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Cuba |
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Tratta dei coolies a Macao
Enrico Hillyer Giglioli
È noto come colla cessazione della tratta dei negri dall'Africa, in molte delle colonie dell'America meridionale si facesse sentire il bisogno di braccia per la coltura di generi coloniali e per altri lavori, onde si pensò d'importare i laboriosi indigeni della popolosa Cina, ed il traffico di uomini invece che ai neri si volse ai gialli: Cuba per la coltivazione della canna da zucchero, ed il Perù per quella e per l'estrazione del guano, furono i due consumatori principali di quel genere. La tratta dei coolies o chü-tsai (porci, sprezzativo usato dai loro compatrioti alludente al modo in cui erano presi e venduti) avrebbe avuto principio circa il 1847, e a poco a poco pose centro in Macao, sebbene si esercitasse più o meno clandestinamente nei porti del litorale cinese da Hainan ad Amoy, ed in grado minore, affatto illegalmente, in Hong-Kong stessa, ove le autorità inglesi pensarono tosto ad impedirlo con speciali decreti. Le autorità locali cinesi mostrarono sulle prime una colpevole apatia; solo il vicere dei due Kwang, Lao, promulgò nel 1859 un regolamento per l'arruolamento dei coolies; gli incettatori di questo furono però varie volte oggetto della vendetta del popolo ed a Canton ed Amoy varii vennero crocefissi e trucidati in modo crudele. Sebbene talvolta mascherato sotto il nome di emigrazione, il traffico dei coolies fu sempre cosa ben diversa dalla emigrazione libera di Cinesi del medesimo ceto, i quali pagavano il loro viaggio e si imbarcavano per la California, l'Australia e l'arcipelago malese; nei primi due casi su legni europei, nel terzo usualmente sulle loro giunche. In codesti casi non vi era nulla di illecito, una volta che il capitano della nave prendesse quei provvedimenti necessari alla salute dei suoi passeggieri, provvedimenti che furono trattati in appositi regolamenti, la cui osservanza è rigorosamente imposta dall'Emigration office a Victoria. Qualche abuso può succedere, massime nel numero dei passeggieri e nel loro trattamento, e ciò fu specialmente nei primordi di quella emigrazione, alla quale la scoperta dell'oro in California e poi in Australia diede forte incremento; ma non ne vediamo ancora sui bastimenti i quali dai porti inglesi, tedeschi e italiani imbarcarono emigranti europei per l'Australia o per l'America? Però tali abusi, credo, non si avvicinarono mai agli orrori oramai famosi dell'antica tratta dei negri. Per forse una diecina d'anni l'atrocità della tratta dei coolies che lentamente subentrava a quella dei negri, passarono quasi inosservate nel lontano Occidente; ma poco alla volta l'opinione pubblica si commosse[1], i giornali pubblicarono casi ed episodi di quel sanguinoso commercio, le autorità portoghesi a Macao si svegliarono ed il Procurador in un cogli altri magistrati formulò regolamenti speciali, ricchi di eccellenti previsioni, moralissimi e stringenti in teoria, ma che erano destinati ad essere, in molti casi almeno, affatto nulli in pratica; e ciò non solo perchè la cancrena aveva preso nel paese una larga estensione, ma per incompetenze legali e venalità o mancanza di energia nei funzionarii. Credo però che sin dal principio le intenzioni del governo portoghese fossero sincere nel cercare di alleviare i mali di quel traffico, ed ultimamente lo ha provato in un modo convincente; ma non sempre facile ai governatori, i quali si succedevano sul luogo, di porre in pratica le istruzioni avute a Lisbona. In poche parole definirò la tratta dei coolies detta anche emigrazione per contratto, la quale dal 1860 si faceva a Macao sotto la sopraintendenza di un magistrato