Sotto una forte e costante pioggia siamo arrivati alla città di Udine, prodiga in monumenti dal medioevo al secolo XVIII. Ci ha accompagnato Giuliano Coronica, militare in pensione ed esperto alpinista che si impegnò a portarci su strade alternative, affinché potessimo osservare le montagne, la zona silvestre dei territori di Trieste e della Slovenia, dove si sono sviluppati importanti avvenimenti durante la Seconda Guerra Mondiale.
I suoi racconti ci trasportarono nel tempo, perché eravamo nello scenario dei fatti. Ad Udine siamo stati ricevuti da Leo Fiorino, presidente dell'Associazione di Amicizia Italia-Cuba; e da Riccardo Toffoletti, presidente del Comitato Tina Modotti di questa città, che è stato a L'Avana nel 1996 ed ha regalato alla Gioventù Cubana, attraverso la Galleria del Teatro Mella, un'importante collezione di quadri con le fotografie di Tina. È il più importante studioso italiano della straordinaria comunista. Alma Masé si è fatta carico di organizzare la visita in modo che tutto fosse come desideravamo.
L'interesse principale era arrivare alla casa natale di Tina Modotti e lo abbiamo fatto sotto un’intensa pioggia. È situata in Via Pracchiuso 113, oggi col numero 89, vicino alla Piazza del Primo Maggio. Non si conservano i suoi pezzi originali, ma è il luogo dove nacque e visse l'eccellente rivoluzionaria, la cui opera e vita dedicata all'emancipazione dei popoli, agli umili, ha trasceso nel mondo. Lì qualcosa si dice e succede, qualcosa ritorna, qualcosa si sveglia e canta, come afferma Pablo Neruda in una strofa del poema che le ha dedicato.
Molto vicino al centro antico della città ed ad un ruscello cresciuto, che mostrava il rapido decorso delle sue acque, ricordiamo l'incontro a Cinisello Balsamo, in provincia della città di Milano, con Ettore Zilli, originario come Tina, di Udine, partigiano della II Guerra Mondiale, che ci consegnò due sue apprezzate appartenenze di carattere storico. Una medaglia che onorava le vittime della Seconda Guerra Mondiale ed un fazzoletto che simbolizza i 38 mila morti italiani, deportati nei campi di concentramento di Monaco di Baviera, per avere partecipato ad uno sciopero contro il nazismo.
L'atto si realizzò nel mese di maggio del 2006, ed è stato narrato dal giornalista Sabatino Annecchiarico, che scrisse che compiendosi nel 1995 il Cinquantesimo Anniversario della Resistenza al Fascismo, Ettore Zilli, che era presidente dell'Associazione Nazionale dei deportati politici non ha smesso di lottare contro il fascismo e con suoi più di 80 anni di età insegna oggigiorno i principi di libertà e di resistenza.
Ad Udine ricordiamo la scrittrice tedesca Christiane Barckhause-Canale perché attraverso le sue investigazioni abbiamo incontrato l’atto di nascita di Tina nella parrocchia di Santa Maria delle Grazie, nel quale si spiega che i tre nomi di Assunta Adelaide Luigia si riferiscono a quello di sua madre, di sua nonna e di sua zia, e che nacque il 16 agosto 1896. Suo padre Giuseppe era affiliato socialista, ed aveva tre sorelle, Mercedes, Valentina e Yolanda e due fratelli Benvenuto e Giuseppe.
Siamo stati percorrendo le strade di Udine, dove camminava Tina a 12-13 anni per lavorare in una fabbrica tessile. Sua sorella Yolanda, in un’intervista con Mildred Constantine, narrò che gli sembrava una piccola adulta a causa di quegli occhi grandi e tristi nel suo viso affilato dalla fame. Lavorava fino a dodici ore al giorno, per questo aveva sempre le dita contuse e doloranti. Quando aveva mangiato, andava a trovare Tina, ansiosa di dargli la buona notizia, perché la preoccupazione principale della sua infanzia era avere sempre qualcosa da mangiare, in realtà, non ebbero giocattoli, né tempo per divertirsi.
Manifestò che il più piccolo dei suoi fratelli piangeva spesso quando, ritornando dalla scuola, non trovava niente da mangiare. Tina, tuttavia, non diceva mai niente ed andava a coricarsi in silenzio quando ritornava dal lavoro.
Il suo soggiorno nella città natale, si concluse nel 1913, quando con 17 anni partì verso San Francisco, in California, per riunirsi con suo padre e sua sorella Mercedes che lavoravano lì come immigranti. Tina camminò le strade della città di Trieste, fino al molo, dove avrebbe preso la barca per partire. Udine e Trieste sono sempre state tra i suoi amori e ricordi.
San Francisco è stata una scuola per lei e contribuì a formare la sua coscienza di classe. Cominciò a lavorare in una fabbrica tessile e conobbe la discriminazione, lo sfruttamento, gli scioperi e le detenzioni. Fu contrattata per lavorare come operaia in una casa di mode e più tardi come modella della stessa. Recitò insieme a suo padre, nei teatri degli operai e si trasformò in una ragazza amata e popolare tra gli emigrati italiani di San Francisco, che sentivano l’orgoglio dei suoi successi e della sua bellezza.
