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Cuba |
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Una identità in movimento | ||
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Esiste una forza motrice più poderosa del vapore, Il patio della sede dell'ICAP (Istituto Cubano di Amicizia tra i Popoli) nel cuore del Vedado, a L'Avana, il 31 luglio 2009 si presenta molto colorato e vivo, seduti ad ascoltare una conferenza sui Cinque cubani ci sono quasi 300 nordamericani, circa 140 sono partecipanti della Brigata Venceremos e gli altri appartengono alla Carovana per la Pace di Lucius Walker, è un intero popolo molto attento, che non perde neanche una parola dell'avvocato Roberto González, fratello di René, uno dei Cinque cubani prigionieri politici dell'impero.
Ad accompagnarlo, come rappresentanti dei famigliari dei Cinque, ci sono anche Adriana Perez, moglie di Gerardo Hernandez, un altro mio fratello di lotta ingiustamente incarcerato, Rosa Aurora Freijanes, sposa di Fernando Gonzalez, un'altra vittima dell'odio politico degli yankee verso Cuba, e Irma Sehwerert, madre di René.
Quando entro nel patio sento un'atmosfera elettrizzante, viva, solidaria, internazionalista, sorrido sola pensando a tutti questi uomini e donne che stanno sfidando il bloqueo del loro governo, quello nordamericano, pur di dimostrare che loro non sono d'accordo con la maggioranza imperialista e classista del nostro vicino del Nord e soprattutto vogliono impegnarsi per fare tutto il possibile per far liberare i Cinque cubani.
Roberto ci fa un piccolo riassunto del caso, tratta soprattutto l'ultima ignominia della Corte Suprema che non ha accettato di riesaminare il caso dei Cinque cubani nonostante 12 Amicus presentati dalla difesa.
Nella storia giuridica degli USA non era mai stato elaborato un numero così grande di documenti di amici della Corte ("amicus curiae brief"), in appoggio alla petizione presentata dalla difesa in un caso.
Però tutto questo non è servito a nulla, per gli yankee Gerardo e René dovranno terminare le loro condanne (Gerardo deve morire e tornare a rinascere due volte e scontare 15 anni per poter considerarsi libero, mentre René dopo gli assurdi 15 anni scontati solo per difendere la sua patria dovrà arrischiare la sua vita per tre anni di arresti domiciliari nella bocca del lupo, la stessa Miami, fucina dell'odio anti-castrista) e Ramon, Antonio e Fernando aspettare una nuova sentenza della stessa giudice fascista che ha diretto il circo giuridico del processo, che dovrebbe essere emessa il 13 ottobre 2009.
E, noi, gli uomini di buona volontà possiamo restare zitti e muti davanti a tutto questo?
Nelle mie orecchie sento l'eco delle parole vibranti di Roberto:
Ed è vero, personalmente, che come parte del Comitato Internazionale per la libertà dei Cinque qui a L'Avana, mi sento ancora più responsabile ed irrequieta pensando ai miei fratelli prigionieri, e credo che tutti questi cittadini nordamericani che ascoltano attenti Roberto hanno nelle loro mani le chiavi delle celle: la solidarietà è l'unica arma che può restituire la vita ai nostri eroi.
Le voci di queste persone unite e gridando contro l'ingiustizia posso giungere alle orecchie degli altri nordamericani, scuoterli, raccontando tutte le violazioni dei diritti umani perpetrati a loro ed ai loro famigliari e giungere alla vittoria, che sarebbe una sola: LIBERTA'.
Dopo Roberto, i presenti cominciano a fare domande ed una ragazza chiede se la recente visita a Cuba dei Congressisti del Caucus Negro degli USA possa influire in un futuro per poter aiutare a liberare i Cinque o far consegnare i visti di entrata alle due mogli che dopo 11 anni vedono ancora negato un sacrosanto diritto internazionale.
Chi prende la parola è Adriana, persona che io ammiro profondamente, e con tutta la sua calma e sicurezza (nonostante questi lunghi anni di una doppia sofferenza assolutamente gratuita) ricorda che proprio il mese scorso gli è stato negato, per l'ennesima volta il visto di entrata per visitare Gerardo: ma allora dove sono finite le promesse che i congressisti le hanno fatto?
È triste dover arrivare a questa tremenda conclusione: tutte le promesse fatte dal nuovo governo Obama restano solo parole vuote, ipocrite, l'attesa di un'apertura verso Cuba già non ha senso (ho paura che non arriverà mai, se non succede un miracolo) e come afferma il leader venezuelano Chávez, lo stesso presidente yankee sembra prigioniero in un labirinto terribile.
