Cuba

Una identità in movimento


Mella scende la scalinata

Alina Perera Robbio


Una piazza è nata all'Università delle Scienze Informatiche,
e in essa, come uno studente in più,
cammina il fondatore della FEU,
a dimostrazione che il suo coraggioso impegno per il futuro di Cuba
ha superato con successo l'oblio del tempo.


Il giovane di venti anni inizia a scendere la scalinata. Porta con sé alcuni libri. L'aria gli accarezza i capelli e gli accende le idee. Il suo volto è energico e sereno. Studia diritto. È snello, dinamico, con gli occhi castani, una bocca grande e carnosa.

Scende vestito con uno dei completi che ha fatto per lui suo padre Nicanor , il miglior sarto de La Havana, l'uomo che ha adattato le mode parigine al sapore dell'Isola. Chissà se il giovane è uscito di casa "scortato" dallo sguardo di chi mette le etichette col suo nome a vestiti confezionati in maniera squisita! Chissà se il vecchio si è nascosto dietro la porta per vedere se il figlio andasse dritto all'Università oppure per vedere come le stoffe cucite con tanto affetto si sarebbero adattate al suo corpo aggraziato! Il figlio è il suo "fisico modello", il suo orgoglio. Sembra un Apollo.

Ed è anche un modello di essere umano quello che scende la scalinata dell'Università de La Havana, della "Upsalón", come il poeta Lezama Lima battezzò il sacro recinto nella sua novella "Paradiso". È la scalinata da dove scendevano gli studenti verso la via, pronti a scontrarsi con soldati sconosciuti, con la morte, per difendere l'onore di un paese malato a causa di tanti fallimenti ereditati.

La cosa inedita e meravigliosa è che il ragazzo, che ha l'abitudine di allentarsi la cravatta nelle ore difficili, soprattutto quando prevede scontri con la polizia, non solo sta scendendo la scalinata nel suo tempo reale, ma anche nel nostro presente che era il suo futuro "sognato", il futuro che gli costò la vita.

La presenza "fisica" dell'eroe é resa possibile dall'immaginazione e dall'impegno di un gruppo di "creatori", grazie ai quali é nata la Piazza Mella all'Università delle Scienze Informatiche (UCI): opera bella, sobria, dove regna sovrana la simmetria, infranta solamente dalla presenza disinvolta del fondatore della Federazione degli studenti universitari (FEU) che, ricreata in bronzo, scende la scalinata del suo intenso scenario di lotte.


La Piazza

Sono sei gli scalini fatti di graniglia che formano una ampia ed elegante apertura della Piazza. Se li saliamo per il lato sinistro, ci incontriamo con Julio Antonio Mella. E dopo averlo guardato bene, intrappolati da una timidezza che almeno la prima volta ci impedisce di toccarlo, veniamo subito attratti dalle alte colonne grigie di cemento, prive di capitelli, come fossero improvvisamente decurtate perché possano avere il cielo aperto come tetto. E poi ci colpisce la pavimentazione che ricorda un tessuto selciato, coloniale. E ci attraggono le panchine di marmo grigio, e altre, più in là, di legno e ferro fuso, come quelle di un parco moderno, fatte apposta per le confidenze, per la pace o il delirio. E poi il caldo pergolato di legno, rubato alla Ciénaga de Zapata, dove prospererà una vegetazione che oggi è incipiente e che però sarà la fortuna di coloro che amano conversare all'ombra.

Vilma Rodríguez Tapanes, responsabile per il Ministero della Cultura del progetto di ambientazione della UCI, mi ha raccontato che in tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione della Piazza è albergato il sogno di regalare agli studenti un luogo in cui poter respirare la storia della FEU, dove tirasse l'aria dello scenario primigenio della Federazione : l'Università de La Havana.

Non si tratta — come ha spiegato lei stessa — di una semplice copia di alcuni punti della leggendaria "Casa de Altos Estudios", ma di una interpretazione in cui si evocano simboli di un luogo centrale nella storia di Cuba.

