente esecuzione dei due anarchici italiani, si potette ascoltare dalle tribune un nuovo oratore. Era un uomo di 23 anni che ammaliava gli uditori con il suo pensiero chiaro e le sue precise parole. Si chiamava Julio Antonio Mella (1903-1929), cubano che viveva in Messico dagli inizi del 1926.

Nel 1925 aveva fondato nella sua patria la Lega Antimperialista e successivamente con altri, il Partito Comunista di Cuba. Nel novembre dello stesso anno il dittatore Gerardo Machado aveva ordinato di incarcerarlo per "attività terrorista". Il suo nome fece il giro del mondo quando il 5 dicembre 1925 iniziò uno sciopero della fame che durò 18 giorni. Alla fine una manifestazione di protesta e l'annuncio di uno sciopero generale da parte degli operai cubani, obbligarono Machado a rimetterlo in libertà.

Si temette una vendetta del dittatore per questa disfatta e così, nel gennaio 1926, Mella si vide costretto a lasciare Cuba per il Messico, attraversando tutto il Centroamerica. Nel suo paese di esilio fu subito nominato membro del Comitato esecutivo della Lega Antimperialista e del Partito Comunista. Mella era sposato, sua moglie Oliva Zaldivar, non aveva una grande comprensione per le idee di suo marito e la relazione tra i due presto finì.

Vittorio Vidali. Foto: Tina Modotti, 1927Pochi giorni dopo, il 22 agosto 1927, giorno della esecuzione di Sacco e Vanzetti sulla sedia elettrica, venne in Messico un italiano, il cui nome non era estraneo a Tina, poiché lo conosceva a causa della sua attività nella Lega Antifascista. Si faceva chiamare Enea Sormenti; il suo vero nome era Vittorio Vidali. Era nato nel 1900 a Trieste... Per molto tempo era stato molto attivo politicamente negli Usa e, quando lo obbligarono a lasciare quel paese, Elena Stassova, la segretaria del Soccorso Rosso Internazionale, lo consigliò di recarsi in Messico per rafforzare l'organizzazione in quel paese e in tutto il Centroamerica. Doveva collaborare strettamente con Mella, che aveva ricevuto lo stesso orientamento da parte della Stassova.

Il primo incontro tra Mella e Tina, avvenne in un giorno di giugno del 1928 quando, al sesto Congresso Mondiale dell'Internazionale Comunista, Mella occupava l'incarico di Segretario del Partito Comunista del Messico, in rappresentanza di Rafael Carrillo.

Roendo Gómez Lorenzo, all'epoca redattore di El Machete, cosi descrisse l'incontro:

"Alla fine dei lavori, invitai Tina a prendere un caffè. Julio stava per recarsi in biblioteca e così invitai anche lui ma non accettò l'invito dicendo che era molto occupato. Andammo con Tina al caffè Cantón in calle Bolivar, dove dopo un quarto d'ora comparve Julio Antonio".

"La porta dell'ufficio era chiusa a chiave — disse — ho ancora da scrivere con la tua macchina... "

"Gli risposi che visto che c'era poteva bere un caffè con noi. Fu così che i due iniziarono a conversare".

Quel giorno dell'estate 1928 tra Tina e Mella nacque il famoso amore a prima vista. Anni dopo in Spagna Tina confidò ad una sua amica:

"L'incontro con Mella mi aveva tanto confuso che mi sentivo incapace di pronunciare una sola parola, ero come paralizzata e non potevo ragionare normalmente".

Julio Antonio Mella. Foto: Tina Modotti, 1928I due diventarono inseparabili. Gli sforzi fatti da Tina per resistere a questo amore erano a conoscenza di tutti quelli che la frequentavano. La relazione con Mella fu molto passionale, molto più forte della sua volontà di essere fedele a Xavier Guerrero, all'epoca suo marito, partito per una lunga permanenza a Mosca.

Il fatto che si stava innamorando le causò una specie di trauma, era una persona assolutamente onesta e non credeva che il marito meritasse questo tradimento.

