Cuba

Una identità in movimento


Parlando con Oliver Stone / Hablando con Oliver Stone

Rolando Pérez Betancourt


Italiano

Le manifestazioni per le strade a favore di Fidel non sono false e se lo fossero si dovrebbe dare un premio a quelle persone, poiché io ho visto il loro viso felice quando si avvicinano a questo dirigente!

Come tutte le mattine, quando posso, cerco notizie che riguardano il cinema e che giungono nella redazione. Dal 52º Festival di San Sebastián che si sta svolgendo in questi giorni provengono informazioni e commenti inerenti a quello che vi si esibisce e di cui si parla. Una delle ultime giornate ha centrato il suo interesse divulgativo sul regista nordamericano Oliver Stone, che ha fatto un salto da Parigi dove sta concludendo il montaggio di una super produzione su Alessandro Magno, lavoro che dura da tre anni, per presentare al di fuori della competenza "Looking for Fidel" ("Cercando Fidel").

In questo documentario Stone centra il suo interesse sulle misure prese a Cuba nel 2003 dopo il sequestro delle imbarcazioni e degli aerei che facevano parte di un piano di destabilizzazione istigato da una legge nordamericana portatrice di morte, che da anni fomenta le azioni violente per viaggiare negli Stati Uniti.

Proprio all'autore di "Platoon", "JFK", "Salvador" e altre pellicole che hanno commosso il mondo del cinema, appartengono le parole iniziali di questo articolo, pronunciate durante una conferenza stampa. I giornalisti hanno detto che Stone era giunto sudato e affaticato per il lavoro di montaggio di "Alessandro", ma anche veemente e pieno di energia parlando di Cuba e dei suo documentari che lo portarono nell'Isola. Il primo documentario, "Comandante", è stato visto nel Festival del Nuovo Cine Latino-americano e non in Nord America, perché la

… censura degli Stati Uniti è giunta a limiti insostenibili.

Una censura che come principale argomento condanna la "seduzione" emanata da Fidel e di cui un regista tanto duro e critico come Stone è stato oggetto e il fatto che l'artista non solo ha rivelato fattori e cose poco conosciute, ma anche elementi puntuali sulla società di Cuba e delle ore decisive che dal suo punto di vista vive l'umanità, perché

… il presidente Bush ha incendiato il mondo.

Più di quaranta pagine, note d'agenzia e versioni lette nella Conferenza Stampa di Stone a San Sebastián mi hanno dato l'opportunità di estrarre una somma delle dichiarazioni che insistono nel riaffermare la sua ammirazione per la Rivoluzione cubana e Fidel e rendono espliciti gli indispensabili "Perché?" dei giornalisti...

Torniamo al principio, nel momento in cui chiedono a Oliver se ha cambiato la sua opinione su Fidel e su Cuba dopo le due pellicole. Lui ha risposto che ha appreso di più sull'uomo che sul paese.

Ho trovato a Cuba una situazione di apertura e di libertà che non ho incontrato in nessun altro posto del mondo. Né nei Caraibi né in Centroamerica. Sono stato con molti leaders mondiali a Panama, El Salvador, Nicaragua e non ho mai visto l'affetto spontaneo per le strade che ho notato a Cuba per Fidel.

Il giornalista chiede ancora:

Le marce e i bagni di massa non le sono sembrati montati?

Stone ha risposto:

Erano assolutamente spontanei! Ho visitato anche gli ospedali e forse lì sì che sapevano che avremmo fatto una visita, ma guardando le espressioni della gente, io so che niente era finto. Sono regista di attori e so quando la gente finge e quando no! Castro mi ha chiesto dove volevo andare e la gente, in forma naturale, si avvicinava a lui. In che paese del mondo succede una cosa cosi?

Dopo aver assicurato che

... ammiro Fidel perché è sopravvissuto a vari presidenti nordamericani che hanno cercato di eliminarlo e anche per la sua fede in se stesso e la sua onestà", il regista ha affermato che è uno dei pochi presidenti mondiali che non ha un centesimo all'estero e ha portato il suo popolo a un livello di educazione molto alto.

Poi Stone si è chiesto:

Vi immaginate Bush, Blair o qualsiasi altro presidente del mondo che si sottopone a un intenso interrogatorio come quello che ha sopportato Castro in "Looking for Fidel?". No! Io non me lo immagino!

E le elezioni nordamericane? La risposta sono le dita incrociate.

