Mario Sollazzo è tra i pochi strumentisti italiani, certamente il più giovane, a cimentarsi con il compositore cubano Ernesto Lecuona (1895-1963), soprannominato il "Gershwin cubano" e per vari motivi. In questo senso, possiamo ricordarvi alcune similitudini tra George Gershwin e Lecuona (a parte la stima reciproca): la condivisione di interessi musicali specifici e la capacità di combinare la tastiera classica con i ritmi della tradizione afro; pianisti dotati di tecnica straordinaria; compositori completi; una sensibilità particolare nel trattare la canzone popolare con il jazz. Ma il nome di Lecuona si lega all'opera gershwiniana il 2 ottobre 1928 quando portò per primo sullo scenario del Teatro Payret dell'Avana la famosa Raphsody in Blue, opera che Gherswin gli aveva consegnato personalmente a Parigi.
Dopo questa parentesi, torniamo al nostro giovane interprete di Lecuona.
Napoletano, trentenne, pianista e clavicembalista, Mario Sollazzo è musicista di formazione classica ma opera anche nella musica elettronica, sperimenta con le sonorità della tradizione del Sud italiano e mediterranee. Oltre ad essere pianista tecnicamente dotato, Mario è una persona di grande temperamento e molto audace.
Per quale motivo? Coraggioso, molto, per essersi assunto il compito di pubblicare un album monografico su Lecuona, musicista tra i più importanti di Cuba, dell'America Latina e del panorama internazionale della prima metà del Novecento. Stiamo parlando del più prolifico compositore cubano (176 opere per piano, più di 50 lavori teatrali, 31 opere orchestrali, 11 colonne sonore per film, 5 balletti, un trio, un'opera lirica, circa 500 canzoni), ha firmato straordinarie melodie alcune delle quali sono diventate dei successi planetari e immortali come Canto Siboney, Malagueña, Andalucía, La Comparsa, Danza de los Ñañigos, Para Vigo Me Voy, Maria La O, Siempre en mi Corazón. Di questi brani, molti sono motivi cantabili di cui tantissima gente — anche tra gli appassionati più adulti — ne sa riconoscere l'aria ma non sempre l'autore.
E questa mancanza di associazione immediata titolo/autore è dovuta alla vastità di opere firmate da Lecuona, al duplice ruolo di interprete e compositore, e alla navigazione tra i generi musicali più disparati, dal classico al popolare, dal teatro lirico alla danza, alla canzone alla musica afro-latinoamericana.
Coraggioso poi, Mario Sollazzo, perché suonare Lecuona richiede non solo notevoli doti pianistiche ma anche conoscenze e sensibilità particolari per rendere alle interpretazioni i "colori" del ritmo afrocubano (difficili da scrivere e leggere sul pentagramma), che il maestro cubano per primo ha incrociato alla musica classica. In questo senso Sollazzo ha centrato pienamente l'obiettivo.
Coraggioso, infine, per il difficile lavoro di selezione tra tanto materiale dei diciotto brani da interpretare per un album bilanciato, completo e significativo dell'immensa opera del geniale artista latino. Dal superamento di queste prove è nato il bellissimo album che restituisce un bel mosaico sonoro del Maestro: ERNESTO LECUONA LA32 — Piano, Mario Sollazzo, cd completo di minuzioso e gradevole booklet (Kha, www.kha.it). Il disco ci ha dato lo spunto per una chiacchierata con il bravo esecutore partenopeo.
Lei è figlio d'arte?
Sono nipote d'arte, nel senso che ho una zia che è stata insegnante di pianoforte al Conservatorio S.Pietro a Majella di Napoli, ma ho evitato di fare lezioni con lei perché è sempre difficile studiare con i parenti. Mi sono diplomato al Conservatorio Santa Cecilia di Roma; da dieci anni vivo in Germania, ma ogni settimana sono qui perché insegno all'Istituto Musicale di Modena.
Come nasce il suo interesse per questo musicista a metà tra il compositore di musica leggera, d'uso e quella colta?
Per la verità, l'interesse mi è stato suscitato da Marco Dana, produttore della casa discografica KHA di Roma (si occupa di musiche per pianoforte), proponendomi una decina di compositori poco battuti. Tra questi musicisti c'era Lecuona, che non conoscevo.
Quindi una scelta indotta, e perché proprio su Lecuona, illustre "sconosciuto"?
