Cuba

Una identità in movimento


Le origini dei cocktail cubani

Salvador Bueno


In un momento di forte canicola, esattamente il 20 giugno 1898, le truppe del generale nordamericano Shafter erano sbarcate sulle spiagge di Siboney e di Daiquirí, nelle vicinanze di Santiago de Cuba. Intervenivano in questo modo nelle lotte che i cubani avevano sostenuto contro il dominio coloniale. Le forze dei mambises, che avevano prestato aiuto militare ai soldati appena arrivati, constatarono che questi indossavano pesanti uniformi invernali che li facevano sudare abbondantemente. Offrirono loro una bevanda che portavano sempre appresso: la chiamavano "canchánchara", era composta da una miscela di rum, miele e limone con acqua. Serviva loro non solo per mitigare la sete ma anche come stimolante nella rischiosa vita nella boscaglia.

Il territorio della costa sud orientale di Cuba possiede molte miniere di ferro. Una di esse era stata acquisita da un'azienda chiamata Spanish American Iron Company. Alcuni anziani della regione affermavano che un amministratore della società, chiamato Jinning Cox, sicuramente nordamericano o inglese, aveva avuto l'idea di sostituire l'acqua con piccolissimi pezzetti di ghiaccio. A questo composto venne dato il nome di "rum a la Daiquirí" e in seguito "daiquirí". La "canchánchara", tuttavia, non è stata dimenticata. A tutt'oggi, a Topes de Collantes, nella zona montagnosa dell'Escambray, si rende omaggio alla tipica bevanda criolla.

Gli antefatti, tuttavia, non sono così semplici e si perdono nella notte dei tempi. Durante il secolo XVI, dopo la sua "scoperta" e "colonizzazione", il Mare delle Antille aveva attratto la cupidigia di altre potenze europee nemiche della Spagna. Imbarcazioni leggere e rapide, per quei tempi, intraprendevano viaggi allo scopo di rapinare le popolazioni caraibiche. Venivano chiamate con nomi diversi ma le più consuete erano quelle dei pirati, quando agivano per conto proprio, o dei corsari, quando disponevano della "patente di corso" concessa dai rispettivi sovrani.

Sir Francis Drake, ritratto di artista anonimo, 1581 (National Portrait Gallery, London)

Uno dei più famosi, della seconda categoria, era l'inglese Francis Drake. La sua carriera è stata prodigiosa. Attaccò la flotta spagnola a Cadice, partecipò alla distruzione dell'Invincibile Armata, morì di fronte a Panama. Alla morte di un così famoso personaggio, López de la Vega gli dedicò un lungo poema: La Dragontea. Dichiarava così "l'Araba Fenice degli Ingegni": "Ogni volta che si farà il nome "dragón", tutto ciò che verrà detto, sarà riferito alla persona di Francis Drake".

È stato in questo modo che il suo nome spagnolizzato è passato al regno delle bevande.

Infatti il "draque" divenne una bevanda popolare per molti anni. Esteban Rodríguez Herrera nel suo "Lexico Mayor de Cuba" lo descrive nel seguente modo: "Bevanda popolare, tipica dei lavoratori, composta da distillato di canna, zucchero, limone e yerbabuena (menta) come principali ingredienti. Il vocabolo si ottiene come inglesismo" (infatti deriva da Drake). Ramón de Palma, scrittore cubano della prima metà del secolo XIX, nel suo racconto Il colera a La Habana fa dire a un personaggio:


Io mi bevo tutti i giorni alle undici il mio "draquecito" di distillato di canna con zucchero, e mi sento benissimo.


In questo modo si mantenne nella memoria collettiva il nome del fedele servitore della regina Elisabetta I d'Inghilterra.

Da questa storia spunta anche il nome di un illustre ammiraglio inglese: Edward Vernon. Le sue imprese, ovviamente, le realizzò nei Caraibi. Attaccò Portobello, nelle vicinanze di Panama; fu sconfitto da Blas de Lazo a Cartagena de Indias. Nel 1741 sbarcò a Guantánamo con il proposito di attaccare Santiago de Cuba. Qui diede inizio alla costituzione di una colonia, Cumberland. Attaccato da forze regolari e di guerriglia, Vernon dovette abbandonare i suoi progetti. Le sue truppe erano decimate dalle infermità e dal clima torrido e, dopo cinque mesi dovette cercare orizzonti migliori. Il soprannome di Edward Vernon era "Old Grog". In alcune occasioni egli ordinò che venisse offerta alle truppe, per animarle nel corso dei combattimenti, una razione di rum con acqua, che in onore del suo inventore venne chiamato "Grog".

Parente del "draque" è il "mojito", composto da rum, buccia di arancia o limone, zucchero e adornato con un rametto di yerbabuena (menta). Si dice che per molti anni a La Habana si discutesse la concorrenza che si era stabilita tra il "mojito" servito da Martínez nella sua Bodeguita del Medio e il "daiquirí" che preparava Constante al Floridita. Ernest Hemingway, che si intratteneva in entrambi i posti, era propenso al "daiquirí" del Floridita, perché là gli veniva offerto l'Hemingway Special, che rispettava una formula che egli stesso aveva inventato: con il doppio di rum e la metà di zucchero. Ma continuò a bere il "mojito" alla Bodeguita, come egli stesso dichiarava.

Non posso concludere questa relazione senza menzionare un altro composto per i quali i cubani utilizzano una base di rum o distillato di canna. Da più di mezzo secolo, in tutto il mondo, si conosce il cosiddetto "Cuba Libre", nel quali si combina il rum con una bibita effervescente, che molte volte può essere cola o altro ingrediente simile, con l'imprescindibile ghiaccio. Senza dubbio il "daiquiri" si colloca in cima a questa classifica di composizioni alcoliche. Questa cappa di neve che lo contraddistingue lo rende gradevole alla vista e al palato. Molte persone di diverse parti del pianeta, soprattutto nelle zone torride ma anche fuori di esse, preferiscono a qualsiasi altro cocktail questa deliziosa mistura che sta per arrivare al suo centenario.


Per gentile concessione dell'Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba


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