Cuba

Una identità in movimento


Conclusa e superata l'esperienza del "Comitato 28 giugno" / Concluída la experiencia del "Comité 28 de junio"

Radio Città ApertaNuestra AméricaRivista Proteo


Italiano

Radio Città Aperta, Nuestra América e la rivista Proteo ritengono ormai esaurita l'esperienza del "Comitato 28 Giugno" poiché la natura e la missione dello stesso nel tempo si sono modificate dall'originario ruolo nell'ambito delle attività di solidarietà politica con Cuba.

Per comprendere meglio le questioni alla base della nostra decisione è necessario ripercorrere, in sintesi, alcune tappe cruciali che hanno caratterizzato il ruolo del Comitato, ossia una struttura alla quale si "commissiona" qualcosa ed alla quale non si delega in bianco l'attività. Il "28 Giugno" era nato nel 2003 proprio come contenitore di coordinamento in particolari momenti di necessità politica della galassia delle associazioni, alcune piccole, altre di importanti dimensioni, che facevano della solidarietà con Cuba una delle proprie ragioni di esistere. Una esigenza dettata anche dalla necessità di rispondere in maniera efficace all'attacco violento che proprio in quei giorni (si era appunto nella tarda primavera del 2003) l'imperialismo statunitense stava portando contro l'isola con la complicità di molti governi europei di destra e di sinistra. Un po' come dire "l'unione fa la forza" e tutte le associazioni di solidarietà con Cuba decisero una risposta straordinaria per presenza e capacità di lotta.

Una lotta che dovette estendersi anche contro certi settori della cosiddetta sinistra radicale i cui esponenti, proprio a Piazza Farnese il 28 giugno del 2003, furono sepolti da una salva di fischi che, almeno all'epoca, servì a far aprire gli occhi a quanti avevano iniziato ad affrontare l'esperienza della conquista della "posizione" per potersi accreditare come forza moderata di governo saltando a piè pari sulla storia del socialismo e delle lotte del movimento operaio, di classe e di base.

Una funzione importante, quindi, quella del "Comitato 28 Giugno" che si è esaurita perché da strumento di coordinamento e coagulo è andata vieppiù caratterizzandosi, per insane pretese di controllo, come soggettualità altra e quindi aggiuntiva nel già vasto arcipelago dell'associazionismo pro-Cuba.

La manovra che è stata portata avanti, soprattutto in quest'ultimo anno e, per la verità, da una sola associazione che punta a moltiplicarsi nel nome ma non nella qualità e quantità della partecipazione, è stata quella di perseguire ad ogni costo la trasformazione di un comitato plurale in un'ennesima associazione della quale non se ne ravvisa il bisogno né dal punto di vista politico, né dal punto di vista organizzativo. Infatti se la natura del "Comitato 28 Giugno" assumesse il carattere di associazione e di quotidiano strumento di intervento sulla generica solidarietà, in primo luogo verrebbe a limitarsi l'autonomia delle singole associazioni che ne hanno determinato la nascita, ma verrebbe anche scambiato per un ulteriore soggetto competitivo caratterizzato, tra l'altro, dalla protervia ed aggressività di qualche noto personaggio.

Noi non prendiamo parte a questa ennesima tragica farsa che ci auguriamo possa presto rientrare per consentire processi reali e non fittizi di unità tra l'associazionismo solidale con la Rivoluzione Cubana, contro tutti gli imperialismi e i governi complici di politiche guerrafondaie.

Quando si manifestarono le prime avvisaglie di comportamenti non omogenei al fine originario che il "28 Giugno" si era prefissato, abbiamo cercato in tutti i modi, soprattutto con il ruolo di Radio Città Aperta e della rivista Nuestra América a livello di informazione plurale e garantita a tutte le soggettualità, di mantenere unito il comitato, ma la battaglia per una reale unità, lo diciamo soprattutto a noi stessi e con amarezza, per questa volta l'abbiamo persa ma la riproporremo sempre, giorno per giorno, come strumento indispensabile della nostra azione.

