Cuba

Una identità in movimento


Kennedy: cospirazione ad Amburgo

Gabriel Molina


Uno degli obiettivi collaterali dell'assassinio del presidente John F. Kennedy fu quello di liquidare la Rivoluzione cubana. Ma il fine non venne raggiunto e questa è la segreta ragione del perché, 42 anni dopo, la cospirazione continua.

L'ultima cospirazione proviene di rimbalzo dalla Germania:

    Amburgo, 3 gennaio 2006 (DPA).
    "Un documentario della televisione pubblica tedesca ARD
    ha indicato i servizi segreti cubani come responsabili
    dell'assassinio del presidente statunitense John F. Kennedy,
    avvenuto a Dallas, in Texas".

Wilfried Huismann, regista del documentario, è lo strumento di turno. Secondo l'agenzia tedesca il documentarista ha affermato:

    "Fu la vendetta di Castro per il tentativo della CIA di assassinarlo con una biro avvelenata".

L'accusa non va sottovalutata. L'omicidio del capo di Stato ebbe ripercussioni così forti nel mondo che ancora oggi, quando viene evocato, c'è chi si chiede dove stesse allora ognuno.

Io mi trovavo nel pittoresco ristorante "La Pecherie", nel porto di Algeri e stavo per gustare gli eccellenti molluschi della casa. Era il 22 novembre 1963 ed ero insieme ad Helen Klein, la nordamericana a capo dell'ufficio stampa del presidente Ben Bella. Improvvisamente venimmo al corrente della terribile notizia.

    "Il presidente Kennedy è stato assassinato! Adesso daranno la colpa a Cuba", le dissi immediatamente.

    "Non esagerare", mi rispose.

Ci recammo subito all'agenzia Prensa Latina, situata in via Claude Debussy 26 (dove lavoravo come corrispondente), per avere maggiori informazioni. Lì ebbi la conferma di come le emissioni ripetevano che il Governo cubano era accusato dell'omicidio. Helen, sorpresa, mi chiese come avessi indovinato.

    "Non sono un indovino", le spiegai, "Cuba è per gli Stati Uniti la causa di ogni male. Un po' per isteria e un po' perché stanno cercando un pretesto per tentare di distruggerci".

Tuttavia, poche ore più tardi l'accusa si volatilizzò con la stessa velocità con la quale era apparsa. In quel momento tutto venne avvolto dal mistero.

Quindici anni dopo a Washington riapparve nuovamente la stessa accusa. Il Comitato Speciale incaricato di indagare sugli assassinii di John F. Kennedy, suo fratello Robert e Martin Luther King, utilizzava le molte teorie sull'assassinio del presidente degli USA. Apparve nuovamente nei mass-media il tentativo di sollevare sospetti sul Governo di Cuba.

Un giornalista di Washington, molto vicino alla FBI, mi rivelò confidenzialmente che la versione partì dalla CIA, che distribuì una nota nella quale era scritto che Oswald aveva commesso l'omicidio per conto del Governo cubano, ma la FBI aveva fatto ritirare l'accusa dai mass-media.

Quando chiesi all'esperto giornalista perché la FBI si era preso la briga di esautorare la CIA, lui mi spiegò che l'iniziativa venne considerata un'irresponsabilità dalle possibili conseguenze incalcolabili, come per esempio una Terza Guerra Mondiale.

La prima indagine importante sull'assassinio venne compiuta dalla cosiddetta Commissione Warren, che analizzò e scartò la teoria, sostenendo che

    "... questa cospirazione non avvenne".

Tuttavia, a partire dal 1967, Drew Pearson e Jack Anderson mossero nuovamente sulle loro colonne accuse identiche. I media alzavano i toni contro Cuba tutte le volte che emergevano nuove prove contro l'establishment, dimostranti che Oswald non agì da solo. È degno di nota che durante la sua carriera Anderson fu molto vicino (come minimo) alla CIA. Le prove divennero così tante che il Congresso decise di creare un Comitato Speciale nel suo seno, presieduto dal congressista afro-americano Louis F. Stokes per indagare sugli assassinii del presidente John F. Kennedy, di suo fratello Bob e di Martin Luther King. Il Comitato Stokes, dopo più di un anno di difficili indagini, arrivò a conclusioni interessanti.