Seguono gli interventi, tra cui l'avvocato José Pertierra che conferma che questo è un caso politico, che avrà una soluzione politica, perché perfino una sentenza giudiziaria favorevole sarebbe frutto della solidarietà, e qualifica questi gruppi di solidarietà come gli ambasciatori della verità e di questa lotta del popolo degli Stati Uniti di fronte ai loro governanti.
Esperanza Martel Gaitan, una delle fondatori, nel 1969 della Brigata Venceremos, che proprio quest'anno celebra i suoi 40 anni sfidando il bloqueo per difendere il diritto alla solidarietà con il popolo cubano dagli USA, è originaria di Portorico e chiede la parola per ricordare la proposta del cambio, cioè fare un "gesto per un gesto", che Raúl Castro ha offerto all'amministrazione Obama nel dicembre dell'anno scorso, in una conferenza stampa dopo la riunione del Gruppo di Rio.
È lei che ci fa tornare alla mente quei suoi quattro connazionali, Lolita Lebron, Rafael Cancel Miranda, Irving Flores e Oscar Collazo, che nel 1979 sono stati liberati dagli Stati Uniti dopo 24 anni di carcere e dopo le trattative dirette da Cuba per ottenere "un gesto unilaterale ed umanitario", come ha affermato il leader della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro. Non erano passati dieci giorni che Cuba metteva in libertà tre cittadini americani che avevano trascorso 10 anni nelle carceri cubane.
Ma allora, Esperanza non capisce perché Obama non risponde all'invito di Raúl, che gli offre i 54 mercenari della stampa, conosciuti erroneamente come giornalisti indipendenti (credo che esistano poche persone così dipendi al vile denaro, disposte a tutto per sconvolgere totalmente lo stato di diritto!) per i nostri Cinque Eroi, solo colpevoli di amare tanto la loro patria da sacrificare gli anni migliori della loro vita per difenderla dal terrorismo.
Un'altra grande attivista da sempre a favore di Cuba, Gloria La Riva, coordinatrice del Comitato "Free the Cuban Five!" negli Stati Uniti, ricorda la sua esperienza dell'anno scorso, quando è stata arrestata a Washington mentre manifestava per i Cinque, quasi obbligando la stampa nazionale a riportare la ragione della sua protesta, attuando fino in fondo quella disobbedienza civile così necessaria per attirare i mass media.
Dopo un lungo applauso ai famigliari dei Cinque si conclude la conferenza ed io resto a chiacchierare con Gloria La Riva e Marco Papacci, segretario del Circolo di Roma dell'Associazione di Amicizia Italia-Cuba. Gloria si congratula con Marco per il lavoro svolto dal circolo, che è riuscito a fare una campagna con foto di personaggi famosi che chiedono la libertà dei Cinque sulla stampa italiana.
È la prima volta che conosco Gloria e resto impressionata dalle sue qualità umane e dalla sua grande disponibilità, mentre mi invita ad incontrare altri appartenenti della brigata Venceremos, di cui anche lei è una partecipante.
Resto molto colpita da una compagna afro-americana che è una professionista che si occupa di Diritto, che dal 1972 sfida il bloqueo per visitare il Caimano Verde. Mi racconta che dal primo momento è sempre rimasta colpita di quanto lo stato cubano si occupa del suo popolo, che può vivere con la serenità che non sarà mai solo.
Prima di partire per Cuba, i partecipanti alla Brigata hanno mandato una lettera ad Obama, comunicandogli il loro percorso di viaggio, incuranti delle possibili sanzioni.
Quando chiedo alla simpatica compagna se non ha paura di essere sanzionata, lei che è una donna di legge, mi sorride tranquilla ed afferma che la Costituzione degli USA difende il diritto dei nordamericani a viaggiare in qualsiasi paese: per le assurde leggi prodotte su indicazioni dei controrivoluzionari di Miami potrebbero sanzionarla solo se avessero prove certe che lei ha speso il suo denaro in Cuba.
Allora il messaggio dei partecipanti alla Brigata Venceremos è chiaro: per difendere ciò che rappresenta Cuba, contro il bloqueo e per liberare i nostri Cinque fratelli serve solo il coraggio di lottare sapendo che tutte sono cause giuste e nobili, che la vittoria finale dipende solo da noi, dalla forza della nostra irriverenza di saper essere duri senza perdere la tenerezza, come diceva il nostro grande Guerrigliero Eroico, Ernesto Che Guevara.
