Cuba

Una identità in movimento


La capitana Rosa la Bayamesa. Leggenda e simbolo dell'Esercito di Liberazione Cubano

Lázaro David Najarro Pujol


"...nel mio scrigno dei sogni,
conservo alcuni ricordi... "
(Nicolás Guillén)


Non si conosce molto di Rosa Castellanos Castellanos. Ma la necessità di ricordare la stirpe e l'immagine di questa donna guerriera si riassume nelle parole del Poeta Nazionale Nicolás Guillén:


"... Parlare di questa vita perché Cuba non la ignori, fissare il suo ricordo e consegnarlo al rispetto e all'amore per la Patria grata, che sicuramente non ha voluto dimenticarla".


Nella leggendaria Camagüey, specialmente nella Sierra di Najasa, vicino a Santa Cruz del Sur, la capitana Rosa Castellanos Castellanos (Rosa la Bayamesa), sviluppò un intenso e fecondo lavoro dall'inizio della guerra dei dieci anni.

Nata schiava a El Dátil, in provincia di Bayamo, nel 1834, forse in un pagliericcio di un "barracón" di schiavi nella zona più ribelle di Cuba.

Fu lì che manifestò i suoi primi atti di ribellione e s'integrò all'esercito di liberazione dall'inizio della guerra del 1868, che pose termine al silenzio dello sfruttamento coloniale della Spagna nell'Isola.

Era figlia di Don Matías Castellanos y Francisca Antonia Castellanos, schiavi portati dall'Africa, a cui venne assegnato il nome dei loro padroni.


IL CAMMINO DELLA SIERRA

Dopo 30 anni di servitù tra i decreti e le azioni iniziali della guerra dei dieci anni e dopo che i baiamesi incendiarono la città per evitare che cadesse in potere nuovamente dei colonialisti spagnoli, mentre una truppa formata da duemila uomini avanzava sulla città, Rosa liberata dalla schiavitù, decise di seguire i padroni nel cammino del campo della lotta per la libertà, installandosi in una delle Prefetture. S'istaurò sulla Sierra Maestra e poi s'internò nella Sierra di guisa, nella tenuta La Manteca dove s'impegnò in ruoli d'attenzione alle truppe come cuoca, messaggera ed infermiera, perché conosceva i sintomi delle malattie della manigua. Inoltre era sarta.

Quella donna alta e forte venne soprannominata la Bayamesa e organizzò ospedali da campo, impugnò il machete e il fucile con grande destrezza nelle sue incursioni di guerra. S'installò anche nella fattoria La Caridad de Dátil e partecipò, a el Jigüe, a distinti scontri armati.

Rosa si legò a José Florentino Varona Estrada, ex schiavo negro, con cui s'incorporò alla guerra indipendentista dal 1868 al 1878.

Gilberto Toste Ballart, nel suo libro "Reeve, el Inglesito", conferma che nel 1873 [...] operava molto bene nella regione di Najasa un ospedale cubano fondato e diretto personalmente da Rosa Castellanos [...] e che i suoi primi compiti con le truppe dei mambí furono d'aiutare medici e sanitari a curare i feriti. Poi stabilì dispensari ambulanti e organizzò infine un buon ospedale a San Diego del Chorrillo, nel cuore della "manigua", dove curava i patrioti.


L'INSIGNE CAPITANA DELL'ESERCITO DI LIBERAZIONE

Il Maggior Generale Máximo Gómez, la visitò nel rustico ospedale nel 1873, elogiò il suo lavoro e le disse:


"Sono venuto con i miei aiutanti per conoscerti; di nome tutti ti conoscono per via delle tue nobili azioni e i grandi servizi che presti alla Patria".


Il Generalissimo la chiamava


"... la sua cara amica Rosa".


Il Poeta Nazionale di Cuba, Nicolás Guillen, scrisse di questa capitana, amica di suo padre, che


"... portava le sue insegne con lo stesso decoro e la stessa proprietà del più coraggioso degli uomini".


Il patto di del Zanjón non fu mai accettato dalla coraggiosa mambí; Rosa mantenne sempre vivo lo spirito di Baraguá, ma alla fine della guerra ritorno a casa in calle San Isidro número 22, a Camagüey (oggi Rosa La Bayamesa 155), accompagnata dal marito José Francisco Varona, ribelle come lei.

Il 1º Giugno del 1895, La Bayamesa, a 62 anni, si unì alla lotta della guerra concepita da José Martí e di nuovo curò malati e feriti, creando il suo ospedale con tronchi e foglie di palma e fornendolo di 90 letti costruiti con pali di legname.

