Cuba

Una identità in movimento

Fidel e il Papa (Discorsi)

Fidel Castro Ruz



Discorso di benvenuto all'arrivo del Papa a Cuba — L'Avana, gennaio 1998

Santità,
la terra che lei ha appena baciato si onora della sua presenza. Non troverà qui quei pacifici e benevoli abitanti naturali che la popolavano quando i primi europei arrivarono in questa isola. Gli uomini furono sterminati quasi tutti dallo sfruttamento e dal lavoro schiavistico a cui non poterono resistere, le donne trasformate in oggetto di piacere o schiave domestiche. Vi furono anche quelli che morirono sotto il filo delle spade omicide, o vittime di malattie sconosciute importate dai conquistatori. Alcuni sacerdoti lasciarono testimonianza strazianti della loro protesta contro tali crimini.

Nel corso dei secoli, più di un milione di africani crudelmente strappati dalle loro lontane terre occuparono il posto degli schiavi indios già estinti. Essi diedero un considerevole contributo alla composizione etnica e all'origine dell'attuale popolazione del nostro paese, dove si mescolarono la cultura, le credenze e il sangue di tutti quelli che parteciparono a questa drammatica storia.

La conquista e la colonizzazione di tutto l'emisfero si stima che costò la vita di 70 milioni di indios e la schiavizzazione di 12 milioni di africani. Fu molto il sangue versato e molte le ingiustizie commesse, gran parte delle quali, sotto altre forme di dominazione e di sfruttamento, dopo secoli di sacrifici e di lotte, ancora continuano.

Cuba, in condizioni estremamente difficili, arrivò a costruire una nazione. Lottò da sola con insuperabile eroismo per la sua indipendenza. Soffrì per questo, esattamente cento anni fa, un vero olocausto nei campi di concentramento, dove morì una parte considerevole della sua popolazione, fondamentalmente donne, anziani e bambini. Crimine dei colonialisti che non — perché dimenticato — cessò di essere mostruoso. Lei, figlio di Polonia e testimone di Oswiecim, lo può comprendere meglio di tutti.

Oggi, Santità, si cerca nuovamente il genocidio, pretendendo di far arrendere per fame, malattia e asfissia economica totale un popolo che rifiuta di sottomettersi ai dettami e all'imperio della più poderosa potenza economica, politica e militare della storia, molto più poderosa dell'antica Roma, che per secoli fece divorare dalle fiere quelli che rifiutavano di rinnegare la loro fede. Come quei cristiani atrocemente calunniati per giustificare i crimini, noi, calunniati quanto loro, preferiremo mille volte la morte prima di rinunciare alle nostre convinzioni. Come la Chiesa, anche la Rivoluzione ha molti martiri.

Santità, pensiamo come lei su molte importanti questioni del mondo di oggi e questo ci dà grande soddisfazione; su altre, le nostre opinioni differiscono, ma rendiamo rispettoso omaggio alla convinzione profonda con cui lei difende le sue idee.

Nel suo lungo pellegrinaggio per il mondo, lei ha potuto vedere con i suoi stessi occhi molta ingiustizia, disuguaglianza, povertà; campi incolti e contadini senza alimenti e senza terra; disoccupazione, fame, malattie, vite che per pochi centesimi potrebbero salvarsi e si perdono; analfabetismo, prostituzione infantile, bambini che lavorano dai sei anni o che chiedono l'elemosina per poter vivere; quartieri marginali, in cui vivono centinaia di milioni di persone in condizioni disumane; discriminazioni per ragioni di razza o di sesso, etnie intere sgomberate dalle loro terre e abbandonate alla loro sorte; xenofobia, disprezzo verso altri popoli, culture distrutte o in distruzione; sottosviluppo, prestiti usurai, debiti inesigibili e impagabili, interscambio diseguale, mostruose e improduttive speculazioni finanziarie; un ambiente che viene distrutto senza pietà e forse senza rimedio; commercio senza scrupoli di armi con ripugnanti fini mercantili, guerre, violenza, massacri; corruzione generalizzata, droghe, vizi e un consumismo alienante che si impone come modello idilliaco a tutti i popoli.

L'umanità è cresciuta solo in questo secolo di quattro volte. Sono migliaia di milioni quelli che patiscono di fame e sete di giustizia; la lista di calamità economiche e sociali dell'uomo è interminabile. So che molte di esse sono motivo di permanente e crescente preoccupazione di Sua Santità.

Ho vissuto esperienze personali che mi permettono di apprezzare altri aspetti del suo pensiero. Sono stato studente in scuole cattoliche fin quando mi sono diplomato. Mi insegnavano allora che essere protestante, ebreo, musulmano, indù, buddista, animista o partecipe di altre credenze religiose, costituiva un orribile peccato, degno di severo o implacabile castigo. Più di una volta, in alcune di quelle scuole per ricchi e privilegiati, tra i quali io mi trovavo, mi capitò di chiedermi perché lì non c'erano bambini neri, senza che abbia ancora potuto dimenticare le risposte per nulla persuasive che ricevevo.

Anni più tardi il Concilio Vaticano II, convocato da Papa Giovanni XXIII, affrontò varie di queste delicate questioni. Conosciamo gli sforzi di Sua Santità per predicare e praticare i sentimenti di rispetto verso i credenti di altre importanti e influenti religioni che si sono estese per il mondo. Il rispetto verso i credenti e non credenti è un principio basilare che noi rivoluzionari cubani inculchiamo ai nostri compatrioti. Questi principi sono stati definiti e sono garantiti dalla nostra Costituzione e dalle nostre leggi. Se alcune volte sono sorte difficoltà, non è mai stato per colpa della Rivoluzione.