Aveva un che di interessante. Innanzitutto era molto divertente da suonare, a livello tattile sul pianoforte. E c'era una bella commistione musicale di generi, quelli da lei ricordati — musica d'uso, leggera, popolare e colta — per pianoforte, che nella prima metà del XX secolo ha avuto un grande sviluppo, penso a compositori della scuola francese come Ravel. Poi mi piaceva il fatto che Lecuona avesse concluso la sua vita in una sorta di isolamento. Dopo il trionfo della Rivoluzione lasciò Cuba (nel 1960 si trasferì a Tampa — Florida — per proseguire contratti discografici con la RCA Victor — NdA) e pochi anni dopo morì alle Canarie (Santa Cruz di Tenerife — NdA). Inoltre mi affascinava la sua musica per l'aspetto "decadente", nel senso di aggrapparsi al passato, ai ricordi. Una sorta di musica conservatrice.
L'input sul progetto quando le è arrivato e come si è svolta la produzione?
Un anno prima della registrazione, quindi il 2003. Poi una casa editrice di New York ci ha mandato tutte le partiture scritte e vari materiali di Lecuona. Una mole immensa da cui selezionare i 18 brani e questo ha richiesto tempo e impegno.
Quindi non contatti con Cuba ma con gli Usa, dove è sepolto Lecuona.
Sì, perché negli States c'è Thomas Tirino, pianista che ha inciso l'integrale e ha realizzato un grande lavoro di recupero dell'opera intera del Maestro. Il produttore Marco Dana ne è venuto a conoscenza e lì è nato il contatto.
Lecuona l'ha conosciuto da poco, ma i suoi musicisti di riferimento in ambito classico e jazzistico chi sono o quali sono stati?
A livello di pianisti classici, all'inizio sono stato affascinato da Svjatoslav Richter o Glenn Gould, praticamente agli estremi l'uno dall'altro; poi da uno dei migliori pianisti sulla faccia della terra: Alfred Brendel, che ha 80 anni e in questi giorni termina l'attività concertistica.
Quindi lei guarda al classico e basta?
No, il classico è il versante principale, poi faccio musica elettronica e folk del sud italiano con un gruppo che abbiamo fondato in Germania. Mi interessa la contaminazione, e in riferimento a Lecuona, mi sono piaciute alcune incisioni caratterizzate da un suono ben definito dal punto vista estetico, che passano da sonorità di scuola francese dell'epoca a momenti jazzistici.
Il jazz quanto ha influito nella sua formazione?
Non credo tanto. Quando frequentavo il conservatorio ascoltavo Chick Corea, Keith Jarrett, molto meno invece gli storici o avveniristici come Thelonious Monk che ho "scoperto" pochi anni fa. Ma come pianista classico mi interessa capire l'estetica del suono di quei jazzisti perché è applicabile a molta musica colta per pianoforte. Purtroppo la musica classica spesso è stata "castrata", privata di nuove espressioni sonore, perché si diceva che erano modi di suonare sporchi, dannosi. Per quanto mi riguarda, la ritengo una fesseria.
Il grande Arthur Rubinstein sentendo suonare Lecuona disse " non so se ammirare di più il pianista geniale o il compositore sublime". Lei invece, rispetto a questa dualità creativa, cos'è che apprezza di più di Lecuona?
Dal lato pianistico: di Lecuona mi piace molto il grande esibizionismo, pur correndo il rischio di farsi criticare, ma io la trovo una cosa bella quando lo si fa con piena coscienza e sapendo che è difficile suonare queste musiche. Basta ascoltare LA32, la title-track, è un pezzo "visivo", per dimostrare come si riescono a suonare veloci e leggere le ottave. Un brano bello da "vedere" e il cd non rende questa parte visuale del virtuosismo. Nella copertina dell'album, non a caso spiccano le poderose mani di Lecuona, mani enormi, pesanti, ma riescono a suonare con grande leggerezza, in modo insolito.
Come compositore: ne apprezzo la grande versatilità e le faccio un esempio. Se uno suonasse di seguito Preludio en la Noche e Ante el Escorial, si avrebbe difficoltà a crederle opere della medesima penna. La prima composizione è musica da film, l'altra è in perfetto stile "raveliano".
Parliamo dell'album LA32. È stato il suo debutto discografico oppure aveva registrato altri dischi?
Sì, è il primo cd. Avevo fatto incisioni per concerti trasmessi per radio, ma nulla di monografico come questo.
Chi non conosce il lavoro originale del Maestro Lecuona potrebbe chiedersi se le sue interpretazioni sono una rilettura identica, se ci sono arrangiamenti oppure...