Nel capitolo C, paragrafo 2 si legge:

    "Il Comitato crede, in base alle prove raccolte, che il Governo cubano non fu coinvolto nell'Assassinio del Presidente Kennedy".

Dopo ricerche effettuate negli USA e nella stessa Cuba, ai motivi dell'assassinio già presi in esame vennero aggiunti l'intenzione del presidente Kennedy di normalizzare le relazioni con Cuba, nonché altre non meno importanti ragioni di politica interna.


L'IMMORALE COLLUSIONE CIA-MAFIA

Il Comitato Speciale arrivò alla conclusione che Carlo Marcello, Don di New Orleans e di parte del Texas; Santo Trafficante, della Florida e James Hoffa, presidente della corporazione dei camionisti,

    "... avevano i motivi, i mezzi e la possibilità per assassinare il presidente Kennedy".

Trafficante era un obiettivo vitale nell'ambito della lotta dell'Amministrazione Kennedy contro il crimine organizzato. Il suo nome compariva tra quelli dei primi dieci soggetti da sottoporre a indagine e combattere.

Quando Robert Kennedy venne a sapere dell'immorale collusione esistente tra la CIA e la Mafia, proibì ai funzionari coinvolti di ricorrere a tali associazioni senza informarlo. Ma loro continuarono a farlo sotto la direzione di Richard Helms.

Secondo il rapporto del Comitato la posizione di Trafficante nel crimine organizzato, nel narcotraffico e la sua funzione di principale elemento di contatto della mafia con figure criminali della comunità degli esiliati cubani, gli davano la capacità di formulare una cospirazione per assassinare il presidente Kennedy, come aveva già tentato di fare contro Fidel Castro.

Il Comitato stabilì la possibilità che ci fosse stata una connessione tra Trafficante e Ruby, specialmente nel 1959 a L'Avana, quando Ruby era di fatto il "postino" di Cosa Nostra nel trasferimento di fondi dalla capitale cubana a Miami. Cuba fornì le prove.

Il Comitato non fu in grado di trovare prove dirette che dimostrassero che Trafficante e Marcello furono esecutori diretti dell'assassinio del Presidente. La capitale dell'Impero di Marcello, New Orleans, si era convertita in un importante scenario delle cospirazioni terroristiche. Lì si trovavano personaggi come Orlando Bosch, Luis Posada Carriles, i fratelli Guillermo e Ignacio Novo Sampol, Eladio del Valle, Jorge Mas Canosa, Herminio Díaz ed altri.

Il Comitato Speciale confermò anche la teoria secondo la quale questi terroristi d'origine cubana cospirarono a livello individuale per l'attuazione del crimine. Gli stessi che avevano complottato per assassinare Fidel Castro, lo fecero allo stesso scopo contro Kennedy. John Roselli disse poco prima di essere assassinato al giornalista Jack Anderson che i cubani della banda di Trafficante avevano partecipato all'omicidio.

Nel rapporto si ammette che "... gli anticastristi si sentivano frustrati, amareggiati ed incolleriti" e che il loro risentimento era indirizzato contro Kennedy, che nei suoi ultimi giorni di vita aveva incaricato William Atwood di discutere con i rappresentanti cubani alle Nazioni Unite la possibilità di una normalizzazione dei rapporti. Il delegato cubano a queste conversazioni era Carlos Lechuga, allora ambasciatore all'ONU. Il consigliere alla sicurezza di Kennedy, McGeorge Bundy, manifestò che il Presidente voleva ricevere, al suo ritorno da Dallas, un rapporto sull'andamento di queste discussioni. Anche Robert Kennedy, dopo la morte di suo fratello, cercò di sopprimere le misure contro Cuba, ma il nuovo presidente Lyndon Johnson lo impedì.