Quando Gore ha perso, o meglio quando gli hanno rubato la vittoria, io avevo pensato che stava succedendo qualcosa di forte. George Bush passerà alla storia come uno dei più grandi mali del mondo!

"Che forza ha la cupola nemica di Castro negli Stati Uniti?", gli hanno chiesto.

Per cominciare è stata decisiva la vittoria di Bush contro Gore nelle elezioni del 2000 con tutto l'imbroglio dei voti volati via! È come un polpo i cui tentacoli raggiungono tutto; controlla Internet, le radio emittenti, le televisioni, i giornali. È perfettamente organizzata soprattutto. Domina l'arte della pubblicità negativa e distrugge l'immagine di coloro che considera suoi nemici. Se c'è qualcosa che non piace la denigrano con una campagna di posta elettronica, commenti e articoli. Negli Stati Uniti si pratica la censura e il fatto più triste è che le elezioni in novembre si decideranno di nuovo in Florida. La destra reazionaria di questo Stato, inclusi i nemici di Castro potranno manipolarle di nuovo; è gente cieca nel loro pro-americanismo, disposta ad invadere qualsiasi paese, ad abbattere aerei se lo ritiene necessario. La mia prima pellicola su Castro, "Comandante", venne considerata odiosa e cercarono di ucciderla anche prima della nascita... semplicemente avevano paura!

Quando sono andato in Vietnam ero molto ignorante del ruolo degli Stati Uniti nella vita internazionale. Il mio paese è un complesso industriale militare enorme che include imprese del petrolio e delle risorse energetiche; è un predatore enorme ed è cresciuto sempre più da quando io ero un bambino. Ci sono voluti molti anni per svegliarsi e il Vietnam forma parte di questo mondo. Sembra un incubo alla Kafka!

A proposito della presunta lotta degli USA contro il terrorismo, Stone ha sostenuto che

"Dicono che lottano contro il terrorismo, ma invece lo finanziano!", portando come esempio l'attentato del 1976 contro un aereo della Cubana de Aviación, effettuato da Luis Posada Carriles, che era stato finanziato dagli Stati Uniti e che oggi è libero e fuggitivo grazie allo stesso denaro.

A proposito della questione di fondo della detta dissidenza.

"Io mi chiedo che diritti hanno i dissidenti politici in Guatemala o in El Salvador, dove tagliano loro la lingua se protestano e dove gli arcivescovi vengono assassinati o in altri paesi dell'America Latina dove Gli USA hanno reso turpe la democrazia e imposto giunte militari affini ai loro interessi? Guardiamo le cose dal punto di vista di Fidel Castro. Che succederebbe se aprisse le porte? Che il giorno dopo l'Isola avrebbe la CIA in casa, pubblicando quotidiani e controllando la televisione, comprando la gente coi dollari e facendo in modo di disfarsi di lui con le stesse tattiche brutali che utilizza nel resto del mondo, in Centro America, in Afganistan o nel Golfo Persico. Fidel lo dice nella pellicola "Washington aspetta solo la resa incondizionata dei suoi nemici! È terribile!

Che dice sul blocco?

Se a Bush avessero imposto un embargo come a Cuba, avrebbe immediatamente decretato uno stato di guerra; è ridicolo pretendere che una piccola Isola dei Caraibi costituisca una minaccia alla sicurezza per la gigantesca Unione. L'attuale presidente manca di scrupoli e per vincere in Florida deve sfruttare la "Minaccia Cubana" e non tarderà un secondo a farlo. Non mi sorprenderebbe che in ottobre succeda qualcosa di inaspettato.

Gli Stati Uniti sono più che mai polarizzati?

Sì! Quella del mio paese è una cultura sempre più violenta e negativa, che non va da nessuna parte. A Bush non ha mai interessato il consenso. Nel 2000, dietro lo schermo di conservatore passivo, si nascondeva un radicale pericoloso con una agenda nascosta come disgraziatamente abbiamo potuto constatare. È una vergogna e una tragedia. Il mondo oggi sarebbe completamente differente se non avessero rubato le elezioni a Gore. La sola cosa che fa Bush è gettare legna sul fuoco dei problemi! È uno schiavo e un venduto alle grandi compagnie petrolifere e ai fabbricanti di armi che lo hanno posto lì!

Così stanno le cose oggi... si comincia parlando di cinema e si termina con il tema (globale) del mondo divenuto un barile di polvere da sparo!

