Gli Stati Uniti — ha proseguito — hanno esaurito la loro funzione di locomotiva dell'economia mondiale e la crisi è contemporaneamente l'insieme di molte altre crisi: ambientale,alimentare energetica, di diritto, culturale ed etica, è crisi vera e propria di civiltà capitalista.
Il superamento del modo di produzione capitalista, e questa crisi, che potrebbe annunciare la fase finale dell'imperialismo, dipenderà dal grado di organizzazione che raggiungano le forze rivoluzionarie e progressiste in una battaglia, che in ultima istanza, continua ad essere attraverso le dinamiche della stessa lotta di classe che ci ha definito Marx.
Se non c'è una forza rivoluzionaria che diriga il cambiamento verso il socialismo, il capitalismo può continuare a predominare anche se con modi di presentarsi diversi.
E purtroppo, se la crisi affogherà il capitalismo completamente, allora ancora una volta la soluzione potrà essere per il capitale internazionale la guerra , il keynesismo militare e quindi ancora potrà buttarsi sull'economia di guerra, che è stata la battuta finale delle due grandi crisi che hanno preceduto (che strano, vero? Corsi e ricorsi della storia...) la prima e la seconda guerra mondiale.
Per questo motivo, Vasapollo ci mette in allerta che bisogna assolutamente continuare la lotta intellettuale, culturale nell'ambito delle dinamiche della lotta di classe.
Luciano Vasapollo ha approfittato completamente di questo evento così interessante, dove i marxisti come lui si "scontravano" nel dibattito con i vari Premi Nobel d'Economia presenti e i rappresentanti del FMI, che tentavano disperatamente di difendere il capitalismo ed incolpare alcuni fantasmi inesistenti della crisi mondiale; addirittura per loro sono i consumatori che hanno portato il mondo a questo livello, come se la politica del mercato capitalista non fosse stata creata sul consumismo sfrenato!
D'altronde, non mi risulta che esista nessun Nobel d'economia che provenga dall'America Latina e ancor meno sia di idee marxiste!!!!
Un altro appuntamento del professore italiano è stata la presentazione del suo libro "Trattato di economia applicata. Analisi critica della mondializzazione capitalista" con il primo volume in edizione cubana nell'incontro convocato, all'interno del congresso, dalla Società Economia Politica Latino Americana (SEPLA), dove Ramón Sánchez Noda, segretario della società, ha affermato che il libro ha lo straordinario valore di contribuire allo studio dei problemi economici, sociali e politici del capitalismo ed offrire una visione critica non solo dei suoi fondamenti teorici, ma anche dei suoi strumenti.
Luciano ha pubblicato ben 37 libri, che sono stati tradotti in diverse lingue, e di cui 8 sono stati pubblicati a Cuba; in Italia è direttore scientifico delle riviste "Nuestra América" e "Proteo" e del Centro di Studi delle Trasformazioni Economico-Sociali (CESTES-proteo) .
In Italia, nell'ambito politico è un dirigente della Rete dei Comunisti, che lui stesso non considera un vero e proprio partito, ma una organizzazione capace di unire parti dei movimenti sociali, delle organizzazioni proletarie,di svolgere un ruolo di direzione in alcune strutture del sindacalismo conflittuale e indipendente, una organizzazione quindi comunista che è nata dalle esigenze del proletariato e dall'enorme bisogno di svolgere concretamente e di dirigere alcuni alti momenti in Italia della lotta di classe.
È fondamentale, per Luciano, che ci debba essere un'unità tra teoria e prassi, ci deve essere una direzione alla lotta, altrimenti cadremmo nel ribellismo metropolitano ed il conflitto esaurirebbe ben presto i veri contenuti rivoluzionari e di classe.
La vera lotta di classe deve essere culturale, economica, scientifica e politica e da questo si può capire perché l'intellettuale marxista deve essere un intellettuale militante.
La Rete dei Comunisti vuole creare dei quadri preparati come dirigenti comunisti che possano dirigere le masse, che possano creare una rottura di classe e far uscire l'Italia da questa incredibile egemonia della destra e dall'immobilismo della sinistra.
Inoltre, la Rete dei Comunisti appoggia assolutamente questo grande Socialismo del e nel XXI secolo in America Latina, che fa intravedere la possibilità di un cambio, di un processo progressista, di autodeterminazione e di integrazione, la famosa "Nuestra América" di José Martí che finalmente si sta formando.
I principi internazionalisti della Rete puntano ad una dimensione internazionale dell'organizzazione comunista, che possa agire come un partito comunista diverso a seconda delle realtà di ogni paese ma sempre pronto a sostenere ed aiutare gli altri partiti comunisti, riuniti in processi di integrazione come l'ALBA (Alternativa Bolivariana per i Popoli della Nuestra América), che pone enfasi nella lotta contro la povertà e l'esclusione sociale.
Ed in tutto questo Cuba resta il punto di riferimento più alto, l'esempio da seguire.
Per esempio dal Partito Comunista Cubano dovremmo saper "copiare" la sua capacità di evolversi: prende gli insegnamenti dal passato, vive il presente e sta già pensando al futuro.Questa eroica isola caraibica con il suo popolo e il suo grande partito comunista ha superato momenti durissimi nel passato e dal momento che nessuno e niente è perfetto, ha saputo superare errori e contraddizioni perchè sappiamo perfettamente che gli errori sono parte di ogni processo rivoluzionario.
Per concludere, Luciano ci invita a scrollarci da dosso l'apatia, per noi rivoluzionari è un momento importantissimo, se non sapremo applicare con fermezza gli strumenti di Marx, cadremo in un nuovo capitalismo o peggio ancora in una guerra mondiale; ed è proprio per questo che mi sembrano più reali che mai le parole del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, che nell'atto per il 45°anniversario del trionfo della Rivoluzione Cubana si augurava un mondo migliore: