La Costituzione del 1976 é l’ultima delle sette che sono state in vigore a Cuba da quando nel 1787 nacque negli Stati Uniti la prima Magna Carta del mondo moderno.
Il 15 febbraio 1976 il 97.7% dei cubani ha espresso un pieno sì alla Costituzione Socialista proclamata il 24 di quello stesso mese e guidata dalla volontà dell’eroe nazionale José Martí che la prima legge della Repubblica fosse il culto dei cubani per la piena dignità dell’uomo.
Il primo progetto costituzionale di Cuba é attribuito al riformatore José Agustín Caballero che, agli inizi del secolo XIX , in un testo, chiese l’autonomia per la colonia spagnola di Cuba.
Analogamente agirono Gabriel Claudio de Zequeira, Joaquín Infante e il presule Félix Varela che dalla sua cattedra nel Seminario di San Carlo nella Cattedrale di La Habana sentì il bisogno di promulgare una costituzione così liberale quale la gaditana (di Cadice, Spagna) del 1812 che stabiliva, tra gli altri diritti, un margine di uguaglianza sociale per Cuba.
Sei mesi dopo l’inizio della prima guerra di indipendenza dei cubani, da quanto si apprende da testi storici, l’abitato orientale di Guaimaro servì da scenario, il 10 aprile 1869, per la redazione della prima Magna Carta cubana.
Fatta nella Repubblica in Armi e derivata da una riunione convocata a seguito del fatto che non era stato riconosciuto il mandato del Presidente Carlos Manuel de Céspedes, questa costituzione dava legittimità, durante l’insurrezione, agli estensori (civilisti) della medesima, dato che in quel momento esistevano due governi in armi e con due bandiere come rispettivi simboli.
Con rappresentanti della maggioranza dei dipartimenti insorti nella cosiddetta Guerra Grande (1868-1878), la Costituente di Guaimaro cercava con la Magna Carta di formare un governo nazionale di scarsa autonomia operativa che contrastasse l’eccessiva autorità del sistema legislativo unicamerale formato da rappresentanti delle cosiddette regioni-stato del Paese: Oriente, Camagüey, Las Villas e Occidente.
Uno degli elementi più significativi di questo documento fu la dichiarazione che tutti gli abitanti della Repubblica erano "pienamente liberi", un sentimento che aggregò ipso facto molti indecisi al progetto indipendentista e che é presente a sua volta nel proclama a tutta la nazione di Carlos Manuel de Céspedes del 10 ottobre 1868, in cui dichiarò liberi tutti gli uomini schiavi dell’Isola.
Alla Costituzione di Guaimaro nel 1869 seguirono quelle di Baraguá (1878), Jimaguayu (1895), La Yaya (1897), quella del 1901, quella del 1940 e quella socialista del 1976, modificata dal Parlamento cubano nel 1992 per adattarla alle nuove situazioni del momento.
Nel marzo del 1878, dopo la Protesta di Baraguá, fu redatta in questo stesso luogo, come precisano documenti storici, una costituzione i cui effetti si ridussero a soli due mesi.
Nei suoi articoli si precisava che la Rivoluzione avrebbe avuto al suo comando quattro patrioti, uno dei quali avrebbe avuto l’incarico di dirigere e coordinare le operazioni militari, soluzione tardiva questa ai problemi che portarono al fallimento della Guerra Grande.
Il prescelto avrebbe avuto la "facoltà di fare la pace unicamente sulla base dell’indipendenza e giammai senza la conoscenza e il consenso del popolo", requisito enfatizzato da Máximo Gómez a partire dalla firma generale del Patto del Zanjón, che stabiliva una resa in cambio di pace senza indipendenza. Tale resa fu revocata dal generale Antonio Maceo e da altri nel villaggio orientale di Mangos de Baraguá.
A Jimaguayu, tuttavia, i patrioti cercarono di non ripetere gli errori della Costituzione di Guaimaro, dopo aver analizzato freddamente le nefaste conseguenze della sua applicazione nel corso della Guerra dei Dieci Anni (1868-1878).