I brani che ho suonato sono uguali a quelli scritti dall'autore, non sono state né aggiunte né tolte note rispetto alla partitura originale. Lui scriveva in maniera molto precisa. Due dei brani (LA32 e Vals Patetico — Nda) sono arrangiamenti del pianista Thomas Tirino, ma sentendo gli originali di Lecuona, più che di arrangiamenti ritengo che Tirino li abbia riordinati, perché c'era molta confusione. Infatti, alcune opere sono state trovate su rulli, altre non erano mai state scritte, poi c'erano manoscritti, e Tirino ha sistemato queste opere. Ad esempio, per Preludio en La Noche abbiamo dovuto farci mandare la copia del manoscritto dalla famiglia perché non era mai stato pubblicato.
Nella selezione dell'album vi sono brani appartenenti ai vari repertori toccati da Lecuona, danza spagnola, danza afrocubana, canzone. È possibile catalogarle?
Tra le danze spagnole, metterei Malagueña e Gitanerías. Mentre Ante el Escorial (danza spagnola secondo classificazione cubana, NdA) ha più caratteri impressionistici, debussyani. Interrumpida e La Comparsa per me sono propriamente danze, nel senso che il ritmo rimane ostinato per tutta la durata del brano. La mano sinistra ha un ruolo percussivo, la destra invece svolge una melodia più o meno marcata. Ma la cosa fondamentale qui è trovare e mantenere il ritmo costante e senza il minimo cedimento. Questa cosa mi è costata un po' di lavoro nel trovare un suono soddisfacente, un giusto equilibrio tra ritmo, melodia e quello che il pianoforte può dare come strumento non essendo un tamburo.
Penso ai pezzi Y la Negra Bailaba e La Comparsa e alle loro cellule ritmiche afrocubane (conga, rumba, ecc.). Immagino che la partitura non possa contenere sfumature e note sui caratteri "negri" del ritmo, quindi le chiedo: come musicista classico (e senza esperienze "cubane") quali difficoltà ha incontrato per far rivivere quanto appena descritto?
Infatti, la partitura connota in modo preciso la qualità di un compositore. Quando suoniamo musiche che non abbiamo mai sentito, come Bach o un minuetto, riusciamo a riprodurre la ritmica, la dinamica, l'atmosfera solo se il pezzo è stato scritto bene. Pregio che ho riscontrato in Lecuona.
D'accordo, ma quel pathos, lo swing, quei colori indefiniti...
... sono sensibilità insite nella persona, o, come dicono a Napoli, è un terno al lotto. In specifico, il pathos che un brano può creare dipende dal momento, quando suoni. Ad esempio le racconto che durante la registrazione di Malagueña, le versioni differivano anche 20 secondi l'una dall'altra. Una cifra impressionante su un pezzo di cinque minuti. Io stesso non sapevo perché e riflettendoci sopra è risultato che i brani che ci piacevano di più erano tutti della stessa durata. Allora mi sono reso conto che c'è qualcosa di imponderabile nella musica, che ti dice: suona così quel "dettaglio" non scritto. Alla fine... sarà il pubblico che deciderà se sono riuscito nell'intento.
La selezione mi sembra privilegi la parte "spagnola" rispetto a quella "cubana" dell'opera di Lecuona, è così?
Forse sì, ma il motivo principale è di ordine pratico. All'inizio del progetto, vista l'enormità di materiale da esaminare, si stava pensando di produrre uno dei filoni dell'artista. Poi ci siamo resi conto che, fare un album con uno solo di questi lati, e in aggiunta solo per pianoforte, sarebbe stato riduttivo e forse un po' monotono. Allora abbiamo puntato su pezzi ambivalenti, e dovendo scegliere, purtroppo, qualcuno ci rimette e anche pezzi famosissimi. Ma questo lavoro ha lo scopo di far conoscere parti meno note.
Minstrels proviene dalla raccolta di danze cubane del XIX secolo, ma mi sembra rifletta più la cultura della Louisiana che quella cubana.
Sì, c'è un po' di influsso di musiche del Sud degli Stati Uniti, di Scott Joplin, del ragtime, degli spettacoli comici itineranti, appunti i minstrels show ma anche reminiscenze cubane.
Danze cubane del XIX secolo, come La Primera en Frente, A la Antigua (Mi tanguito), sembrano musiche che risentono delle influenze del colonialismo spagnolo e del Romanticismo Europeo, nonostante che, al tempo in cui vennero scritte, nel Vecchio Continente dominasse già l' avanguardia, l' impressionismo. Cosa ne pensa?