Mella non riuscì a stare lontano da Tina, e in ogni occasione ne parlava con i suoi amici...

Tina si faceva negare, non voleva informare il marito con una lettera, non voleva metterlo di fronte a fatto avvenuto. Mella non demordeva e in molte occasioni chiedeva a Tina di prendere una decisione. In luglio, alla vigilia della sua partenza per Mosca Vidali ricevette una telefonata da Tina:

"Da sei mesi il mio compagno che tu conosci è andato a Mosca ed è chiaro che prima di tre anni non ci vedremo. Però è successo altro... mi sono innamorata di qualcuno che conosci bene: di Julio Antonio. Egli sta preparando il suo divorzio e mi ha chiesto di vivere insieme".

Tina era sempre indecisa. Agli inizi di settembre, Mella partì per Veracruz, ove voleva ultimare i preparativi per un viaggio a Cuba. Lo sbarco nell'isola doveva essere il segnale per una nuova rivolta armata. Julio sapeva che avrebbe avuto tutta l'approvazione di Tina per questi suoi propositi e allo stesso tempo Tina sapeva che Mella era ossessionato dall'idea di voler abbattere il dittatore cubano e che tutti i suoi pensieri e le sue azioni giravano intorno a questo punto, sapeva che si era recato molte volte con i suoi amici in un campo per esercitarsi all'utilizzo delle armi.

Pochi giorni dopo la partenza di Julio per Veracruz, Tina ricevette la seguente lettera:

Veracruz, 11 settembre

Mia cara Tinissima:
Può essere che questa lettera sia una imprudenza, perché ciò che abbiamo dentro sento che ti fa paura. Come se l'amarci fosse il crimine più grande. Nonostante gli impedimenti, niente è più giusto, naturale, necessario per la nostra vita che l'amore. Non sono riuscito a cancellare la tua figura per tutto il viaggio. Ti vedo a lutto come abito e spirito, nel darmi il tuo ultimo saluto ma, come affetto venire verso di me. Sento tuttora le tue parole che mi carezzano i capelli. Quando sono giunto ai Tropici ed è iniziata la festa del calore con la selva e il cielo azzurro, nell'impossibilità di vederti, vedevo in ogni elemento di quel paesaggio, in ogni spazio di luce, quella tua schiena con quei capelli neri sciolti come una bandiera. Bene, Tina, perdonami se non scrivo molto, sono esausto. Credo che sto per perdere la ragione. In questi giorni, ho pensato con troppo dolore e tuttora tengo aperte le ferite causate da questa separazione, la più dolorosa della mia vita. Se ti ho calmata, scrivi. Poni un po' di pace nel mio spirito. Se penso alla mia situazione, mi sembra di essere all'entrata di un cimitero — te lo chiedo serio, tempestosamente — come un atto definitivo, dimmi che senti la stessa cosa. Se risolviamo questo, ho la convinzione che la nostra vita andrà ad essere qualcosa di fecondo e grande. Dimmi chiaramente che non sei disposta ad altre soluzioni. Per me, Tina, ho preso con le mie proprie mani la mia vita e l'ho lanciata sul tuo balcone, complice del nostro amore. Alcune volte ho creduto di essere un bambino e ne ho avuto compassione. Se non è così, spiegami che amore è questo che mi porta alla disperazione. Dimmi quale è la speranza.
Se non desideri vivere in Messico andiamo assieme a Cuba o in Argentina. Tina non sta a me supplicarti, però in nome del nostro amore, dammi qualche certezza, qualcosa che non è fumo. Con me non hai che temere.
Allora va, non ti invio un bacio, perché non ho anima, se non per un ricordo molto affettuoso di mia madre e per queste lacrime che sono cadute sopra i caratteri della macchina da scrivere che hai immortalato con la tua arte.
Saluti camerata.