E, aldilà delle nostre colpe, si è presentato però un ostacolo davanti a noi grande come un macigno, rappresentato dall'autoreferenzialità di qualcuno che ha inteso l'esperienza del "Comitato 28 Giugno" come una strategia per dichiarare guerra alla più rappresentativa delle associazioni facenti parte del comitato, l'Associazione Italia-Cuba che si vide costretta ad uscirne per difendersi dai continui attacchi di chi anziché praticare egemonia nel paese, si accontentava di rivendicarla nel comitato, finanche ad utilizzarlo molte volte in forma impropria quasi ci fosse stato un qualche diritto sulla proprietà arrivando a strumentalizzare il "Comitato 28 giugno " come strumento di esclusione piuttosto che di inclusione delle associazioni. Si è arrivati così a situazioni tragicomiche in cui la solita associazione, ha accelerato le sue pretese egemoniche per poter rinsaldare un rapporto di subalternità con il proprio partito di riferimento nel momento in cui questo rafforzava la sua volta la subordinazione al governo Prodi. A tale scopo è stato impropriamente utilizzato il nome del "Comitato 28 giugno" nel comunicato relativo all'ultimo sit in sotto l'Ambasciata USA nonostante si fosse deciso – anche con discussioni non sempre facili – di promuovere e gestire l'iniziativa come singole associazioni.

Ultima vicenda in ordine di tempo è l'arbitraria convocazione di un attivo del "Comitato 28 giugno" per il 4 giugno sulla base di una decisione e di una riunione della solita associazione "superpartes".

Ma probabilmente una continuità con il 2003 c'è chi continua a mantenerla, la peggiore e quella che non avrebbe mai dovuto caratterizzare il "Comitato 28 Giugno", ossia il tentativo di poterlo trasformare in strumento politico ed elemento di connotazione di qualche partito che negli ultimi tempi ha bisogno di ritocchi estetici per potersi ancora presentare in piazza; con il rischio, non del tutto campato in aria, che situazioni come quelle del 2003 potrebbero ripresentarsi e qualcuno (o qualche associazione) potrebbe trovarsi dalla parte sbagliata, contro Cuba e contro la sua rivoluzione.

Il nostro modo lineare di fare politica, attività culturale e informazione, anche e soprattutto nel campo della solidarietà politica, non può essere condizionato dalle "mire espansionistico-egemoniche" di qualche soggetto, persona e/o associazione che sia, che ossessionato da proprio protagonismo e in cerca di autorappresentazione è allo stesso tempo forse al servizio delle velleità camaleontiche di qualche partito che pensa ancora alla formula "di lotta e di governo".

Groucho Marx sosteneva che "un camaleonte evidenzia il proprio colore solo quando si sovrappone ad un altro camaleonte": ci pare che la sovrapposizione di qualche associazione al suo partito di riferimento metta chiaramente in evidenza l'aspetto di appendice istituzionale, di "cinghia di trasmissione" che si vorrebbe dare al "Comitato 28 Giugno".

Se nell'analisi politica questo aspetto ci fa superare l'esperienza senza che venga meno il nostro impegno politico, dal punto di vista strategico la cosa ci preoccupa non poco anche in vista delle scadenze immediate che, come comunisti internazionalisti, saremo chiamati ad affrontare nei prossimi giorni. È a tutti noto infatti che per il 9 giugno prossimo è prevista a Roma la visita di Bush ed è altrettanto noto che la stessa verrà contestata in modi diversi. Da una parte il corteo a Roma (Piazza Esedra-Piazza Navona) NO BUSH/ NO WAR DAY dei movimenti, delle associazioni, del sindacalismo di base e delle forze politiche che reputano Bush come il rappresentante di una internazionale imperialista-guerrafondaia alla quale partecipano attivamente tutti i governi di centro-sinistra (Italia compresa) che rivendicano con spocchioso orgoglio l'alleanza con gli Stati Uniti; dall'altra il sit-in a Piazza del Popolo delle forze politiche che sostengono convintamene e totalmente il governo Prodi e che però di proprie responsabilità non vogliono sentir parlare.

È chiaro che il posto di chi sta con Cuba non può essere la manifestazione "sponsorizzata" dal governo perché dimostrerebbe che il problema di Cuba è solo ed unicamente Bush e non i 45 anni e passa di politiche imperialistiche degli Stati Uniti contro l'isola. È come ignorare la storia che, si sa, è una delle forme di ignoranza più gravi e pericolose. Si dimentica che da Baia dei Porci, fino alle famigerate leggi Torricelli e Helms-Burton, non c'entrava nulla Bush come soggetto di governo ma esse sono opera di altri governi e altri presidenti, ultimo dei quali Bill Clinton, con il quale l'attuale governo italiano rivendica continuità di amicizia politica.

