Cuba

Una identità in movimento


In tanti è più bello

Keke Orun


"El hombre que canta
es más feliz, más realizado.
Del mismo modo que la palabra en el lenguaje
es la forma más directa para expresarse,
el canto es una de las principales fuentes de expresión.
La gente que canta engrandece su espíritu".
(Digna Guerra, directora del Coro Nacional de Cuba).


Cantare in coro è un'esperienza che consiglio a tutti, soprattutto ai cantanti professionisti che aspirano a una carriera da solisti. Fondere la propria voce assieme a quella di tanti altri per diventare non solo uno strumento melodico, ma anche armonico e ritmico, non è affatto facile e non può essere considerato un passatempo per melomani frustrati.

La riflessione nasce paragonando le esperienze corali fatte a Cuba con quelle fatte in Italia.

A Cuba il coro è parte fondamentale della storia musicale e culturale del paese. I canti afrocubani e i canti religiosi non possono prescindere dalla sua presenza; la musica nasce dal rapporto tra "diana" — voce solista — e coro, così come nella tragedia greca non vi è esposizione del fatto senza un coro che faccia da testimone e motore della narrazione.

Ma il coro è diventato anche un tassello fondamentale della formazione musicale dei giovani cubani in tutte le scuole e i conservatori tanto che ora l'isola possiede alcune delle più prestigiose formazioni vocali del mondo. Cuba è anche uno dei pochi posti dove ancora i quartetti e i quintetti vocali riscuotono successo e piazzano brani in hit parade. La Habana ospita un festival dedicato a questo tipo di espressione musicale: si chiama Corhabana e ospita formazioni provenienti da diverse nazioni, tra cui anche gli Stati Uniti.

Invito gli interessati a trovare qualche brano cantato dal Coro Nacional o dal Coralina, tanto per farsi un'idea di che cosa si riesca a fare con le sole voci umane. La ricchezza ritmica è (come è ovvio nel paese della poliritmia e della clave) la nota distintiva delle formazioni cubane rispetto a quelle a cui il pubblico europeo e nordamericano è in genere abituato.

Se si è abituati a pensare ai cori solo nelle situazioni operistiche/classiche, ai cori gospel o a quelli dai capelli imbiancati che popolano le feste di paese, allora è il momento di cambiare opinione.

Se poi si ha come ambizione quella di mettersi davanti a un microfono e cantare, allora mettere in gioco la propria intonazione, la gestione dei volumi, l'indipendenza uditiva e la gioia di condividere l'esperienza stessa del canto con altri, un coro è il posto migliore per crescere e capire quali sono i nostri punti deboli. Le prestazioni da solista miglioreranno sensibilmente... oppure si cambierà mestiere.


Cuba. Una identità in movimento

Webmaster: Carlo Nobili — Antropologo americanista, Roma, Italia

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