Al ricevimento della lettera, Tina non ebbe dubbi e trovò la forza per dire la verità a suo marito:

15 settembre

Di tutte, questa sarà la lettera più difficile, più penosa e più terribile che ho mai scritto in tutta la vita. Ho atteso molto tempo prima di scriverla, soprattutto perché ho voluto essere molto sicura delle cose che vado a dirti e secondo perché ti anticipo quale sarà il terribile effetto che questo avrà su di te.
Necessito di tutta la calma e la serenità di spirito che ho per spiegartelo chiaramente, senza ambiguità e soprattutto senza emozionarmi, cosa che è inevitabile se mi permetto di pensare a quello che questa lettera rappresenta per te.
Xavier, a volte, quando penso al dolore che sto per darti, mi sento un mostro più che un essere umano; e sono sicura che penserai la stessa cosa. In altri momenti vedo me stessa come una povera vittima di un destino terribile, con una forza sconosciuta che opera sopra di me, a mio vedere, per il modo come vivo. Però sono la prima a respingere elementi come "destino" o "forza sconosciuta", etc. Ed allora, che chiedo? Chi sono? Perché mi comporto in questo modo? Credo sinceramente di avere fondamentalmente buoni sentimenti e di avere sempre tentato di fare il bene degli altri, prima ancora di pensare a me, di non essere crudele per le crudeltà ricevute.
La prova sta che quando cerco di esserlo come ora con te, sto soffrendo (forse più di te) per le conseguenze.
Però è tempo di dirti ciò che devo dire: amo un altro uomo. Io lo amo e lui ama me e questo amore ha reso possibile qualcosa che credevo non potesse mai succedere: che ha dichiarato di amarmi.
Xavier, potrei raccontarti ampiamente tutta la storia di questo amore, come è iniziato, come si è sviluppato, come è giunto il momento in cui ho deciso di raccontartelo; come ho lottato con me stessa per staccarlo dalla mia vita (ti giuro che a volte ho pensato al suicidio ma, anche se desiderato, poteva essere una cotardia). Potrei raccontarti, in breve tutte le torture causate per questo terribile dilemma che ho affrontato.
Ho pensato a tutto specialmente a te (sono sicura questo non ti offenderà). Ho pensato a più di un effetto che questo passo può provocare sull'azione rivoluzionaria.
Questa è stata la maggiore preoccupazione, oltre a quella che ho per te. Bene, sono giunta alla conclusione che vada come vada, con te o con un altro, qui o in altra parte, la mia piccola utilità per la causa — la nostra causa — non soffrirà, perché il lavoro per la causa non è in me, l'effetto o il risultato di amare un rivoluzionario ma, una convinzione profondamente radicata.
Su questo ti debbo tanto Xavier. Tu fosti quello che mi aprì gli occhi, tu fosti quello chi mi aiutò quando il suolo su cui si basavano le mie vecchie convinzioni, iniziò a crollarmi sotto i piedi. E pensare che per tutto l'aiuto che mi hai dato, è così che ti sto pagando...

L'unica risposta che Tina ebbe fu un telegramma:

RICEVUTO TUA LETTERA. ADDIO. XAVIER GUERRERO.

Il progetto dello sbarco a Cuba fu abbandonato a causa di un tradimento. Al ritorno da Veracruz, Mella si stabilì a casa di Tina con le sue poche cose. Così iniziò la vita in comune, vita che andavano a legalizzare appena pronto il divorzio tra Mella e Oliva Zaldivar.

Tutti gli amici si resero subito conto che quei due erano fatti l'uno per l'altra, del sentimento profondo che li univa, dall'estraniarsi dal mondo che girava loro intorno, quando erano nella loro intimità.

L'amore non solo arricchì la propria relazione ma, migliorò i contatti con gli altri. Si realizzò infatti che o insieme o separati continuavano il loro incessante lavoro per la causa comunista. Lo facevano con doppia energia.

Questo permise qualcosa che poche volte si ottiene con tanta perfezione: l'assoluta armonia nella felicità personale e nel compromesso sociale. Comunque anche se le attività politiche limitavano le ore di intimità, non aspettavano altro che il momento di estraniarsi dal mondo e vivere esclusivamente per il loro proprio amore senza rimorsi di coscienza.