Si, è vero, ma questo lo vedo in parallelo con quello che hanno fatto in Europa alcuni compositori, come Bartok che andava in giro a recuperare le tradizioni in Ungheria, Romania e le riproduceva al pianoforte. Lecuona ha svolto qualcosa di analogo, non ha copiato le melodie popolari e messe pari pari su pianoforte, ma ha composto dei pezzi prendendo cellule melodiche o ritmiche della musica popolare.
Lei non ha pensato a musiche per piano sul versante "popolare" di Lecuona, un progetto con guajira, conga, guaracha, habanera, pregon, bolero?
Durante il lavoro di selezione (circa 600 pagine di musica) ho trovato molte cose che ritengo ci voglia un gusto particolare, che è "genetico". Ascoltando i pianisti cubani di oggi si nota una maniera di suonare "popolare" che per loro è naturale, un po' quello che avviene da noi nel Sud, dove uno sente un ritmo di tammurriata, e automaticamente sa cos'è e come si fa. Non vedo, pertanto, il motivo da pianista nato in un certo contesto culturale di dover far qualcosa che certamente musicisti di questi luoghi sanno fare, non dico meglio o peggio, ma in modo più spontaneo di me.
E durante la cernita dei brani non ha notato tracce di musica napoletana, della canzone e del teatro italiano nelle composizioni di Lecuona?
Sì, e uno dei motivi per cui preferisco tra tutti Preludio en la Noche è dovuto al fatto che l'inizio di quel brano potrebbe essere quello di una canzone napoletana in voga negli anni Venti. Altro esempio, se osserviamo la danza Gitanerìas, il ritmo di base è simile alla tarantella. Sono influenze di musica spagnola derivanti dalle varie dominazioni nel mediterraneo, nelle Colonie in Sudamerica, e dall'emigrazione.
In questa carrellata, qual è un altro brano che l'affascina e quello più complicato da eseguire?
Mi piace molto Ante el Escorial. Il più difficile da suonare è LA32, ma per me è complicato anche Vals Gitano.
All'album Ernesto Lecuona — LA32 si prevede un seguito?
Al momento no.
E in generale, sta lavorando a un nuovo progetto musicale simile?
Stiamo lavorando su Domenico Scarlatti, compositore del "700 che ha avuto a che fare con la musica spagnola e latina di quel tempo. Questo signore andò in Portogallo, poi in Spagna, prese musiche popolari di quei luoghi mischiandole con quelle tradizionali del meridione d'Italia e direttamente, senza addolcimenti e adattamenti, le ha messe in forma di sonata da camera per la Regina di Spagna a cui dava lezioni di clavicembalo. Musiche che sono rimaste così naturali e nessuno ha avuto il coraggio e la possibilità di continuare questo lavoro.
Ma nulla a che vedere con Lecuona.
Per quanto mi riguarda è un Lecuona ante litteram. Ha realizzato 600 sonate per clavicembalo, e dopo Lecuona ho voluto mettermi al lavoro su questo progetto perché ritengo che i due stiano abbastanza vicini. E dentro alle musiche di Scarlatti c'è fandango, flamenco, ritmi e armonie "trasgressivi" rispetto a regole accademiche dell'epoca, come era successo un po' anche a Lecuona. Qui Scarlatti salta da una tonalità all'altra senza modulare, come avviene nella musica popolare, dove l'effetto più semplice è quello di salire di tono improvvisamente. Trasgredisce la prima regola base dell'armonia: non si può cambiare tonalità senza fare dei passaggi che ammorbidiscano il cambio di tonalità. Questo l'ha fatto non per rivoluzionare chissà cosa ma per un'idea estetica, indipendentemente da quello che si suona, e la musica vale per quello che è.
Parlando di compositori cubani importanti, chi conosce oltre Lecuona?
Per la verità non avrei mai pensato che tra il 1850 e 1950 ci fosse stato un pullulare tale di musicisti, un quantità immane di nomi in un'isola non tanto grande: Ignacio Cervantes, Miguel Failde, Gonzalo Roig, Jorke Anckermann, Eliseo Grenet...
... e tra i pianisti cubani, a parte Lecuona, chi le piace?
Rubén González, e tra i viventi Chucho Valdés, Gonzalo Rubalcaba.
Ha avuto occasione di visitare Cuba, ha suonato con musicisti dell'Isla?
A Cuba non sono mai andato, e qui in Europa ho suonato solo con concertisti cubani di musica classica.