Relativamente alla manifestazione del 9 giugno, come di ogni altra attività pubblica sarebbe inaccettabile qualsiasi tentativo di utilizzare la sigla del "Comitato 28 giugno". Ribadiamo che i movimenti contro la guerra hanno convocato una manifestazione con una piattaforma coerente agli obiettivi storici dell'associazionismo di solidarietà con la Rivoluzione Cubana e contro la guerra, richiamando in questo anche le responsabilità del governo italiano. Dovrebbe inoltre far riflettere il fatto che proprio in questi giorni, sul quotidiano Liberazione, sia in corso una sistematica campagna stampa di articoli ostili contro Cuba e il Venezuela che potrebbero comparire senza alcun problema sui quotidiani liberali e di destra. Una campagna che prepara il terreno ad un clima simile a quello della primavera del 2003 e che proprio la manifestazione del 28 giugno e la nascita del comitato avevano contribuito a neutralizzare con forza.

L'importanza della rivoluzione e della resistenza cubana marcia di pari passo con le resistenze dei popoli iracheno ed afgano, contro i quali il governo Prodi continua ad inviare truppe ed armamenti con il consenso vergognoso dei "pacifisti buoni"; l'importanza della rivoluzione e della resistenza cubana marcia di pari passo con la resistenza del popolo palestinese che non ci consente di apprezzare quelle forme volgari di riconoscimento di Israele che, nel pieno delle sue azioni terroristiche contro le popolazioni di Libano e Palestina, viene omaggiato della visita del presidente della Camera dei Deputati italiana; la rivoluzione e la resistenza cubana sono di stimolo e di riferimento per i processi di costruzione del socialismo in Venezuela e per molti altri paesi dell'America Latina che stanno ridando senso e speranza alle lotte dei popoli in un processo reale e di classe di costruzione del socialismo del XXI secolo.

Ma, soprattutto, l'esperienza della rivoluzione e della resistenza cubana non può essere argomento per rivendicare supremazia individuale attraverso l'attacco sistematico ad altre associazioni/organizzazioni che non sono mai state, come invece altre aspirano ad essere, i cani da guardia del potere, qualunque aspetto estetico il potere abbia assunto nel tempo. Ed è anche per quest'ultimo motivo che, quando Fidel Castro lancia l'allarme sulla pericolosità delle politiche di sviluppo della produzione dei cosiddetti biocarburanti mentre Prodi va in Brasile a "conquistarsi" fette di Amazzonia per coltivare mais, colza, per le multinazionali energetiche italiane ed europee noi siamo ancor più "con Fidel senza se e senza ma" a dispetto di chi questo slogan lo scrive sui manifesti ma non lo pratica nell'agire politico quotidiano.

Radio Città Aperta, Nuestra América e Proteo non sono pertanto disponibili a ritenersi vincolati ad uno strumento che, travalicando lo scopo per il quale era nato, pretende di trasformarsi in un ennesimo soggetto associativo, bisognoso di un riferimento di partito ed al cui vertice si invoca una personalità super partes che, in un contesto simile, significherebbe solo rendere "super" una "parte".

Né siamo ulteriormente disposti ad essere considerati soggetti in conflitto con altre associazioni, in particolare con Italia-Cuba alla quale ci sentiamo di riconfermare la nostra stima e l'apprezzamento per l'importante lavoro che svolge.

La solidarietà, chi ci conosce lo sa bene, non è per noi questione di supremazia, né si vincola ad aspetti particolari quali la residualità di una difesa sterile di Cuba e della sua rivoluzione, ma va inserita in un più ampio contesto di solidarietà politica internazionalista.

È per tutti i motivi precedentemente esposti che, ritenendo conclusa e superata l'esperienza del "Comitato 28 Giugno", ma non la necessità di un dialogo costruttivo, in grado di implementare il ruolo di denuncia e di lotta contro l'imperialismo statunitense sì, ma anche contro governi come quello italiano attuale che dell'imperialismo e del neoliberismo è fedele soldato, e anzi "graduato" schierato in prima fila, ritiriamo la nostra presenza da tutti gli incarichi precedentemente assunti nel "28 Giugno" come associazioni e quelli di tutte le compagne e di tutti i compagni a cominciare dall'incarico di presidente fino ad oggi svolto dal compagno Luciano Vasapollo.

Precisiamo, inoltre che estenderemo tali nostre decisioni anche sul piano legale nelle forme dovute, essendo il "Comitato 28 Giugno" un comitato regolarmente riconosciuto ed iscritto presso il Tribunale di Roma, e pertanto si provvederà anche alle previste comunicazioni di legge.

Radio Città Aperta, Nuestra América e Proteo restano libere strutture organiche ai movimenti di base, aperte ad ogni tipo di iniziativa comune che possa rendersi necessaria per difendere i valori ai quali abbiamo dedicato e vogliamo continuare a dedicare il nostro agire politico e culturale quotidiano, che non subordiniamo alla carica in un ministero o comunque ad una poltrona.


    Roma, 30 maggio 2007

    RADIO CITTÀ APERTA — NUESTRA AMÉRICA — RIV. PROTEO




Pagina inviata da Rita Martufi
(31 maggio 2007)

Castellano

Radio Città Aperta, Nuestra América y la Revista Proteo consideran al fin terminada la experiencia del "Comité 28 de junio" porque la naturaleza de la misión del mismo a lo largo del tiempo, se ha ido modificando en su rol original en el ámbito de la actividad de solidaridad política con Cuba.

Para comprender mejor los problemas que son la causa de nuestra decisión es necesario recorrer en síntesis algunas etapas esenciales que han caracterizado el rol del Comité; o sea una estructura a la que se le encarga alguna cosa y a la cual se le delega una actividad que tendrá que ajustarse a determinadas premisas.

El "Comité 28 de junio" nació en el 2003 como elemento de coordinación en un momento de necesidad política en las constelación de las asociaciones, algunas pequenas, otras de importante dimensión, que hacían de la solidaridad con Cuba la razón misma de su existencia.

Una exigencia dictada también por la necesidad de responder de manera eficaz al ataque violento de que era objeto en esos días. Era en la tardía primavera del 2003, cuando el imperialismo estadounidense estaba llevando un ataque sistemático contra la isla, contando con la complicidad de muchos gobiernos europeos, de derecha y de izquierda.

La unión hace la fuerza y todas las asociaciones de solidaridad con Cuba dieron una respuesta extraordinaria de presencia y capacidad de lucha.

Una lucha que debe entenderse también contra ciertos sectores de la llamada "izquierda radical" cuyos exponentes en Plaza Farnese el 28 de junio del 2003 fueron acallados por una salva de silbidos que al menos en la época sirvió para abrir los ojos a todos los que habían empezado a enfrentar la experiencia de la conquista por la "posición", con el fin de ser acreditados como fuerza moderada de gobierno, pasando por encima de su historia de socialismo y de las luchas del movimiento obrero, de clase y de base.

Una función importante, entonces, aquella del "Comité 28 de junio" que se agotó porque de instrumento de coordinación y concreción tomó otras características por pretensiones absurdas de control, como un sujeto más en el ya basto archipiélago de las asociaciones pro-Cuba

La maniobra está siendo llevada aldelante sobre todo, en este último ano,fundamentalmente por una sola asociación que tiene como objetivo multiplicarse en el nombre, pero no en la calidad y cantidad de la participación. Esta busca a todo costo la transformacián del comité plural en una de las tantas asociaciones en las cuales no se evidencia la necesidad de la mismas del punto de vista politico, ni del punto de vista organizativo. En realidad, si la naturaleza del "Comité 28 de junio" asumiera el carácter de asociación y de instrumento cotidiano de intervención sobre la solidaridad en general, ante todo sería limitada la autonomía de las asociaciones que determinaron su nacimiento y esto se vería interpretado por los demás como un sujeto de competencia caracterizado, entre otras cosas, por la soberbia y la agresividad de algún personaje notorio.

Nosotros no tomamos parte en esta enésima trágica farsa y esperamos que todo tome su cauce normal para construir procesos reales y no ficticios de unidad entre las asociaciones solidarias con la Revolución Cubana, contra todos los imperialismos y gobiernos cómplices de políticas guerreristas.

Cuando se manifestaron los primeros síntomas de comportamiento no acordes a los fines de la creación que el "Comité 28 de junio" se había fijado como objetivo, hemos buscado de todos modos, sobre todo con el palpel de Radio Città Aperta y de la Revista Nuestra América, a nivel de información plural y segura, de mantener unidos todos sus integrantes, pero la batalla por una real unidad, lo decimos sobre todo, a nosotros mismos y con amargura, por esta vez la hemos perdido pero la volveremos a proponer sempre, día por día como instrumento indispensabile de nuestra acción.

