Religione e struttura sociale. Intervista a Jorge Ramírez Calzadilla e Alessandra Ciattini
Paola Palmieri
Recentemente è uscito il vostro libro "Religione, politica e cultura a Cuba", edito da Bulzoni, frutto di alcuni anni di collaborazione scientifica e culturale. Ci pare che la collaborazione tra studiosi italiani e cubani non sia un'esperienza molto diffusa. Cosa avete ricavato dal vostro lavoro comune?
Calzadilla: Per i ricercatori del Dipartimento di studi socio-religiosi, che dirigo, la collaborazione didattica e scientifica con la "Sapienza" è stata utile in molti sensi. Da un lato, ha permesso lo scambio teorico, bibliografico, di esperienze diverse di ricerca, dall'altro ha fatto conoscere agli studiosi e agli studenti italiani il lavoro dei ricercatori cubani su alcuni temi di rilevanza sociale. Inoltre, alcuni sociologi, psicologi e studiosi cubani hanno avuto in Italia una preparazione antropologica, e hanno seguito i corsi impartiti da Alessandra Ciattini a Cuba in vari centri di ricerca. Questo è molto importante perché lo studio dell'antropologia nel nostro paese deve essere rafforzato ed integrato; il contatto con la Università di Roma ci aiuta in questa direzione. Il gruppo di ricercatori, di cui faccio parte, desidera pertanto mantenere e approfondire la collaborazione e l'interscambio. Infatti, sono qui a Roma non solo per essere presente alla presentazione del nostro libro, ma anche per parlare di futuri progetti di ricerca comuni.
Ciattini: Lo stesso discorso vale per me. Aggiungo che per me è stato molto interessante vedere come lavorano i ricercatori cubani, come raccolgono il materiale etnografico e sociologico, partecipare effettivamente alle loro ricerche. Molto importante è stato anche conoscere il mondo intellettuale cubano, che è assai interessante e abbastanza variegato a differenza di quanto alcuni pensano e scrivono. Mi sembra anche necessario ampliare la collaborazione e inserire nei nostri progetti di ricerca studiosi latino-americani, con i quali naturalmente i cubani hanno buoni rapporti; al contempo credo sia opportuno pensare a progetti che riguardino in maniera più approfondita i vari aspetti della vita sociale, perché per conoscere la religione bisogna indagare più a fondo anche su di essi.
In particolare, proprio in questo momento in cui stiamo assistendo alle gesta folli dell'unica superpotenza rimasta, ci sembra assai importante approfondire la conoscenza della società latino-america, in cui si stanno formando movimenti sociali e politici, che contestano con forza la politica degli Usa soprattutto sul piano economico. Vogliamo seguire gli sviluppi di questi movimenti, che aspirano a rompere il vincolo che lega il loro paese agli Usa e che rischia di farsi sempre più stretto, giacché prevede la totale subordinazione economica dell'America latina all'economia statunitense. Gli effetti di questo processo si sono già manifestati nella loro drammaticità con l'accentuazione della povertà, l'accaparamento delle risorse produttive da parte delle potenze straniere etc. nei diversi paesi latino-americani. Fasi importanti di questo processo sono il tentativo di dar vita all'ALCA (ossia al Trattato di libero commercio delle Americhe), il cui fine è quello di creare una zona commerciale, che favorisca ovviamente gli interessi delle grandi multinazionali nordamericane, e i sempre i più consistenti interventi militari diretti e indiretti degli Usa nel continente latino-americano.
Calzadilla: Vorrei aggiungere che per un ricercatore è di fondamentale importanza stabilire contatti diretti con forme diverse di vita sociale. Ciò favorisce lo sviluppo di una visione più ampia dei fenomeni sociali e l'elaborazione di un metodo comparativo di indagine. Ad esempio, mi è stato molto utile entrare in contatto col cosiddetto cattolicesimo popolare italiano, che presenta caratteri non tanto lontani da quella che noi a Cuba chiamiano "religiosità popolare", la quale è il risultato di complicati processi sincretici realizzatisi tra il cattolicesimo spagnolo, le religioni di origine africana e il nostro modo di intendere lo spiritismo di provenienza nordamericana.