Il Comitato Stokes confermò che i contatti di Oswald negli USA erano controrivoluzionari d'origine cubana e optò per analizzare apertamente questi aspetti non indagati dalla CIA, in combutta con i cubano-americani. Decise di esaminare rigorosamente i gruppi che, oltre ad essere motivati, disponevano delle capacità e delle risorse per partecipare all'assassinio.

Nel periodo compreso tra il trionfo della Rivoluzione cubana e l'assassinio di Kennedy erano molte le organizzazioni terroristiche esistenti. Si determinò che in due di esse sia potuta esistere una connessione con Oswald: Alpha 66 e la cosiddetta Giunta Rivoluzionaria Cubana (JURE).

Il Comitato Stokes ascoltò la testimonianza di Marita Lorenz, un'affascinante spia reclutata da Frank Sturgis, che riferì su un incontro al quale presenziò a Miami, in casa di Orlando Bosch ed al quale parteciparono Pedro Díaz Lanz e Oswald, pianificando un viaggio a Dallas. Aggiunse di essersi recata il 15 novembre di quell'anno nella città in due auto con Bosch, Sturgis, Díaz Lanz, Oswald, Gerry Hemming ed i fratelli Novo Sampol. Nelle camere degli alberghi dov'erano alloggiati c'erano molti fucili. Ruby, che in seguito uccise Oswald, fece loro visita. Più di recente Lorenz disse che lì Howard Hunt (Eduardo per i cubani) consegnò denaro a Sturgis il 21 novembre per un'operazione sulla quale non lo informarono e rientrò a Miami due o tre ore prima dell'attentato.


PHILIPS, PROTAGONISTA DEL LAVORO SPORCO

Antonio Veciana, fondatore di Alpha 66, dichiarò al Comitato che nell'ambito delle sue attività contro il Governo di Cuba si incontrò molte volte con un ufficiale della CIA che gli disse di chiamarsi Bishop e che nell'agosto del 1963 a Dallas, in Texas, questi lo contattò in un edificio adibito ad uffici, in compagnia di una persona identificata, dopo la morte di Kennedy, come Lee Harvey Oswald.

Più tardi Veciana confessò allo scrittore Gaeton Fonzi che il nome dell'ufficiale Bishop era David Atlee Philips, che lavorò a L'Avana per conto della CIA con la copertura di imprenditore, in Humboldt 106 appartamento 502.

Atlee Philips-Bishop fu dal 1960 il capo a Miami degli aspetti propagandistici dell'invasione del '61 contro Cuba, assieme ad Howard H. Hunt, principale organizzatore del Watergate. Nel 1954 entrambi riuscirono a rovesciare il Governo di Arbenz in Guatemala. La Sicurezza cubana confermò l'identità di questo ufficiale della CIA, che organizzò i gruppi terroristici cubano-americani che continuano a ricattare l'Amministrazione Bush e a cercare di far scarcerare Posada Carriles ed i suoi complici.

Uno dei membri del gruppo JURE, Silvia Odio, testimoniò nel 1964 di fronte alla Commissione Warren che un uomo da lei identificato attraverso i media come l'Oswald che uccise Kennedy, visitò il suo appartamento a Dallas nel settembre del 1963 in compagnia di altri due latinoamericani. Aggiunse che le due persone di lingua spagnola le dissero di essere membri del JURE.

Uno di loro le disse di chiamarsi Leopoldo ed aveva l'accento cubano. L'altro, Angelo, sembrava messicano. Il terzo si presentò con il nome di León Oswald e secondo lei si trattava di Lee Oswald. La Sicurezza cubana ritiene che gli accompagnatori di Veciana siano stati i fratelli Novo, con un lungo curriculum di assassinii ed altre azioni terroristiche.

Silvia dichiarò la stessa cosa alla FBI aggiungendo che due giorni più tardi Leopoldo la chiamò di nuovo dicendole che secondo León avrebbero dovuto uccidere Kennedy dopo il fallimento di Playa Girón. Due mesi dopo Kennedy venne assassinato.

Le conclusioni del rapporto furono che

    "... le dichiarazioni di Silvia sono tanto più credibili per il fatto che, dopo 15 anni, ha sostenuto insistentemente gli stessi argomenti".