portoghese, pur troppo spesso miope o corto di braccia. Pro forma la volontaria adesione di ciascun individuo era più volte indagata con ripetute interrogazioni prima del definitivo imbarco, ma lo era la pressione esercitata su questi dall'agente trafficante? A quali sorgenti attingeva quel commercio? Tre erano le più produttive, e furono: 1° le guerre di tribù (…) frequenti nel Kwang-tung occidentale, tra Kak-ka e Pun-ti, i prigionieri presi venivano venduti ad agenti cinesi o portoghesi sulle acque interne; 2° agricoltori o pescatori intercettati lungo la costa, da lorche armate, condotte spesso da meticci di Macao; 3° le case da giuoco che abbondano a Macao, e nelle quali erano attirati da agenti stipendiati, gli indigeni, che, perduti i pochi quattrini che avevano (cosa che accadeva sempre), impegnavano inoltre il proprio corpo. Domando se questo, il coolie, anche rispondendo affermativamente al sopraintendente, poteva considerarsi un emigrante volontario?! Del resto, una volta nelle mani degli agenti per la tratta, quell'infelice riceveva l'intimazione con tremende minaccie di rispondere sempre affermativamente alle interrogazioni dei funzionarii governativi. Il coolie passava quindi nelle mani del padrone di uno dei barrancoês, od edifizii destinati al magazzinaggio di quella merce, sino all'ora dell'imbarco, e l'agente od incettatore riceveva da questi 7 a 10 $ (40 a 55 lire ital.) per ogni individuo consegnato. Nei barracconi il coolie aveva un pregusto della vita di bordo; ma per ovvie ragioni era trattato assai meglio; ciò non toglie che i barracconi lasciassero una penosissima impressione su coloro dei nostri i quali furono a Macao, ed un mio amico li diceva poco meglio di quelli ove si adunavano sulla costa del Dahomey e presso il Calabar i negri destinati negli anni passati al Brasile[2]. Al trafficante ciascun coolie costa da 25 a 30 $, tutto compreso, e quando lo imbarca riceve in cambio da 60 a 70 $; onde il tornaconto c'è! Le spese di trasporto, assicurazione, ecc., portano il costo individuale del coolie a quasi 200 $. Al Callao od all'Avana i superstiti sono ceduti a prezzi che variano dai 300 ai 500 $; onde rimane a completa disposizione di colui che lo ha comperato allo sbarco, il quale in contraccambio deve nutrirlo, vestirlo e dargli un salario che sarebbe in media 4 $ al mese. Rarissimi sono i reclami di coolies giunti a destinazione, e ci vuole poco a capirne la ragione; pochi sono poi i coolies che superano felicemente gli 8 anni di servaggio; in tale caso ve ne sono alcuni i quali, dopo pochi altri anni all'estero, sono rimpatriati ricchi. Nel 1865, 13,674 coolies furono esportati da Macao: 5,207 per l'Avana, e 8,417 per il Callao.
Le atrocità di questa tratta, incominciate all'origine, durano sino alla fine, ma esse si sono specialmente palesate durante il passaggio dei coolies da un continente all'altro. Una volta in mare alla disposizione di un capitano rare volte accessibile agli scrupoli, il quale un poco per voler economizzare sul vitto, un poco per la paura generata dai tragici precedenti, li trattava alla meglio come animali pericolosi, l'orrida realtà appariva agli illusi, le sofferenze di fame e sete inferocivano i più rassegnati ovvero una nostalgia manìaca prendeva i pochi partiti volontariamente. Assai meno ci vorrebbe per provocare aperto ammutinamento e questo si tentava quasi sempre; nel più dei casi il capitano e l'equipaggio, armati, trionfavano, e qualche diecina di vittime veniva gettata ai pesce-cani, i quali con sicuro istinto non abbandonavano mai (fui assicurato) una nave di coolies. Citerò un caso: il bastimento portava pur troppo bandiera italiana, e trafficava tra Macao ed il Callao; il capitano aveva ridotto le razioni, alcuni dei Cinesi più tranquilli cercarono di fargli intendere che quanto passava non bastava al loro nutrimento; il capitano non volle transigere ed un giorno a metà del Pacifico i coolies affamati si ribellarono; furono però sopraffatti e gettati nella stiva, ove per varie ore subirono il fuoco dei moschetti del capitano e dei suoi marinai: ristabilita la calma si trovò che circa un terzo del carico (credo 300), erano morti o feriti; questi ultimi morirono tutti prima di sera, cioè furono gettati in mare! Ecco quanto era cinicamente raccontato nel giornale di bordo!! Ebbi questo caso da fonte sicura. Altre volte invece erano i Cinesi che vincevano, ed allora come nel caso della Martha, e in quello della Teresa, discusso nel Parlamento nazionale, l'equipaggio era in parte o totalmente massacrato, ed i Cinesi cercavano di raggiungere le coste del Kwang-tung. Talvolta, come nei casi famosi del Napoleone Canevaro e della Dolores Ugarte, ridotti alla disperazione, i coolies davano fuoco alla nave, e vi erano abbandonati dall'equipaggio che cercava uno scampo nelle lancie lasciandoli perire miseramente nel fuoco o nell'acqua; nel secondo caso essi erano 600! I casi citati successero tutti dopo il 1865; in ogni viaggio poi la mortalità tra quegli infelici era grande; talvolta tremenda: la Lady Montagne salpò con 450 coolies, e giunse al destino con 150; dei 380 partiti colla Provvidenza, 42 soltanto erano vivi allorchè essa approdò a Hakodate, spintavi da un fortunale; e potrei accrescere assai la dolorosa lista, anche facendo eccezione della Dora Temple che perì con 850 coolies sulla costa dell'Annam; e di quell'altra nave naufragata presso l'isola Rossel; una della Luisiadi, ove 300 Cinesi furono mangiati dagli antropofagi, come racconta il dottor Rochas! Nell'Overland China Mail, vidi ultimamente una statistica dei disastri occorsi a bastimenti che facevano la tratta dei coolies sino al 1872; vi s'incontrano i nomi di 38 navi, e le vittime si contano a migliaia, eppure quell'elenco è lungi dall'essere completo. Le sofferenze di quei disgraziati giunti al destino furono rare volte registrate; era più difficile seguire le loro vicende nelle piantagioni o negli scavi del guano; dirò soltanto che nel caso del coolie, il padrone avendone soltanto l'usufrutto per un tempo limitato non usava quei riguardi che aveva una volta pel negro, sua assoluta proprietà. A suo tempo dirò di quelli veduti presso a Lima; a Cuba non fui, ma forse è colà ove vennero più maltrattati: rammenterò che nel marzo 1872 un decreto del Capitano Generale di quell'isola, ove i Cinesi sommavano a circa 35,000, rese schiavi anche quelli i quali, scampati al martirio di 8 anni, erano ridivenuti liberi. Erano costretti a scegliersi un padrone pel quale dovevano lavorare per un salario di 4 $ al mese; è noto che i Cinesi liberi guadagnavano da 10 a 15 $ mensilmente! Alcuni stavano per rimpatriare quando piombò su di loro quel decreto. All'Avana il capitano della nave riceveva 5 $ per ogni coolie che sbarcava; la vendita di questi si faceva innanzi ad un funzionario spagnuolo, ma il coolie doveva accettare il padrone che gli capitava, il quale poi durante gli 8 anni aveva piena facoltà di rivenderlo. Allo sbarco i coolies costavano da 200 a 500 $, il loro valore (prima del decreto citato) decresceva a misura che si avvicinava il termine del loro servaggio. Gli infermi rimanevano spesso per qualche tempo invenduti, ma usualmente si aggiudicavano in blocco od a dozzine con ribasso; questo diede luogo ad una curiosa speculazione: v'era chi li comprava, li faceva curare, e li rivendeva con un profitto sicuro del 500 %. È conosciuto all'Avana uno Spagnuolo il quale ha guadagnato in pochi anni 250,000 $ in quel modo!