Coltiviamo la speranza che un giorno, in nessuna scuola di qualunque religione, in nessuna parte del mondo, un adolescente debba chiedere perché non c'è lì un solo bambino nero, indio, giallo o bianco.

Santità,
ammiro sinceramente le sue coraggiose dichiarazioni su quanto avvenuto con Galileo, i noti errori dell'Inquisizione, gli episodi sanguinosi delle Crociate, i crimini commessi durante la conquista dell'America, e su determinate conquiste scientifiche non contestate oggi da nessuno che, a suo tempo, furono oggetto di tanti pregiudizi e anatemi. Serviva per questo l'immensa autorità che lei ha acquisito nella sua Chiesa.

Cosa possiamo offrirle a Cuba, Santità? Un popolo con meno disuguaglianze, meno cittadini senza nessuna protezione, meno bambini senza scuole, meno malati senza ospedali, più maestri e più medici di qualunque altro paese del mondo che Sua Santità abbia visitato; un popolo istruito a cui lei può parlare con tutta la libertà che vorrà e con la sicurezza del fatto che possiede talento, elevata cultura politica, convinzioni profonde, assoluta fiducia nelle proprie idee e tutta la coscienza e il rispetto del mondo per ascoltarla. Non ci sarà nessun paese meglio preparato per comprendere la sua felice idea, come noi la intendiamo e così simile a quella che noi predichiamo, che la distribuzione equa delle ricchezze e la solidarietà tra gli uomini e i popoli devono essere globalizzate.


Discorso di commiato alla partenza del Papa da Cuba — L'Avana, gennaio 1998

Santità,
credo che abbiamo dato un buon esempio al mondo: lei visitando ciò che alcuni hanno insistito a chiamare l'ultimo bastione del comunismo; noi ricevendo il capo religioso al quale hanno voluto attribuire la responsabilità di aver distrutto il socialismo in Europa. Non sono mancati quelli che presagivano avvenimenti apocalittici. Alcuni anche lo sognavano.

Era crudelmente ingiusto che il suo viaggio pastorale fosse associato alla meschina speranza di distruggere i nobili obiettivi e l'indipendenza di un piccolo paese bloccato e sottoposto a una vera guerra economica da quasi 40 anni. Cuba, Santità, si confronta oggi alla potenza più potente della storia, come un nuovo Davide, mille volte più piccolo, con la stessa fionda dei tempi biblici, lotta per sopravvivere contro un gigantesco Golia dell'era nucleare che cerca di impedire il nostro sviluppo e farci arrendere per malattia e per fame. Se non si fosse scritta allora quella storia, si sarebbe dovuto scriverla oggi. Questo crimine mostruoso non si può passare sotto silenzio ne ammette scuse.

Santità,
quante volte ascolto o leggo le calunnie contro la mia patria e il mio popolo, ordite da coloro che non adorano altro Dio che l'oro. Ricordo sempre i cristiani dell'antica Roma, tanto atrocemente calunniati, come già dissi il giorno del suo arrivo, e che la calunnia è stata molte volte nella storia la grande giustificatrice dei peggiori crimini contro i popoli. Ricordo anche gli ebrei sterminati dai nazisti, o i 4 milioni di vietnamiti che morirono sotto il napalm, le armi chimiche e gli esplosivi. L'essere cristiano, ebreo o comunista non dava diritto a nessuno di sterminarli.

Migliaia di giornalisti hanno trasmesso a migliaia di milioni di persone nel mondo ogni particolare della sua visita e ogni parola pronunciata. Infinità di abitanti e di stranieri sono stati intervistati in tutto il paese. Le nostre catene televisive nazionali hanno trasmesso al nostro popolo, dal vivo e in diretta, tutte le messe, le omelie e i discorsi. Mai, forse, tante opinioni e notizie su una nazione tanto piccola poterono essere ascoltate, in un tempo così breve, da così tante persone nel nostro pianeta.

Cuba non conosce la paura; disprezza la menzogna; ascolta con rispetto; crede nelle sue idee; difende fermamente i suoi principi e non ha niente da nascondere al mondo.

Mi commuove lo sforzo che Sua Santità compie per un mondo più giusto. Gli Stati scompariranno; i popoli finiranno per costituire una sola famiglia umana. Se la globalizzazione della solidarietà che lei proclama si estendesse per tutta la Terra e gli abbondanti beni che l'uomo può produrre con il suo talento e il suo lavoro si ripartissero con equità tra tutti gli esseri umani che oggi abitano il pianeta, potrebbe crearsi realmente un mondo per loro senza fame né povertà; senza oppressione né sfruttamento; senza umiliazioni né disprezzo; senza ingiustizie né disuguaglianze, dove vivere con piena dignità morale e materiale, in vera libertà. Questo sarebbe il mondo più giusto! Le sue idee sull'evangelizzazione e l'ecumenismo non sarebbero in contraddizione con esso.

Per l'onore della sua visita, per tutte le sue espressioni di affetto ai cubani, per tutte le sue parole, anche quelle con cui posso non essere d'accordo, in nome di tutto il popolo di Cuba, Santità, le dico grazie.


Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo Nobili — Antropologo americanista, Roma, Italia

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