Usare la parola per comunicare è un concetto che fa parte del patrimonio genetico dell'homo sapiens. Eppure se ci fermiamo a riflettere un momento, ci accorgiamo che alla parola detta attribuiamo sempre meno importanza, fino a relegarla a uno dei mezzi di espressione meno nobili che conosciamo.
Inoltre, più una società è tecnologicamente ed economicamente sviluppata, più la svalutazione della parola detta pesa sui rapporti sociali.
Cuba è uno di quei luoghi in cui le persone, ancora, parlano tanto. Si vive all'aria aperta, si condividono tanti spazi e si parla (e si sparla) tanto e di tutto. A volte ancora mi sorprendo di quante cose posso parlare nell'arco di un pomeriggio quando sto all'Habana e di quante ore posso trascorrere senza sentire il suono della mia voce quando vivo in Italia.
I cubani trascorrono moltissime ore a comunicare con gli altri. Quando non possono farlo direttamente, usano il telefono, per conversazioni interminabili quanto poco costose.
Ma c'è anche un altro aspetto da considerare. Cuba è un luogo in cui la cultura africana è fortemente radicata e meglio conservata di quanto possa accadere in alcuni paesi africani. La religione più diffusa, la santeria, si basa proprio sulla tradizione orale, sulla trasmissione delle conoscenze da padrino/madrina ad "ahijado" (figlioccio) e sui "pataki", specie di favole/parabole, che servono ad apprendere e memorizzare le tantissime nozioni che la pratica di questa religione richiede di conoscere.
Le favole. A Cuba — e in buona parte dell'America latina — si raccontano ancora tante favole, e non solo ai bambini.
E questo spiega perché all'Habana si organizza ogni anno un evento che considero di per sé poetico e un po' commovente: la "Fiesta de la Palabra" (festa della parola). Si tratta di un festival dedicato ai cantastorie, ai depositari di tradizioni orali antiche, a chi ha fatto di questo mezzo di comunicazione un'arte vera e propria e, in alcuni casi, la insegna anche.
Quest'anno la "Fiesta" è dedicata alla Colombia, altra nazione in cui di storie se ne raccontano tante, per strada, nelle case, ma anche a scuola e nelle accademie di arte.
Mi piacerebbe esserci quando Haydeé Arteaga, ultraottantenne, intratterrà il pubblico con i suoi "cuentos" del patio...