La piazza, difficile da realizzare, soprattutto al momento di sollevare le colonne, è stata terminata in meno di due mesi, grazie all'impegno infaticabile di operai, tecnici e ingegneri. Tuttavia, ci sarebbero voluti ancora molti giorni di intenso lavoro, di studio, di giornate insonni, molto simili a quelle che potrebbe aver passato un artigiano fonditore davanti ad un forno del Rinascimento, prima che la statua di Mella venisse alla luce ed occupasse il suo posto.

Lo scultore José Villa Soberón, il cui nome fu proposto dallo storico Eusebio Leal a chi dirigeva il progetto, raccontava che nel suo darsi da fare per ottenere il Mella "desiderato", furono essenziali il progettista Jose Antonio Choy; lo scultore Rafael Gómez che lavorò molto tempo per modellare la figura; il gruppo di scultori fonditori che hanno vissuto mesi di lavoro senza pausa; Maria Elena Molinet, molto utile nel ricostruire i dettagli della immagine del "lider", come ad esempio il panno che era infilato dentro il suo taschino, la cravatta, i bottoni, la cinta, o le scarpe; e gli instancabili studiosi di Mella, Adys Cupull e Froilán Gonzáles, e l'appassionato storico Jorge Juan Lozano.

Villa aveva chiesto solo tempo per ottenere, direttamente dal suo laboratorio nell'Istituto Superiore di Arte, un figura tridimensionale, che potesse parlare ai giovani, che non dovesse star lontana sopra un piedistallo, che potesse essere ascoltata visivamente, e poi, una volta trovata la motivazione, potesse essere studiata in tutto il suo valore. Il creatore, per un anno, portò il peso di una grande sfida: riuscire a trasformare, in materia solida, il mistero e la grandezza di un uomo senza pari. E in questa traversia, lo affascinò il sapere che, per esempio, Mella riusciva ad immergersi nelle tumultuose manifestazioni dell'Università, incluso il combattere con le forze repressive, ed uscirne intatto nella sua eleganza.

Risultò gradevole, ci ha raccontato l'artista, lavorare ad una figura di uomo alto, corpulento, che richiama i canoni greci della bellezza. Villa é sicuro che Julio Antonio Mella deve aver avuto una personalità estremamente forte, tanto da dedicarsi alla vita con grande intensità, la qual cosa fece di lui un uomo eccezionale.

Tutti gli sforzi fatti hanno ottenuto come risultato la Piazza Mella che, come ha detto Carlos Valenciaga (membro del Consiglio di Stato nel momento dell'inaugurazione ricordando l'83esimo compleanno della Federazione degli studenti universitari) copre la tradizione della FEU in tutte le sue lotte anti-imperialiste, per la giustizia sociale del nostro popolo, e abbraccerà tutti i nuovi studenti con la sua storia, nei brevi e gradevoli intervalli tra conferenze, attività di laboratorio, lezioni, quando per convocare una riflessione politica, per conversare, leggere e studiare, essi accorrono in questa piazza, nei suoi spazi e sulle sue panchine, che invitano all'amore, sotto i rami frondosi di un "Cortile dei lauri" del secolo XXI, nel cuore di una università dove la gioventù non solo domina le più moderne tecnologie ma si nutre anche degli ideali più progressisti e nobili dell'umanità.


L'uomo

Quando seppero che sarebbe nata una scultura dell'eroe, Adys Cupull e Froilán Gonzáles diedero a José Villa tutto ciò che essi avevano scoperto in tanti anni di studio della vita e delle opere di Julio Antonio Mella. L'informazione includeva due opere scritte da loro: Julio Antonio Mella in mezzo al fuoco e Fino a che arriva il tempo. A casa mia, una notte che passammo a conversare a tavola, essi mi confessarono la loro soddisfazione per aver partecipato alla realizzazione del progetto. Amorosi e paterni, mi portarono per mano attraverso l'esistenza di Mella. E le loro appassionate parole mi hanno provocato stupore per tutto il tempo. Mentre parlavano, pensavo all'idea che Fidel ha di Mella, idea messa a mo' di iscrizione nella Piazza nata di recente:

    "A Cuba nessuno ha fatto tanto in così poco tempo".

