L'Avana, la guagua, la salsa, i rumori, i colori e gli odori di Cuba si fondono e si confondono in questo romanzo intenso.
Intreccio di storie, groviglio di vite, magia e miseria umana sono gli ingredienti di Habanera: il lettore non potrà fare a meno di chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dal chiacchiericcio della calle, la strada, attraverso le tante esistenze, le tante sfaccettature, che affollano questa storia corale.
Chiaraluce, la protagonista, è lo speciale megafono attraverso cui si propagano e si diffondono i sogni di Maira che corrono via veloci attraverso il filo di un telefono, le angosce di Lazarita, che si lasciano trasportare via dal fumo della sua sigaretta, i misteri della santería che avvolgono il giovane Amaury, la Rivoluzione e la furia cieca di Irene, l'uragano.
Storia corale di un'umanità diffusa, quindi, che si consuma tra mille contraddizioni — dover vivere a volte sopravvivere, amare, mangiare... semplicemente cercare di non morire — e che ha il fascino delle mille sfumature dell'ambra.
Habanera è un viaggio. Leggendo questo libro, si ha l'impressione di essere uno dei tanti esseri umani che affollano l'azotea. Improvvisamente ci si ritrova lì, in uno dei tanti magnifici e straordinariamente colorati tramonti dell'Avana, a gambe penzoloni a guardare quella città incantata che, nonostante tutto e nonostante tutti, si muove, soffre, vive, scalpita ed ama.