Cuba

Una identità in movimento


Lettera aperta per Angela Nocioni. I giorni del nostro sconforto

Gioia Minuti


    Il padre diventa il figlio assassinato
    studia
    sfida i suoi occhi
    che vedono sempre meno
    e cresce di nuovo
    come in Italia
    mezzo secolo fa
    salvando i bambini
    di un treno nazista
    che andava a un crematorio...

Questi versi sono un frammento di una poesia di Raúl Valdés Vivó, scritta per Giustino di Celmo, un uomo anziano, un uomo del sud, colto e lavoratore, un compagno che vive a Cuba stabilmente da quando suo figlio Fabio è stato ucciso da una bomba posta da un mercenario di El Salvador, per 1500 dollari pagati da Luis Posada Carriles e forniti dalla mafia di Miami e dalla CIA.

Una giornalista che si chiama Angela Nocioni ha scritto, e Piero Sansonetti il direttore di Liberazione, noto giornale della detta "sinistra italiana" ("sinistra" è una parola con due significati), che Giustino ha patteggiato il suo comportamento verso il "regime di Fidel" in cambio di una pizzeria che si chiama Fabio.

Cinismo? Desiderio di fare scandalo per vendere di più? Smania di protagonismo ad ogni costo?

"Mi hanno ammazzato un figlio in due minuti e adesso hanno liberato quell'assassino...", ha sussurrato piangendo Giustino poco tempo fa, sapendo che Posada era tornato uccel di bosco... e adesso Giustino ha letto le infamità che Liberazione ha pubblicato su di lui, infangando il suo dolore e il suo amore di padre, proprio nel giorno del compleanno di Fabio.

Far trasparire di aver permesso a Giustino Di Celmo di aprire una pizzeria all'Avana in cambio di un appoggio acritico al Governo cubano, anzi come lo ha chiamato l'inviata Nocioni, "al regime", appare davvero una cosa inaudita. Un affronto intollerabile al dolore di un padre che, più che ottantenne, si batte ancora contro il terrorismo internazionale che gli ha ucciso il figlio e per la stessa memoria di Fabio. Il tentativo dell'inviata di Liberazione di mercificare il dolore e la vita del figlio di Giustino, in cambio di una "Pizza Fabio, 4 dollari e 65", è una vergogna che si giudica da sola” scrivono indignati i compagni dell'Associazione di Amicizia Italia Cuba e come loro molte altre persone che hanno inviato forti proteste, persone che conoscono Cuba e cubani e che non accettano questa visione cinica e vuota di contenuti, ma piena di bugie che la Nocioni dà dell'Isola.

Giustino mi ha telefonato per dire:

    "Avvisa quella signora che io sono il gerente senza compenso della pizzeria Fabio, e lo faccio perché il Comandante Fidel mi aveva chiesto quali erano i sogni di Fabio e io gli avevo confessato che erano aprire una pizzeria italiana nel Vedado e far venire la squadra del Cogoleto a giocare a Cuba... e li abbiamo realizzati tutti e due, senza Fabio però. Non è detto che io non agisca contro questa donna e questo giornale", ha aggiunto Giustino molto addolorato.

Il terrorismo manovrato dagli Stati Uniti contro Cuba è una realtà e basta avere una conoscenza superficiale degli ultimi decenni di storia della regione per saperlo; tale terrorismo ha provocato oltre tremila vittime e danni materiali ingenti, che si sommano all'embargo e al boicottaggio tentato attraverso tutti i mezzi, non ultimi quelli di informazione, fra i quali ci rattrista trovare oggi Liberazione. I Cinque cubani, che da oltre otto anni sono rinchiusi nelle carceri statunitensi non sono "spie", come banalmente definite dall'articolo e come sostiene il governo Bush, ma agenti infiltrati nelle organizzazioni terroristiche aventi sede a Miami per prevenire ulteriori attacchi contro il popolo cubano. Ci sentiamo fortemente impegnati per la loro immediata liberazione e per la condanna del terrorista Posada Carriles, recentemente liberato, su richiesta governo degli Stati Uniti in segno di gratitudine per i servizi resi e per evitare che faccia rivelazioni imbarazzanti per molti personaggi oggi al potere a Washington. Dipingere le loro mogli, che da oltre otto anni sono costrette a fare a meno dei loro compagni, e Giustino Di Celmo, che ha perso un figlio nel fiore degli anni, come opportunisti che trarrebbero un qualsivoglia beneficio da tale situazione, ci sembra un'operazione veramente indegna, specie per un giornale come Liberazione che reca tuttora sulla sua testata la dicitura "quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista" e che, perlomeno in quanto tale, dovrebbe ispirarsi a ben altra etica e visione dei rapporti fra le persone, si legge in una lettera inviata a Liberazione da Fabio de Nardis, José Luiz Del Roio, Fabio Marcelli, Rita Martufi, Barbara Spinelli e Luciano Vasapollo.

