La serata di sabato 24 gennaio 2009 — al Teatro delle Celebrazioni di Bologna — resterà memorabile. Una Cuba così sotto le Due Torri non si era mai vista.
Infatti, è andato in scena il solar cubano, ovvero lo spirito del tipico caseggiato raccontato in modo magistrale da Sonlar, spettacolo di danza e percussioni diretto dal bravo René de Cárdenas. Nell'arco di novanta minuti mediante l'abilità di quattordici giovani ballerini, percussionisti e cantanti sfila questo microcosmo urbano dell'isola caraibica; viene messa in risalto un'immagine diversa dallo stereotipo abituale di Cuba e della sua gente. Non solo mulatte, sigari, spiagge, salsa, maracas, tumbadoras e Tropicana, ma nel bene e nel male il mondo più vicino alla realtà di tutti i giorni del cittadino cubano. Un mondo fatto di allegria, malinconia, spontaneità, dinamismo, machismo, sensualità, femminilità, civetteria e sentimento. E la colonna sonora che accompagna il vivere quotidiano è a tempo di son, rumba, conga, cha cha chá, afro, scandito non da strumenti musicali o percussioni afrocubane come bongó, timbales, quinto, batá e cencerro, ma da semplici oggetti di legno e metallici di uso familiare o di recupero.
Sonlar è uno sguardo oltre la solita facciata del palazzo, ti fa entrare istante dopo istante nella giornata dell'avanero, santiaguero o camagueyano che sia. E' un teatro senza una trama specifica, senza una storia. Sono diversi quadretti di vita che iniziano a muoversi appena si alza il sipario sul solar dipinto sullo sfondo, mentre il sincopato chìcchirìcchi (così accentato, come d'uso realmente all'Avana) del gallo introduce il risveglio e invita come un diapason i protagonisti a dare il battito al nuovo giorno e ai ritagli di vita domestica e del patio, tra cui: la batea, con il ritmo per sfregamento dell'asse da bucato, le chiacchiere e i pettegolezzi tra vicini, l'attesa con le taniche o secchi per l'arrivo dell'acqua, le divertenti smargiassate dei quattro giocatori di dominó che con le fiches disegnano sul tavolo ritmi frenetici ecc. Dall'alba è un susseguirsi di colori e toni fino a quando il tambor e la preghiera del santerospengono le luci e ci consegnano la notte, tra sogni e speranze.
La poliedricità di questi ballerini-percussionissti-cantanti fa rivivere operai, lavandaie, professori, avvocati, trafficanti, jineteras, cioè abitanti del solar. E' allo stesse tempo un'orchestra di ritmi e un corpo di ballo che — con mani, piedi, scope, pali, bidoni, pentole, coperchi — offre un cocktail esplosivo di canto, musica e di danza (neoclassica, contemporanea e folklorica), di ritmi travolgenti di columbia, rumba, conga, son, cha cha, danzón, hip hop, brakdance, eleganti pattern di ventagli o dialoghi tra cajon e contenitori di legno, assoli con coperchi di pentole e tegami appesi a impalcature. Insomma è una forma espressiva nuova, un fenomeno di intrattenimento originale. E anche coraggioso, perché la lingua spagnola e i cubanismi, gli aspetti culturali e musicali della tradizione popolare, non sono da tutti conosciuti fuori dai confini dell'Isla e soprattutto in Europa. Ciò nonostante al pubblico arriva l'autenticità del messaggio, anche se non recepisce tutti i contenuti palesi e le metafore. Chi poi possiede conoscenze musicali e chiavi per leggere i ritmi afrocubani rimarrà strabiliato dalla professionalità e dal talento di questi giovani artisti (maschi e femmine), dal loro modo "vissuto" di ritmare davvero ragguardevole e dalla semplicità nello scambiarsi i ruoli. E al termine dello spettacolo (se non si è specialisti delle varie discipline) resta il dubbio di sapere chi è ballerino, chi cantante o percussionista. Questo è il mistero dovuto all'abilità dell'ideatore di questa formula danza-teatro-percussioni nata nel 2004 all'Avana.
Meriti quindi oltre che agli attori protagonisti — che dimostrano un entusiasmo autentico e coinvolgente che mi è sembrato vero, e non teatrale — al regista-direttore-coreografo René de Cardenas — www.renedecardenas.com — di cui pubblicheremo prossimamente un'intervista sul mensile Percussioni.
Per concludere. Uno spettacolo articolato, originale, che anche il miglior critico musicale o d'arte non potrebbe descrivere con precisione, per le tante sfumature, l'intensità, i linguaggi del barrio, gli accenti e le sincopi presenti nel corredo genetico del cubano. Pertanto, suggeriamo il refrain cinese: vedere una volta è meglio che leggere o ascoltare mille volte.
E allora di seguito, le prossime date della tournée italiana di Sonlar: uno spettacolo da non perdere.