Canta in spagnolo, swinga in cubano con accenti pop. Gloria Estefan abbandona i panni della popstar per ritornare ai sapori e ai colori caraibici, omaggiati con "Mi Tierra" nel 1993, con "Abriendo Puertas" nel 1995 e infine con "Alma Caribeña" nel 2000.
"90 Millas", titolo dell'ultimo album, consente all'artista di riannodare i fili della musica cubana anni Quaranta-Cinquanta glorificata in "Mi Tierra", offrendo i ritmi tradizionali dell'Isla Grande con lievi riverniciature moderne, tra salsa, rap e latin rock.
Un originale affresco di musica afrocubana.
Un salto nel passato per approfondire la riscoperta della propria origine.
E dalle radici e da una data importante parte la cordiale chiacchierata telefonica con la cantante che risponde dagli uffici della SONY BMG di Miami per il lancio alla stampa del nuovo disco (vedere in questo stesso Sito la recensione "90 Miglia... da e per Cuba. È uscito l'ultimo album "cubano!" di Gloria Estefan", di Gian Franco Grilli).
Ecco il testo dell'intervista che inizia non appena sento la voce femminile con eco oceanico: "Hola!".
Buenos días Gloria, FELICIDADES para mañana, scusi se in anticipo di qualche ora, ma so che sarà un giorno più speciale rispetto agli altri anni. È vero e può raccontarmi cosa succede?
Muchas gracias de corazón, bella sorpresa italiana! Sì, è il mio compleanno, conto solo il 5, la prima cifra, perchè il resto non conta. Scherzo, ovviamente, e sono contenta di questa meta nella vita. Io sono impegnata qui per promuovere il disco mentre i miei familiari stanno ultimando i preparativi per celebrare con una grande festa assieme agli amici.
Per rintracciare gli elementi di Gloria Estefan possiamo partire dai dati anagrafici e poi... ?
Il nome completo è Gloria Maria Fajardo García, nata all'Avana il 1° settembre del 1957.
Esattamente in quale quartiere avanero viveva quando ha lasciato Cuba, che giorno era e con quale mezzo ve ne siete andati?
Ho trascorso i primi due anni della mia vita nel quartiere di Marianao fino al maggio 1960 (ci sono discordanze su questa data in altre pubblicazioni — NdA), quando la situazione politica ha costretto la mia famiglia ad andarsene in aereo a Miami. Il giorno non lo ricordo, se vuole glielo faccio sapere. I primi tempi siamo stati in Florida e poi una parentesi in Texas.
Intanto il cognome Fajardo mi spinge a chiederle se vi è parentela con il famoso flautista José Fajardo e se in famiglia vi erano tradizioni musicali?
Io sono cresciuta in un ambiente molto musicale, nella mia famiglia si cantava e si ascoltava molta musica, soprattutto quella delle band in voga in quegli anni tra cui l'Orquesta Aragón, América, Casino, ecc. e il direttore della Orquesta Fajardo era mio zio.
Può raccontarmi come comincia il suo interesse per la musica e via via il percorso evolutivo fino a diventare la cantante-compositrice che conosciamo?
Iniziai a suonare la chitarra per divertirmi e accompagnare qualche canzoncina.. Ho studiato un po' di musica classica ma per il mio futuro professionale pensavo ad una carriera in altri settori. Il destino, invece, ha voluto che incontrassi Emilio, emigrato cubano come me, che per gioco mi fece cantare nel suo gruppo Miami Latin Boys ad una festa di matrimonio. Erano gli anni Settanta e di lì è cominciata la nostra unione fortunata nella vita e nella musica.
"Mi Tierra" è un album che ha avvicinato centinaia di migliaia di persone al ballo della salsa e ai suoni dell'Isla. Ora con "90 Millas", quando combina il suo canto cubano con la magica chitarra di Carlos Santana (nel brano No Llores) o con altre sonorità moderne, vuole portare nuovi fans del pop-rock alla musica cubana?
