Centro Studi Cestes Proteo
Una delegazione del Centro Studi CESTES-PROTEO è stata nei giorni scorsi in Venezuela; abbiamo avuto molti incontri politici, sindacali, culturali e scientifici.
Tali iniziative sono state promosse in particolare da una intensa attività dell'Ambasciata del Venezuela in Italia e in particolare dall'Ambasciatore Rafael Lacava, proprio per rafforzare i legami politici, culturali e anche scientifici tra l'Italia e il Venezuela. Abbiamo partecipato, su suo invito e su quello del Ministero degli Esteri del Venezuela, ad un importante seminario internazionale sulle economie locali dal titolo "Distretto industriale o distretto produttivo socialista?". In questo convegno era presente il Ministero degli Esteri, il Ministero della Pianificazione Economica, parlamentari e due esperienze di distretto industriale italiano e vari rappresentanti di cooperative e imprese che operano nelle economie locali e per la costruzione del distretto produttivo socialista in Venezuela.
La nostra delegazione del Centro Studi CESTES è intervenuta tutti i 3 giorni del convegno con delle relazioni di carattere politico-economico e di confronto tra le realtà produttive e del mondo del lavoro italiane ed europee e dell'America Latina, in particolare venezuelane.
È stato possibile confrontare le esperienze italiane teoriche e operative delle economie locali (quella che è stata anche l'idea dei distretti in Italia) con la nuova forma di valorizzazione produttiva delle economie locali del Venezuela. Questo paese infatti sta sperimentando, dal punto di vista politico-economico, forme alternative, con non soltanto la diffusione dell'impresa socialista, la cooperativa, l'impresa statale, ma anche spesso con un mix di impresa privata e di controllo pubblico, attraverso il Ministero della Pianificazione Economica estremamente efficiente.
Nei nostri interventi abbiamo cercato di evidenziare gli aspetti positivi di quella che è stata l'idea iniziale del distretto italiano per attivare le economie locali, nel senso di valorizzare il ruolo dei movimenti di classe, le tradizioni, le culture locali, economico-produttive e sociali. Si pensi quando negli anni ‘50, '60 e parte degli anni '70 attraverso le cooperative, l'artigianato e la microimpresa, i distretti si cerca di dare un'importanza al ruolo dei lavoratori e della loro cultura, valorizzando l'agricoltura e l'agro-industria, l'artigianato, le mille forme familiari di fare impresa. Per realizzare ciò c'era una struttura sindacale e cooperativistica che si poneva in un certo qual modo come alternativa al modello capitalistico.
Tutti questi aspetti positivi in un paese come il Venezuela che sta vivendo un processo rivoluzionario bolivariano, con un'impronta fortemente socialista, vanno rilevati e riportati perché mettono al centro l'uomo nella produzione, mettono al centro la natura e la valorizzazione delle culture popolari con un ruolo centrale e fortemente attivo dei lavoratori. Si pensi alla specificità venezuelana dove economia locale significa anche mettere a produzione a carattere sociale luoghi dell'Amazzonia o delle coste in cui c'è ancora, fortunatamente, una presenza forte degli indios; e distretto, o meglio economia locale, significa valorizzare le diverse forme di artigianato, di commercio e di produzione degli artigiani, degli indios che hanno, come concetto fondamentale delle loro culture, quello di mettere al centro la protezione ambientale, cioè la natura come parte integrante dell'umanità.
Di conseguenza questa visione dà un senso differente alla produzione in chiave sociale di superamento dell'economia del capitale; abbiamo potuto riportare al convegno ricerche e ragionamenti sulle possibilità di alternativa sviluppati sulla rivista PROTEO e su tanti studi del CESTES.
Ovviamente così si sono potute evidenziare anche le nostre valutazioni fortemente critiche sul distretto produttivo italiano che in moltissimi casi degenera verso forme liberiste e neoliberiste in particolare da quando il Partito Comunista perde il suo connotato di classe e le Giunte Rosse spesso diventano giunte affaristiche e la CGIL perde la sua connotazione di sindacato conflittuale, divenendo clientelare e consociativa. Allora i distretti invece di essere elementi propulsivi di economia altra, diventano il luogo in cui maggiore è lo sfruttamento del lavoro, perché nei distretti e in queste aree ci sono imprese piccole che non applicano lo Statuto dei Lavoratori, che delocalizzano e dove il rapporto con il lavoratore diventa diretto, senza presenza sindacale, la ricattabilità così come la precarietà è più alta. In pratica queste imprese come quelle del Veneto, quelle della Toscana, sono le prime che fanno le delocalizzazioni verso l'Est dell'Europa alla ricerca di un costo del lavoro basso ma con una alta specializzazione e quindi dove si insedia maggiormente la precarietà, supersfruttamento poiché non esiste la forza delle organizzazioni sindacali di classe.
