Cuba

Una identità in movimento


Papa Noel. Café Noir (Tumi Music 2007)

Gian Franco Grilli


Café Noir di Papa NoelUn bel progetto artistico che attinge alla fonte della musica caraibica — Cuba in testa — e rielaborato secondo i canoni della musica congo-zairese e linguaggi estetici africani. Questo, in sintesi, è quanto propone Café Noir, l'album di Antoine Nedule Monswet, in arte Papa Noel, ovvero Babbo Natale, perché nato il 25 dicembre 1940. Nonostante la sua lunga carriera , per molti di noi la domanda è più che legittima: chi è Papa Noel? Cantante e chitarrista cresciuto a Brazzaville, discepolo di Antoine Wendo, il primo musicista congolese ad incidere un disco e uno dei primi pionieri di 'rumba' africana (ma su questo tornerò nel corso della recensione). Papa Noel ha suonato nelle migliori big band africane tra cui African Jazz , Rock a mambo, tutto nel solco di quella musica congo-zairese che visse un'epoca d'oro a partire dal 1953, grazie a figure come Joseph Kabasele, Franco Luambo Makiadi e a tanti altri giovani che mescolavano i linguaggi musicali africani con quelli internazionali, dal jazz al cha cha cha, ma tutto in funzione del ballo.

Con questo disco Papa Noel, come molti altri musicisti hanno già fatto, in un certo senso ammette il debito musicale con Cuba, maturato negli anni Cinquanta quando i congolesi si ribellarono dicendo che la rumba era un loro genere e riadattarono o copiarono grossolanamente i brani cubani. Al centro di questa diatriba ci fu anche il leggendario chitarrista Franco che si infuriava quando qualcuno gli faceva notare che la sua musica aveva ingredienti latinoamericani e cercava di smentire con le parole e con la musica. Ora le cose sono cambiate e c'è più dialogo tra questi mondi figli delle medesime origini, e questa produzione lo conferma.

Quello che spicca subito in questo cd è il ruolo centrale dei musicisti cubani (ben dieci) intervenuti in questo lavoro che canta e suona al ritmo dell'Isla Grande, ma che registra anche belle incursioni tra gli stili musicali delle Piccole Antille e del Sudamerica. Ma in primo piano il son (e non di rumba come citato in molte tracce) che è il sale del progetto e che nelle varie tracce si fonde con merengue, soukous, oppure con zouk, calypso e beguine, samba e rumba africana. È bene ribadire ancora una volta (e non per pontificare), che la rumba africana non ha nulla a che vedere con la tradizione cubana che conosciamo. L'uso improprio del termine rumba in Africa risale agli anni Cinquanta con le tournèe nel continente nero di Orchestre cubane come la Aragón diretta dal violinista Rafael Lay e altre Charanga. E chi conosce un po' di questa storia musicale sa che queste band diffusero cha cha chá, pa'ca, guaracha, guajra-son, conga-cha, bolero. Purtroppo tutto ciò venne classificato, per ignoranza e/o esigenze commerciali degli africani, come rumba. Di qui le confusioni che persistono ancora oggi.

E allora dopo questo lungo discorso, e me ne scuso, collocare il lavoro di Papa Noel dentro uno stile non è facile. Genericamente suggerirei: Pan-Afro-Latinmusic, ma è una mia interpretazione, discutibile, di quella musica , che da qualche parte dobbiamo pur sistemare.

Ascoltando le prime due tracce del cd, e magari avendo la possibilità di eliminare l'audio del canto, la memoria corre subito a Cuba, inebriati dal son autentico delle trombe e dal sapiente tumbao del tres di Coto (Antonio Machin Garcia) arricchito dal sacro ciclo ritmico della percussione cubana con alcune sfumature africaneggianti. Due brani capaci di elettrizzare anche il più restio ai passi base del son, ricchi di una tale energia che rischiano di farvi dimenticare le altre otto interessanti tracce. Un invito particolare all'ascolto della traccia 9 — Soukous Son — per apprezzare il sax alto del mitico camerunese makossa man' Mano Dibango. Ma anche gli altri brani sono di ottima fattura. Otto composizioni sono firmate dal vocalist e leader papa Noel, due dal cantante centrafricano Sultan Zembellat. Le parole cantate non sono banali ma parlano di democrazia, libertà di espressione, diritti. La traccia 4 — Salsa Africaine — è un omaggio e un invito a ballare salsa. Il refrain ricorda appunto: Ecoutez la Salsa. Nella raccolta, tre brani sono strumentali: e qui viene fuori un bel melting pot di sonorità e linguaggi universali.

Infatti, riascoltando più volte l'album e prestando maggiore attenzione ai dettagli, vi renderete conto che siamo in presenza di un magico excursus musicale tra i suoni di Cuba, Brasile, Guadalupa, Martinica, Santo Domingo, Colombia, Congo, Zaire e tra lingue differenti, dallo spagnolo al francese, oltre a lingue africane come lingala , wolof, sango.

Grazie alla Tumi Music per questa nuova pagina musicale, quasi tutta ballabile, e anche per la bella veste grafica del cd.


Pagina inviata da Gian Franco Grilli
Giornalista, responsabile del Caribe (Associazione culturale)
(16 luglio 2007)


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