Anche se resse solamente per due anni, il testo di Jimaguayu, firmato nel settembre 1895, fu migliore in quanto dichiarò in modo netto che la Repubblica di Cuba era libera e indipendente dalla Corona spagnola.
Due anni dopo la sua promulgazione, la Costituzione di Jimaguayu decadde, per cui si dovette approvare un nuovo testo che definisse la struttura statale, le norme giuridiche per avviare la vita politica del Paese e con questo la legittimità del potere.
La Magna Carta successiva, quella di La Yaya, restò in vigore quattro mesi, dal 19 ottobre 1897 fino all’intervento degli Stati Uniti nella guerra tra cubani e spagnoli nel 1898.
Tra gli elementi nuovi di La Yaya ci furono, nella parte dogmatica, la determinazione di doveri e diritti dei cubani in rapporto alla Patria, come, ad esempio, il servizio militare e la cittadinanza.
All’inizio del 1900 il Governatore, Generale Leonard Wood, mediante un’ordinanza, chiamò all’elezione di delegati per l’Assemblea Costituente, la quale avrebbe cercato di dotare Cuba di un documento che organizzasse la vita sociale del Paese.
Il testo non sarebbe entrato in vigore che nel febbraio 1901, mediante un decreto militare del Governatore statunitense, poi emendato quattro mesi dopo con otto clausole.
L’Emendamento Platt, che ha preso il nome dal suo ideatore, Orville Platt, invalidò il presunto ruolo nella politica neocoloniale dei mambises, concedendo diritti esclusivi agli Stati Uniti per intervenire a Cuba, sempre che le autorità locali ne avessero avuto necessità.
Tra i precetti della Costituzione del 1902, la riforma stabiliva che l’isola caraibica si costituisse in uno stato indipendente e sovrano e che i poteri pubblici fossero emanazione del suo popolo, mentre imponeva la locazione di terre per basi navali e carbonifere e separava l’allora Isola dei Pini dal territorio nazionale.
Nel 1940 entrò nella scena politica uno dei migliori testi costituzionali della storia giuridica cubana, che rimase in vigore finché il Presidente uscente Fulgencio Batista (1940-1944) la sostituì con le leggi speciali dopo l’inizio della sua dittatura.
Dal 10 ottobre 1940 si cominciò a usare il nuovo testo, contenente articoli che proclamavano la sovranità del Paese per il godimento della libertà politica, della giustizia sociale e del benessere individuale e collettivo.
La cittadinanza, il matrimonio, il diritto agli impieghi pubblici, le prerogative del Senato, della Camera dei Deputati, del Congresso e quanto riguardava lo stato di emergenza erano inclusi in questo documento di 28 articoli e disposizioni transitorie e finali.
La Costituzione del 1940, pure firmata a Guaimaro, riconobbe fonti e mezzi democratici quali la sovranità popolare, il suffragio universale e la rappresentanza politica, giustizia sociale, benessere individuale e collettivo e, inoltre, ufficializzò il voto femminile praticato dal 1936.
La Magna Carta del 1940 fu in vigore in due periodi, il primo dalla sua promulgazione fino al 10 marzo 1952, il secondo dal 24 febbraio 1955 fino agli inizi del 1959, quando il governo rivoluzionario redasse una Legge Fondamentale per ristabilire l’ordine rotto dal 10 marzo 1952.
La prima tappa aveva sfumature di taglio populista, accolte con gradimento dal popolo quando vennero stabiliti il riposo retribuito e la regolazione della giornata lavorativa, ma la carenza di decreti complementari rese necessaria l’instaurazione di una nuova Legge Costituzionale nell’aprile 1952.
Il colpo di stato di Batista per ritornare al potere, il 10 marzo di quell’anno, provocò una rottura del ritmo costituzionale normale e lo stabilimento di un ordine emanato dallo stesso governo.
Durante questo periodo, la Nuova Legge Costituzionale del 1952 — che al principio chiamò alle elezioni generali del 1953, anche se poi vennero differite al 1954 — dichiarò illegali le attività del Partito Comunista di Cuba e si affrettò a creare l’Ufficio di Repressione di Attività Comuniste (BRAC).