La grande novità venezuelana (abbiamo avuto una serie d'incontri proprio nel Ministero della Pianificazione e dell'Economia dove con maggior dettaglio ci sono state spiegate le linee di intervento da parte del governo venezuelano) è già anche nel nome,cioè, nel non chiamarlo distretto industriale; il concetto di distretto produttivo socialista del Venezuela ha un suo significato, specifico e rivoluzionario. Infatti i rappresentanti dei distretti e dei ministeri hanno proposto nei vari interventi l'idea per cui non ci può essere nel Venezuela di oggi una produzione se non c'è redistribuzione della ricchezza e del reddito, e questa riappropriazione sociale deve andare in salari dignitosi e in opere sociali. Il fine deve essere la produzione ad alta compatibilità sociale ed ambientale valorizzando al massimo le economie locali e l'impresa socialista.
Abbiamo partecipato anche ad una Conferenza presso l'Università Bolivariana che partita come attività scientifica culturale è diventato un vero e proprio rapporto diretto con i lavoratori, in cui si è anche riportata l'esperienza del sindacalismo di base in Italia e in particolare quella delle RdB- CUB.
Nei diversi incontri abbiamo avuto l'opportunità di parlare delle opzioni in campo per scelte di politica-economica fortemente orientate alla compatibilità socio-ambientale e il ruolo delle organizzazioni dei lavoratori in tali scelte, ma anche di come si sta realizzando la confederazione unitaria sindacale in Venezuela e di cosa significa centralità del movimento operaio, in questa attivissima rivoluzione bolivariana che si sta caratterizzando sempre di più in chiave socialista.
È stato molto interessante capire le dinamiche sindacali oggi in Venezuela dove si sta tentando un ragionamento sull'unità sindacale confederale a connotato di classe. Va considerato che la vecchia confederazione dei lavoratori in Venezuela si strutturava nel periodo conservatore-reazionario precedente per cui era molto condizionata dall'occidente, dai poteri forti, dal consociativismo e dalla concertazione. Ripercorrere tra i lavoratori un discorso per ridare una forte credibilità ad un sindacato di classe, è un gran lavoro che si sta portando avanti in Venezuela con effetti positivi e di identità di classe.
Abbiamo partecipato alla festa del 1 maggio, non una festa come qui in Europa e in Occidente di canzonette e di piazze per i concerti, ma la vera festa de lavoratori con un corteo di centinaia di migliaia di proletari e lavoratori che ha attraversato tutta Caracas con spezzoni di varie federazioni o di varie categorie, con grande volontà di lotta per la costruzione di un Venezuela del lavoro e socialista; iportavano i loro slogan e rivendicazioni appoggiando fortemente ad esempio la battaglia per le nazionalizzazioni. In Venezuela questo problema è centrale per i lavoratori perché pone da subito la concretezza della socializzazione dei mezzi di produzione. Durante il corteo tutti hanno salutato con grande entusiasmo quello che aveva annunciato Chávez il giorno prima, il 30 aprile.
All'interno del Teatro Teresa Carreño, a un incontro entusiasmante, davanti a circa 1500 lavoratori, in cui si è ribadita la centralità della lotta di classe nel processo di trasformazione in atto. Chávez ha più volte sottolineato come nella rivoluzione bolivariana sia centrale il ruolo del proletariato e della classe operaia. Nel suo discorso, oltre alla nazionalizzazione del petrolio che era avvenuta qualche anno fa, ha decretato la nazionalizzazione del sistema siderurgico; questo è molto importante perché nell'Orinoco la siderurgia è molto forte. L'aspetto importante del discorso di Chávez è come si va realizzando la caratterizzazione socialista, anche al di là della giusta battaglia delle idee con la sua rappresentazione attraverso scelte concrete che socializzano la ricchezza risolvendo i bisogni reali della gente. Infatti proprio il 30 aprile Chávez ha firmato un decreto con un aumento del 30% di tutti i salari minimi, diventando così il paese in America Latina con il salario minimo più alto. Inoltre c'è stato un grande aumento del salario non monetario, ovvero è stato riconosciuto un forte ticket alimentare per tutti i lavoratori, oltre alla gratuità di tutti i servizi essenziali: scuole, università, sanità ecc. Complessivamente la somma dell'aumento del salario diretto e di quello indiretto porta il salario medio minimo del Venezuela ad essere il 75% più alto delle medie latinoamericane; siamo a dei livelli ormai in cui il salario minimo, in termini monetari e indiretti, compete direttamente con quelli europei. E' stato dato inoltre nuovo impulso alla grande catena statale di distribuzione alimentare: il Mercal; si tratta di mercati popolari, cioè una catena di distribuzione statale che agisce direttamente dal produttore al consumatore, saltando i costi di intermediazione distributiva, e in cui si comprano senza limite di quantità, beni di prima necessità e di ottima qualità ad un prezzo che è un quinto di quello che dei normali supermercati per gli stessi beni. Li abbiamo visitati e si trova carne, riso, pane, pasta, olio e vino, bevande, detersivi, ecc, sono aperti a tutti, non esistono tessere e appena si entra si nota la scritta: "qui si può comprare senza limite fino ad esaurimento scorte".