Ho potuto comprendere meglio come le diverse forme religiose siano legate ai diversi contesti, in cui si formano e si sviluppano, come esse rispondano a certi bisogni, che nascono direttamente dall'esperienza sociale. Naturalmente, nonostante le differenze, mi sono balzate agli occhi anche le somiglianze: la religiosità cubana e quella italiana sono entrambe nate in un ambiente popolare e portano i segni di tale origine.
Vorrei aggiungere anche che, nonostante le differenze sociali, culturali e politiche tra l'Italia e Cuba, la stessa conformazione del mondo contemporaneno, il cosiddetto fenomeno della globalizzazione producono effetti simili in questi due paesi sia nel campo della cultura che della religione. Questo è evidente nella diffusione, anche se in misura differente, dei nuovi movimenti religiosi provenienti soprattutto dagli Stati Uniti.
Ciattini: Sono d'accordo con Calzadilla: è molto utile al lavoro di ricerca conoscere direttamente diversi sistemi di vita sociale. Questa conoscenza apre la possibilità di indagini comparative, supportate dal metodo delle variazioni concomitanti; indagini volte a mostrare come un certo fenomeno cambia nella misura in cui il contesto, in cui è radicato, si trasforma. Se si constata tale trasformazione, si può ricavare che i due fenomeni esaminati non sono meramente giustapposti, ma effettivamente legati da una relazione funzionale. I miei soggiorni a Cuba mi hanno portato a rivalutare l'esperienza vissuta, anche se penso essa sia solo il luogo in cui si formano certe intuizioni, che debbono essere sviluppate con l'ausilio del proprio bagaglio teorico nelle fasi successive della ricerca. D'altra parte, ho dovuto tenere conto anche della complessità della società cubana, in cui convivono elementi diversi: tradizioni culturali provenienti dagli Stati Uniti, dall'Europa occidentale ed orientale, una forma di organizzazione sociale originale ma sicuramente influenzata dallo scomparso socialismo reale.
Volete parlarci del vostro libro? Perché mettere insieme religione, politica e cultura?
Calzadilla: Sono partito da una concezione generale della religione fondata su tre elementi definitori: i suoi tratti caratteristici, che le conferiscono unità ed allo stesso tempo la differenziano dalle altre forme di coscienza; la sua struttura e le sue funzioni, certamente contraddittorie perché la religione, a seconda del contesto, può essere sia oppio che incarnare la protesta politica e sociale.
Nelle pagine successive del mio scritto ho cercato di delineare, in una visione complessiva, la storia di Cuba, dalla fase in cui era ancora abitata dagli aborigeni al momento attuale, che noi definiamo "periodo speciale" e che costituisce la fase di crisi prodotta dalla dissoluzione del socialismo dell'Europa dell'est. L'85% delle nostre relazioni commerciali era infatti con questi paesi.
Ho cercato in particolare di descrivere i vari modelli socio-strutturali, che si sono susseguiti nella storia dell'isola e che debbono essere identificati con la tappa coloniale, quella repubblicana neocoloniale, nella quale si fa più forte la penetrazione nordamericana, ed infine la tappa rivoluzionaria. Anche quest'ultima è distinguibile in vari momenti, ma rimando al libro chi vuole approfondire questo aspetto.
La cosa importante ed interessante dal punto di vista di un sociologo e di uno storico della religione è che questi diversi modelli sono stati accompagnati dalla diffusione e dalla penetrazione di diverse manifestazioni di religiosità. La fase coloniale, che comportò la scomparsa degli autoctoni, è caratterizzata dalla diffusione nell'isola del cattolicesimo spagnolo, dotato di certe caratteristiche particolari. Nello stesso tempo, lo sviluppo della tratta dei neri, i quali furoni adidibiti al lavoro agricolo nelle piantagioni soprattutto di canna da zucchero, apportò a Cuba i sistemi di credenze di origine africana, che costituivano il bagaglio culturale degli schiavi delle diverse etnie strappati con la violenza dall'Africa. Questi sono in particolare la Regla Ocha o santería di origine yoruba, la Regla Conga o Palo monte derivante dai gruppi bantu, le società Abakuá, che erano tipiche del Calabar nigeriano.
Successivamente arrivarono il protestantesimo (con le sue chiese storiche e quelle formatesi successivamente) e lo spiritismo dagli Stati Uniti. Anche nel caso di queste fedi religiose bisogna fare una serie di distinzioni, che non posso fare in questa sede. Mi limito a ricordare che in ambiente protestante si sviluppa nel nostro paese un forma di teologia progressista, vicina alla teologia della liberazione, e ci si orienta verso l'ecumenismo.
