Dicendo semplicemente mascherata, carri, travestimenti o maschere, s'intende che ci si stia riferendo a una festa tradizionale in numerosi paesi: il carnevale.
Non solo per i paesi di forte tradizione cristiana, giacché alcuni studiosi pensano che probabilmente abbia origine come festa pagana.
Nell'Egitto dei faraoni pare che sia cominciato con il culto di Iside, divinità rappresentata con forma di donna, prima la grande Maga, poi come Madre Universale. Grandi feste hanno consacrato la sua popolarità e così è arrivato in Grecia e a Roma, dove Caligola inaugurò un tempio in suo onore.
Non solo per Iside si facevano feste nell'impero romano. Ancor più conosciute sono quelle dedicate al dio Bacco, con libagioni che continuano fino ai nostri tempi, pubbliche e private.
Ma su Iside e Bacco finalmente trionferà il più sobrio cristianesimo e — sempre secondo gli studiosi — il termine carnevale deriva dal medioevale "carnelevarium", togliere la carne, allusione alla proibizione di mangiar carne durante la quaresima. La festa, ovviamente, precedeva questo digiuno, ma il suo inizio e le manifestazioni differivano da un paese europeo all'altro.
Il carnevale raggiunse il suo massimo valore artistico nella Venezia del Rinascimento, una tradizione che è ancora oggi ripetuta nel mese di febbraio con tutto il suo splendore. Nei balli in maschera sulla piazza di San Marco, i veneziani si uniscono ai turisti in uno spettacolo molto colorito.
Il carnevale arriva in America con le navi dei conquistatori cristiani, ma qui ritorna alle sue origine "pagane", anche se mantiene la data quaresimale e un apparente senso religioso.
La tragedia della schiavitù africana significò una miscela apprezzabile in molteplici aspetti, tra i quali la musica, il ballo e, chi lo dubita, il carnevale.
A Cuba, per esempio, nel secolo XIX i padroni concedevano ai propri schiavi neri la "grazia" per celebrare insieme la festa dell'Epifania, o di alcuni santi patroni.
Il suono del tamburo, i ritmi africani, le loro maschere, diedero un'impronta differente e magica al carnevale delle differenti città dell'Isola.
Il carnevale di La Habana possiede una riconosciuta singolarità tra questi. Le maschere, nate nei quartieri, sono l'essenza di queste feste popolarissime, tanto che alcune stanno per celebrare il centenario.
Non a tutti piacevano le maschere e al principio del secolo XX furono sospese. Solo grazie agli sforzi dell'etnologo Fernando Ortiz e a quelli dello storiografo della città, Emilio Roig de Leuschenring, fu approvato nel 1937 il loro reinserimento nelle feste che avevano perso di colore e ritmo.
Da alcuni anni, il carnevale di La Habana è stato spostato dal luogo d'origine, il Paseo del Prado, alla più aperta area del Malecón, e la data di febbraio, fondamentalmente per evitare problemi climatici, è stata spostata in estate.
Il carnevale del 2000 è stato come quelli di un tempo, dopo una decina d'anni di grandi limitazioni economiche, nei quali è stato anche sospeso per anni.
Con la cerimonia del "Cañonazo de las Nueve", che si tiene tutti i giorni nella fortezza di La Cabaña ma che per l'occasione è stata portata sul Malecón come simbolo tradizionale, è cominciata la sfilata delle maschere.
È con rammarico che maschere tradizionali come la quasi centenaria "El Alacrán de la Barriada del Cerro" (Lo scorpione del quartiere di Cerro); la "Danza del León" (1930), con la sua componente cinese; "La Sultana" (1940), con l'arabo, non abbiano potuto sfilare al completo, per mancanza di mezzi. Si è potuto solo apprezzare una loro rappresentanza durante lo spettacolo inaugurale dal titolo "Radici".
"La Jardinera", la maschera della "FEU" (Federazione Studentesca Universitaria) e i "Guaracheros de Regla" hanno sfilato. La musica intatta, ma povere figure! Bisognerà convocare una sibilla per capire cosa bisogna fare per integrare disegnatori e modellatori alla festa, per collocarla nel posto che la particolare tradizione le concede.
Il Carnevale di La Habana è stato anche caratterizzato dai suoi carri, anche se in questo finale di secolo hanno mancato in eleganza e colore. Scarseggiavano di splendore e non vi erano accordi sul loro significato. Qualcosa manca nella capitale dove il numero di turisti è il più alto del paese, mentre la situazione è differente nelle "Parrandas" di Remedio o nelle "Charangas" di Bejucal.
Non si può scordare che il Carnevale è una festa popolare. I balli nella rinomata zona di "La Piragua", a pochi metri dall'Hotel Nacional, sono stati un trionfo per gli organizzatori. Alcune delle migliori orchestre del momento vi hanno suonato, "Rojitas", "Paulo F.G." e il gruppo "Moncada".
Il carnevale è un'attrazione indiscutibile per il turismo, per non citare Venezia, Río de Janeiro o New Orleans. La Habana deve recuperare il suo spazio privilegiato in questa catena di feste, universale e secolare.