Más allá de nuestras culpas se ha presentado un obstáculo delante nuestro, como un muro representado por la autoreferencia de alguno que ha entendido la experiencia del "Comité 28 de junio" como una estrategia para declarar la guerra a la más representativa de las asociaciones que integran el comité. La Asociación Italia-Cuba se vio obligada a salir a defenderse de los continuos ataques de quien en vez de practicar la hegomonía en el país, se conformaba con reivindicarla en el comité, terminando por utilizarlo en forma impropia como si le asistiera algún derecho de propiedad, llegando a utilizar el "Comité 28 de junio" como instrumento de exclusión más que, como elemento aglutinante de las asociaciones. Se llegó así a situaciones tragico-cómicas en las que la asociación de siempre, ha acelerado sus pretensiones hegemónicas, para poder saldar una relación de sumisión con el propio partido de referencia, en el momento en que éste reforzaba a su vez la subordinación al gobierno Prodi. Con este fin fue utilizado de manera impropia, el nombre del "Comité 28 de junio" en el comunicato relativo al ultimo "sit in" delante de la Embajada de los EEUU no obstante había sido decidido, con discusiones no sempre fáciles, promover y gestionar la iniciativa como asociaciones en manera singular.

El ultimo hecho en orden de tiempo fue la arbitraria convocación de una reunión del "Comité 28 de junio" para el 4 de junio, decisión adoptada por si y ante si en una reunión de la asociación que cree estar por encima de las partes auto adjudicandose rol de coordinacion.

Hay probablemente quien mantiene una continuidad con el 2003, la peor es aquella que no tendría nunca que haber caracterizado el comité, o sea el intento de poderlo transformar en instrumento politico y en elemento de connotación de alguno de los partidos, que en los últimos tiempos han necesitado de un maquillaje para presentarse en plaza, con el riesgo no lejano de que situaciones como las del 2003 pudieran repetirse y que alguna asociación pueda encontrarse en la parte equivocada contra Cuba y contra su revolución.

Nuestro modo lineal de hacer politica, actividad cultural e información, asi como y sobre todo en el campo de la solidaridad politica no puede ser condicionado a la mira "expansionista y hegemónica" de cualquier sujeto o persona y/o asociación que se ha obsesionado con su proprio protagonismo y que busca la auto-representación estando esto al servicio de la veleidad camaleónica de cualquier partido que piensa todavía en la formula "de lucha y de gobierno".

Groucho Marx sostenía: "un camaleón muestra su proprio color cuando se enfrenta a otro camaleón": nos parece que la vinculación de cualquier asociación a su partido de referencia, muestra claramente la evidencia de ser apéndice institucional y de "cadena de transmisión" que se le quiere dar al "Comité 28 de Junio".

Si en el análisis politico, este aspecto superara la experiencia sin la exigencia de nuestro compromiso politico, del punto de vista estratégico lo que preoccupa no es poco, dadas las instancias inmediatas que como comunistas internacionalistas seremos llamados a enfrentar en los próximos días. Nos consta que para el 9 de junio próximo está prevista en Roma la visita de Bush y es notorio que su presencia será rechazada en modos diversos. De una parte el movimiento, las asociaciones y las fuerzas políticas que consideran a Bush como el representante de una internacional imperialista, para cual la guerra y el armamentismo son imprescindibles y en la que participan sumisamente todos los gobiernos de centro-izquierda,(comprendida Italia), que reivindican con sospechoso orgullo la alianza con los EEUU, por otro lado las fuerzas políticas que sostienen total y convenientemente al gobierno Prodi pero que no quieren asumir sus propias responsabilidades.

Es claro que la posición del que está con Cuba no puede ser una manifestación "esponsorizada" por el gobierno porque significaría que el problema de Cuba es sólo y únicamente Bush y no los 45 anos que han pasado de politica imperialista de los EEUU contra la isla. Es como ignorar la historia. Esta sería una forma de ignorancia grave y peligrosa, si se olvida que la Bahía de Cochinos y las infames leyes Torricelli y Helms-Burton, no tienen a Bush como centro de gobierno, son obras de otros gobiernos y otros presidentes, el ultimo de los cuales BIll Clinton, con el cual el actual gobierrno rivendica la continuidad de la línea politica.

Merece una aclaración profunda, en el plano politico y moral, si estará cualquier tentativa de manipular la adhesión del "Comité 28 de junio" a la manifestación convocada por la izquierda del gobierno para el 9 de junio contra la visita de Bush ; sabiendo que los movimientos contra la guerra, han convocado una manifestación distinta, con una plataforma coherente con los objetivos históricos de las asociaciones de solidaridad con Cuba y contra la guerra, denunciando con esto también las responsabilidades del gobierno italiano. Tiene que hacer reflexionar el hecho que, coincidiendo, en estos días, en el diario "Liberazione", se está desarrollando una campana de prensa, con artículos hostiles contra Cuba y Venezuela que no desentonarian para nada si se publicaran en cualquiera de los diarios liberales y de la derecha. Una campana que prepara el terreno a un clima similar a aquél vivido en la primavera del 2003 y que justamente la manifestación del 28 de junio y el nacimiento del comité han contribuido a neutralizar con fuerza.

