Cuba

Una identità in movimento


Brigata Europea José Martí (7-21 luglio 2008). Riflessioni sulla mia permanenza a Cuba

Donatella Donato


A tutti i miei compagni di brigata.


Dopo circa 11 ore di volo ci accolgono le bandiere di tutti i paesi appese al soffitto della grande sala dell'aeroporto dell'Avana. Tra le bandiere c'è anche quella dello Stato Palestinese, questo particolare colpisce un po' tutti noi.

Saliamo sull'autobus blu appartenuto all'ACOTRAL di Roma, ci sono ancora le scritte sui sedili degli inammorati laziali, "Laura ti amo".

Partiamo e ci lasciamo alle spalle l'aeroporto internazionale.

Fuori ci sono almeno 30 gradi, la strada è ben asfaltata e l'erba ai bordi è stata appena tagliata, se ne sente l'odore pungente. Dal finestrino osservo gli edifici in stile sovietico incastonati nel paesaggio di palme caraibiche.

Tante le persone che cercano un passaggio.

"La rivoluzione è dire sempre la verita"... una delle tante scritte sui muri ci da il Benvenuto a Cuba.

Mi trovo nel Campamento Internazionale Julio Antonio Mella di Caimito a circa 40 chilometri dall'Avana.

Dalla mia camera a 8 letti si può vedere a destra in fondo al corridoio l'ingresso del campamento e a sinistra i bagni con il loro via vai continuo.

Grazie alla vista sull'ingresso si può avere un'idea delle brigate che entrano ed escono, i componenti della brigata Venceremos dagli Stati Uniti, quelli della nostra Brigata Europea José Martí e qualche giorno dopo anche i componenti della brigata del Puerto Rico.

Il movimento dell'ingresso è un'importante fonte di informazione di quello che succede intorno.

Nella camera accanto alla mia, sta un veterano del campamento venuto a fare la sua ennesima esperienza a Cuba, ormai conosce tutti e tutti lo trattano con stima e rispetto, come si dovrebbe trattare qualcuno che, nonostante tutto, continua a sperare che un mondo migliore possa essere ancora possibile, e che chiede ai giovani di crederci e di provare a costruirne uno, magari cominciando proprio da Cuba.

Davanti la mia camera passa di continuo un ragazzo spagnolo, pronto sempre a fare due chiacchiere, il nodo centrale di ogni discussione è Cuba.

È partito dall'Europa con le sue idee circa questa isola, idee che non ha mai messo in discussione per tutta la permanenza nel campamento, e quando gli chiedo "ma allora perché sei qui?" mi risponde "per conoscere e capire".

Mi chiedo come si possa esplorare il mare rimanendo ancorati ad una boa!

Abbiamo trascorso quattro mattine in un campo di yuca, poco lontano dal campamento, a strappare le erbacce, tutti insieme, tutti provenienti dai diversi paesi e realtà dell'Europa.

A mezzogiorno del quarto giorno siamo qui riuniti tutti intorno alla piazza centrale del campamento, Juan Carlos il direttore del posto ci comunica che il lavoro è stato svolto bene, la gente è in un bagno di sudore ma è soddisfatta. Lo sono anche io.

Inizia la musica, che in questa isola è vita, è movimento, è corpi che si inseguono, è Rivoluzione.

Mai avrei detto una volta lasciata Cuba che avrei avuto nostalgia di queste note che accompagnano ogni passo e ogni ora della vita cubana. Arrivano festanti i bambini vestiti in colore che ballano al suono della conga, il mio ritmo cubano preferito. È un tributo di colore, movimento e note. Sono i bambini del comune di Caimito che vengono a salutare la Brigata Europea. Si balla tutti insieme sotto il sole cocente.

Le sette di sera poco prima della cena, è il momento più importante della giornata quando sola per non più di 15 minuti all'ombra di una delle palme del giardino scrivo le mie impressioni della giornata e degli incontri fatti.