Fu Máximo Gómez, che chiese alla Bayamesa d'installare e amministrare nuovamente l'ospedale, battezzato con il nome di Santa Rosa, a Najasa che non fu mai assaltato grazie alle ferree misure di protezione e vigilanza. Come un soldato, quando i malati le lasciavano tempo a disposizione, copriva i turni nelle fila dei combattenti, caricava le armi, sparava e maneggiava il machete con grande destrezza.

Quando il Generalissimo le disse di prendere dodici uomini e iniziare la costruzione dell'ospedale, lei gli r¡spose:


"Grazie, me ne bastano due".


Nel giugno del 1896, nel luogo noto come Providencia de Najasa, Rosa fu ricevuta da Gómez, che dopo un abbraccio fraterno le assegnò i gradi di Capitana dell'Esercito di Liberazione di Cuba, la sola donna che ebbe questo grado in tutta la guerra.


POVERTÀ, MALATTIA E MORTE DELL'EROINA

Dopo il grottesco intervento degli yankee nella lotta del popolo cubano contro il colonialismo e dopo l'instaurazione della Repubblica del 20 maggio del 1902, la Bayamesa in una cornice di povertà e di forte delusione, continuò a lavorare curando la popolazione.

Malata di cuore e relegata nell'anonimato, il Municipio le assegnò una pensione di 25 pesos al mese, ventuno giorni prima della sua morte.

Rosa fece un testamento nel quale designava come erede universale dei suoi scarsi beni Nicolás Guillén Urra — padre del Poeta Nazionale cubano — in una sorta d'annuncio della continuità della sua vita rivoluzionaria.

Il bambino Nicolás , hanno scritto, visse nella leggenda della miracolosa e rivoluzionaria schiava bayamese negra e la sue opere nella maturità furono sempre permeate dai ricordi dell'infanzia. E non è quindi casuale che il grande poeta includa il tema negro nella poesia cubana e che la sua opera più alta — Songono Cosongo — rifletta questo topico.

Rosa Castellanos Castellanos, morì a 73 anni a Camagüey, il 25 settembre del 1907, e il suo cadavere fu esposto nella cappella ardente del Salone delle Sessioni del Municipio di Camagüey: il suo funerale fu un'imponente manifestazione di dolore e patriottismo, perché tutto il popolo, il vero popolo, spontaneamente accorse alla cerimonia.

Anni dopo, i resti mortali della grande Rosa la Bayamesa stavano per essere gettati nell'ossario comune, ma il comandante Ramón A. Cisneros y Zayas, che aveva amministrato il lavoro di quella donna spartana nella guerra d'indipendenza ed era un visitatore dell'ospedale, intervenne a tempo e fece raccogliere la preziosa reliquia, che fu consegnata al Centro Territoriale dei Veterani dell'Indipendenza e nel dicembre del 1926 si deposero quei resti nel Mausoleo dell'Associazione.

Per trenta ore i cittadini depositarono fiori e diedero un ultimo omaggio affettuoso e ammirato.


UNA MAESTOOSA STATUA EQUESTRE

Monumento a La BayamesaIn onore di Rosa Castellanos Castellanos, nel quartiere che porta il suo nome a Bayamo, si trova una statua equestre, in un complesso monumentale, in suo onore, opera della sculture Alberto Lescay Terencio.

La statua è fusa in bronzo ed è alta sei metri: mostra l'eroina mambí con il machete semisguainato, un cappello di foglie di palma, un turbante ed altri elementi riferiti al suo lavoro d'infermiera.

Assicura Lely Costa Acoña, amministratrice del Parco, che questo è l'unico monumento equestre dell'America latina dedicato ad una donna e che il secondo nel mondo è quello dedicato ad Anita Garibaldi, che si trova in Italia.


    (Traduzione Gioia Minuti)






Pagina inviata da Gioia Minuti
(25 aprile 2009)


Lázaro David Najarro Pujol


Lázaro David Najarro Pujol, escritor y periodista.
Labora en la emisora Radio Cadena Agramonte de Camagüey.
Autor de los libros Emboscada y Tiro de Gracia,
ambos publicados por la Editorial Ácana de Camagüey.
Editor del Sitio Web: http://camaguebax.awardspace.com/






Camaguebax. La página del escritor y periodista Lázaro David Najarro Pujol


Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo NobiliAntropologo americanista, Roma, Italia

© 2000-2009 Tutti i diritti riservati — Derechos reservados

Statistiche - Estadisticas