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"Hay una fuerza motriz más poderosa que el vapor, El patio de la sede del ICAP (Instituto Cubano de Amistad con los Pueblos) en el corazón del Vedado, en La Habana, el 31 de julio de 2009, se presenta muy variopinto y vivo; sentados y escuchando una conferencia sobre los Cinco cubanos hay casi 300 norteamericanos, cerca de 140 son participantes de la Brigada Venceremos y los demás pertenecen a la Caravana por la Paz de Lucius Walker, es un pueblo entero muy atento, que no pierde ninguna palabra del abogado Roberto González, hermano de René, uno de los Cinco cubanos prisioneros políticos del imperio.
Acompañandolo, como representantes de los familiares de los Cinco, están también Adriana Pérez, esposa de Gerardo Hernández, otro hermano de lucha injustamente encarcelado, Rosa Aurora Freijanes, esposa de Fernando González, otra víctima del odio político de los yanquis hacia Cuba e Irma Sehwerert, madre de René.
Cuando entro en el patio percibo una atmósfera electrizante, viva, solidaria, internacionalista, sonrío sola pensando en todos estos hombres y mujeres, que están desafiando el bloqueo de su gobierno, el norteamericano y sobre todo quieren empeñarse para hacer todo lo posible para liberar a los Cinco cubanos, para demostrar que ellos no están de acuerdo con la mayoría, imperialista y clasista, de nuestros vecinos del Norte.
Roberto nos hace un pequeño resumen del caso, explica sobre todo la última infamia de la Corte Suprema, que no aceptó reexaminar el caso de los Cinco cubanos, a pesar de los 12 Amicus presentados por la defensa.
En la historia jurídica de EE.UU. jamás había sido elaborado tan elevado número de documentos de amigos de la Corte ("amicus curiae brief"), en apoyo a la petición presentada por la defensa en un caso.
Pero nada de esto sirvió, para los yanquis, Gerardo y René tendrán que terminar sus condenas (Gerardo tiene que morir y volver a nacer dos veces y expiar 15 años para poder considerarse libre; mientras que René, después de haber pasados 15 años en la carcel sólo por defender su patria, tendrá que arriesgar su vida durante tres años de detención domiciliaria en la boca del lobo, en el mismo Miami, fragua del odio anti-castrista) y Ramón, Antonio y Fernando esperan nuevas sentencias de la misma jueza fascista que dirigió el circo jurídico del proceso, sanciones que deberían ser emitida el 13 de octubre de 2009.
¿Y, nosotros, los hombres de buena voluntad podemos quedarnos callados y mudos alante todo esto?
En mis oídos siento el eco de las palabras vibrantes de Roberto:
Y es verdad, personalmente, siendo parte del Comité Internacional por la Libertad de los Cinco aquí en La Habana, me considero aún más responsable e intranquila pensando en mis hermanos prisioneros, y creo, que todos estos ciudadanos norteamericanos que escuchan atentos a Roberto, tienen en sus manos las llaves de las celdas: la solidaridad es la única arma que puede devolverles la vida a nuestros héroes.
Las voces de estas personas unidas y gritando contra la injusticia pueden llegar a los oídos de los otros norteamericanos, sacudirlos, contarles todas las violaciones de los derechos humanos perpetradas contra ellos y sus familias y llegar a la victoria, que sería un sola: LIBERTAD.
Después de la intervención de Roberto, los presentes empiezan a hacer preguntas y una chica pide que se le aclare si la reciente visita a Cuba de los Congresistas del Cauco Negro de los EE.UU. pudiera influir en un futuro en la liberación de los Cinco o en la entrega de los visados de entrada a los EE.UU de las dos esposas, las quales después de 11 años todavía ven negado un sagrado derecho internacional.
Quien toma la palabra es Adriana, persona que yo admiro intensamente, y con toda su calma y seguridad (a pesar de estos largos años de un doble sufrimiento absolutamente inmerecido) recuerda que justo el mes pasado le fue negado, por enésima vez la visa de entrada para visitar a Gerardo: ¿pero entonces, dónde están las promesas que los congresistas le hicieron?
Es triste tener que llegar a esta terrible conclusión: todas las promesas hechas por el nuevo gobierno de Obama sólo quedan como palabras vacías, hipócritas, la espera de una abertura hacia Cuba no tiene ya sentido (temo que no llegue nunca, si no sucede un milagro) y como el líder venezolano Chávez afirma, el mismo presidente yanqui parece prisionero en un laberinto terrible.
