Cuba è arrivata all'elezione con la proposta di destinare il trilione di dollari, che ogni anno si spende in armi, alla lotta contro la morte per cause prevenibili di 11 milioni di bambini minori di un anno e di 600 mila donne povere nel parto ogni anno. Invece, gli Stati Uniti sono arrivati proclamando il proprio diritto a bombardare e rasare "preventivamente" ciò che hanno chiamato con disprezzo "qualunque oscuro angolo del mondo" se non erano ubbiditi i loro designi. Ciò comprendeva la città di L'Aia, qualora si pretendesse giudicare alcun soldato statunitense nella Corte Penale Internazionale.
Mentre Cuba difendeva i diritti del popolo palestinese, gli Stati Uniti erano il principale sostegno dei crimini e atrocità d'Israele.
Mentre sotto il flagello dell'uragano Katrina, il governo degli Stati Uniti abbandonava centinaia di migliaia di persone alla propria sorte, la maggior parte di essi negri e poveri, Cuba offriva l'immediato invio di 1 100 medici che avrebbero potuto salvare vite e alleviare la sofferenza.
Potrei continuare a sgranare ragioni fino a domani. Voglio soltanto aggiungere che chi non occupa oggi uno scagno come membro del Consiglio è il governo degli Stati Uniti, non il suo popolo. Il popolo statunitense sarà rappresentato negli altri, compreso lo scagno di Cuba. La nostra delegazione sarà inoltre portavoce dei diritti del popolo statunitense e, in particolare, dei suoi settori più discriminati ed esclusi.
Bisogna anche dire che, veramente, gli Stati Uniti non sono stati soli nelle loro grossolane e disperate manovre per impedire l'elezione di Cuba. Un piccolo gruppo di alleati li ha accompagnati fino alla fine. Sono quelli di sempre. Beneficiari dell'ingiusto ed escludente ordine mondiale, la maggioranza di loro ex metropoli coloniali, che non hanno ancora pagato il debito storico nei confronti delle loro ex colonie.
Cuba conosce perfettamente, fino ai minimi dettagli, l'accordo segreto negoziato a Bruxelles mediante il quale l'Unione Europea si è impegnata a non votare a favore di Cuba e a lavorare strettamente unita agli Stati Uniti contro la nostra candidatura. Ma sono stati clamorosamente sconfitti. Risulta che Cuba è stata eletta senza il loro appoggio e il loro scomodo alleato, che necessitano come gendarme che garantisca i loro privilegi e la loro opulenza sperperatrice, non si è potuto nemmeno presentare alle elezioni.
Nei corridoi e saloni di questo edificio si ascoltano adesso reiterati appelli a "un nuovo inizio" e a "infondere aria fresca al nuovo Consiglio", proprio da parte degli stessi che sono responsabili della manipolazione, dell'ipocrisia e della selettività che fecero naufragare la Commissione. Conviene sottolineare che un nuovo inizio non si può costruire sulla base di dimenticare quanto è avvenuto o di simulare che un po' di edulcorata retorica risolve i problemi. Abbiamo bisogno di fatti e non di parole.
Se sono sincere le dichiarazioni dei portavoce dell'Unione Europea e ci troviamo davanti a un vero mea culpa, allora, restiamo in attesa della loro rettificazione. Non per Cuba. Non perché si siano confabulati con gli Stati Uniti per cercare d'impedire la nostra elezione. Non perché non siano mai stati capaci di avere una politica etica e indipendenti verso Cuba.
Siamo in attesa di una rettificazione dell'atteggiamento dell'Unione Europea, che ha impedito l'anno scorso che fosse approvata nella Commissione dei Diritti Umani un'indagine sulle massicce, flagranti e sistematiche violazioni dei diritti umani alla Base Navale di Guantánamo.
Una rettificazione del silenzio complice con cui hanno consentito la realizzazione di centinaia di voli segreti della CIA che trasferivano persone sequestrate e lo stabilimento di carceri clandestine nello stesso territorio europeo, in cui si tortura e si vessa i prigionieri. L'Unione Europea ha ostacolato ipocritamente fino a oggi l'indagine e chiarimento dei suddetti fatti.
