Cuba

Una identità in movimento

Cinque eroi cubani e acque confuse

Menene (Michele Capuano)



Cinque eroi cubani e acque confuse

Alla sorgente sono poche le gocce inventate dalla ragione
e tante sono quelle, rosse, oppresse e in prigione.
Lottare contro le avversità, la miseria e la morte
e convivere con le tempeste non basta: non cambia la sorte.
I flutti, infatti, sono spesso la prepotenza d'acqua non filantropica
anche se in questi ondeggia e sopravvive una speranza utopica.
Legni inaffondabili sono la nostra navigazione incredibile...
che ci traghettano, per quanto saccheggiata, sulla polvere fertile.
Gli alberi si mescolano con i frutti della terra:
e in loro nome alcuni sono partigiani contro ogni vile guerra.
Che siano vele al vento ad accarezzare la nostra vita
prima che la dominante irresponsabilità l'abbia umiliata.

Partire (partirò) cioè andare.
Partire è un po' lottare.
Il solo dire non è cambiare
bisogna agire per trasformare.
Vedo, ora, luci di lampare
e immagino un viso rugoso a pescare.
Penso immersi ricchi palancai:
chissà se i migranti sono anche marinai.
È una sera confesso strana
come se, come se una cerbottana
m'avesse preso il cuore ed il cervello:
chissà se ogni migrante è un acquatico cavallo
In questo mare falso e occidentale
vivo un falso e ipocrita carnevale.
No! Non basta resistere bisogna avanzare
perché c'è tutto il mondo da migliorare...
Frammenti sparsi da valorizzare
e idee e sogni e progetti da divulgare.
Bisogna partorire la semplicità che deve inventare
una rivoluzione che la civiltà faccia trionfare.
Bevi compagno, canta, ridi... vola!
Non tu, non noi ma loro sono la gente sola.
Ci appartiene la tenerezza: è la nostra eredità:
generazioni intere ci chiedono di difendere la dignità.
Abbiamo un obbligo verso l’intera umanità:
difendere, ampliare, conquistare libertà:
oppure: una goccia libera che dalle guance cola
per poi librarsi nel cielo e trasformarsi in una nuvola.
Era sull'asfalto un foglio di carta con queste rime confuse
in una strada qualsiasi della nostra città.
Io l'ho raccolto forse per memorizzarlo e donarlo.
L'ho legato sulle ali di una diomedea...

Prima della sua (e della nostra) estinzione
pensando che altri possano leggerlo o strapparlo.
Farlo proprio o modificarlo.
A volte ci domina l'ottimismo della volontà quanto la sfortuna.

Ci domina il credere nel destino e la luna nel pozzo...
Ci domina la merce... ci domina il padrone.
A volte ci domina il pessimismo della ragione.
Ci domina un'idea vaga di rivoluzione.

Ci domina l’indifferenza e non raramente la presunzione.
A volte ci domina chi non ha capacità alcuna.
Ci domina tra tutti gli animali il più vile e sozzo.
Forse tra materialismo storico e infeudazione

... l’unica novità è perdersi tra i senza volto e i senza nome.
Chi è che non ha voglia nel suo viaggiare di arrivare?
Ma non è possibile senza la tradizione di un indio!
Il sorriso di un bambino del Sud.

Amanti che desiderano l’infinito.
Una tuta blu (o bianca) che ha luce propria
affinché ogni pianeta le ruoti attorno.
Chi è che non ha voglia di riposare?

Ma non è possibile se la natura è dannata
e il giardino invaso di pesticidi e l’acqua negata.
Il contorno dei corpi appartiene alle illusioni
e l'anima a iene voraci: a comici e buffoni.

C'è in alto su un ramo un seme nuovo:
non fartelo rubare e lui si moltiplicherà.
La questione sociale è aperta:
in ogni stagione ci attende un caldo autunno.
Affrontalo a pugni chiusi.
Alza la testa e dedica un inno alla gioia...

poi liberala da ogni censura per farne una strada:
i parassiti hanno sempre temuto la nostra fantasia.
Hanno sempre temuto le gocce inventate dalla ragione!


Dedicata al Comitato di Solidarietà con Cuba "Fabio Di Celmo"


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Webmaster: Carlo Nobili — Antropologo americanista, Roma, Italia

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