E questa idea aumentava in me il desiderio di conoscere i minimi dettagli dell'uomo. Infatti mi sembrò delizioso volgere l'attenzione su Nicanor, padre di Julio Antonio Mella e figlio di un alto ufficiale della Repubblica Domenicana, il Generale Ramon Matías, personaggio che suscitava l'ammirazione più accesa del piccolo Mella, che muoveva soldatini su un campo di battaglia, si inventava il fuoco improvviso e le vittorie, e che anni dopo tenterà di entrare, precoce e senza successo, nell'universo militare.

Mella era il giovane piú elegantemente vestito dell'Università de La Havana, mi assicurarono gli storici. I suoi vestiti uscivano dalla sartoria di suo padre, situata in Via Obispo, no. 105, ne La Havana Vecchia. Sono ancora lì gli stessi scaffali, la cassaforte, i vetri colorati, e due macchine da cucire dell'epoca.

Il sarto Nicanor era amico di Massimo Gómez, a cui fece un vestito di gala. E la madre era una donna straordinaria, un'irlandese molto audace che si unì al domenicano, al di fuori del matrimonio, e che si stabilì a La Havana senza neanche dominare lo spagnolo. Le sue origini fecero di Mella, meticcio e figlio naturale, un essere ribelle. La sua vita fu segnata dall'amore e dalle disgrazie più impensabili. La passione guidò sempre il corso degli avvenimenti. La società che più di una volta lo disprezzerà per le sue origini fu il suo principale campo di battaglia.

Adys e Froilán mi hanno raccontato che Mella era così bello che, quando parlava, le ragazze accorrevano all'università per ascoltarlo anche se, poi, questa curiosità sfociava in un risveglio delle loro coscienze.

Era cortese, affettuoso, molto capace di tessere relazioni con persone diverse per età e caratteristiche. Seppe portare con sé e mettere a frutto l'uragano dei suoi sentimenti e della sua sensibilità, così come il suo pensiero rivoluzionario.

Molto giovane fondò la FEU, l'Università Popolare José Marti, la Lega Anticlericale, la sezione cubana della Lega Antimperialista delle Americhe e il Partito Comunista di Cuba, insieme a Carlos Baliño. Fu espulso dall'Università de La Havana e incarcerato. Tornò in libertà dopo aver fatto uno sciopero della fame per 18 giorni e dopo una campagna di solidarietà fuori e dentro Cuba. Si imbarcò clandestinamente diretto in Guatemala, da dove lo trasferirono in Messico.

Nella terra atzeca, continuò la sua lotta, all'interno del movimento rivoluzionario dell'arcipelago cubano. Arruolato nelle file del Partito Comunista Messicano, arrivò ad essere segretario generale. Difese le cause americane e cubane in più di un giornale e su diversi fronti. Fu assassinato a soli 26 anni. Secondo le parole del pittore Diego Rivera, il suo funerale fu il più grande che il paese avesse conosciuto fino a quel tempo.

In questi giorni, mentre Julio Antonio scende la scalinata della Piazza nella UCI, si spiegano i desideri di una vita trepidante, il cui filo fu tagliato troppo presto, nella capitale messicana, la notte del 10 gennaio 1929. Nonostante il suo assassinio, il valore e l'esempio del guerriero hanno superato con successo l'oblio del tempo.


Fonte: http://www.jrebelde.cubaweb.cu/2005/octubre-diciembre/dic-25/index-mella-cuba.html

Juventud Rebelde Digital
(25 dicembre 2005)



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