L'abito non fa il monaco. E qui l'adagio vale doppio: per l'immagine del Mojito con hierbabuena nella copertina (sponsorizzata) e per le note discografiche insufficienti che potrebbero non attirare l'attenzione del pubblico.
Ma quel che conta, e che non si vede o meglio non si sente subito, è la musica e allora l'invito è di ascoltare il "monaco" (disco) per non perdervi una buona raccolta di canzoni popolari cubane e latinomericane.
Infatti El Mojito 3, l'ultimo album di Pepe Lopez y sus Trinitarios, si rivela un prodotto interessante, equilibrato negli impasti sonori e ricco di quelle essenziali atmosfere caraibiche che le incisioni dal vivo — o le registrazioni non troppo sofisticate — sanno mantenere inalterate e con gli aromi musicali tipici di quella tradizione.
Un lavoro che riunisce un po' il nocciolo duro del repertorio classico della musica cubana con qualche concessione a quella latinoamericana.
Peccato che l'etichetta discografica Azzurra Music, pur meritevole di proporre musica cubana, abbia trascurato (e non è la prima volta!) le note di copertina necessarie per una corretta informazione musicale al fine di valorizzare la materia prima — per fortuna proveniente da territori doc — con la quale si ottiene il prodotto finale.
E allora per offrire notizie precise ai lettori ho cercato di sopperire a questi limiti parlando direttamente con Pepe Lopez — cantante-chitarrista, showman dotato di buon swing, direttore de Los Trinitarios e ideatore di questo progetto — che testimonia l'appartenenza al mondo sonoro e culturale della sua Isla con la pubblicazione di alcuni album, ognuno legato alla promozione di un cocktail e quindi all'industria cubana del rum che sponsorizza.
Analizzare tutto il lavoro che sta alla base del progetto mi sembra lungo e forse noioso.
Mi limito, invece, a raccontarvi lo scenario musicale del primo album di questa serie.
El Mojito 3 si apre con la calda e professionale voce di Eduardo Rosillo, presentatore della radiotelevisione cubana, con note culturali su Trinidad, la città coloniale da cui provengono la maggior parte dei musicisti coinvolti nella produzione.
Sono 19 canzoni (una selezione tratta dalle produzioni de Los Trinitarios) tra le quali citiamo Obsesion, Lagrimas Negras, Perfidia, El Traguito, A la Loma de Belen, Popourrit de Chachachá, Guantanamera, Hasta Siempre Comandante, Bilongo e anche il brano-salsa No Vale la Pena, qui in una versione tra rock italiano e cuban-latinpop con il bel contributo vocale e chitarristico dei Nomadi.
In tutto 70 minuti di musica vocale-strumentale ben eseguita tranne un paio di lievi imperfezioni.
Le voci soliste — oltre a quella del principale protagonista, Pepe Lopez — sono di Coco El Dulce, Juan Perez, Santiaguito Naranjo, Elvis Perez e del nostrano Danilo Sacco dei Nomadi.
Tra gli ospiti della produzione cito, per problemi di spazio, solamente il tresero Angel Cordoví dotato di un fraseggio brillante e sinuoso che eleva la qualità sonora dell'insieme e stimola gli altri bravi strumentisti alla ricerca di nuove idee che sfociano poi in piacevolissimi intrecci ritmico-melodico-timbrici ottenuti da bongos, cencerrro, claves, maracas, chitarra e tromba.
Un menù musicale "sabroso" in bilico tra bolero, son, guajira e cha-cha-chá realizzato con canzoni di celebri compositori tra cui i cubani Miguel Matamoros (compositore, direttore dell'omonimo Trio), Carlos Puebla (cantore della rivoluzione cubana), Enrique Jorrín (violinista, uno dei padri del cha cha chá), Joseito Fernandez (chitarrista, autore della melodia Guajira Guantanamera), Juan Almeida (compositore e Comandante della rivoluzione), i boleristi portoricani Pedro Flores e Rafael Hernandez e il messicano Alberto Dominguez.
Il merito della felice riuscita di queste registrazioni si deve in particolare alla grande musicalità di Pepe Lopez che ha saputo mettere assieme e nel modo giusto artisti di diversa esperienza e provenienza, ma anche ai calibrati e azzeccati arrangiamenti di Elvis Perez Leon.
Per concludere, lo ripeto, superato l'impatto iniziale dell'abito, qui è la musica che conta e sono certo che soddisferà la curiosità anche degli appassionati di musica cubana e latina con un considerevole background di ascolti.
Musica tradizionale, cantabile, allegra e ballabile anche nei ritmi più lenti come il bolero.
Non credo ci sia da aggiungere altro, tranne che auspicare che prima o poi qualcuno si accorga dell'utilità di qualche provvedimento per obbligare i discografici a fornire "etichette" chiare indicanti origine e ingredienti della musica, come per i prodotti di qualità con la soddisfazione di tutti: consumatori, artisti e imprenditori.
Pagina inviata da Gian Franco Grilli
Giornalista, responsabile del Caribe (Associazione culturale)
(25 settembre 2007)