L'Unione Europea non ha avuto il coraggio di castigare in modo esemplare le miserabili manifestazioni di oltraggio ad altre religioni e altri costumi.
L'Unione Europea è stata complice degli Stati Uniti nella trasformazione dell'anteriore Commissione in una sorte di tribunale inquisitore contro i paesi del Sud. Speriamo che ciò non si ripeta adesso.
L'Unione Europea non ha nemmeno riconosciuto il debito storico nei confronti dei quasi 100 paesi, divenuti nazioni indipendenti dopo anni di lotta e sacrificio, che erano sue spogliate colonie nel momento in cui, 57 anni fa, veniva approvata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nella quale paradossalmente si affermava che:
"Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti".
Questa seduta può segnare l'inizio di una nuova tappa nella lotta per creare un vero sistema di promozione e protezione di tutti i diritti umani per tutti gli abitanti del pianeta, e non soltanto per i ricchi e privilegiati. A tale scopo sarà necessario un cambiamento radicale, una vera rivoluzione nelle concezioni e metodi che hanno gravato la defenestrata Commissione.
Cuba non si fa illusioni riguardo alla vera disponibilità dei paesi sviluppati, alleati degli Stati Uniti, per dare questo passo trascendente e storico. Tuttavia, concederà loro il beneficio del dubbio. Spererà e li osserverà.
Se si lavora per far diventare realtà le promesse che sono state proclamate ai quattro venti, si potrà contare su Cuba. Se si ripete il passato, e il Consiglio torna a diventare un campo di battaglia, potete essere certi sin da adesso che Cuba sarà ancora una volta un combattente nelle trincee di idee del Terzo Mondo.
Per trasformare il Consiglio in tribunale esclusivo contro i paesi sottosviluppati e assicurare impunità a quelli del Nord, non si potrà contare su Cuba, e neanche per usare la clausola di sospensione del Consiglio contro i paesi ribelli, né per continuare a usare in modo politicizzato e selettivo le risoluzioni su paesi per castigare quelli che non chinano la testa.
Per usare il nuovo meccanismo di revisione periodica universale come strumento di nuove pressioni e campagne mediatiche, non si potrà contare su Cuba.
Per difendere la menzogna e agire con ipocrisia non si potrà neanche contare su Cuba.
Per lottare per la verità e la trasparenza, per difendere il diritto all'indipendenza, alla libera determinazione, alla giustizia sociale, all'uguaglianza, si può sì contare su Cuba. Anche per difendere la vera democrazia, la vera partecipazione, il vero godimento di tutti i diritti umani, si può contare su Cuba.
Per cooperare con lo spurio mandato di qualunque inviato, rappresentante o relatore imposto mediante la forza o il ricatto, non si può contare sulla collaborazione di Cuba. Per cooperare, in piano d'uguaglianza con gli altri, con il Consiglio e i suoi meccanismi non selettivi, si può contare su Cuba.
Non si potrà contare sulla collaborazione di Cuba affinché faccia silenzio e non denunci il crudele blocco economico che soffriamo da oltre quattro decenni e non reclami il ritorno alla nostra Patria di cinque puri e coraggiosi lottatori antiterroristi cubani, prigionieri ingiustamente e illegalmente in carceri statunitensi.
Per farci rinunciare a un solo principio, non si potrà contare sulla collaborazione di Cuba. Per difendere il nobile ideale di costruire un mondo migliore per tutti, si potrà sempre contare su Cuba.
Per concludere, in nome del popolo cubano, che là nella nostra Patria sogna, costruisce e difende la propria Rivoluzione, ringrazio in modo speciale i nostri fratelli del Terzo Mondo per il loro decisivo appoggio all'elezione di Cuba come membro del Consiglio dei Diritti Umani e ribadisco loro che i cubani non deluderemo la fiducia depositata in noi.
Per coloro che appoggiano la lotta di Cuba per i propri diritti, che è anche la lotta per i diritti di tutti i popoli del Terzo Mondo e delle forze progressiste e democratiche del Primo Mondo, abbiamo un messaggio: Fino alla vittoria sempre!
Per coloro che aggrediscono Cuba e per i loro complici abbiamo un altro messaggio:
Patria o Morte!
Vinceremo!
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