Nel libro analizzo anche in particolare l'atteggiamento della Chiesa cattolica e delle varie Chiese protestanti verso la Rivoluzione cubana. A questo proposito è interessate notare che la Chiesa cattolica, dopo una fase iniziale caratterizzata da un atteggiamento fortemente conflittuale, ha lentamente smorzato i suoi toni polemici. Tuttavia, nella fase più grave del periodo speciale, forse nella speranza che anche il socialismo cubano stesse in procinto di dissolversi come neve al sole, si è fatta nuovamente polemica ed ha invocato l'appoggio della comunità cubano-statunitense, in gran parte ostile alla Rivoluzione, per risolvere i problemi economico-sociali, che in realtà derivano anche dall'acuirsi del bloqueo nordamericano (le leggi Torricelli ed Helms-Burton) e dall'espansione planetaria del neoliberalismo.
Dedico infine alcune pagine al tema della libertà religiosa. A questo proposito traccio una differenza tra il periodo che va dal trionfo della Rivoluzione alla Riforma costituzionale del 1992. In questa prima fase la libertà di religione naturalmente era pienamente riconosciuta, ma di fatto e soprattutto per l'atteggiamento ostile della gerarchia cattolica essere credenti era spesso considerato un tratto negativo e comportava anche una serie di discriminazioni. Con la Riforma costituzionale del 1992 lo Stato cubano ha abbandonato l'ateismo scientifico e sanziona esplicitamente le discriminazioni fatte per motivi religiosi. Ciò ha favorito l'affermarsi di un nuovo clima (del resto già nel IV Congresso del Partito comunista cubano i fedeli erano stati accettati nel partito), di una maggiore collaborazione tra credenti e non credenti. In questo clima deve collocarsi la visita del Papa avvenuta nel 1998.
Nel mio scritto mi soffermo anche sulle correnti progressiste, presenti in ambito religioso cattolico e no, le quali anche se minoritarie hanno sempre sostenuto i processi di trasformazione a Cuba e in America latina. La religiosità da loro praticata mi fa pensare che non vi sia un'opposizione tra valori religiosi e valori socialisti, e che anzi essi siano tra loro legati.
Ciattini: Dal momento che Calzadilla ha tracciato il quadro generale della storia di Cuba e ha delineato i suoi caratteri sociali, politici, economici attuali, ho potuto dedicarmi ad una ricerca più delimitata. Mi interessava studiare in primo luogo l'atteggiamento verso la Rivoluzione e il mondo attuale dei diversi tipi di fedeli che si incontrano a Cuba, facendo un'importante distinzione tra gerarchie ed uomo comune. E questo ho cercato di fare avvalendomi di numerose interviste, che ho potuto fare — grazie anche all'aiuto di Calzadilla e del suo gruppo — a dirigenti del culto, a gente comune, tutti appartenenti alle varie manifestazioni religiose. Ho potuto anche assistere a cerimonie religiose, dove ho collaborato con i ricercatori del Departamento de Estudios Sociorreligiosos alla raccolta dei dati e all'osservazione del comportamento, e cogliere così il clima complessivo in cui la vita religiosa si svolge. È stata per me un'esperienza interessantissima, dalla quale ho potuto trarre molti spunti per la mia ricerca e la successiva rielaborazione del materiale raccolto.
Un problema attirava in particolare la mia attenzione: come l'ideologia della Rivoluzione aveva potuto plasmare la coscienza collettiva e come aveva potuto essere recepita anche da quel circa 50% della popolazione, che secondo le ricerche di Calzadilla aderisce alla cosiddetta "religiosità popolare"?
Rispondo a questa domanda individuando una sintonia tra tra temi politici e temi religiosi; sintonia che sembra caratterizzare in larga parte la cultura quotidiana e il senso comune del popolo cubano. In questo senso, religione e cultura mi sono sembrate fortemente legate.
Quale è il livello di diffusione della religiosità cubana?
Calzadilla: Bisogna dire in primo luogo che dalle nostre indagini risulta che circa il 15% della popolazione di dichiara ateo. La parte restante è religiosa in maniera diversa e sincretica, pertanto è assai difficile stabilire con precisione la sua appartenenza religiosa. Posso aggiungere che circa il 50% dei cubani — come è già stato detto — pratica una forma di religiosità che è il risultato del sincretismo tra il cattolicesimo, lo spiritismo e le religioni di origine africana, senza appartenere a nessuna istituzione religiosa. Ma tutto questo lo troverete nel nostro libro, che naturalmente vi invito a leggere.
