Come associazioni e comitati impegnati nella solidarietà con Cuba — e con le resistenze dei popoli di tutto il pianeta alle politiche imperialiste — non possiamo che prendere atto della fine, nei fatti, dell'esperienza del "Comitato 28 giugno".
Questo comitato ha visto sempre la nostra partecipazione e collaborazione attiva, perché ha ripetutamente espresso la capacità di raccordare e coordinare sul campo l'azione di un'importante fetta delle numerose associazioni che si muovono sul terreno della solidari età con la Rivoluzione Cubana. Azione che sarebbe stata sicuramente meno efficace ed efficiente, perché frutto dell'iniziativa lodevole ma dispersiva e limitata dei singoli gruppi di compagni e compagne. Secondo noi il comitato 28 giugno ha saputo svolgere questo ruolo proprio perché è nato come coordinamento indipendente da ogni tipo di pressione e subordinazione, anche e soprattutto, dai partiti della sinistra istituzionale che troppo spesso hanno sacrificato sull'altare della "governabilità" le resistenze dei popoli oppressi in primis quella cubana.
Capacità di azione unitaria e indipendenza dai condizionamenti della politica sono per noi, quindi, una conditio sine qua non per cui aderire ed appoggiare il comitato.
Prendiamo atto che da qualche mese queste condizioni sono progressivamente venute meno fino a renderle ora completamente formali e non sostanziali.
Aldilà di scelte e posizioni politiche differenti non possiamo contribuire, infatti, ad alimentare una guerra tra associazioni storiche della solidarietà con Cuba mediante il comitato stesso. Noi abbiamo sempre inteso la solidarietà con la Rivoluzione Cubana come un momento importante di ricomposizione attorno alla difesa dell'idea stessa di una concreta prospettiva storica di superamento del modello capitalistico dominante.
In questo senso, non ci possono essere "nemici" né l'Associazione Italia-Cuba né nessun'altra associazione che lavora, pur nelle reciproche diversità, in questa direzione. Quindi, già solo la fuoriuscita di Italia-Cuba dal comitato 28 giugno di alcuni mesi fa rappresenta per noi una contraddizione che non si può eludere se si vuole perseguire nei fatti quello che si proclama a parole: la ricomposizione più ampia possibile della solidarietà coi popoli oppressi. La situazione è ancora più evidente ora con il comunicato di Radio Città Aperta, Nuestra America e la Rivista Proteo che dichiarano conclusa e superata l'esperienza del comitato con motivazioni politiche largamente condivisibili.
Dobbiamo quindi prendere atto onestamente che il comitato 28 giugno, a prescindere dal lodevole impegno sin qui svolto dal da presidente dimissionario Luciano Vasapollo, non può più svolgere da qualche tempo quel ruolo che si era prefisso dalla sua nascita, tant'è che già le ultime recenti iniziative unitarie di solidarietà con Cuba (come il sit-in all'Ambasciata USA) sono state svolte con le firme delle differenti associazioni e non con quella del comitato stesso.
Non ci sembra, infine, accettabile per i motivi sopra esposti il tentativo di "far rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta". Ossia, il condizionamento ingombrante e inopportuno di taluni partiti della cosiddetta "sinistra radicale" (poco) di lotta e (molto) di governo nelle decisioni e nelle attività del comitato. Abbiamo imparato negli ultimi anni che nella solidarietà coi popoli che lottano contro l'imperialismo (a Cuba, come in Iraq ed in Palestina) non esistono posizioni "super-partes". O si sta con gli oppressi, o si sta con gli oppressori. E questo alcuni componenti — dell'ormai ex-comitato unitario 28 giugno — dovrebbero averlo imparato bene visto che questa esperienza è partita proprio con l'iniziativa di piazza Farnese a Roma nel 2003 come reazione dell'arcipelago della solidarietà internazionalista con Cuba contro le gravissime e diffamatorie posizioni assunte proprio da una parte di quei partiti della cosiddetta "sinistra radicale contro il legittimo governo dell'Avana in merito alle condanne di alcuni mercenari al soldo degli USA. E ancor più grave sarebbe rimettere sotto l'ombrello di quella parte politica l'appoggio all'opzione socialista di Cuba proprio nel momento in cui viene lanciata un'altra campagna di feroce attacco alla Rivoluzione Cubana dalle colonne di un quotidiano come Liberazione con articoli indegni contro Cuba e offensivi della dignità persino di figure come il padre di Fabio Di Celmo... vittima sì a Cuba ma del terr orismo di stampo-CIA di Posada Carriles!
La necessità di rilanciare l'azione unitaria di solidarietà con Cuba non muore certo con la fine di questa o quella esperienza, ma bisogna saper raccogliere il meglio dell'esperienza fatta e rilanciare l'iniziativa politica.
Ci auguriamo che questa azione unitaria riprenda il cammino già dal corteo del 9 giugno prossimo nella piazza che legittimamente si candida a rappresentare le aspirazioni di liberazione dei popoli in lotta per la propria indipendenza ed autodeterminazione: quella di piazza Esedra contro i crimini Bush e contro le complicità colpevoli del governo Prodi!
Comitato comunista "A. Gramsci" di Roma
Assemblea Nazionale Anticapitalista
Comitato con la Palestina nel Cuore
Pagina inviata da Rita Martufi
(2 giugno 2007)