La porta del loro piccolo appartamento era sempre aperta per gli amici. Molte volte ospitavano cubani che erano scappati dall'inferno machatista e che non avevano casa in Messico.

Non si mangiava con regolarità, ma quello che avevano era a disposizione degli ospiti. Quello che non mancava mai, a cui Tina teneva particolarmente era un bicchiere di vino rosso.

Nessuno dei due aveva grandi entrate economiche, quasi tutto quello che guadagnavano lo davano al partito. I compagni che avevano problemi finanziari sapevano di poter contare su Tina, una delle sue grandi virtù.

Mai tra loro vi è stata una frase volgare, una parola, un gesto... Tina era tranquilla e dolce. Julio da parte sua era molto nervoso. Il suo nervosismo, il suo contagioso entusiasmo, affascinava immediatamente chi lo ascoltava. Quando conversava, anche se con poche persone, si notava che era un oratore nato, ai monologhi preferiva il dialogo, ove sempre predominava. Era un marxista-leninista incondizionale. Tutte le altre cose per lui non avevano importanza. Il fuoco che era dentro quest'uomo, doveva aver esercitato una grande attrazione per Tina.

I due erano legati oltre che per la loro comune ideologia, il grande amore, anche per la presenza fisica di Mella, alto più di un metro e ottantasei centimetri. Non era grosso, ma semplicemente forte. Il suo fisico e la sua condotta impressionavano Tina.

Inoltre vi era un particolare da non dimenticare: Tina era italiana e gli italiani sono molto passionali. In questo Tina non faceva eccezione.

In pubblico erano incredibilmente discreti. Quando una persona è innamorata si nota subito. Il caso di Julio e Tina era diverso: quando erano in compagnia di altri, parlavano, senza mai smettere, delle proprie idee, del proprio lavoro, cosa che per altre persone poteva causare stanchezza, ma non per loro: mai in pubblico si sono scambiati moine e tenerezze da innamorati.

Mella si adattava molto alla sensibilità di Tina. Quando Tina era in strada lavorando con la sua macchina fotografica, al rientro a casa, se Julio era uscito per una riunione di lavoro o per andare all'Università, trovava sempre un segno di amore, una lettera, un biglietto con queste parole:

"Ti ho attesa, devo andare, lascio un fiore al mio posto".

Quando assieme passeggiavano per la città, Tina solitamente portava la sua macchina fotografica, cercando soggetti o situazioni interessanti da riprendere; in questo era aiutata da Mella che le dava supporto e consigli. Allo stesso modo Tina collaborava con Julio, trascrivendo le sue lettere, come una buona segretaria. In cucina si sforzava di dare un gusto cubano ed era sempre pronta come padrona di casa nell'ospitare cubani che venivano in qualsiasi ora del giorno o della notte. Quando a casa, durante le riunioni i profughi cubani parlavano con Julio delle persecuzioni che avevano sofferto a Cuba, ella restava in silenzio e quando aveva il minimo sentore che preferivano restare soli, andava nella sua camera oscura.

Nel celebrare la nascita dell'anno 1929, un gruppo internazionale formato da messicani e da rifugiati politici del Centroamerica, organizzò una notte cubana al club ebreo nella capitale messicana. Tina e Julio erano tra gli ospiti.

Il club ebreo, nel dare la disponibilità della sala aveva posto una sola condizione: deve essere una manifestazione apolitica, senza esibizione di alcun tipo di bandiera.

Durante la notte però, un cubano chiamato Amaral, che si faceva passare per esiliato politico, anche se si sospettava fosse un agente provocatore, tentò di porre una bandiera cubana su di una parete.

I suoi compatrioti fecero presente che questo era un atto contro gli accordi presi e ad una sua opposizione, Mella intervenne staccando la bandiera dalla parete.

La notte trascorse senza incidenti e quando per la mezzanotte tutti brindarono al nuovo anno, non si sospettò che quell'episodio avrebbe avuto gravi conseguenze.

