Cuba

Una identità in movimento


Los cabildos africani

Carlo Nobili



Día de Reyes. Litografia di Federico Mialhe, da Viaje pintoresco alrededor de la Isla de Cuba (1848).


I Cabildos — che cominciano ad apparire a Cuba intorno al XVII secolo (alcuni di essi resisteranno fino all’epoca repubblicana) — erano congregazioni di carattere religioso e sociale di negri e loro discendenti, creoli, schiavi o liberti, appartenenti a una stessa nazione.

Vere e proprie associazioni, essi funzionavano anche come istituzioni benefiche e di mutuo soccorso, in cui i membri erano obbligati, attraverso un giuramento formale, ad aiutarsi a vicenda in tutte le situazioni avverse.

Scrive Fernando Ortiz:

El cabildo era algo así como el capítulo, consejo o cámara que ostentaba la representacián de todos los negros de un mismo origen.

In essi, dove si tentava di ricostruire le vecchie tradizioni africane, si celebravano riti, si cantava e si ballava.

Día de Reyes del año 2002. Foto: Donatella Saviola, RomaLa più solenne esteriorizzazione del cabildo avveniva però durante la festa del Día de Reyes.

Era questa la tipica festa degli africani di Cuba, celebrata da liberti e schiavi il 6 gennaio di ogni anno, ossia nel giorno che la chiesa cattolica ha consacrato alla Epifania o alla adorazione dei Re Magi.

Parafrasando Ortiz — che molto ha scritto su questa festa —, potremmo dire che in quel giorno l’Africa negra e ultratlantica, con i suoi figli, i suoi vestiti, le sue musiche, i suoi dialetti e canti, i suoi balli e le sue cerimonie, le sue religioni e le sue istituzioni politiche, si trasferiva a Cuba, principalmente a La Habana.

Día de Reyes del año 2002. Foto: Violetta Nobili, RomaLa schiavitù che separava i figli dai padri e distruggeva qualsiasi altro legame familiare, attenuava in quel giorno il suo tirannico potere; tutti i negri scendevano per strada, riunendosi secondo la nazione di appartenenza, per dare libero sfogo alle loro ataviche cerimonie.

Accompagnati da timpani, campane, tamburi e altri strumenti, risuonavano nell’aria gli ossessivi ed eccitanti canti e ritmi africani.

Tutti godevano dell’illusione della libertà in una "orgia" di riti, danze, musica, canti e aguardiente.



Día de Reyes all'Avana. Incisione del sec. XIX.


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