Cuba

Una identità in movimento


Lettera a Liberazione: risposta a Folena

Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba


    14 giugno 2007

Gentile Direttore,

abbiamo letto con attenzione l'articolo dell'onorevole Folena su Liberazione di oggi e ci pare opportuno fare alcune considerazioni su alcuni aspetti del suo intervento.

Il primo, affermato dall'onorevole Folena, lapidario, è che


"... a Cuba non c'è democrazia. Non ci sono elezioni libere. Non c'è un sistema pluralistico".


Parlando di questi argomenti preferiamo iniziare, non dalla eurocentrica idea di democrazia, ma dalla solenne affermazione della Carta di San Francisco che nel giugno 1945 ha dato origine alle Nazioni Unite e che indica nelle peculiarità, nella storia, nelle tradizioni, nelle esigenze e nei bisogni dei popoli la strada maestra per costruire la loro democrazia. Questo è un punto fondamentale, anche quando contraddice la via occidentale e italiana alla costruzione della democrazia.

Nessun sincero democratico può arrogarsi il diritto di stabilire che la democrazia sia solo il confronto elettorale tra due o più partiti. La democrazia può esistere anche attraverso altre forme, tanto è che l'etimologia del termine (nella lingua greca, demos = popolo, krateo = comandare) non contiene affatto alcun riferimento a qualsiasi partito. E non ci risulta che l'onorevole Folena possieda il copyright su questo vocabolo per stabilire lui che cosa sia, o meno, la democrazia.

Non si tratta pertanto di contrapporre sistemi, ma di sforzarci di comprendere che ogni popolo costruisce questa strada come più conviene alla propria storia. Non è giustificazionismo, ma affermazione di un'idea basilare enunciata dalle Nazioni Unite. Cuba e il popolo cubano hanno intrapreso una loro strada, certamente non perfetta, neppure la nostra lo è — ricordiamoci le ultime elezioni politiche — ma è la loro strada che ha un coinvolgimento reale delle persone, che può non piacere all'onorevole Folena e ad altri, ma è la strada liberamente intrapresa dai cubani. La si può criticare, ma non dipingere come una dittatura. Perché questo è falso. Cuba è uno stato di diritto, retto da una Costituzione approvata tramite referendum il 15 febbraio 1976, con voto libero, segreto e diretto.

Come stabilisce la Costituzione cubana, le elezioni si svolgono ogni due anni e mezzo a livello municipale e ogni cinque anni a livello provinciale (le nostre regionali) e nazionale. Il Partito Comunista di Cuba non partecipa alle elezioni e non propone candidati.

Secondo aspetto. Siamo decisamente persuasi che dopo il 1989 anche Cuba sarebbe caduta miseramente, come i vari Stati dell'Est europeo e l'URSS, se il sistema politico cubano non avesse avuto, e tuttora ha, il sostegno popolare. Non bastano le conquiste sociali a difendere un regime oppressivo e negazionista dei diritti civili, politici e umani come quello che goffamente si tenta di rappresentare di Cuba. Non ci pare condivisibile in nessun modo l'affermazione di Folena che dice che a Cuba non esistono i presupposti fondamentali della democrazia. E' veramente eccessiva e dettata da troppo ideologismo che non ha riscontro nella realtà, e chiunque si rechi a Cuba lo può facilmente notare da solo. Certamente esiste un'area di scontento, il blocco statunitense, un macigno enorme che ancora grava su Cuba, riforme economiche perfettibili ecc., sicuramente possono colpire alcuni settori della società. Ma Cuba è un paese fatto di persone in carne e ossa che hanno lottato per la propria libertà e continuano a farlo, commettendo talvolta anche errori, ma la conquista dell'indipendenza e di uno stato sociale, unico nei paesi del Terzo Mondo e in parte anche in quello Occidentale, sono il risultato di una partecipazione e di una condivisione popolare alla Rivoluzione. Altrimenti, ripetiamo, Cuba rivoluzionaria non esisterebbe più dai primissimi anni Novanta.

Allora, non ci pare onorevole Folena, il giusto modo il suo di salire su di una cattedra a dare lezioni di democrazia da parte di chi, nel proprio paese non è mai riuscito a realizzare una profonda riforma sociale dello Stato. Occorre dialogare, anche criticare, ma in uno spirito solidale e mai fare i saccenti e i primi della classe. È un profondo errore eurocentrico che ricorda uno spirito neocoloniale per cui fuori dall'Occidente tutti debbono ascoltare le nostre lezioni.

Terzo aspetto. A Cuba si rimprovera una mancanza di democrazia e di pluralismo politico. Peccato che non si consideri mai il fatto che Cuba non abbia mai vissuto una situazione tranquilla. Cuba non è la Svizzera e ha lo storico problema dell'ingerenza statunitense, fin dai tempi in cui era una colonia spagnola. Anzi, dal 1898 gli Stati Uniti sono diventati i padroni assoluti dell'Isola, concedendo poi, nel 1902, una farsa di indipendenza e di democrazia pluripartitica durata fino al 31 dicembre 1958.

Da quel giorno il problema di Cuba è stato quello di innalzare una diga di fronte a tale ingerenza e questa barriera è costituita dall'unico partito esistente. Questo partito non è assolutamente di ispirazione "sovietica", come si vuol far credere, ma fonda le sue radici nel partito unico ideato da José Martí nel 1892. Gli Stati Uniti in passato hanno avuto gioco facile a penetrare e a dividere l'unità del popolo cubano, come ha ampiamente dimostrato il periodo che precede la Rivoluzione cubana. È l'unità che ha permesso di sviluppare una società che innanzitutto salvaguardi la loro indipendenza, la loro autodeterminazione e il diritto di sviluppare il sistema sociale a loro più congeniale.

Pertanto, onorevole Folena, non cada nell'errore di considerare Cuba un modello politico a cui ispirarsi o di cui parlar male. I cubani non pretendono affatto che il loro sia un modello. Non pretendono affatto di esportarlo. Non pretendono affatto che altri lo condividano. Pretendono unicamente di essere rispettati e che altri non mettano il naso nei loro affari interni.

    Sergio Marinoni, presidente
    Andrea Genovali, vice-presidente


Pagina inviata dall'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
(14 giugno 2007)


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