Beh, diamo a Cesare... questa operazione l'aveva iniziata Carlos Santana molti anni prima. Nessuno prima di lui e in modo così grande aveva allargato il gusto mondiale per la musica latina. "90 Millas" vuol far conoscere ai giovani la ricchezza della musica cubana, portare nuova gente alle radici della musica popolare della mia terra, quella musica resa grande da Chocolate Armenteros, Cachao, Candido Camero, Generoso Jimenez (deceduto all'età di 90 anni il 15 settembre 2007 — NdA). Ora voglio celebrare questi artisti che rappresentano la vecchia guardia di quella musica e sono gli anelli di collegamento con quel mondo sonoro, da cui provengono anche star come Arturo Sandoval, Paquito de' Rivera ed altri che sono in questo album.
Va bene per questi artisti che sono cubani. Ma aver riunito un cast di musicisti latini cosa significa?
Ho voluto unire artisti che stimo moltissimo come Santana e José Feliciano — che considero tra i primi e principali promotori del sound latino nel mondo — ad altri nomi straordinari, come Johnny Pacheco, Giovanni Hidalgo, Sheila E, La India, Papo Lucca e altri ancora, che hanno trasformato lo scenario della musica latina e caraibica in generale.
"90 Millas" è un album che guarda al passato della musica cubana come avevano fatto i nonni di Buena Vista Social Club, di cui la maggior parte sono scomparsi. Ora lei rilancia con musicisti ottuagenari sulla scia del successo di Buena Vista o è solo un caso?
L'operazione Buena Vista di Ry Cooder è stata molto importante per la musica cubana. È arrivata nel momento giusto, nel 1996, tre anni dopo il mio album "Mi Tierra". Comunque sia, tutto è stato utile per la diffusione della musica tradizionale di Cuba. Ora, ma su un piano diverso, con questo nuovo lavoro cerco di valorizzare ulteriormente la musica cubana ricorrendo ad artisti storici e attualizzandola con nuovi contributi.
Come è riuscita a coltivare l'identità cubana se non ha avuto l'opportunità di alimentarsi direttamente alla fonte primaria? È nel suo dna e non si è perduta nonostante la distanza o i suoi famigliari le hanno ricostruito quell'ambiente?
Nell'ambito di questa situazione forzata la mia famiglia mi ha trasmesso l'identità cubana, attraverso la lingua, le tradizioni, la cultura, la vita casalinga come fossimo a Cuba. E questi dischi sono prove per rafforzare la mia natura latina, e ritornare nell'ambiente dove ho ascoltato i primi suoni e la vocalità di quei posti. Un salto all'infanzia, alle prime melodie che mi cantava la nonna.
Ah.., le ninne nanne tipiche di Cuba (canto de cuna) come "Duermete mi niña"! Ma lei é nata di giorno o di notte?
E allora il canto dedicato è "Duermete mi niña... " terminando con "esta niña linda que nació de día / Quiere que la lleven a la dulcería". È vero?
Ridendo risponde:
Esattamente così, altrimenti il finale del canto sarebbe diverso (la rima è "... que naciò de noche... a pasear en coche" — NdA).
Restiamo un attimo in questo ambito tra sogni, ricordi, atmosfere avanere, ecc. Lei canta e compone musica cubana, canta in inglese e in spagnolo, però sogna di più in americano o in cubano, nel senso...
... Ho capito. Beh, il mondo cubano è dentro di me e vivo queste sensazioni. Le ninne nanne cubane che mia mamma e la nonna mi cantavano io le ho trasmesse ai miei figli perchè non debbono perdere le radici e le atmosfere della nostra cultura.
E per stare in tema, conoscere le radici ecc., le chiedo se come per l'album "Abriendo Puertas" — con belle e chiare note di copertina indicanti ritmi e fusioni varie — anche in "90 Millas" ci saranno questi dettagli importantissimi utili per saperne di più?
Sono d'accordo. Purtroppo ci sono molti artisti che non sanno veramente ciò che stanno facendo, si mescola di tutto e alla fine... Al momento non sono in grado di rispondere, mi documento e le faccio sapere se nel booklet c'è tutto questo.
"Refranes" — traccia n. 8 con un arrangiamento ricco e originale — mi ricorda "Maracaibo oriental", "Que bueno baila usted" del Sonero Mayor. È ispirata al genere son montuno o è un omaggio specifico al mitico Benny Moré?
L'ho cantata pensando a tutta quella tradizione, di cui Benny ne è stato comunque uno dei pilastri principali.