Siguen las intervenciones, entre otras, el abogado José Pertierra reiteró que este es un caso político que tendrá una solución política, pues incluso un fallo judicial favorable sería fruto de la solidaridad, y calificó a estos grupos de solidaridad de embajadores de la verdad y de esta lucha ante el pueblo de Estados Unidos y sus gobernantes.
Esperanza Martel Gaitán, una de las fundadoras, en el 1969, de la Brigada Venceremos, que justo este año celebra sus 40 años desafiando el bloqueo para defender el derecho a la solidaridad con el pueblo cubano desde los EE.UU., es originaria de Puerto Rico y pide la palabra para recordar la propuesta del cambio, es decir hacer un "gesto por un gesto", que Raúl Castro ofreció a la administración de Obama en el diciembre del año pasado, en una rueda de prensa después de la reunión del Grupo de Río, en Brasil.
Es ella quien nos hace recordar a sus cuatro compatriotas, Lolita Lebrón, Rafael Cancel Miranda, Irving Flores y Oscar Collazo, que fueron liberados por los Estados Unidos después de 24 años de cárcel y gracias a las negociaciones dirigidas por Cuba para conseguir, en el 1979, "un gesto unilateral y humanitario", como afirmó el líder de la Revolución cubana, Fidel Castro. No pasaron diez días de la liberación de los puertorriqueños que Cuba puso en libertad a tres ciudadanos norteamericanos que habían pasado 10 años en las cárceles cubanas.
Pero entonces, Esperanza no entiende por qué Obama no contesta a la proposición de Raúl, que le ofrece a los 54 mercenarios de la prensa, conocidos erróneamente como periodistas independientes (creo que existen pocas personas así dependientes al vil dinero, dispuestas a todo para subvertir totalmente el estado de derecho!) por los nuestros Cinco Héroes, sólo culpables de querer mucho a su patria y de sacrificar los mejores años de sus vidas para defenderla del terrorismo.
Otra gran activista de siempre a favor de Cuba, Gloria La Riva, coordinadora del Comité "Free the Cuban Five!" en los Estados Unidos, recuerda su experiencia del año pasado, cuando fue detenida en Washington durante una manifestación por los Cinco; este hecho obligó a la prensa nacional a escribir la razón de su protesta, y demostró que la desobediencia civil es necesaria para atraer a los medios de comunicación.
Después de un largo aplauso a los familiares de los Cinco se concluye la conferencia y yo me quedo charlando con Gloria La Riva y Marco Papacci, secretario del Círculo de Roma de la Asociación de Amistad Italia-Cuba. Gloria felicita a Marco por el trabajo desarrollado por el círculo, que logró hacer una campaña con fotos de personajes famosos que piden la libertad para los Cinco, en la prensa italiana.
Es la primera vez que hablo con Gloria y quedo impresionada por sus calidades humanas y por su gran disponibilidad, mientras me invita a conocer a otros miembros de la brigada Venceremos, de la qual también, ella es miembro.
Quedo muy sorprendida con una compañera afronorteamericana que es profesional de la rama de Derecho, y desafía el bloqueo para visitar el Caimán Verde desde el 1972. Me cuenta que desde la primera visita se sintió feliz por constatar de cómo el estado cubano se ocupa de su pueblo, y que este puede vivir con la tranquilidad de que no estará nunca solo.
Antes de partir para Cuba, los participantes a la Brigada enviaron una carta a Obama, comunicándole su recorrido de viaje, despreocupados por las posibles sanciones.
Cuando le pregunto a la simpática compañera si no tiene miedo de ser sancionada, ella que es una mujer de ley, me sonríe tranquila y afirma que la Constitución de los EE.UU. defiende el derecho de los norteamericanos a viajar a cualquier país: por las absurdas leyes producidas sobre indicaciones de los controrevolucionarios de Miami sólo podrían sancionarla si tuvieran pruebas de que ella había gastado su dinero en Cuba.
Entonces el mensaje de los participantes de la Brigada Venceremos está claro: para defender lo que representa Cuba, contra el bloqueo y para liberar a nuestros Cinco hermanos sólo sirve el ánimo de luchar sabiendo que todas son causas justas y nobles, que la victoria final sólo depende de nosotros, de la fuerza de nuestra irreverencia de saber ser duros sin perder la ternura, como dijo nuestro gran Guerrillero Heroico, Ernesto Che Guevara.
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Página enviada por Ida Garberi
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Cuba. Una identità in movimento
Webmaster: Carlo Nobili — Antropologo americanista, Roma, Italia
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