Intervista a Osdalgia (02/02/2007)
Gian Franco Grilli
Cantare o recitare fa lo stesso. L'importante è stare sul palcoscenico per comunicare con il pubblico. E, per apprendere i vari linguaggi artistici, Osdalgia ha frequentato scuole e accademie cubane, che l'hanno portata ad essere oggi la poliedrica artista mulatta che spazia tra musica, teatro e cinema. È risaputo che rappresenta una delle vocalist più importanti della nuova generazione, quella emersa negli anni '90, durante il periodo especial di Cuba.
Ascoltando le produzioni di Osdalgia mi ero reso conto che qualcosa non quadrava secondo i miei canoni. Non riuscivo, infatti, a classificarla in modo netto, sia per le collaborazioni e frequentazioni con gruppi di timba sia per sconfinamenti dalla tradizione musicale cubana. E allora al termine di un recente concerto l'ho avvicinata con molta curiosità per farmi raccontare velocemente il suo percorso virtuoso. Dal teatro è approdata alla canción, la sua vera passione. Osdalgia dice
"... non mi sento sonera, io mi considero una cancionera".
Cioè?
Ho al mio attivo numerose collaborazioni tra stili diversi. Ho fatto 3 dischi di musica popolare ballabile e fusion, ma mi piace cantare, cantare e cantare. E il mio punto di riferimento è la musica de ayer, nonostante le sperimentazioni con il presente.
Dopo questa fondamentale dichiarazione, possiamo cominciare dai tuoi connotati principali, specificandomi anche i due cognomi?
Mi chiamo Osdalgia Lesmes Echevarrìa e sono nata nel 1970. Ho studiato recitazione, sono attrice, insegnante di teatro e canto dal 1992.
Con le debite differenze, sentendoti e vedendoti, mi torna in mente la bravissima Omara Portuondo che ho conosciuto oltre vent'anni fa. Parlami dei tuoi esordi nel canto come interprete?
Cominciai a cantare nel Cabaret Parisien.
Per maggior chiarezza verso i lettori, è bene aggiungere che queste "scene" che ci presenti si svolgono all'Avana, dove vivi, e mi sembra utile anche dare i recapiti di questi luoghi della musica cubana…
D'accordo. Dicevo, quindi, il Cabaret Parisien dell'Hotel Nacional (Calle 21 y 0 — quartiere Vedado). Poi collaborai a vari progetti con N.G. La Banda, diretta da José Luis Cortés, soprannominato El Tosco. E continuai con donne musiciste ad esempio las Mulatas de Fuego, Chica del Sabor e altri gruppi.
Nel repertorio che suonavi che c'era dentro?
Musica internazionale, cubana, ovviamente, e musica nordamericana.
Hai partecipato a progetti diversi con altri musicisti?
Sì, con formazioni maschili di jazzisti, come il Grupo Perspectiva diretto dal bassista Jorge Reyes e poi anche con il bravissimo flautista Maraca.
E infine decolla il tuo canto libero da solista; ci racconti come?
Sì, cominciai l'attività da solista sostenuta da un contratto con Lusafrica. Con la casa discografica francese infatti pubblicai il mio primo cd La Culebra, premiato anche a Cubadisco 2000, poi gli altri due Mi Armonia e Suenan los cueros.
E ne hai un altro in produzione?
Sì. Ora sto lavorando per la discografica italiana Planet Records e con loro farò il quarto disco di Osdalgia.
Tra un disco e l'altro, a parte i concerti, che facevi?
Mi dedicai alla composizione, a scrivere canzoni per me, ma anche per film e documentari. E poi nel 2004 ho partecipato come attrice e cantante ad un film sulla musica cubana.
Non lo sapevo; me ne parli?
Il titolo della pellicola è "Musica cubana" del regista German Kral, un allievo di Wim Wenders. Possiamo considerarlo un documentario-fiction sulla scia di Buena Vista Social Club, un'occasione per offrire una voce ai giovani musicisti cubani, gli eredi, ma sempre in rapporto però con i nostri padri.
Quindi tanta musica e molti musicisti?
Nel cast artistico ci sono musicisti: oltre al mitico Pio Leiva (presente anche in Buenavista — NdA), Mayito Rivera, El Nene, Samuel Formell e molti altri assieme a me.
Il tuo sogno nel mondo delle vocalist?
Una cosa che veramente mi piacerebbe sarebbe quella di unire in duetto Barbra Streisand e Madonna. Sarebbe fantastico.
Terminate le tournèe in giro per il mondo, vai in letargo a Cuba o è possibile vederti e dove?
A Cuba ho un gruppo che mi accompagna e lavoriamo, soprattutto, nei locali avaneri. Ad esempio, presso El Gato Tuerto (Calle O, n. 14, entre 17 y 19 — Vedado): un buon posto dove si mangia anche e dove puoi incontrare descarga (jam session), bolero, feeling. Oppure El Diablo Tun Tun (Calle 20 y 35 — Playa); al piano bar Delirio Habanero (Paseo y Calle 39 — presso Teatro Nacional — vicinissimo alla Plaza de la Revolución), o alla Casa de la Música (Avenida Italia o Galliano, entre Concordia y Neptuno — Centro Habana). E, quando è possibile, partecipo al Carnevale. Insomma, mi piace stare a contatto con il pubblico, che è la risorsa principale per me.
In alcuni tuoi dischi si nota una certa sensibilità verso la musica nordamericana.
Sì, mi piace molto e, come per la nostra musica, anche per la statunitense preferisco gli artisti de ayer, la radice. E allora ti dico: Louis Armstrong, Aretha Franklin, Carmen Mc Rae, Sarah Vaughan, Bob McFerrin.
Tornando all'Isla grande, invece chi sono i preferiti?
Benny Moré, La Lupe, Celia Cruz e tutti i grandi che hanno fatto la storia della canzone cubana.
E ovviamente il discorso ci riporta al bolero: vorrei sapere che significa per una giovane come te che nasce in epoca di Nueva trova e canzoni come Hasta siempre?
È importantissimo! In particolare il feeling, una tappa del bolero meravigliosa, come le melodie di José Antonio Mendez e di Cesar Portillo de La Luz. Per il cantante cubano, il bolero rappresenta la forma espressiva più onirica, più sensuale, più intima. E dopo le ondate veementi di salsa, timba, raggaeton, il bolero è lì vivo.
E il raggaeton vivrà?
Secondo me sta passando e i raggaetoneri per trovare stabilità devono lavorare molto duro perché salsa e bachata stanno insidiando nuovamente.
Contatti e viaggi con i colleghi di Miami?
Nessun rapporto, purtroppo. E dico che è un peccato perché musica e arte non hanno frontiere, ma "así es".
Terminiamo giocando sulle parole. La parola che più ti piace.
Sincerità.
E la più "grosera"?
No soy grosera.
È vero, ne ho avuta prova durante la conversazione. È elegante, femminile, sensuale, romantica, allegra. Pertanto, caro amico salsero, se vedi il nome della nostra artista stampato su cartelloni o manifesti, non esitare un attimo, entra e non te ne pentirai. Osdalgia ti incanterà!