Ho avuto il dolore di rilevare come il nostro vessillo sventolasse spesso sopra tali orrori; aggiungerò che non pochi dei bastimenti che facevano la tratta dei coolies con bandiera peruviana erano in realtà italiani, giacchè tali erano l'armatore e l'equipaggio[3]. Il comandante Arminjon si occupò allora e poi di quella gravissima questione e così faceva al Perù l'egregio nostro console cav. P. Castelli; ed era tempo che si cercasse di togliere quell'onta al nostro paese. Era pur troppo vero quanto osservava il Comandante della Magenta, cioè che: "Persone influenti (Italiani) ed arricchite col commercio dei coolies credono lecito simile eccesso, e questo è causa del silenzio serbato finora sopra i fatti luttuosi che si ripetono ogni anno. In presenza di questi fatti atroci i quali hanno sempre per preludio una violazione più o meno palese delle leggi civili, dei nostri regolamenti marittimi, il pensiero inorridisce. Ognuno può chiedere alla propria coscienza quale condotta il marinaio compromesso in questo commercio clandestino dovrebbe tenere tra il dovere della disciplina e quello dell'umanità. Il primo vincola l'equipaggio al capitano: inoltre la discordanza degli usi, della lingua, degli affetti ed il sentimento della propria conservazione trattengono eziandio di prendere la parte dei Cinesi rivoltosi. Nei casi estremi la paura fa il resto; ogni sentimento generoso è soffocato, non un grido sorge per chiedere pietà. Al ritorno ognuno si sente contaminato, per le avvenute scene di sangue; ma l'oro dissipa quel rimorso molesto e nessuno quindi si assume il compito di tradurre al banco del tribunale i promotori di simili eccessi". Il quadro abilmente tracciato è vero; un solo rimedio si presentava efficace, decreti e regolamenti non potevano valere, bisognava svellere il male dalla radice, abolire completamente quel traffico di carne umana. L'Inghilterra diede l'esempio, accogliendo favorevolmente le due circolari riguardanti l'arruolamentto di emigranti per contratto nei porti della Cina, che il principe di Kông diramò ai rappresentanti delle Potenze estere a Peking (7 settembre 1865 e 15 marzo 1866); queste, meno la Francia, che parve titubante, avrebbero accettato francamente le osservazioni contenutevi. L'Inghilterra proibì alle navi colla sua bandiera di intraprendere il commercio dei coolies, e così fecero altre Potenze. Rimaneva Macao centro della tratta, eseguita principalmente da navi portoghesi, spagnuole, italiane, peruviane ed avaiane (cioè inglesi od americane colla bandiera delle isole Sandwich); fu dunque con vero piacere che appresi in questi giorni che anche il Portogallo si è deciso, ed essendosi accorto finalmente che il male era incurabile, ha amputato l'arto infetto, e per decreto reale in data del 20 dicembre 1873 venne abolita la tratta dei coolies a Macao[4]. Fu il ministro João de Andrade Corvo che ebbe l'iniziativa di quella buona opera, il presente governatore di Macao, visconte di S. Januario, ebbe poi l'onore di porla in pratica. Certo che molti a Macao ne soffriranno pecuniaramente, ma il sangue di migliaia di vittime gridava che si facesse giustizia e si togliesse quell'obbrobrio che macchiava il nostro secolo, che pure testimoniò l'abolizione della tratta dei negri. Ho saputo inoltre che nel trattato recentemente sottoscritto tra la Cina ed il Perù, una clausola speciale avrebbe abolito legalmente la tratta dei coolies, permettendo soltanto la libera emigrazione sorvegliata dai due Governi[5].
Tratto da: ENRICO HILLYER GIGLIOLI, Viaggio intorno al globo della R. pirocorvetta italiana Magenta negli anni 1865-66-67-68 sotto il comando del capitano di fregata V.F. Arminjon, V. Maisner e Compagnia Editori, Milano, 1875, pp. 688-691.
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