Con questo disco si considera più sonera o salsera? E cosa ne pensa della salsa e della timba cubana?
Difficile rispondere, ma le mie origini cubane mi fanno sentire più sonera. La salsa mi piace e per me "No Loores" ha il sapore di salsa; la timba, per quel po' che ho conosciuto attraverso i musicisti o gruppi che sono arrivati negli ultimi tempi a Miami, mi sembra interessante.
Cantare "Esperando... cuando Cuba sea Libre" è diverso che intonare un neutro son allegro declamando ai sapori di "chicharrones y tostones". Non le sembra di averci messo il sale indigesto della politica?
Ride e risponde:
In questo senso sí, ma "Esperando…" non è una canzone politica. È un brano per esultare alla libertà, è solo la gran festa che dovremo fare all'arrivo della democrazia a Cuba e condividere la gioia per questa conquista con tutti i cubani.
D'accordo. Quindi mi vuol dire che è possibile leggere nell'andamento "moderato" e nello stile variato di "Esperando" — e non "agitato" come altri ritmi cubani che servono per scatenare la gente in strada — un'energia pacificatoria per dire divertiamoci ma con moderazione e controllo per un cambio lento, positivo e civile. Insomma, un messaggio per chiudere ferite, seminare pace al di là dei rancori come cantava in "Mas Allà"?
Sì, c'è tutto questo spirito di amore e fratellanza verso i miei connazionali. Al di là di tutto, la voglia di ricominciare, di riunire.
Quindi in linea con "Abriendo Puertas", creato per celebrare la musica latinoamericana e caraibica e con il proposito di unire i latini. Insomma, un bel lavoro anche di marketing emozionale e psicologico che immagino frutto di suoi studi nel campo della comunicazione e che continua allo stesso modo in "90 Millas" verso la musica e la gente di Cuba. È così?
L'indirizzo musicale di "Abriendo Puertas" fu concentrato in particolare sui ritmi colombiani e latini, grazie al lavoro straordinario di Kiki Santander, musicista-arrangiatore colombiano e gli altri scopi erano quelli indicati. Poi non ho difficoltà a dire che lavoro in questo modo, con obiettivi, e tutto viene studiato.
Non ha mai pensato di cambiare strategia per abbreviare quelle miglia? Ad esempio, ricorderà quei jazzisti nordamericani che nel 1977 organizzarono una crociera musicale verso l'Avana con buoni risultati. Non crede che avrebbe successo, o per lo meno attenzione, qualcosa di analogo con Gloria Estefan e un gruppo di artiste per andare a cantare e a incontrare le donne di Cuba?
La ritengo un'idea interessante e bella. Qualcosa di simile me la disse il Dalai Lama quando mi chiese se ero mai stata a Cuba e si pensava a... Ma tutto questo non è possibile: Fidel Castro non me lo permetterebbe perchè sono contro il suo governo, mi metterei nei pasticci e potrebbero arrestarmi (ride Gloria — NdA) . E poi non potrei tradire la memoria della mia famiglia, di mio padre che ha dato la sua vita, assieme ad altri, per sconfiggere quella dittatura. Ora io non posso agire politicamente, le cose devono nascere da dentro e sarò felicissima di cantare a Cuba, ma quando sarà libera. "Esperando" è per quella occasione, per un nuovo cammino.
Va bene per il nuovo cammino, ma intanto lei nel brano "90 Millas" si rivolge addirittura in lingua Yoruba al dio Elegguà (il San Pietro della Santeria o Regla de Ocha) perchè apra il cammino e porti la libertà a Cuba. E allora, lei che ha cantato davanti al Santo Padre in Vaticano è cattolica e allo stesso tempo santera?
Sono cattolica, una credente ma non dogmatica. Non aderisco alla Santería e ho ripreso elementi di quella tradizione mettendoli nella canzone solo per motivi artistici e perchè fa parte della cultura del popolo cubano.
Trattandosi di un culto diffusissimo nell'Isla, non pensa che questo richiamo possa infastidire santeri e babalao di Cuba?
Non credo proprio ne abbiano motivi. Noi abbiamo fatto quella canzone non pensando a questo, ne è uscito un bel pezzo afrocubano che mi sono divertita a cantare con La India.