La notizia dell'incidente nel club ebreo arrivò immediatamente a Cuba e Mella fu accusato di aver disprezzato e offeso in pubblico tutta la nazione cubana.

La notte del 13 Gennaio 1929 si riunì la direzione del Soccorso Rosso per fondare un Comitato per "L'Edificio Emiliano Zapata". Mediante una grande colletta si pensava di costruire una casa rifugio per i figli dei militanti assassinati o perseguitati.

Al termine della riunione Tina andò all'ufficio del telegrafo per inviare un telegramma di Mella destinato a Cuba, mentre quest'ultimo andava ad un appuntamento con un suo compatriota José Magrinot. Questo sosteneva di essere preoccupato per la vita di Julio, dicendo che in Messico erano arrivati degli emissari di Machado per ucciderlo.

Magrinot non era considerato una persona fidata e più volte sia Tina che altri amici avevano detto a Mella di stare attento, di non fidarsi, di non uscire con lui se non con altri amici sicuri.

A pochi passi dalla sua casa Tina sentì due spari quasi simultanei, il tempo di uscire in strada e vedere Julio ferito correre verso di lei. Lo raggiunse nel momento in cui Julio, ormai ferito a morte si accasciò al suolo.

Prese la sua testa tra le mani, vide le labbra che si muovevano e Julio le disse:

"Magrinot è responsabile di questo... Muoio per la rivoluzione".

Per Tina furono momenti, ore, giorni terribili, l'interrogatorio della polizia, la raccolta delle sue cose, i preparativi per il funerale. Non ebbe che pochi attimi per carezzarlo l'ultima volta, poi il corpo fu portato alla sede del partito, per ricevere i dovuti onori che spettano ad un martire rivoluzionario. Mella per lei non era solo il compagno, l'esempio, il combattente, l'oratore esemplare, l'agitatore e l'organizzatore. Era stato il grande amore della sua vita.

Il 20 gennaio 1929 un giovane collaboratore di El Universal Illustrado, Cube Bonifants, pubblicò il seguente poema:

Asesinaron al hombre a quien amaba
mientras iba cogida de su brazo.
No se tiró de los cabellos
no gritó
no se abalanzó, furiosa, ante el cadáver
no dijo, con voz destemplada,que para qué queria la vida
durante el velorio, no apareció vestida de negro
no tuvo ataques
no lloró ruidosamente sobre el autád
no se quejó de su suerte
no increpó al asesino
durante el sepelio,no iba apoyada en nadie
no llevaba velo
no sollozaba
parecia que no podia más
no se empenaba en mostrarse abatida
el féretro descendió a la tierra
no gritó
no trató de arrojarse a la tumba
no se destrozó el traje
no se quedó desvanecida
al día siguente, no guardó cama
no aseguró que todo habia acabado para ella
ni dijo que había envejecido diez anos
no exclamó que deseaba morir:
Pero la gente, demasiado acostumbrado a teatrazizar el
Dolor
opinó: esta mujer no tiene corazón.

Il 10 febbraio la Lega Antimperialista e il Comitato pro Mella organizzarono un incontro che durò sei ore. Il coro del club russo cantò l'inno "Victimos inmortales", si proiettò il film "Octubre" e Tina fu l'oratrice principale della notte:

"Nella persona di Mella, assassinarono non solo un nemico del dittatore cubano ma, il nemico di tutte le dittature. Machado, una caricatura di Benito Mussolini, ha commesso un nuovo crimine. La sua morte fa tremare i suoi assassini e rappresenta per quelli lo stesso pericolo come nella sua vita da combattente... questa notte, un mese dopo il cotardo assassinio onoriamo la memoria di Mella promettendo di seguire il suo cammino fino ad ottenere la vittoria di tutti gli sfruttati della terra. In questo modo lo ricordiamo come egli avrebbe preferito: non piangendo ma, lottando... "

Era più di un discorso politico, per Tina fu una promessa e un programma.

Tina continuò la lotta comunista sia in Messico che in Nicaragua con il rivoluzionario Sandino, per poi ritornare in Messico. In questo periodo nonostante numerose offerte e incarichi di lavoro che ricevette come fotografa e artista, dedicava sempre più tempo alla lotta.

Il 24 febbraio 1930 la Delegazione Reale Italiana in Messico telegrafò a Roma:

"Tina Modotti, attivista della locale Lega Internazionale Antifascista è implicata nei recenti disturbi comunisti in questo paese, è stata arrestata per il fallito attentato contro il Presidente della Repubblica. Espulsa dal paese ha dichiarato di voler andare in Germania... "

Il 24 febbraio 1930 Tina partì effettivamente da Veracruz con la nave olandese Edam, diretta in Germania. Vi fu un primo scalo con sosta di otto giorni nel porto di New Orleans, poi la nave partì per il prossimo scalo: La Habana, con una sosta di tre giorni. Tina sbarcò ma venne arrestata e trattenuta per tre giorni nella Fortezza "La Cabaña". La scena che seguì quando espulsa da La Habana, per salpare con la nave verso Rotterdam fu di una scenografia e di una commozione unica. Centinaia di barche con migliaia di donne, operai, studenti, marinai accompagnarono Tina seguendo la scia della nave e lanciando fiori in mare, per mostrare il loro amore verso la compagna di Julio Antonio Mella.

Dall'arrivo a Rotterdam, a Berlino, Mosca, Parigi, la guerra civile in Spagna, Tina non si fermò un attimo. I suoi impegni verso il Partito Comunista, il Soccorso Rosso e contro ogni tipo di dittatura la accompagnarono sempre, nei suoi viaggi, nella sua intensa e breve vita.

Il 5 gennaio 1942 dopo un breve malore, morì in Messico.


Un ricordo di Pablo Neruda

Tina Modotti ha muerto.
Tina Modotti, Hermana, no duermes, no, no duermes:
tal vez tu corazón oye crecer la rosa
de ayer. La última rosa de ayer, la nueva rosa.
Descansa dulcemente, hermana.
La nueva rosa es tuya, la nueva tierra es tuya:
te has puesto un nuevo traje de semilla profunda
y tu suave silencio se llena de raices
No dormirás en vano, hermana.
Puro es tu dulce nombre, pura es tu frágil vida:
de abeja, sómbra, fuego, nieve, silencio, espuma;
de acero, linea, polen, se construyó tu férrea,
tu delgada estructura.
El chacal de la alhaja de tu cuerpo dormido
aún asoma la pluma y el alma ensangrentadas
como si tú pudieras. hermana, levantarte
sonriendo sobre el lodo.
A mi patria te llevo para que no te toquen,
a mi patria de nieve para que a tu purezza
no llegue el asesino, ni el chacal, ni el vendido:
allí estarás tranquila.
Oyes un paso, un paso lleno de pasos, algo
grande desde la estepa, desde el Don, desde el frio?
Oyes un paso firme de soldado en la nieve?
Hermana, son tus pasos.
Ya pasarán un día por tu pequena tumba,
antes de que las rosas de ayer se desbaraten;
ya pasarán a ver los de un día, manana,
donde está ardiendo tu silencio.
Un mundo marcha al sitio donde tú ibas, hermana.
Avanzan cada día los cantos de tu boca
en la boca de pueblo glorioso que tú amabas.
Tu corazón valiente.
En las viejas cocinas de tu patria, en las rutas
polvorientas, algose dice y pasa,
algo vuelve a la llama de tu adorato pueblo,
algo despierta y canta.
Sos los tuyos, hermana: los que hoy dicen tu nombre,
los que de todas partes del agua, de la tierra,
con tu nombre otros nombres callamos y decimos.
Porque el fuego no muere.
Pablo Neruda


Testo tratto da: CHRISTIANE BARCKHAUSEN-CANALE, Verdad y leyenda de Tina Modotti (La Habana, Casa de las Américas, 1989)


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