L'Avana. 21 settembre 2004




Fonte: http://www.granma.cu/italiano/2004/septiembre/mar21/oliver-it.html

Castellano

Las manifestaciones en las calles en favor de Fidel Castro no son falsas, y si lo fueran, deberían darles el premio Oscar por actuación a esas personas, pues yo he visto sus caras de felicidad cuando se acercan al dirigente.

Oliver Stone. Foto: APComo todas las mañanas que puedo, busco las noticias relacionadas con el cine que llegan a la redacción del periódico. Del 52 Festival Internacional de San Sebastián, celebrándose en estos días, provienen informaciones y comentarios relacionados con lo que allí se exhibe y se habla. Una de las últimas jornadas centró su interés divulgativo en el cineasta norteamericano Oliver Stone, quien se dio un salto desde París — donde concluye el montaje de una superproducción sobre Alejandro el Magno que le ha llevado tres años — para presentar, fuera de competencia, "Looking for Fidel" ("Buscando a Fidel").

En este documental, Stone centra su interés en las medidas tomadas en Cuba en el 2003, después de los secuestros de embarcaciones y aviones que tuvieron lugar como parte de un plan desestabilizador, a instancia de esa ley norteamericana con signo de muerte, que durante años ha propiciado las acciones violentas para viajar a los Estados Unidos.

Precisamente al autor de "Pelotón", "JFK", "Salvador" y otras más que en su momento conmovieron al mundo del cine, pertenecen las palabras que encabezan este trabajo y que fueron recogidas en una conferencia en la que los periodistas coinciden en describir la llegada de un Oliver Stone "sudoroso y fatigado", a causa de las horas dedicadas al montaje de "Alejandro", pero también su vehemente desdoblamiento al hablar de Cuba y de los dos documentales que lo trajeron a nuestro país. El primero de ellos, "Comandante", visto aquí en el último Festival del Nuevo Cine Latinoamericano y no en tierra norteamericana, debido a que

… la censura en Estados Unidos ha llegado a unos límites insostenibles.

Una censura que como principal argumento esgrime "la seducción" de que fue objeto por parte de Fidel un cineasta "tan duro y crítico" como Oliver Stone, y de la que el artista devela no solo factores (y entretelones), sino también elementos puntuales de su sociedad y de las horas decisivas que desde su punto de vista vive la humanidad, debido a que

… el presidente Bush ha incendiado al mundo".

De entre más de cuarenta páginas leídas, despachos cablegráficos y versiones de la conferencia de Stone en San Sebastián, he tratado de extraer el súmmum de unas declaraciones que, si bien insisten en reafirmar la admiración por la Revolución cubana y Fidel, hacen explícitos los indispensables por qué recabados por los periodistas.

Pero volvamos al comienzo de estas líneas, al momento en que a Oliver Stone le preguntan si ha "cambiado su opinión sobre Cuba y Fidel Castro tras las dos películas" y contesta haber aprendido más sobre el hombre que sobre el país:

Me encontré en Cuba con una situación de apertura y libertad que no he encontrado en ningún otro país de la zona, ni en el Caribe ni en Centroamérica. He estado con muchos líderes mundiales en Panamá, El Salvador, Nicaragua y nunca he visto el cariño espontáneo en la calle que he visto en Cuba hacia Fidel.

El periodista quiere más, insiste: "¿Esos paseos y baños de masas no parecían montados?" Y Stone responde:

Eran totalmente espontáneos. Hubo visitas a hospitales y quizás ahí sí que podían haber sabido que íbamos a ir, pero mirando las caras de la gente sé que nada de eso era fingido. Soy director de actores y sé cuándo la gente finge, o cuándo no. Castro me preguntaba por dónde quería que fuéramos, y la gente de forma natural se acercaba a él. ¿En qué país del mundo pasaría esto?

Tras asegurar que

… admiro a Fidel porque es un superviviente; ha sobrevivido a varios presidentes norteamericanos que han intentado acabar con él [y también por] su fe en sí mismo y su honestidad, [el cineasta deja establecido que] es uno de los pocos presidentes mundiales que no tiene un duro en el extranjero y ha llevado a su pueblo a un nivel de educación muy alto.

Siguiente pregunta:

¿Se imagina usted a George Bush, Tony Blair o cualquier otro mandatario mundial sometiéndose al intenso y duro interrogatorio al que usted ha sometido a Castro en "Looking for Fidel?". No, no me lo imagino.

"¿Y de las elecciones norteamericanas qué?" La respuesta llega con los dedos cruzados:

Cuando perdió Gore, bueno, mejor dicho, cuando le arrebataron las elecciones a Gore, yo intuía que algo gordo iba a pasar. El daño ya está hecho y es muy significativo. Rezo para que no vuelva a ocurrir. George Bush pasará a la historia como uno de los grandes malos.