I 5 patrioti cubani, per Liberazione sono Cinque Eroi che di mestiere facevano le spie”, scrive la Nocioni, un'accusa ormai decaduta anche per i generali dell'Esercito statunitense (testimonianza del generale James R. Clapper) e per gli alti dirigenti dell'FBI che hanno affermato, al processo di Miami, che i 5 cubani non possono essere considerati spie perché non si sono mai impossessati, né hanno mai tentato di farlo, di documenti degli Stati Uniti classificati come segreti, né hanno mai lavorato contro la sicurezza degli USA.

I 5 controllavano l'attività terroristica dei gruppi anti-cubani che da Miami, con il beneplacito e il sostegno del Governo degli Stati Uniti, organizzavano attentati contro il popolo cubano.

Forse questa signora dovrebbe parlare cinque minuti con una madre di uno dei Cinque, sapere della disperazione per ottenere un visto, dell'orgoglio che sentono per questi figli, mariti, padri che hanno difeso e difendono a un prezzo così alto la vita dei cubani e anche dei nordamericani...

La Nocioni ben si guarda dal dire che gli Stati Uniti usano la concessione dei visti come arma di ricatto per i familiari... le mogli di due dei Cinque non vedono i mariti da quasi nove anni, ma questo ai compagni di Liberazione evidentemente non importa. L'importante è scrivere atrocità come quella che:

    "Le mogli dei Cinque, con i mariti reclusi negli Stati Uniti hanno vinto la lotteria viaggiano e mangiano... "

La Nocioni ha una fantasia davvero perversa e non sa che nessuno a Cuba farebbe mai apprezzamenti del genere, non per paura ma per rispetto del dolore degli altri.

Negli articoli dell'inviata di Liberazione non si parla mai del blocco statunitense contro Cuba che dall'inizio degli anni Sessanta ha prodotto un danno economico complessivo di 86.108 milioni di dollari all'economia della Repubblica di Cuba (4.108 milioni di dollari solamente nel 2006).

A questi occorre aggiungere altri 54.000 milioni di dollari, come danni materiali causati sia da azioni di guerra del Governo degli Stati Uniti con una serie innumerevole di attentati messi in atto dai suddetti gruppi terroristici, organizzati, finanziati e addestrati dal Governo statunitense. Dei 3.478 morti e dei 2.099 invalidi permanenti per colpa di quelle azioni neppure se ne parla.

Premesso questo, forse si capirebbe meglio il perché della presenza dei 5 in Florida, dove non era necessario essere presenti e fare le dette "spie", poiché in questo luogo le organizzazioni terroristiche nemiche di Cuba operano alla luce del sole.

Forse la Nocioni avrebbe anche dovuto consultare e confrontare i dati forniti dalle maggiori organizzazioni delle Nazioni Unite (UNESCO per la cultura, UNICEF per l'infanzia, FAO per l'alimentazione, OMS per la sanità) e di altre istituzioni internazionali che indicano Cuba, per gli eccellenti risultati raggiunti in questi campi, come modello per i paesi del Terzo Mondo e non solo.