Abbiamo avuto anche altri incontri politico-culturali, appunto presso il Ministero della Cultura e con la Rete in Difesa dell'Umanità (alla quale diversi di noi appartengono come intellettuali), un progetto partito da Cuba e dal Venezuela, partecipando anche a dibattiti, trasmissioni radio e interviste rilasciate a importanti quotidiani nazionali in cui si è riportata l'esperienza scientifica e formativa di CESTES-PROTEO.
Per capire meglio la realtà politica, economia e sociale sono stati importantissimi tali incontri con i Ministeri della Cultura, della Pianificazione e dell'Economia dove abbiamo riportato sempre anche l'esperienza di formazione che il CESTES sta portando avanti con le RdB-CUB.
In Venezuela si fa anche riferimento ai modelli storici, precedenti di pianificazione che non sono del tutto negativi ma vanno contestualizzati alla realtà Venezuela, vanno valorizzati per i loro aspetti positivi e ovviamente vanno arricchiti e diversificati. Si è parlato, sempre con diversi assessori del Ministero dell'Economia, di come attivare e valorizzare le economie locali dando un ruolo chiave alle organizzazioni dei lavoratori. Abbiamo discusso di come un paese che sta attuando una transizione verso il socialismo abbia la necessità di dotarsi di una differente contabilità nazionale che valorizzi il benessere sociale e ambientale perseguito, creando anche una batteria di indicatori di misurazione dei fenomeni economici e sociali alternativi, che valutano la ricchezza e lo sviluppo non in termini di PIL ma di benessere concreto, ovvero la sanità, la socialità, l'istruzione, formazione, ecc.; ad esempio solo in questo modo si può valorizzare il grande lavoro che si sta portando avanti con le diverse Missioni a carattere sociale, in cui la formazione, l'educazione dei lavoratori è fondamentale anche con il grande apporto dell'esperienza di medici e insegnanti cubani, presenti a migliaia nel loro lavoro di solidarietà, e accompagnati dalle corrette sclete del governo venezuelano per la gratuità di tutti i servizi essenziali.
Abbiamo infine dato la massima disponibilità ad una collaborazione culturale e di formazione sindacale che abbia l'obiettivo di interscambiare le esperienze scientifiche e organizzative tra loro diverse perché diverse sono le realtà economico-sociali e produttive. Infatti in Venezuela si sta costruendo la rivoluzione bolivariana socialista, è una rivoluzione vera che sta marciando, con al centro gli interessi dei proletari, dei lavoratori. Come tutte le rivoluzioni non si realizzano per decreto ma sono processi che hanno all'interno contraddizioni, poiché la lotta di classe è viva e continua contro un'opposizione minoritaria che però è ancora molto potente grazie ai mezzi, al denaro e all'appoggio delle multinazionali statunitensi. Questo significa che tale minoranza oligarchica è ancora oggi nell'esercito, nei settori statali, nelle imprese, nell'economia, nell'informazione (giornali e televisioni). Si tratta di una minoranza del paese che si oppone al grande blocco sociale rivoluzionario bolivariano e cerca di riportare il paese verso l'imperialismo e il controllo statunitense.
Ma il socialismo del XXI secolo in Venezuela non è una parola, è la concretezza di nazionalizzazione, di salari, di redistribuzione del reddito, di gratuità dei servizi, di centralità del movimento delle donne e degli indios, del ruolo fondamentale e strategico svolto dal movimento dei lavoratori e dei proletari.
LA DELEGAZIONE DI CESTES-PROTEO
Pagina inviata da Centro Studi Cestes Proteo
(15 maggio 2008)