"¿Qué fuerza tiene el lobby anticastrista de Estados Unidos?", le inquieren

Para empezar, fue decisivo en que Bush ganase a Gore las elecciones del 2000 con todo el chanchullo de las papeletas mariposa. La derecha es igual en todas partes, ya sea en Cuba o en Viet Nam. Es como un pulpo cuyos tentáculos lo alcanzan todo. Controla Internet, las emisoras de radio y de televisión, los periódicos. Y sobre todo, está perfectamente organizada. Domina el arte de la publicidad negativa y de destruir la imagen de quienes considera sus enemigos. En cuanto ven algo que no les gusta, te desprestigian con una campaña de correos electrónicos, comentarios, artículos. En Estados Unidos se practica la censura. Y lo más triste de todo es que las elecciones de noviembre se pueden decidir otra vez en Florida, y la ultraderecha de ese estado, incluidos los anticastristas, pueden manipularlas de nuevo. Se trata de gente ciega en su "proamericanismo", dispuesta a invadir cualquier país y derribar aviones si hace falta. Mi primera película sobre Castro, "Comandante", les pareció odiosa, y la mataron casi antes de que naciera. Sencillamente les dio miedo.

¿Viet Nam?

Cuando fui a Viet Nam era muy ignorante del papel que representa Estados Unidos en la vida del mundo. Mi país es un complejo industrial militar enorme que incluye empresas del petróleo y los recursos energéticos. Es un depredador enorme y ha crecido más y más desde que yo era niño. Se tarda muchos años en despertar y Viet Nam forma parte de ese mundo. Es como una pesadilla de Kafka.

Sobre la supuesta lucha de Estados Unidos contra el terrorismo...

"Dicen que luchan contra el terrorismo, pero si ellos lo financian", y puso de ejemplo el atentado en 1976 contra un avión de Cubana de Aviación, llevado a cabo por Luis Posada Carriles, quien contaba con financiamiento de Estados Unidos y hoy se encuentra en fuga, gracias a ese mismo dinero.

Y acerca de "la cuestión de fondo de la llamada disidencia":

Y yo me pregunto: ¿Qué derechos tienen los disidentes políticos en Guatemala, o en El Salvador, donde te cortan la lengua si protestas y los arzobispos son ejecutados, o en otros países latinoamericanos donde Estados Unidos ha torpedeado la democracia e impuesto juntas militares afines a sus intereses? Miremos las cosas desde el punto de vista de Fidel Castro. ¿Qué pasaría si abriera las puertas? Que al día siguiente allí estaría la CIA publicando periódicos y controlando la televisión, comprando a la gente con dólares y procurando deshacerse de él con las mismas tácticas burdas que utiliza en el resto del planeta, ya sea en Centroamérica, en Afganistán o en el golfo Pérsico. Ya lo dice Fidel en la película, Washington solo acepta la rendición incondicional de sus enemigos. Es terrible.

¿Acerca del bloqueo?

Si a Bush le hubiesen impuesto un embargo, como a Cuba, inmediatamente habría decretado un estado de guerra. Es ridículo pretender que una pequeña isla del Caribe constituye una amenaza de seguridad para el gigantesco Estados Unidos. El actual Presidente carece de escrúpulos, y si para ganar las elecciones en Florida necesita explotar la amenaza cubana, no tardará ni un minuto en hacerlo. No me sorprendería que en octubre pasara algo inesperado.

¿Está Estados Unidos más polarizado que nunca?

Sí, la de mi país es una cultura cada vez más violenta y negativa, que no va a ninguna parte. A Bush nunca le ha interesado el consenso. En el 2000, detrás de la pantalla del conservador compasivo, se escondía un radical peligroso con una agenda oculta, como desgraciadamente hemos podido comprobar. Es una vergüenza y una tragedia. El mundo sería hoy completamente diferente si a Gore no le hubieran robado las elecciones. Lo único que hace Bush es echar leña al fuego de los problemas. Es un esclavo y un pelele de las grandes compañías petroleras y de armas que lo han puesto ahí.

Así son las cosas hoy día, se empieza hablando de cine y se termina con el tema (global) del mundo convertido en fósforos, y en barril de pólvora.

La Habana. 21 de Septiembre de 2004




Fuente: http://www.granma.cu/espanol/2004/septiembre/mar21/oliver.html


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