Poco tempo fa un articolo insultante sul Che e su Jorge Ricardo Masetti portava la stessa firma della stessa giornalista. Non è facile comprendere il perché di questi attacchi violenti e falsi a tutto ciò ha solo profumo di comunismo da parte dell'inviata di un giornale di sinistra... cose da buttarla dal giornale in tre giorni... o forse invece le aumenteranno lo stipendio?

Nel corso del mese di agosto del 2006 il Venezuela era stato oggetto di alcuni articoli su Liberazione e una rapida lettura era stata sufficiente per collocare le corrispondenze dell'inviata Angela Nocioni nella categoria della strisciante propaganda che da anni si propone di seminare scetticismo, cinismo e sfiducia nel processo in atto con la rivoluzione bolivariana.

    "Caracas vive gonfia di petrodollari, apparentemente tranquilla. Retorica rivoluzionaria grondante, populismo da quattro soldi e militari dappertutto".

Questa la cornice di un quadro dai colori assai inquietanti:

    "C'è un'invasione di cubani in Venezuela. Dodicimila solo i medici".

Ma, assicurava la Nocioni,

    "... gli ospedali fanno schifo come prima (...). Della rivoluzione culturale promessa qualche tempo fa, poi non c'è traccia. Ma la campagna di alfabetizzazione funziona (bontà sua! — ndr)".

"Chávez non ha collaboratori di livello", tanto che deve pescare nei "movimenti alternativi", fino al punto che "chi faceva le TV di strada adesso dirige la TV di Stato" e non si capisce se ai critici occhi della compagna Nocioni ciò costituisca un reato. Ci sono pure, pensate,

    "... un paio di rapper... ".

Non finisce qui,

    "... il presidente ha cacciato dal paese la Dea, l'antidroga statunitense, accusandola di coprire in realtà operazioni di intelligence per conto di Washington".

Forse Angela Nocioni non sa che la "guerra alla droga" è la copertura usata dagli USA per giustificare le loro operazioni di guerra sporca in tutto il continente e in particolare nella confinante Colombia; forse non sa neppure che precisamente dall'intreccio fra la mafia nemica di Fidel Castro di Miami, l'oligarchia colombiana e le "operazioni" CIA nella regione sono nati i vari piani per assassinare Chávez; ma se non lo sa, faccia il piacere di informarsi e dedichi la sua scadente ironia a temi a lei più familiari.

Perché tutto questo? I deputati radicali sono venuti a fare una provocazione all'Avana e si sono fermati — guarda caso — a dare una conferenza stampa a Miami. Perché? Era forse la via più breve per tornare in Italia?

Non si spiega con quale coraggio questa giornalista possa definire la genocida "Ley de Ajuste cubano" un "compromesso raggiunto nel braccio di ferro tra l'Avana, che brandisce i suoi potenziali profughi come un'arma diplomatica e Washington che non vuole le coste della Florida assaltate dai "balseros".

    "Una legge che ogni anno fomenta l'espatrio illegale verso gli Stati Uniti con la promessa di un tornaconto economico per chi viola la legge, sarebbe un compromesso voluto dal Governo Cubano? E perché allora non dire che le zattere sono fornite dallo stesso governo?".

Scrive Francesco Guastarazze, uno studente di Perugia amico di Cuba, molto amareggiato perché proprio Liberazione ha pubblicato tante menzogne.

Siamo tutti molto amareggiati, noi che amiamo Giustino, le madri, le mogli e i figli dei Cinque, le Madri di Piazza di Maggio — che sicuramente non possono piacere alla Nocioni perché sono amiche del "regime di Fidel", noi che viviamo qui nell'Isola e che ci stringiamo attorno alle vittime del terrorismo, che abbiamo marciato e gridato per il ritorno di Elián e adesso lo facciamo per la liberazione dei Cinque e non ci stanchiamo di scendere in piazza, alla faccia di quel che ha scritto questa donna, i cui problemi più evidenti sono la mancanza di cultura, d'educazione e d'amore.

E siamo molto amareggiati perché Liberazione le offre tutto questo spazio, mentre potrebbe essere una voce dalla parte del popolo, delle sue necessità vere, degli italiani degni.


Da SiporCuba

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