Quello stesso giorno testimoniò Nicholas Katzenbach, ex segretario alla Giustizia dell'Amministrazione Johnson, che alluse a lotte intestine ed a cattivi rapporti tra FBI e CIA all'epoca dell'indagine.


RICHARD HELMS CONFESSÒ CHE GLI ASSASSINII DELLA CIA ERANO UNA "AZIONE POLITICA"

Il giorno dopo, il 22 settembre, il direttore della CIA Richard Helms fece indignare alcuni congressisti e sorprese la maggioranza di questi, comparendo per sette ore di fronte al Comitato Scelto per rispondere nell'ambito delle indagini sull'effettività dell'investigazione compiuta dalla CIA dopo l'assassinio e fornì ad altri le cospicue informazioni delle quali disponeva.

Nel momento dell'assassinio di Kennedy, Helms era il capo del Servizio Clandestino della Cia e il presidente Johnson lo designò un anno dopo come vicedirettore dell'agenzia e come direttore nel 1966.

Il congressista Christopher J. Dodd chiese se la Commissione Warren venne informata dei tentativi di assassinio contro Fidel Castro e si mostrò furioso per i contatti tra il crimine organizzato e l'Agenzia.

Helms rispose che si stava informando la Commissione Warren soltanto sulle questioni sulle quali aveva rivolto delle domande.

Di fronte all'insistenza dei congressisti, disse che le attività contro la Rivoluzione cubana avevano compreso tentativi di far esplodere centrali elettriche e zuccherifici, di incendiare campi di canna da zucchero e molteplici tipi di azioni terroristiche. Aggiunse che questa era un'azione politica della quale non si poteva incolpare solo l'Agenzia perché il Presidente, il Pentagono, il Dipartimento della Giustizia, quello della Difesa, il Dipartimento di Stato e il Consiglio di Sicurezza Nazionale erano completamente a conoscenza dei piani e li approvavano.

Di alta statura, coi capelli brizzolati, stempiato e dalle maniere colte, con il suo vestito scuro ben confezionato, la camicia bianca dalle tenui righe azzurre e la cravatta scura, Helms affrontò i suoi interrogatori con una grande disinvoltura e tracce di buon umore. Il suo distinto aspetto rendeva difficile pensare all'uomo che dal suo ufficio dava gli ordini di assassinare. Faceva riferimento con freddezza ai criminali tentativi in complicità con gli assassini della mafia.


I CONTATTI DI OSWALD CON LA CIA RISALGONO AL 1960

Un altro dei documenti sui quali venne interrogato faceva riferimento ai primi contatti della CIA con Oswald, che risalivano al 1960, anche se alla Commissione Warren venne detto che non ce n'erano stati. Uno dei memorandum della CIA presentato, segnalava che Allen Dulles, nonostante fosse membro della Commissione Warren, indicava ai suoi subordinati come nascondere i rapporti della CIA con Oswald.

Helms rispose su questi aspetti in modo evasivo.

Tre giorni prima, Thomas J. Kelley e James J. Rowley, rispettivamente ispettore e capo dei Servizi Segreti incaricati della protezione del Presidente, stupirono tutta l'America del Nord dichiarando che anche se la FBI e la CIA disponevano di informazioni su Oswald, i Servizi Segreti non ne erano a conoscenza.

    "Altrimenti avremmo saputo cosa fare il giorno della morte del presidente Kennedy", dissero Kelley e Rowley ai due membri del Comitato Scelto.

Queste e altre scoperte fecero giungere il Comitato alla conclusione che ci fu mancanza di collaborazione, che i Servizi Segreti non furono all'altezza di svolgere il loro compito di proteggere il Presidente e nell'analisi delle informazioni che possedevano. Non disponevano nemmeno del personale sufficiente per una protezione adeguata.

Nel paragrafo 5 si afferma che non erano coinvolti i Servizi Segreti (della presidenza) nè la FBI nè la CIA. Ma vennero criticati per non aver analizzato, investigato, nè scambiato adeguatamente le informazioni che possedevano sugli appostamenti attorno al viaggio di Kennedy a Dallas.