Conobbe il pittore e poeta Roubaix de L'Abrie Richey, “Robo”, di origine franco-canadese. Fu la sua amica e modella. Si sposarono nel 1917 e si stabilirono nella città di Los Angeles. Tina visse i giorni tragici e critici della crescente disoccupazione negli Stati Uniti, la fioritura del gangsterismo, del Ku-Klux-Klan, la persecuzione alle persone di idee progressiste e l'ingiusta accusa contro gli operai italiani Sacco e Vanzetti, giustiziati ingiustamente negli Stati Uniti.
Alternò le riprese come attrice, in vari film muti di Hollywood, con quelle di modella ed il suo lavoro col fotografo nordamericano Edward Weston. Si incontrò con differenti personalità del mondo degli intellettuali, specialmente dell'arte fotografica. Descrisse questa parte della sua vita, come artificiale, alla quale si adattò, piena di curiosità e volontà.
Captò ed assimilò tutta ciò che di utile trovò in lei. Ascoltò raccontare agli altri di Nietzsche, Freud, Tagore, Leon, Marx, Lenin e Trotski. Nel 1922 suo marito morì in Messico ed andò per la prima volta in questo paese. Ritornò negli Stati Uniti e scrisse il prologo di un libro dedicato all'opera poetica di suo marito. Arrivò per la seconda volta in Messico nel 1923 in compagnia di Weston. Conobbe importanti personalità del mondo culturale e si ritrovò col pittore Xavier Guerriero, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista Messicano, che aveva conosciuto in un'esposizione in California.
Nel 1924 la sua immagine rimase per sempre nella storia della pittura messicana trasformandosi in modella per i nudi di Diego Rivera, nelle opere “Germinazione” e “Terra Vergine”, nella cappella dell'Università Autonoma dell’Agricoltura di Chapingo.
Stabilì strette relazioni con i militanti del Partito Comunista messicano, si integrò al Soccorso Rosso Internazionale e portò a termine un'intensa vita politica e culturale, lavorò nel giornale del Partito Comunista "El Machete" e tradusse diversi materiali dall'italiano e dall'inglese allo spagnolo, lingue che dominava perfettamente. Tina parlava inoltre il tedesco, il russo, il francese, ed il dialetto friulano della sua regione natale. Viaggiò in varie regioni del Messico e realizzò un importante lavoro fotografico per un libro della scrittrice Anita Brenner. Le sue fotografie sono state pubblicate nel libro Mexican Folkways negli Stati Uniti.
Nel 1927 integrò la Lega Antimperialista, cominciò a militare come membro del Partito Comunista Messicano. Ha ricevuto un invito per pubblicare le sue opere sul British Journal of Photography, La Revue Mensuelle Ilustrée e Varits, di Bruxelles e presidiò in Messico il Comitato Antifascista
Tina insieme al leader comunista cubano Julio Antonio Mella partecipò attivamente alle Comitato Mani Fuori dal Nicaragua, aggredito dal governo degli Stati Uniti ed ambedue coltivarono una stretta amicizia con Socrate, fratello del generale nicaraguense Augusto Cesar Sandino. Dal settembre del 1928 Mella e Tina si amarono intensamente, fino a che il 10 gennaio 1929, il giovane cubano mentre camminava con Tina, fu assassinato per ordine del dittatore cubano Gerardo Machado, sotto la pressione costante dell'Imperialismo nordamericano e scoppiò una grande campagna di diffamazione contro di lei, accusandola ingiustamente di essere complice del crimine.
Dopo l'attentato contro il presidente messicano Pascual Ortiz Rubio, dove risultò ferito, incominciò una grande repressione, Tina fu fermata, accusata di essere implicata nel fatto ed insieme a lei, vari stranieri e comunisti messicani. Il 13 febbraio 1930 la trasportarono nel carcere femminile. Quattro giorni dopo scrisse che era isolata e che la stampa ed i circoli degli ufficiali cominciarono ad insinuare che i comunisti erano i responsabili dell'attentato.
Descrisse la cella di ferro e pietra, con una branda senza materasso, una latrina maleodorante dentro la stessa, senza luce elettrica e cibo cattivo. Si dichiarò in sciopero della fame e si creò un movimento di solidarietà a suo favore. Rimase in prigione tredici giorni.
L'ambasciatore degli Stati Uniti in Messico gli offrì asilo politico in cambio di rinunciare alle sue idee, ma respinse la proposta. Il governo del Messico decise l'espulsione perentoria del paese, cosa che le comunicarono il 18 febbraio e le diedero quaranta otto ore per lasciare il territorio nazionale.
Il 21 dello stesso mese, accompagnata da un agente del Governo, abbandonò Città del Messico verso Veracruz. Il giorno dopo fu portata ammanettata fino alla nave a vapore Edam, battente bandiera olandese, e lasciò il suo caro Messico.
La barca attraccò il 9 marzo nel porto de L'Avana. A Tina fu impedito di sbarcare e fu portata alla prigione della Fortaleza de la Cabaña. La notizia fu pubblicata nel diario El País, con un articolo che diceva: