Oggi il giorno incominciò piovoso, da ieri nel pomeriggio piove nell'ovest e nel centro del nostro arcipelago. Dopo una serata in cui l'irrispettosa ingerenza pubblica del mandatario degli Stati Uniti indignò il nostro popolo, leggiamo le notizie ed i messaggi di differenti parti del mondo.
Ascoltiamo le dichiarazioni contro l'ingerenza dell'imperatore Bush. Si pronunciano a beneficio della Dichiarazione di Cuba, i fratelli del Perù, Cile, Bolivia, Argentina, Venezuela, Ecuador, Messico e degli stessi Stati Uniti, tra gli altri.
Bush ha commesso un altro errore grave, l'ignoranza, la frustrazione, e la sua prepotenza, hanno trovato la risposta del nostro Cancelliere Felipe Perez Roque che ha concesso una conferenza stampa ai giornalisti nazionali e stranieri. Nel suo discorso, la continuità dell'esempio dei giorni luminosi dell'ottobre del 1962.
Nella sua voce Cuba ha sottolineato dodici Punti a Bush. Nel primo dice che il Governo degli Stati Uniti deve rispettare il diritto dei cubani alla loro indipendenza, alla loro sovranità, il diritto dei cubani alla libera determinazione. Bisogna rispettare il diritto dei cubani ad avere le loro istituzioni, il loro sistema politico, le loro leggi.
Nel secondo espressa che il Governo degli Stati Uniti deve cessare immediatamente la sua politica di aggressioni e minacce contro Cuba. Sono troppo inutili. Si schiantano contro il nostro coraggio e la nostra determinazione di essere un popolo libero.
Oggi, il 25 ottobre, si sono pubblicate sul periodico Granma, le parti essenziali del discorso aggressivo di Bush, e la dichiarazione ufficiale del Governo di Cuba, con il titolo: "La parole d'ordine è coraggio!".
Il popolo sta attento alle notizie, agli avvenimenti, segue la sua vita normale, ma sta all'erta. Negli incontri del mattino dei collettivi dei lavoratori, degli studenti e degli universitari, si sono condannate le parole offensive di Bush. Gli operai hanno manifestato che la migliore risposta è incrementare la produzione e la qualità delle loro opere, sempre allerta per il combattimento. Differenti personalità della cultura, dello sport e delle scienze, si sono manifestati indignati contro le provocazioni di Bush.
Questo breve commento, sui due ultimi giorni di ottobre lo culmino con tre frammenti della parte finale della Conferenza del Ministro degli Affari Esteri di Cuba, Felipe Perez Roque, pronunciati ieri, vigilia della commemorazione del 45° anniversario della Crisi di Ottobre del 1962. L'atto nazionale si celebrò nel Museo Nazionale di Playa Giron e si trasmetterà questo pomeriggio sulla Televisione Cubana.
"Noi reagiamo con indignazione, ma con serenità. Non minacciamo, ci prepariamo. Non ostentiamo, non ci vantiamo, manteniamo la nostra rotta. Non c'è - e lo ripeto qui oggi - forza umana né naturale nel mondo capace di fare desistere i cubani dai loro sogni di giustizia, di libertà e di indipendenza. Siamo una Rivoluzione vittoriosa, bisogna rispettarci, ci siamo guadagnati il rispetto del mondo".
"Cosicché respingiamo, una per una, ogni parola di minaccia e di ricatto contro Cuba, ogni frase piena di odio, e diciamo al Presidente dei gli Stati Uniti che quello che sta arrivando è il giorno in cui il popolo degli Stati Uniti ed il mondo si libereranno di lui, e quello che sta arrivando è il giorno in che noi otterremo che si tolga il bloqueo, e che le sue minacce non ci allontaneranno dal nostro cammino di costruzione di una società più giusta, più umana, più libera, di più socialismo e di più Rivoluzione in questo paese".
"Questo è il messaggio che abbiamo per il presidente imperiale che minaccia con guerre nelle quali lui non partecipa, che minaccia con invasioni che lui ordinerà dalla retroguardia del suo confortevole rifugio; ma che noi, se arriva il momento, affronteremo nella prima trincea insieme al nostro popolo".
Traduzione di Ida Garberi
Pagina inviata da Froilán González y Adys Cupull Reyes
(8 novembre 2007)