Il rapporto raccomandava che il Dipartimento della Giustizia continuasse l'indagine perché erano state trovate le prove di una cospirazione alla quale partecipavano elementi della Mafia italo-nordamericana e gruppi mafiosi cubano-americani. Non si diceva che questi erano stati storicamente manovrati dalla CIA ma si insinuava, in quanto si metteva in evidenza che non fu possibile giungere a conclusioni definitive a causa del rifiuto dell'Agenzia di decodificare certe informazioni.

La CIA venne criticata per non aver investigato rigorosamente su questi gruppi d'origine cubana residenti a Miami.

Per richiedere altre investigazioni al Dipartimento della Giustizia, si tenne conto anche del fatto che le prove filmate e acustiche analizzate mostravano la possibilità che fosse presente una seconda persona nel piano da dove si presume che sparò Oswald e la probabilità che i cecchini fossero più di uno.

Venne anche sottolineato che la FBI non investigò nemmeno dopo l'assassinio del presidente sulla possibilità di una cospirazione e che la CIA non si dimostrò all'altezza della situazione, nè prima nè dopo l'omicidio.

Anche la polizia di Dallas, sottoposta in quei giorni, al pari di tutta la popolazione del Texas, ad una forte propaganda contro Kennedy, si dimostrò incapace di proteggerlo. L'ambiente era stato reso così ostile a Kennedy che la mattina di quel fatidico 22 novembre 1963 vennero distribuiti volantini contro il Presidente.

Quello più aggressivo venne pubblicato su un quotidiano di Dallas come annuncio a pagamento. Occupava una pagina completa, riportava la foto di Kennedy e il testo era provocatorio:

    "Ricercato per tradimento: quest'uomo viene ricercato per attività traditrici contro gli Stati Uniti".

Dopo l'assassinio ci furono certe trascuratezze duranto lo spostamento di Oswald. È eloquente la fotografia che mostra le due guardie che guardano in un'altra direzione, mentre Ruby si avvicina e spara impunemente contro l'accusato. Così morì la persona più indicata per chiarire le motivazioni e le complicità dell'attentato. Gli ufficiali che lavorarono quel giorno non solo non vennero licenziati, ma più tardi ottennero promozioni.

Non solo Veciana parlò dell'intenzione della CIA di far credere che il Governo di Cuba fosse coinvolto nell'attentato. Risultò a tutti sospetto che prima dell'attentato la CIA avesse tentato di identificare Oswald con l'Isola e che fosse addirittura giunta a far pressione sull'impiegata messicana del Consolato di Cuba di Città del Messico affinché corroborasse questa versione.

Le accuse contro Cuba si mantennero vive sino a quando il Comitato Stokes le scartò nel 1978, dopo aver svolto indagini in Messico e all'Avana, dove si incontrò con il presidente Fidel Castro. Alle sessioni partecipò come testimone il signore Azcue, console cubano in Messico che negò il visto a Oswald alcune settimane prima dell'assassinio di Kennedy, nonostante la rude insistenza di questi. Chissà quali conseguenze avrebbe provocato questa visita.

Questa sessione ci fece chiedere cosa voleva dire esattamente il presidente Kennedy, quando confidò al suo collaboratore Clark Clifford, poco dopo l'invasione a Playa Giron, Baia dei Porci:

    "... qualcosa di brutto sta accadendo nella CIA e voglio sapere cos'è. Voglio fare a pezzi la CIA e spargerla ai quattro venti".

Il Comitato Stokes segnalò nel suo rapporto finale che la CIA si rifiutò di declassificare certi documenti importanti. Quando in un'udienza venne interrogato Frank Carlucci, vice-direttore della CIA nel 1978 e consulente nazionale di Sicurezza del presidente Reagan nel 1987, questi dichiarò:

    "Vengono da fonti altamente sensibili e devono essere protette".