Tra le canzoni preferite del disco "90 Millas"?
Me Odio, Pintame, Caridad e Esperando, senza nulla togliere alle altre.
Qual è l'artista che ha influito di più sul suo stile?Qual'è la migliore voce femminile cubana partendo da Rita Montaner in poi? Quali sono i cantanti che ha adorato?
Difficilissimo rispondere perchè musicalmente sono cresciuta tra le due culture, inglese e ispanica. Voci di Cuba: è una scelta impossibile da fare, perchè ogni stile ha una sua regina, ma se proprio devo scegliere: Celia Cruz. Musica internazionale: Stevie Wonder è uno dei miei preferiti, ma ce ne sono altri.
Sono state rarissime le collaborazioni con artisti italiani. Nei suoi progetti futuri c'è qualcuno che le piacerebbe come ospite?
Ricordo che ho cantato con Pavarotti a Modena e mi piace molto Laura Pausini. Al momento però non ho pensato a progetti di questo tipo ma...
"Yo no cambiaria.... todo lo vivido" e "No hay mal que por bien no venga" sono due suoi brani che mi rimandano alla sua esperienza attraverso l'adagio "non tutto il male vien per nuocere". Una vita di sofferenza la sua, ma alla fine anche fortunata. Negli Stati Uniti lei ha potuto sviluppare il suo stile musicale grazie a un confronto diretto con le musiche importanti che è fondamentale per un artista. Cosa che a Cuba, forse, non avrebbe potuto fare e allora crede al destino, ai percorsi inevitabili o se tornasse indietro... ?
No, non cambierei la mia vita, abbiamo un destino già scritto, certe storie e persone sono sul tuo cammino. Ad esempio nell'amore: io ed Emilio forse non ci saremmo mai conosciuti, perché lui era di Santiago (figlio di una coppia spagnolo-libanese) e io ero dell'Avana. L'incontro è avvenuto tra espatriati a Miami: si vede che questo era il nostro percorso. Ora ricordo, che mio marito dice di aver composto "Yo no cambiarìa" proprio pensando alla mia esperienza, e in questo caso il senso di quel motto si può applicare sia alla realtà generale che personale. E devo dire che anche la mia malattia mi ha insegnato moltissimo, a guardare la vita con occhi diversi e quindi non possiamo che prendere positivamente tutte le esperienze che il cielo ci manda, belle o brutte.
Lei ha una Fondazione, si occupa di diritti umani, di solidarietà e giustizia, vuole riunire i latinoamericani ecc. Ma rispetto ai milioni di latinos clandestini negli Usa, che vivono nell'incertezza e chiedono di essere legalizzati e ottenere diritti, qual'è la sua opinione in merito tenendo conto delle difficioltà dell'Amministrazione americana?
È un problema importante a cui va data comunque una soluzione, tutti hanno diritto di migliorare il proprio livello di vita, e poi c'è necessità di questa gente per i lavori che del resto svolgono già in nero e che nessuno americano vuole più fare. Sanare questa situazione vorrebbe dire tante cose, tra cui contribuire alla crescita del paese attraverso la riscossione delle tasse da queste persone che altrimenti...
Quando non è impegnata con la musica come scorre la giornata di Gloria?
In modo semplice e naturale tra casa e hobby: passeggiate in bicicletta, giocare con i miei cani, cinema, vita di mare con giri in barca.
Il piatto preferito e che sa cucinare e quando si festeggia è all'americana o cubana?
Comida criolla, che ho imparato dalla nonna e dalla mamma, e le feste sono alla cubana.
Fuma, beve alcol...
Io ed Emilio non fumiamo. Un poco di rum sì (di quello leggerino) me lo bevo, ma con moderazione perché la mia salute non me lo permette e voglio stare in forma.
La parola spagnola che le piace di più e quella volgare che le scappa?
In entrambi i casi è Coyuyo (?)!!!
Sul numero di Ottobre 2007 di JAM /Viaggio nella Musica
— mensile grazie al quale è stata realizzata questa intervista —
appare un servizio su Gloria Estefan a cura di Gian Franco Grilli.
Pagina inviata da Gian Franco Grilli
Giornalista, responsabile del Caribe (Associazione culturale)
(4 ottobre 2007)