La importancia de la revolución y de la resistencia cubana, marca caminos paralelos con la resistencia del pueblo afgano, contra los cuales el gobierno Prodi continúa enviando tropas y armamentos con la aprobación vergonzosa de los "pacifistas buenos". La importancia de la revolución y de la resistencia cubana marca un camino paralelo con la resistencia del pueblo palestino, no permitiéndonos aceptar cualquier vulgar reconocimiento de Israel que en medio de la plena acción terrorista contra las poblaciones del Libano y Palestina cuenta con el homenaje de la visita del Presidente de la Cámara de Diputados italiana.La revolución y la resistencia cubana son un estímulo y la referencia para el proceso de reconstrucción del socialismo en Venezuela y para muchos otros países de la America Latina, que están volviendo a dar sentido y esperanza a las luchas de los pueblos en un proceso real que hace a la construcción del socialismo del Siglo XXI.

Pero, sobre todo la experiencia de la revolución y de la resistencia cubana, no puede ser argumento para reivindicar supremacías individuales, a través del ataque sistematico a otras asociaciones y organizaciones, que no fueron nunca, como otros aspiran a ser, el perro guardián del poder, cualquiera sea el aspecto que el mismo haya asumido en el tiempo. Y también por este último motivo es que Fidel Castro lanza la alarma sobre el peligro de las políticas de desarrollo de la producción de los llamados bio-carburantes mientras Prodi va a Brasil a "conquistar" zonas de Amazonia para cultivar maíz, y otros granos para las multinacionales energéticas italilanas y europeas. Nosotros estamos entonces aún más con Fidel, sin ninguna duda, ni condiciones, a despecho de los que manifiestan su consentimento, pero no lo practican en el quehacer politico cotidiano.

Radio Città Aperta, Nuestra América y Proteo no están por lo tanto dispuestos a mantenerse vinculados a un in strumento que, tergiversando el objetivo por el cual nació, pretende transformarse en asociación más necesitada de una referencia partidaria en cuyo vértice se encuentre un árbitro por encima de las partes. En un contexto similar, significaría perder la imparcialidad porque representaría sólo una parte.

Tampoco estamos dispuestos a ser considerados sujetos en conflicto con otras asociaciones en especial Italia-Cuba, a la cual reconfirmamos nuestra estima y reconocimiento por la importante labor que realiza.

La solidaridad, quien nos conoce lo sabe bien, no es para nosotros una cuestión de supremacía, ni se vincula a los aspectos estériles de una defensa de Cuba y su revolución sino que se inserta en un amplio contexto de solidaridad politica internacional.

Es por todos estos motivos expuestos precedentemente que entendemos concluída la experiencia del "Comité 28 de junio", pero con la necesidad de un diálogo constructivo, que implemente el papel de denuncia y de lucha contra el imperialismo estadounidense y también contra los gobiernos que como el italiano actual es fiel soldado del imperialismo y neo-liberismo, figurando en un lugar destacado.

Retiramos nuestra presencia de todos los cargos asumidos precedentemente en el "Comité 28 de junio", como asociaciones y también de todos los companeros y companeras empezando por el cargo de la presidencia que se había comisionado al companero Luciano Vasapollo. Ritirada que extendemos también a nivel legal y de estatuto siendo el "Comité 28 de junio" una asociación reconocida e inscripta legalmente en el Tribunal de Roma y por lo tanto de ésto se hará también la prevista comunicación legal.

Radio Città Aperta, Nuestra América y Proteo quedamos libres de estructurar y organizar un movimento de base abierto a todo tipo de iniciativa común que pueda considerarse necesaria, para defender los valores a los que nos hemos dedicado y pretendemos continuar dedicándonos, a nuestro quehacer politico y cultural cotidiano que no estè subordinado al cargo de un ministerio o de algún sillón.


    Roma, 30 de mayo del 2007

    RADIO CITTÀ APERTA — NUESTRA AMÉRICA — REVISTA PROTEO




Página enviada por Rita Martufi
(1 de junio del 2007)


Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo NobiliAntropologo americanista, Roma, Italia

© 2000-2009 Tutti i diritti riservati — Derechos reservados

Statistiche - Estadisticas