Una delle più importanti e inquietanti prove ritrovate dal Comitato Stokes, è la registrazione scoperta nella polizia di Dallas, dove si sentono quattro spari invece dei tre stabiliti dalla Commissione Warren. Quel ritrovamento rafforza la dichiarazione della moglie del governatore Connally secondo la quale questi fu raggiunto da un secondo sparo e non dallo stesso che ferì alla gola il Presidente, il proiettile magico come si fece vedere.


I COLPEVOLI MATERIALI ED INTELLETTUALI

Secondo il generale Fabián Escalante, uno di coloro che investigarono il caso per la parte cubana, basandosi su informazioni degli archivi della Sicurezza, su alcune testimonianze e sulle analisi dei fatti e dei precedenti, L'Avana arrivò a delle conclusioni sui colpevoli, simili a quelle di altri investigatori: la CIA, la Mafia ed i controrivoluzionari cubani pianificarono ed eseguirono il fatto.

Inoltre, studiando le conclusioni dei testimoni del crimine, specialmente quelle esposte dall'ex procuratore Garrison, si presume che gli esperti cecchini di origine cubana Eladio Del Valle ed Herminio Díaz si incaricarono di sparare, per poi fuggire su una camionetta Nash Rambler; che l'attentato venne compiuto da due gruppi, uno sotto il controllo di Jack Ruby e l'altro di Frank Sturgis, più tardi capo degli "idraulici" del Watergate.

I partecipanti da parte della Mafia, sempre secondo Escalante, furono Santo Trafficante, Sam Giancana, John Roselli ed in minor grado Carlos Marcelo e Jimmy Hoffa.

Tra i pianificatori della CIA ha menzionato inoltre David-Atlee Philips, Richard Helms, allora supervisore delle operazioni anticubane, il generale Cabell, ex vicecapo della CIA, Gerry Hemmings ed altri alti ufficiali.

Lo scandalo provocato nella stampa di tutto il mondo fece dichiarare alla direzione dell'Agenzia Centrale d'Intelligenza (CIA) che avrebbe declassificato la maggior parte dei documenti, cosa che mise a tacere le proteste. Ma farlo avrebbe significato auto-incriminarsi.

Impossibilitato di continuare le indagini il Comitato Stokes, terminato nel 1978 il mandato del Congresso, formulò l'attendibile suggerimento che il Dipartimento della Giustizia continuasse la linea investigativa fino a chiarire l'enigma.

Per questo Carter non poteva venire rieletto. Ciò doveva essere impedito con provocazioni come quella degli assalti alle ambasciate, che ebbero come conseguenza l'esodo del Mariel. Per questo 27 anni dopo l'indagine e 42 anni dopo l'assassinio, le Amministrazioni di Reagan, Bush, Clinton e Bush Jr., che avrebbero dovuto riprendere in mano la questione, non mossero un dito in questo senso.

La più importante documentazione sull'assassinio di Dallas viene custodita, classificata come segreta, negli archivi della CIA, della FBI e del Pentagono e non verrà desecretata fino al 2013.

Negli anni successivi all'assassinio, più di 22 persone coinvolte nei fatti morirono più o meno misteriosamente e tra loro i principali protagonisti: Oswald e Ruby.

Dal 1963 la lista è andata crescendo. A questo ritmo difficilmente rimarrà in vita qualche testimone e, cosa peggiore, non rimarrà in vita nessun colpevole. Oggi il tenebroso segreto è trasparente per tutti meno che per coloro che lo dovrebbero vedere. Perché i protagonisti dell'assassinio di Kennedy hanno acquisito un terribile ascendente sul Governo degli Stati Uniti. Il tedesco Wilfried Huismann non è altro che una nuova pedina in questa scacchiera. Per questo ignora maliziosamente queste fonti. Con questa cospirazione ad Amburgo si sta cercando di sviare l'attenzione dei media da Posada Carriles per liberarlo. Perché se questi arrivasse a dar seguito alle sue minacce di dire tutto ciò che sa, il Watergate di Nixon verrebbe ricordato come un epifenomeno di poco rilievo, rispetto alle perversioni occultate.





Pagina inviada dalla Ambasciata di Cuba in Italia
(9 gennaio 2006)


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