Per rispondere alla domanda devo fare anche riferimento alla situazione attuale.
Cuba come una buona parte del mondo di oggi sta passando attraverso una grave crisi economica. L'Italia non sfugge a questa crisi, anche se si trova in condizioni diverse; nel nostro paese essa è assai più dura. La società cubana è meno sviluppata economicamente ed è colpita dal rigore del bloqueo imposto dagli Stati Uniti. In queste circostanze critiche, a partire dagli anni novanta del secolo, si è verificato in generale un notevole incremento della religiosità. Ovviamente le difficoltà materiali, che caratterizzano il periodo speciale, non sono la sola causa di questo fenomeno. Intervengono anche altri fattori come la crisi della modernità, la crisi della visione razionale, sulle cui basi è stato costruito il mondo moderno paradossalmente tanto irrazionale. Di questa crisi così grave ha risentito anche la nostra piccola isola, che però ha reagito non seguendo le dottrine neoliberali. In tale contesto di crisi, la religione finisce per costituire un'alternativa, una spiegazione, un appoggio, una speranza per molti individui. E ciò è avvenuto anche a Cuba.
Dopo la dissoluzione del socialismo europeo a Cuba c'è stata una riduzione del prodotto interno lordo, dei rapporti commerciali internazionali e di altri indicatori economici, le cui conseguenze si cominciarono a vedere nella prima metà degli anni novanta, quando si verificò proprio l'esplosione religiosa che ha accompagnato il periodo speciale. Successivamente la situazione economica è migliorata: nel 1995 si blocca la caduta degli indicatori economici e nello stesso tempo comincia un modesto recupero.
La crisi ha avuto gravi ripercussioni sui lavoratori. Da un lato, ha determinato la disoccupazione, che negli ultimi anni si è sensibilmente ridotta, anche se non è scomparsa. Questo fenomeno non è usuale in una società che era stata sempre orgogliosa di garantire il pieno impiego. Dall'altro, sempre a causa della crisi si è verificata quella che i sociologi cubani chiamano la inversione della piramide occupazionale. Ciò significa che i lavoratori ricercano occupazioni con meno qualificazione, però che per varie ragioni garantiscono una remunerazione maggiore (come il turismo).
La crisi ha spinto il paese a rivedere la sua organizzazione economica: oggi sono accettati gli investimenti stranieri (che però non possono farsi in settori importanti come quello educativo e sanitario). Tali investimenti sono impiegati per costituire forme di proprietà mista con lo Stato cubano.
Possiamo aggiungere che, nonostante la forza della crisi e le difficoltà della situazione, non sono stati toccati gli investimenti pubblici nei settori riguardanti la scuola, le università, gli ospedali, i salari, le pensioni etc. In alcuni casi sono stati addirittura incrementati, soprattutto perché Cuba punta ad aumentare il livello culturale dei suoi abitanti, anche per creare una massa di lavoratori più qualificati e preparati.
L'incremento della religiosità, collegato all'acuirsi della crisi sociale ed economica, ha riguardato vari settori della popolazione, compresi gli operai e i contadini a differenza dell'opinione di alcuni sociologi europei, i quali pensano che il mondo operaio sia poco permeato dalla religione. A Cuba la situazione è diversa da quella europea, anche se — come si è detto — la religiosità predominante nei settori popolari è di tipo spontaneo, relativamente indipendente dai sistemi religiosi organizzati (come il cristianesimo ortodosso e le religioni di origine africana, che hanno anche loro un'ortodossia). Ciò che caratterizza il cubano, nella varie fasi storiche, è il non essere legato in maggioranza alla varie manifestazioni religiose presenti nell'isola (il cattolicesimo, la santeria, lo spiritismo etc.); egli preferisce una religiosità sincretica, spontanea e popolare, intrisa di magia, volta al culto di personaggi miracolosi.
Tutti questi aspetti sono affrontati nel libro che ho scritto con Alessandra.
Ciattini: Direi che sicuramente la religiosità è diffusa nei settori poplari, anche se è di moda tra gli intellettuali avvicinarsi soprattutto alla religioni di origine africana. Queste ultime sono considerate, infatti, la matrice e la sostanza principale dell'identità culturale cubana.
Vorrrei aggiungere soltanto — alla domanda ha già risposto in maniera esauriente Calzadilla — che la religiosità popolare permea di sé il mondo sociale e culturale. Per questa ragione spesso essa non è direttamente visibile, ma traspare in una certa visione del mondo, con la quale mi sono tante volte confrontata nella vita quotidiana. In tale concezione sono evidenti l'interesse per i caratteri concreti dell'esistenza e si attribuisce all'uomo la forza di resistere e di opporsi a poteri straordinari. Questa concezione sembra essere la trasposizione mitologica della lotta e della resistenza del popolo cubano contro la politica annessionistica della grande potenza vicina (ovviamente gli Usa).
Qual è la ragione del vostro interesse scientifico per la religione?
Calzadilla: Sono un sociologo e pertanto sono interessato alla religione in quanto fenomeno sociale. In particolare, ho studiato come le credenze religiose interagiscono con gli altri fattori sociali, come plasmano la coscienza del individui, come orientano il loro comportamento.
A Cuba domina il pluralismo religioso, che vogliamo salvaguardare evitando di privilegiare una determinata confessione a scapito delle altre.
Non nascondo la mia preoccupazione per la diffusione in America Latina di movimenti di matrice protestante (come il neopentecostalismo), che favoriscono una religiosità intimistica e che allontano l'individuo dal mondo e dai problemi sociali.
Per tutte queste ragioni è importante conoscere come operano i gruppi religiosi, qual è la loro influenza e quale funzione sociale svolgono. È proprio il lavoro che sto portanto avanti all'Avana con i miei colleghi.
Ciattini: Il mio interesse scientifico per la religione nasce dal fatto che ho accettato un'impostazione teorica assai antica, secondo la quale il pensiero religioso è sostanzialmente un pensiero logicamente contraddittorio ed acritico. In questo senso è opportuno distinguere tra religione (riferimento al sovrumano e al sovrannaturale) e religiosità, nel senso di un certo tipo di atteggiamento appunto acritico e contradditorio, che caratterizza le varie forme ideologiche presenti anche nella società contemporanea. Ho sviluppato questo tema in un articolo pubblicato in un altro numero di "Proteo", perciò non torno su di esso. Aggiungo soltanto che studio la religiosità perché mi interessa conoscere i meccanismi mistificatori dell'ideologia, e perché sono convinta che un ostacolo molto forte alla trasformazione della società sta proprio nel fatto che i lavoratori in generale (compresi quelli che svolgono un lavoro intellettuale) ne hanno una rappresentazione distorta favorita da coloro che gestiscono di mezzi di manipolazione di massa. Ricordo che gli Stati Uniti hanno istituito un ufficio addetto all'informazione strategica, che ha il compito di far accettare agli altri (anche a coloro che traggono danno) la loro visione delle faccende mondiali. Mi sembra assai importante elaborare una forma nuova di ideologia, che trasformi in pensiero quotidiano le acquisizioni migliori del pensiero scientifico, etico e filosofico, e che quindi favorisca lo sviluppo culturale delle grandi masse e della loro coscienza politica. Se questo non avviene credo che abbiamo poche possibilità di cambiare il mondo e di creare una nuova forma di società.
Come si vede il mio interesse per la religiosità è teorico, ma ha anche delle ricadute politiche, a cui però non può esser ridotto.
Quali sono le caratteristiche della religione nella fase della globalizzazione?
Calzadilla: Oggi si parla molto di revival religioso, ma bisogna stare molto attenti e valutare con cautela la consistenza del fenomeno. Parlerò esclusivamente dell'America Latina, che conosco meglio.
Bisogna osservare in primo luogo che, in seguito all'applicazione delle ricette neoliberali, oggi il 44% della popolazione latino-americana è povera, mentre nel 1980 si trovava in condizioni di povertà il 39%. Vi è stato dunque un peggioramento evidenziato anche da altri indicatori economici e sociali. Ad esempio, nella nostra regione si registrano 300 omicidi per un milione di abitanti (il doppio della media mondiale). In questo dato si manifesta la situazione di povertà accompagnata dalla violenza estrema che caratterizza la società latino-americana.
In questo contesto si era sviluppata la cosiddetta Teologia della liberazione, che poneva come obiettivo anche la trasformazione delle strutture sociali, che generano povertà ed emarginazione. Il Vaticano e i governi repressivi latino-americani hanno cercato di arginare il fenomeno, che però non è del tutto scomparso.
L'aggravamento delle condizioni di vita produce una maggiore richiesta di religione e l'interesse per forme religiose non tradizionali. In America Latina, tradizionalmente e in larga misura cattolica, negli anni 1980-1990 si è verificata una crescita del numero dei protestanti, la cui maggioranza è affiliata al neopentecostalismo. Quest'ultimo pone l'accento sul carismatismo, propone una religiosità intimistica e assume posizioni fondamentaliste.
In vari paesi latino-americani di tradizione cattolica i protestanti sono diventanti circa il 25% della popolazione; questa diffusione non è un fatto solo spontaneo, giacché in esso si manifesta la politica di varie istituzioni statunitensi, che mirano alla conquista ideologica dei popoli latino-americani e probabilmente anche ad un ridimensionamento dell'influenza della Chiesa cattolica.
Aggiungo che in America Latina il peggioramento delle condizioni economiche, ma anche la diffusione della ideologia del mercato hanno avuto ripercussioni pure nella sfera religiosa. Si è diffusa una concezione religiosa (Teologia della prosperità) che associa il successo economico all'appoggio divino; si sono costituiti gruppi religiosi, che operano in realtà come imprese commerciali e fanno grossi investimenti (si pensi a Scientology); si è fatto consistente il ricorso a pratiche magiche, a esorcismi, a rituali in cui si utilizza la religione a fini esclusivamente pratico-utilitaristici.
Ciattini: A quanto ha detto Calzadilla posso aggiungere che anche in Europa si assiste alla diffusione di questi nuovi movimenti, benché non sia tanto consistente come molti sostengono. Bisogna osservare anche che la religione tradizionale di un certo paese (ad esempio il cattolicesimo in Italia) è in realtà praticata in maniera piena e conseguenze solo da una piccola parte della popolazione, compresi coloro che si dichiarano di appartenere ad essa.
Insomma, direi la maggioranza della popolazione europea — tenendo conto delle differenze nazionali — non è direttamente legata ad una confessione religiosa, anche se dichiara di credere in Dio e di rispettare certi valori religiosi.
In tale contesto hanno avuto una certa capacità di attrazione questi nuovi movimenti religiosi, nei quali la salvezza viene sempre più identificata con il successo e col benessere psicofisico.
Vari paesi europei (Francia, Germania e Italia) hanno cercato di tenere sotto controllo il fenomeno della diffusione di questi nuovi movimenti di origine statunitense, soprattutto in quei casi in cui la richiesta di essere riconosciuti come gruppi religiosi finiva col costituire un attacco alla laicità dello Stato.
Bisogna osservare che alcuni di questi nuovi movimenti sono legati all'attuale classe dirigente statunitense ed alimentano quel fondamentalismo ideologico e religioso, che è sicuramente uno dei fattori costituivi della politica estera aggressiva da essa portata avanti.
Vorrei aggiungere brevemente che, proprio in questi giorni in cui ci dicono si sta concludendo l'aggressione all'Irak, a Cuba si sono registrate nuove tensioni. Ci sono stati due dirottamenti aerei e il tentativo di dirottare un traghetto. Sono stati catturati alcuni individui, che — come la stampa internazionale afferma — non sono semplicemente dei "dissidenti", ma attivi fautori di un rivolgimento istituzionale legati ai diplomatici statunitensi residenti all'Avana. Sembrerebbe che gli Usa cerchino di creare tensioni nella speranza di attizzare una rivolta popolare contro un altro "dittatore". E tutto ciò ovviamente con la speranza di trovare la maniera di poter prima o poi intervenire direttamente, come già fecero in passato.
Alessandra Ciattini
Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
Facoltà di Scienze Umanistiche
Cattedra di Antropologia religiosa
Dr. Jorge Ramírez Calzadilla
Jefe del Departamento de Estudios Socioreligiosos
Centro de Investigaciones Psicológicas y Sociológicas (CIPS)
Habana, Cuba
Profesor Titular de la Facultad de Filosofía e Historia
Universidad de La Habana
Doctor en Ciencias Filosóficas
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=242&var_recherche=cuba