Nel 1954, tuttavia, parte dell’opinione pubblica nazionale optò per "un ritorno alla Costituzione del 1940" mentre l’altra propose di indire le elezioni generali, suggerimento che in definitiva trionfò nel febbraio del 1955 con l’entrata in carica del presidente eletto, Fulgencio Batista.
Soltanto dopo le elezioni tornò in vigore il testo del 1940.
Anche se riformata nell’ottobre 1956, dal 1955 la Magna Carta del 1940 tornò a esercitare le sue funzioni nella società cubana, finché il 17 febbraio 1959 la Legge Fondamentale dettata dal Governo Rivoluzionario abrogò il testo giuridico precedente.
Di carattere flessibile e provvisorio, questa adattava i precetti precedenti alle nuove condizioni del Paese nei suoi 283 articoli, modificati poi dalle leggi complementari quali, tra le altre, quelle della Riforma Agraria, della Riforma Urbana, della Nazionalizzazione, dell’Insegnamento, del Commercio Estero.
La Legge Fondamentale — approvata in modo transitorio — organizzò uno stato indipendente e sovrano come repubblica unitaria e democratica, con fini di libertà politica, giustizia sociale e il suffragio universale, mentre le differenze in rapporto ai documenti anteriori erano nella parte organizzativa e nei vincoli costituzionali degli organi centrali e locali.
Dal maggio 1961, l’attuale Presidente di Cuba, Fidel Castro, allora Primo Ministro, aveva accennato alla necessità di elaborare un testo costituzionale socialista. Tuttavia bisognò aspettare fino al 1975 per arrivare a un progetto preliminare al riguardo.
Dibattiti a tutti i livelli nel Paese determinarono che nel referendum il 97.7% dei cubani desse il beneplacito alla nuova Costituzione Socialista che entrò in vigore dal 24 febbraio 1976.
Nel 1992 il Parlamento cubano, in accordo con le trasformazioni della realtà, approvò riforme alla Costituzione del 1976 con la massima che questa Costituzione "... stabilisce il sistema di orientamento della società, la forma dello Stato, determina e delimita il campo di azione degli organismi... "
Oltre alla riforma di una ventina dei 141 articoli della Costituzione, i deputati diedero luce verde al laicismo dello Stato e concordarono che "questo riconosce, rispetta e garantisce la libertà religiosa".
Tra le trasformazioni un decreto ha ristabilito la possibilità di dividere con il capitale straniero le proprietà di zone specifiche dell’economia nazionale, possibilità vietata fin dai primi anni dalla Rivoluzione cubana.
In dichiarazioni alla stampa durante lo svolgimento della sessione dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, Denio Camacho, capo del dipartimento giuridico di questo organo legislativo, ha affermato che dal Terzo Congresso del Partito Comunista di Cuba (PCC) nel 1986, si é posta la necessità di rendere flessibili le leggi sul piano economico e di perfezionare il sistema degli organi del Potere Popolare.
Secondo Camacho, queste modifiche hanno aperto una fase di leggi complementari. Tra queste, sollecitava l’applicazione di una Legge Elettorale — attualmente in vigore — per eleggere con voto diretto i membri di tutti gli organi rappresentativi.
Nel corpo legale riformato nel 1992 é stata inclusa una formulazione sulla protezione dell’ambiente. Con questo Cuba é diventata il primo Paese del mondo a inserire l’argomento nel suo testo costituzionale.
Dall’inizio delle discussioni nella seduta plenaria dell’Assemblea Nazionale, l’allora Presidente del Parlamento, Juan Escalona Reguera, attualmente Procuratore Generale della Repubblica, ha affermato che gli adattamenti in materia costituzionale non prevedevano un cambio di rotta della Rivoluzione, bensì sono stati il risultato di un processo di rettifica di errori e di tendenze negative, iniziato nell’aprile 1986.
Per gli esperti nel tema, i cambiamenti in materia di diritto costituzionale sono salutari nella misura in cui si trasforma la realtà del Paese. Nel caso di Cuba questi sono venuti a modernizzare il modo dei cubani di integrare la loro storia e i problemi del mondo contemporaneo.
Per gentile concessione dell'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba