Cuba

Una identità in movimento


Piccola storia del carnevale cubano

Gioia Minuti


Le "Carnestolendas" erano i tre giorni che precedevano il venerdì delle Ceneri, diversi secoli fa. Questo nome castigliano venne poi sostituito nel Rinascimento dal termine "carnevale", cioè togliere, levare la carne, perché c'era l'obbligo del digiuno nella Quaresima, che è il periodo che inizia il mercoledì delle Ceneri e termina con la Pasqua di Resurrezione ed è vincolata al calendario cattolico.

Dal tempo dei tempi l'arrivo della primavera, soprattutto dove si presentano le quattro stagioni, viene festeggiato con grandi feste, carri adornati, balli e canti. Le persone si mascherano per essere più libere, disinibite, e non venire riconosciute.

In Africa, Europa e America si svolgono ancora migliaia di riti del genere, che sono feste della fecondazione, della vita che riprende dopo l'inverno, riti pagani che spesso sono divenuti cristiani, elaborati con la partecipazione di santi cattolici, ma sempre molto rivelatori.

In molti luoghi c'è però l'interruzione della Quaresima con feste tradizionali.

A Cuba la tradizione del carnevale è legata alle tradizioni europee dell'epoca dell'equinozio di primavera. Il tempo della Quaresima precede la Passione e il carnevale è un addio alle frivolezze mondane.

I negri a Cuba si sono sempre attenuti al solstizio di inverno festeggiando il loro carnevale a Natale e l'Epifania, la notte dei Re Magi.

Il carnevale tradizionale dell'Avana si basava sui "Cabildos", cioè le associazioni formate da persone provenienti dalla stessa tribù africana che andavano sino al Palazzo di Plaza de Armas nel giorno dei Re Magi per chiedere una strenna al Capitano Generale dell'epoca coloniale.

Poi venne la "Comparsa", come manifestazione di carnevale e poi un'altra ancora che si chiamò "Mojingangas Pelusodos" o "Kokoricamos", nel quale i negri suonavano con sonagli, campanelli e altri strumenti, cantando senza musica e tono.

Il carnevale di oggi però non ha molta continuità con quelle espressioni di secoli fa. Fernando Ortiz nel 1959 scrisse:

Alcuni pensano anche che il carnevale dei negri si festeggia il 6 gennaio per via del Re Melchiorre che è appunto negro e patrono.

Ogni Cabildo ogni anno cercava di migliorare le sue uscite con i costumi più belli, in maniera competitiva. Va ricordato che sin dal 1700 la popolazione cubana era un organismo sociale composto da etnie differenti per origine. Avvenne poi un processo di reciproche influenze tra le culture africane e la classe degli sfruttatori europei, che permise la creazione di nuovi fenomeni culturali e indipendenti.

Ortiz definì "transculturazione" la tappa della formazione della nazione con lo sviluppo delle relazioni capitaliste nella colonia.

I negri poi portarono la conga nel XIXº secolo e la conga conquistò tutti i cubani. La tradizione spagnola si è sempre riflessa con le feste dei patroni secondo la liturgia cattolica, ma all'Avana le "carnestolendas" si festeggiavano anche prima del 1585, con una miscela di carnevale e festa del Corpus Christi, e le processioni si mescolavano con elementi molto profani, balli e canti. Le autorità protestarono in molte occasioni. Già nel 1600 si potevano vedere le enormi marionette viventi, i carri ornati in vario modo e l'aristocrazia, nell'epoca coloniale che passeggiava sulle carrozze piene di fiori nel centro della città, per il Paseo del Prado o la Alameda. Inoltre si organizzavano grandi balli per i bianchi in maschera. L'autentico prodotto creolo, cioè il carnevale cubano si venne formando poco a poco, aiutato dalla canzonetta che nasceva come genere musicale, che sintetizzava le influenze afro-ispaniche. A Santiago la tumba francese venne coltivata grazie alla presenza dei francesi e dei loro schiavi haitiani e gli strumenti di questa tumba erano presenti nei Cabildos africani. Sin dalla fine del XIXº secolo si presentarono Comparse che esistono ancora oggi a Santiago, dove nei giorni attorno al 26 di luglio si realizzano grandi sfilate a premi, balli e festeggiamenti.

A Camagüey si festeggiavano San Pietro e San Giovanni e dal 1725 al 1728 la festa che iniziava il 24 giugno si svolgeva per molti giorni con corse di cavalli, assalti tra amici, maiale arrosto pieno di frutta...

Il treno portò l'uso di costumi e di elementi laici che caratterizzano anche oggi il carnevale. La conga di Santiago si è trasferita a Camagüey e si suona con campane e tamburi di ogni genere. La festa di San Giovanni di Camagüey o meglio di Puerto Principe fu la più bella, ricca ed importante, famosa non solo a Cuba ma in molte capitali d'Europa.

Poi vennero i balli, le passeggiate e le prenotazioni per vedere le sfilate. Tra il 1914 e il 1936 venne proibito il suono dei tamburi africani come era stato proibito anche al termine della colonia. Vennero vietate le cerimonie Abakua, Lucumi, Carabalí, Congas e Arará e anche i Bembé, cioè le feste dedicate agli dei di origine africana a Cuba. Non si poteva suonare più la conga per le strade! Tutto venne vietato dalle autorità dell'Avana mentre si cercava di ridicolizzare le influenze africane, cercando di inculcare la vergogna delle tradizioni ispano-africane.

Poi le feste consumistiche con gli statunitensi trasformarono le carrozze in pubblicità ambulanti nei detti "festeggiamenti d'inverno" e il sesso venne usato come attrazione principale.

Alla fine però trionfò la carrozza cubana e il carnevale oggi espone la fusione, la trasformazione date dal processo di transizione che è avvenuto nell'Isola come risultato di una sintesi nel complesso socio culturale, come un periodo di allegria del cubano che festeggia le sue conquiste nel lavoro, le vittorie sociali e anche magari quelle personali...

Il carnevale a Cuba dopo il trionfo della Rivoluzione è divenuto una festa di popolo.

Oggi il carnevale a Cuba è davvero una grande festa di popolo alla quale partecipano cubani e stranieri. Il carnevale di Santiago che si è svolto come vuole la tradizione attorno al 26 di luglio quest'anno (2003) è stato particolarmente ricco, anche per festeggiare i 50 anni dell'assalto al Moncada, una festa ininterrotta ricca di profumi estivi e tropicali, balli ininterrotti, congas, rumbe, birra fresca, maiale arrosto, tamales caldi, incontri culturali e politici... insomma non è mancato nulla e la qualità delle sfilate è stata buona. Dopo anni di problemi economici quest'anno il carnevale è tornato alla grande all'Avana (anche la Charanga di Bejucal della fine dell'anno ha un programma ambizioso).

La Rivoluzione che ha sempre posto una infinita attenzione all'infanzia ha creato da molti anni il carnevale dei bambini, ricco e festoso, con premi e giochi adatti alle varie età dei piccoli partecipanti, tra i quali ci sono ottimi ballerini.

Alle sfilate del carnevale per gli adulti partecipano gli allievi delle scuole d'arte, del circo, di danza contemporanea — ci sono 86 coppie di ballerini, eccellenti allievi della ENA — e la qualità dello spettacolo è notevole. Il Malecón è vivo sino all'alba e anche dopo, è meta di moltissimi "trasnochadores" cubani e stranieri che si dimenticano di andare a dormire. Durante il carnevale funziona un servizio di gastronomia ricco e variato, si può bere la birra gelata o mangiare a prezzi molto modici tipici manicaretti cubani. Si possono prenotare i posti a sedere a lato del passaggio delle carrozze, si può camminare attorno alla festa, si può ballare per la strada... a patto di comportarsi civilmente e con rispetto, perché se il carnevale è un'ottima occasione per divagarsi e divertirsi non è vero che a carnevale ogni scherzo vale! Lo scherzo peggiore lo ha fatto la natura e il carnevale dell'Avana è stato bagnato e piuttosto fresco, anche se non per questo i "capitalini" (come si dice in cubano) e tanti turisti hanno rinunciato alle loro notti di "carnestolenda", anzi, la pioggia ha convinto a far durare il carnevale una settimana di più!


Fonte: http://www.granma.cu/italiano/2003/noviembre/lun24/carnaval-it.html



(24 novembre 2003)


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Webmaster: Carlo NobiliAntropologo americanista, Roma, Italia

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