Mi ritrovo a riflettere su quanta gente da tutto il mondo vuole vivere questa isola in modo diverso. Le persone che partecipano alla brigata non sono semplici turisti, ma osservatori attenti e ascoltatori curiosi, che desiderano conoscere più in profondità le radici di questa rivoluzione e la via percorsa da questa isola socialista. Il momento di solitudine per le mie considerazioni dura poco, è pronta la cena nella grande mensa del campamento ed intorno regna una febbrile agitazione. Riso, fagioli neri, pollo, yuca.

Dopo la pausa per il pranzo e il tempo di una doccia il campamento riprende ritmo e vigore, è sera si balla, le note della notte sono accompagnate da un fresco mojito e da una birra Bucanero.

Notte dopo notte, giorno dopo giorno Cuba prende sempre più forma nella mia mente e sono tante le informazioni elaborate durante la mia permanenza. La realtà di questa isola caraibica viene completamente distorta dai nostri mezzi di comunicazione e ci si rende conto che l'alternativa al sistema di cui noi siamo vittime, fa molta paura.

Una sera seduta con gli altri compagni della brigata italiana ad uno dei tavolini davanti il chiosco del campamento, tagliamo un mango comprato per la strada, la sua polpa è arancione profumata, pastosa.


"Cuba — mi dice il nostro accompagnatore cubano — è un paese con un PIL da Terzo Mondo".


Rifletto su questa frase, ho visto i paesi del Terzo Mondo dall'Asia, all'Africa, all'America Latina, o in via di sviluppo come si tende a classificarli oggi, non sono proprio come Cuba, questo è un paese da Terzo Mondo che fornisce sanità, istruzione, e abitazioni gratuite nonché porzioni di cibo per ogni componente della famiglia.

Si vede povertà nelle strade, ma mai disperazione!

Cienfuegos non sembra città da Terzo Mondo, mi colpisce l'ordine, la pulizia e la libreria della via principale, non posso fare a meno di entrarci, gli scaffali sono pieni di libri, e la gente è intenta a sfogliare le ultime novità. Con 1 CUC riesco a portar via ben 6 libri illustrati per bambini, la mia passione. Tra i volumi anche un libro intitolato, "Il sesso raccontato ai più piccoli", con in copertina un bambino e una bambina che si guardano dentro il pannolino.

In nessun altro posto la cultura costa meno... l'Europa è davvero lontana.

Esco dalla libreria e in alto ad un palazzo campeggia il disegno del Che con la scritta:


"Il tuo esempio vive, le tue idee durano".


Questa è un'isola che fa rivoluzione da 52 anni ininterrottamente, cosa succederà dopo Fidel e dopo Raul?

Niente credo, perché la rivoluzione è tutta dei cubani, di tutti i cubani, o quasi tutti.

Incontro le donne della Federazione Donne Cubane,


"... il nostro primo obiettivo è seguire la Rivoluzione, combattere il blocco, che penalizza l'intero paese ma soprattutto penalizza le donne" — mi dice la direttrice — "e nella Rivoluzione il nostro ruolo è quello di analizzare la condizione della donna e promuovere lo sviluppo di una nuova coscienza di genere soprattutto all'interno delle famiglie".


Una Rivoluzione nella Rivoluzione.

Durante la mia pemanenza a Cuba avevo portato con me il libro "Ancora un giorno" di Ryszard Kapuscinski; a pagina 40 l'autore scrive


"... nella nostra mentalità — riferendosi all'Angola paese al quale il libro è dedicato — il passato occupa più spazio del futuro".


L'impressione che ho avuto di Cuba è al contrario che il passato, sebbene importante, è solo il punto di partenza, la Rivoluzione Cubana tende al futuro. Il futuro è la vera sfida di questo popolo che ha creato un'alternativa all'imperalismo, con le sue contraddizioni, che vuole superare, ma guardando al futuro come opportunità di un mondo migliore.

Questa prospettiva del futuro deve essere recuperata anche in Europa.

    Donatella Donato
    Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba
    Circolo Celia Sánchez, Frascati



Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba. Circolo Celia Sánchez, Frascati





Pagina inviata da Antonio Maiorino
(28 luglio 2008)


Cuba. Una identità in movimento

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